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17 ottobre 2008 0:00 - Isaia Kwick
Aho' Fatti alzare la tariffa da quel taccagno di Donvito....!!!
Isaia Kwick Zingaro ROM
16 ottobre 2008 0:00 - Annapaola Laldi
Mi fa piacere dialogare con gli intervenuti, e comincio dal signor Isaia, al quale non è chiaro il nesso fra poesia e traduzioni. Il nesso è dato dal fatto che le persone comuni non riescono a vivere, vale a dire non guadagnano a sufficienza per mantenersi decentemente né scrivendo poesie né facendo traduzioni. (Fra parentesi, il detto latino che scrivere poesie non consente di vivere è pienamente valido ancora oggi). Poi, in ambedue i campi ci sono rare eccezioni, si capisce. Ma la regola è quest'altra, come osserva, mi pare per esperienza vissuta, il signor Maurizio, che ha fatto il traduttore come lavoro sussidiario, ma non come professione principale.
Direttamente, del resto, anche se non conosco tantissime persone che traducono, ne ho incontrata soltanto una che ha fatto la tradutttice a tempo pieno; si tratta di una signora che era certamente una "signora traduttrice" perché aveva, per esempio, partecipato alla traduzione dell'opera omnia di Freud e Jung per la Boringhieri: un'impresa, secondo me, da far tremare le vene e i polsi. Però, anche lei, ammetteva che non se la passava splendidamente; riusciva a vivere, ma con una certa modestia.
La mia esperienza è leggermente più rosea di quella segnalata da Maurizio, nel senso che in questi vent'anni (che sono proprio quelli in cui ho fatto questo lavoro) qualcosa mi hanno aumentato, ma comunque sono ferma al prezzo a cartella almeno del 2001, quando c'era ancora la lira. Dopo si è solo trasformato in euro ... e lì è rimasto. Una volta, mi fu detto che ero una delle persone meglio pagate, e io ebbi un brivido a pensare che cosa dovevano riscuotere quelle pagate peggio .
Certamente questa situazione, che si può definire in generale di sfruttamento, porta alle conseguenze che denuncia Maurizio: un tirar via per fare numero con risultati gravi perché, nel caso di traduzioni specialistiche, come mi pare citi lui, non si tratta di "tradire" il testo e basta, ma di fuorviare pesantemente il fruitore della traduzione che ovviamente si fida di quanto legge. Però qui c'è anche una grave responsabilità dell'editore, che non sottopone a revisione le traduzioni commissionate. Io, per esempio, lavoro esclusivamente con editori che mi assicurano un ulteriore controllo del mio lavoro, perché so che, nonostante tutta la competenza e l'impegno, può restare a giro, qua e là, qualche granchio.
Ragion per cui, ad esempio, non mi sono mai neppure provata a mettermi sul mercato, pare molto più remunerativo, delle traduzioni commerciali o giurate. Una responsabilità così diretta mi guasterebbe il sonno.
Ringrazio infine il signor Giovanni per la sua misurata, educata ironia. L'ho molto apprezzata.
Un cordiale saluto a tutti.






16 ottobre 2008 0:00 - Maurizio
Ho fatto il traduttore come lavoro studentesco e poi come secondo lavoro nei primi anni della mia carriera, con risultati lusinghieri (citazioni della qualita' della traduzione su riviste di settore), e ai tempi si poteva chiamare un lavoro sufficientemente pagato. Oggi sento che i prezzi a cartella sono rimasti simili a 20 anni fa o persino diminuiti, e questo talvolta dando per scontata l'impaginazione e l'attrezzatura informatica necessaria. La qualita' e' talvolta scesa a livelly infimi, l'hanno scorso ho ricevuto in regalo un libro (Il culto del Mac) la cui traduzione supera i levelli del ridicolo. E si tratta di Mondadori informatica, non di una piccola casa di paperback.

Ho scritto per chiedere il rimborso e non ho avuto risposta, e nemmeno alle successive telefonate.

Apprezzo le sue "alte" preoccupazioni, certo appropriate a testi letterari di un certo livello, ma credo che la realta' sia nella maggior parte dei casi molto diversa, volta a ottenere il modesto pagamento col minimo sforzo.

La qualità costa, siamo disposti a pagarla?
16 ottobre 2008 0:00 - Isaia Kwick
I latini dicevano "Carmina non dant panem", cioe' scrivendo poesie non si vive. In epoca moderna, appunto, neppure facendo traduzioni. Non vedo il "NESSO".
Lo sai che non ti capisco?
Isaia Kwick Zingaro ROM
15 ottobre 2008 0:00 - Giovanni
certo che una digressione del genere per un modo di dire che ha un significato piuttosto chiaro...
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