Convengo con l'eccellente articolo della sig.ra Laldi, tutto
quanto riguarda l'8 per mille andrebbe ridisegnato, nel
senso che tale opportunità dovrebbe essere adeguata solo
per i cristiani, ovvero, volete aiutare la chiesa?, bene
donate il vostro 8 per mille, ma per chi non ha religione o
non è credente, (e ve ne sono molti) date loro il diritto
di donarli a chi vogliono, ad esempio onlus di pubblico
servizio, di ricerca e di assistenza ai malati gravi,
all'infanzia e tanto altro. Osvaldo Mini - Brescia
30 settembre 2009 10:12 - ZenigKomm
Premetto che non ho avuto il tempo di leggere integralmente
l'intervento e la competenza di dettaglio per una disamina
approfondita come quella espressa nell'articolo e nel primo
commento, che in sostanza condivido.
Esprimo solo il mio punto di vista generale sull'argomento,
sperando che possa far capire un sentire che so essere se
non comune almeno "abbastanza diffuso":
- l'otto per mille, e così anche se di diversa natura il 5
per mille, e quanto altro serva per coinvolgere i
contribuenti nella destinazione di parte (piccola) delle
risorse derivanti dalle entrate tributarie, è secondo me
positivo
- se quella quota, predeterminata, è destinata a questo
scopo, è perfettamente legittimo, anche se contestabile (è
semplicemente una regola che descrive il meccanismo) che la
proporzione con cui si distribuisce l'8 per mille (non un
suo sottoinsieme determinato dalla percentuale di
contribuenti che firmano) sia determinata dalle scelte
operate
- sulla necessità per lo stato di trattenere appunto la
quota corrispondente alla percentuale
non espressa per scopi sociali, faccio notare che il valore
economico (la quantificazione cioè se lo facesse lo stato)
delle attività sociali operate dalla Chiesa cattolica (è
quella di cui faccio parte, ma così sono sicuro anche le
altre e per il volontariato non fondato su motivazione
religiosa) sia di gran lunga 1) maggiore e 2) più efficente
(più cose o più cose sensate fatte a parità di cifra
spesa) dell'intero gettito dell'8 per mille.
- se lo stato dovesse interpretare il non essere
confessionale come la completa indipendenza dalla Chiesa in
termini di rapporti economici e di attività sociali, come
detto, avrebbe un debito publico molto maggiore (o una
situazione sociale molto più allarmante) dovendo prendersi
carico in toto delle esigenze di assistenza sociale del
nostro popolo.
- è ovvio che se il valore percepito del "bene sociale" che
la Chiesa cattolica svolge è molto basso e solo una
percentuale infima dell'( per mille viene assegnato dai
cittadini ad essa, è giusto e corretto che l'ente (lo stato
o altra confessione) a cui viene dato questo credito e
questa responsabilità abbia le risorse per continuare a
rispondere alle esigenze sottostanti.
Giovanni Migotto
26 settembre 2009 14:39 - Annapaola Laldi
Caro signor Andreori,
grazie dell'attenzione, che ho ricambiato leggendo tre volte
il Suo intervento per essere sicura di aver capito bene.
Infatti, a parte la differenza di opinioni riguardo alla
totale legittimità degli acquisti della Chiesa nel passato
(la donazione di Costantino essendo riconosciuto ormai da
tutti essere stata un grande falso) e alla lettura della
storia più recente, quella legata all'unificazione
dell'Italia, differenza di opinioni che va benissimo, ho
sentito una nota fortemente stonata nella Sua conclusione
che dice così:
"Quanto sopra è un sunto delle info da me raccolte, dalle
quali non mi pare emerga che l'"Otto per mille IRPEF" rubi
qualcosa a qualcuno; anzi!"
