Mentre tutti i giornali titolano un sempre piu'
delirante monito alla vita di Ratzinger di fronte ai
papaboys di Sydney giunge notizia che all'ospedale
Niguarda di Milano un anestesista obiettore nega assistenza
a una donna dopo un intervento per un aborto
terapeutico.
Abbiamo già denunciato come il
sistema lombardo della lottizzazione della sanità abbia
permesso a CL di colonizzare i vertici dell'ospedale di
Niguarda
(http://ogo.noblogs.org/post/2008/05/15/inchiesta-sugli-ospe
dali-milanesi-l-ospedale-maggiore-di-niguarda) e quali ne
sono stati i primi effetti discriminanti soprattutto nei
confronti delle donne. Purtroppo, dobbiamo registrare
un nuovo caso di abuso da parte di chi si trova ad avere
potere su una donna sottoposta, in questo caso, ad aborto
terapeutico. Il caso è dello scorso 8 luglio; una donna
ucraina di 30 anni, in preda a dolori fortissimi causati dai
primi interventi per l'induzione dell'aborto
terapeutico, si ritrova come unico medico autorizzato a
somministrarle l'antidolorifico un anestesista obiettore
di coscienza, che glielo nega.
Il primario
del reparto Maurizio Bini, non obiettore, che si è poi
pronunciato contro l'operato dell'anestesista nei
confronti della paziente, è intervenuto per somministrarle
direttamente il farmaco, denunciando poi la percentuale
troppo bassa di medici non obiettori nel suo reparto.
Il marito della donna ha in seguito sporto denuncia alla
CGIL, che ha reso pubblica oggi la notizia chiedendo
all'ordine dei medici di pronunciarsi sul tema
dell'obiezione di coscienza e alla regione Lombardia di
"definire un codice etico di comportamento che tuteli i
medici e le donne sul fronte della 194". Purtroppo
questi sono gli effetti concreti che producono i continui
attacchi all'autodeterminazione, alla libertà di
scegliere e di decidere delle donne, al di là delle leggi e
dei cavilli giuridici e burocratici (ricordiamo ancora una
volta che il grosso scoglio dell'obiezione di coscienza
fa parte proprio della legge 194, legge che la chiesa e i
suoi mille tentacoli stanno svuotando e ribaltando nel suo
significato senza bisogno di modificarla). Esprimiamo
la massima solidarietà alla donna vittima di questo abuso e
discriminazione; episodi come questo dimostrano ancora una
volta la necessità di far sentire la nostra voce con forza
perché nessuna donna in situazione di bisogno sia lasciata
in balìa di carrieristi senza scrupoli, per auto-tutelarci,
per garantirci, ancora una volta, il diritto di scegliere
per noi stesse senza dover per questo patire le pene
dell'inferno. Continueremo a seguire questa vicenda
perché non passi sotto silenzio né questa né le continue
discriminazioni e umiliazioni che le donne subiscono negli
ospedali lombardi e italiani.
qui il link a
repubblica:
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Niente-antidolorifico-
sono-obiettore/1489664