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18 luglio 2008 0:00 - violet
Mentre tutti i giornali titolano un sempre piu' delirante monito alla vita di Ratzinger di fronte ai papaboys di Sydney giunge notizia che all'ospedale Niguarda di Milano un anestesista obiettore nega assistenza a una donna dopo un intervento per un aborto terapeutico.

Abbiamo già denunciato come il sistema lombardo della lottizzazione della sanità abbia permesso a CL di colonizzare i vertici dell'ospedale di Niguarda (http://ogo.noblogs.org/post/2008/05/15/inchiesta-sugli-ospe dali-milanesi-l-ospedale-maggiore-di-niguarda) e quali ne sono stati i primi effetti discriminanti soprattutto nei confronti delle donne.
Purtroppo, dobbiamo registrare un nuovo caso di abuso da parte di chi si trova ad avere potere su una donna sottoposta, in questo caso, ad aborto terapeutico. Il caso è dello scorso 8 luglio; una donna ucraina di 30 anni, in preda a dolori fortissimi causati dai primi interventi per l'induzione dell'aborto terapeutico, si ritrova come unico medico autorizzato a somministrarle l'antidolorifico un anestesista obiettore di coscienza, che glielo nega.


Il primario del reparto Maurizio Bini, non obiettore, che si è poi pronunciato contro l'operato dell'anestesista nei confronti della paziente, è intervenuto per somministrarle direttamente il farmaco, denunciando poi la percentuale troppo bassa di medici non obiettori nel suo reparto.
Il marito della donna ha in seguito sporto denuncia alla CGIL, che ha reso pubblica oggi la notizia chiedendo all'ordine dei medici di pronunciarsi sul tema dell'obiezione di coscienza e alla regione Lombardia di "definire un codice etico di comportamento che tuteli i medici e le donne sul fronte della 194".
Purtroppo questi sono gli effetti concreti che producono i continui attacchi all'autodeterminazione, alla libertà di scegliere e di decidere delle donne, al di là delle leggi e dei cavilli giuridici e burocratici (ricordiamo ancora una volta che il grosso scoglio dell'obiezione di coscienza fa parte proprio della legge 194, legge che la chiesa e i suoi mille tentacoli stanno svuotando e ribaltando nel suo significato senza bisogno di modificarla).
Esprimiamo la massima solidarietà alla donna vittima di questo abuso e discriminazione; episodi come questo dimostrano ancora una volta la necessità di far sentire la nostra voce con forza perché nessuna donna in situazione di bisogno sia lasciata in balìa di carrieristi senza scrupoli, per auto-tutelarci, per garantirci, ancora una volta, il diritto di scegliere per noi stesse senza dover per questo patire le pene dell'inferno.
Continueremo a seguire questa vicenda perché non passi sotto silenzio né questa né le continue discriminazioni e umiliazioni che le donne subiscono negli ospedali lombardi e italiani.

qui il link a repubblica:
http://milano.repubblica.it/dettaglio/Niente-antidolorifico- sono-obiettore/1489664
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