E' quel "rubi" che non mi torna, buttato là come a
rimproverare me di avere accusato la Chiesa cattolica di
rubare qualcosa a qualcuno. Siccome nelle mie noterelle non
c'è alcuna dichiarazione né allusione in tal senso, La
prego di rileggerle senza pregiudizi. Senza, cioè, far
scattare il corto circuito: avversione all'OPM = avversione
alla Chiesa cattolica. Io sono contraria all'OPM (e l'ho
dichiarato subito) perché non trovo alcuna giustificazione
a che uno Stato che non ha una religione ufficiale, come è
chiaramente il caso della Repubblica italiana dal 1984, ne
finanzi qualcuna. E denuncio il fatto concreto che questo
OPM è stato pensato, in prima battuta, per continuare a
finanziare una confessione religiosa specifica, cioè la
Chiesa cattolica, anche quando essa non era più religione
di stato. Sono contraria al fatto che lo Stato reciti
contemporaneamente la parte del benefattore e del
beneficiario (e poi quella dello scippatore di se stesso!);
e, se OPM ha da essere, sono contraria al fatto che lo
Stato, che ha bisogno di soldi per assicurare un minimo di
diritti sociali di base ai suoi cittadini, si spogli
completamente dell'OPM per distribuirlo anche al di là
delle scelte espresse, rinunciando a una bel numero di
milioni di euro. Ma da qui a concludere, come sembra fare
Lei, che accuso qualcuno di furto, mi pare ce ne passi e
tanto.
Anch'io ho cominciato a occuparmi dell'OPM da contribuente;
poi è diventata una passione e ho (avuto) la fortuna di
poter pubblicare riflessioni, scoperte e documentazione sul
sito dell'ADUC. Se Le interessa qui ci sono i link degli
articoli che ho scritto dal 2001 e dell'indice del "Dossier
OPM":
http://avvertenze.aduc.it/info/indiceopm.php
e
http://avvertenze.aduc.it/info/dossieropm.php
(Se tante volte avesse intenzione di continuare questo
scambio di idee, sappia che per qualche giorno sarò lontana
da ogni congegno elettronico e quindi Le potrò rispondere
con un certo ritardo).
26 settembre 2009 1:21 - andreori
Sig.ra Annapaola,
anche io mi sono domandato come funziona e perché esiste la
"questua" della Chiesa Cattolica, detta anche "Otto per
mille IRPEF".
Basta ricorrere a qualche onesto testo di storia per
conoscere tutti i risvolti del Risorgimento italiano che
vide, tra glorie di personaggi divenuti famose statue
cittadine, anche scempi di vario genere e specie quali la
confisca, da parte del nascente Stato italiano, di tutti i
beni materiali che la Chiesa Cattolica aveva accumulato dal
suo sorgere grazie a tutte le offerte ricevute nei diciotto
secoli precedenti; per non parlare, poi, del numero di
preti, suore e religiosi che furono arrestati, maltrattati o
obbligati allo stato laicale.
In seguito, per ripagare parzialmente al torto fatto, lo
Stato rese una parte dei beni confiscati e decise di
devolvere alla Chiesa una percentuale delle tasse dei
contribuenti, la cosiddetta "congrua".
Infine, nell'anno 1989 smise di finanziare la Chiesa
direttamente ed istituì sia la possibilità di dedurre dal
reddito totale (quindi pagare meno tasse) le erogazioni
liberali per il sostentamento del clero, sia il famoso "Otto
per mille IRPEF", il modo in cui i cittadini italiani
desiderosi di farlo avrebbero potuto volontariamente
scegliere di contribuire al sostentamento della Chiesa,
cioè della CEI e non dello Stato del Vaticano, come molti
pensano.
Ed ecco come viene ripartito il gettito dell'"Otto per mille
IRPEF":
1°: la CEI paga i circa 35000 sacerdoti e vescovi italiani,
compresi i contributi di tasse di ciascuno. Stipendio di un
novello sacerdote: € 850 al mese per 12 mensilità;
stipendio di un vescovo al massimo della carriera, cioè
alle soglie della pensione: € 1300 al mese per 12
mensilità. Non ci sono differenze di stipendio tra preti di
zone ricche e zone povere d'Italia; le offerte vanno tutte
alla Chiesa, la quale, poi, le ripartisce secondo le
necessità e progetti in corso. Esempio anno 2007: mezzo
miliardo di euro pagati al clero;
2°: la CEI finanzia le varie diocesi italiane con una quota
fissa uguale per tutti ed una variabile a seconda delle
necessità locali;
3°: la CEI finanzia progetti missionari internazionali
volti alla promozione umana ma non all'evangelizzazione
poiché è vietato dallo Stato italiano l'utilizzo dei
proventi dell'"Otto per mille IRPEF" per tali scopi.
Quanto sopra è un sunto delle info da me raccolte, dalle
quali non mi pare emerga che l'"Otto per mille IRPEF" rubi
qualcosa a qualcuno; anzi!