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30 settembre 2009 20:29 - osvaldo1371
Convengo con l'eccellente articolo della sig.ra Laldi, tutto quanto riguarda l'8 per mille andrebbe ridisegnato, nel senso che tale opportunità dovrebbe essere adeguata solo per i cristiani, ovvero, volete aiutare la chiesa?, bene donate il vostro 8 per mille, ma per chi non ha religione o non è credente, (e ve ne sono molti) date loro il diritto di donarli a chi vogliono, ad esempio onlus di pubblico servizio, di ricerca e di assistenza ai malati gravi, all'infanzia e tanto altro. Osvaldo Mini - Brescia
30 settembre 2009 10:12 - ZenigKomm
Premetto che non ho avuto il tempo di leggere integralmente l'intervento e la competenza di dettaglio per una disamina approfondita come quella espressa nell'articolo e nel primo commento, che in sostanza condivido.
Esprimo solo il mio punto di vista generale sull'argomento, sperando che possa far capire un sentire che so essere se non comune almeno "abbastanza diffuso":
- l'otto per mille, e così anche se di diversa natura il 5 per mille, e quanto altro serva per coinvolgere i contribuenti nella destinazione di parte (piccola) delle risorse derivanti dalle entrate tributarie, è secondo me positivo
- se quella quota, predeterminata, è destinata a questo scopo, è perfettamente legittimo, anche se contestabile (è semplicemente una regola che descrive il meccanismo) che la proporzione con cui si distribuisce l'8 per mille (non un suo sottoinsieme determinato dalla percentuale di contribuenti che firmano) sia determinata dalle scelte operate
- sulla necessità per lo stato di trattenere appunto la quota corrispondente alla percentuale
non espressa per scopi sociali, faccio notare che il valore economico (la quantificazione cioè se lo facesse lo stato) delle attività sociali operate dalla Chiesa cattolica (è quella di cui faccio parte, ma così sono sicuro anche le altre e per il volontariato non fondato su motivazione religiosa) sia di gran lunga 1) maggiore e 2) più efficente (più cose o più cose sensate fatte a parità di cifra spesa) dell'intero gettito dell'8 per mille.
- se lo stato dovesse interpretare il non essere confessionale come la completa indipendenza dalla Chiesa in termini di rapporti economici e di attività sociali, come detto, avrebbe un debito publico molto maggiore (o una situazione sociale molto più allarmante) dovendo prendersi carico in toto delle esigenze di assistenza sociale del nostro popolo.
- è ovvio che se il valore percepito del "bene sociale" che la Chiesa cattolica svolge è molto basso e solo una percentuale infima dell'( per mille viene assegnato dai cittadini ad essa, è giusto e corretto che l'ente (lo stato o altra confessione) a cui viene dato questo credito e questa responsabilità abbia le risorse per continuare a rispondere alle esigenze sottostanti.

Giovanni Migotto
26 settembre 2009 14:39 - Annapaola Laldi
Caro signor Andreori,
grazie dell'attenzione, che ho ricambiato leggendo tre volte il Suo intervento per essere sicura di aver capito bene. Infatti, a parte la differenza di opinioni riguardo alla totale legittimità degli acquisti della Chiesa nel passato (la donazione di Costantino essendo riconosciuto ormai da tutti essere stata un grande falso) e alla lettura della storia più recente, quella legata all'unificazione dell'Italia, differenza di opinioni che va benissimo, ho sentito una nota fortemente stonata nella Sua conclusione che dice così:
"Quanto sopra è un sunto delle info da me raccolte, dalle quali non mi pare emerga che l'"Otto per mille IRPEF" rubi qualcosa a qualcuno; anzi!"
E' quel "rubi" che non mi torna, buttato là come a rimproverare me di avere accusato la Chiesa cattolica di rubare qualcosa a qualcuno. Siccome nelle mie noterelle non c'è alcuna dichiarazione né allusione in tal senso, La prego di rileggerle senza pregiudizi. Senza, cioè, far scattare il corto circuito: avversione all'OPM = avversione alla Chiesa cattolica. Io sono contraria all'OPM (e l'ho dichiarato subito) perché non trovo alcuna giustificazione a che uno Stato che non ha una religione ufficiale, come è chiaramente il caso della Repubblica italiana dal 1984, ne finanzi qualcuna. E denuncio il fatto concreto che questo OPM è stato pensato, in prima battuta, per continuare a finanziare una confessione religiosa specifica, cioè la Chiesa cattolica, anche quando essa non era più religione di stato. Sono contraria al fatto che lo Stato reciti contemporaneamente la parte del benefattore e del beneficiario (e poi quella dello scippatore di se stesso!); e, se OPM ha da essere, sono contraria al fatto che lo Stato, che ha bisogno di soldi per assicurare un minimo di diritti sociali di base ai suoi cittadini, si spogli completamente dell'OPM per distribuirlo anche al di là delle scelte espresse, rinunciando a una bel numero di milioni di euro. Ma da qui a concludere, come sembra fare Lei, che accuso qualcuno di furto, mi pare ce ne passi e tanto.

Anch'io ho cominciato a occuparmi dell'OPM da contribuente; poi è diventata una passione e ho (avuto) la fortuna di poter pubblicare riflessioni, scoperte e documentazione sul sito dell'ADUC. Se Le interessa qui ci sono i link degli articoli che ho scritto dal 2001 e dell'indice del "Dossier OPM":
http://avvertenze.aduc.it/info/indiceopm.php
e
http://avvertenze.aduc.it/info/dossieropm.php

(Se tante volte avesse intenzione di continuare questo scambio di idee, sappia che per qualche giorno sarò lontana da ogni congegno elettronico e quindi Le potrò rispondere con un certo ritardo).
26 settembre 2009 1:21 - andreori
Sig.ra Annapaola,
anche io mi sono domandato come funziona e perché esiste la "questua" della Chiesa Cattolica, detta anche "Otto per mille IRPEF".

Basta ricorrere a qualche onesto testo di storia per conoscere tutti i risvolti del Risorgimento italiano che vide, tra glorie di personaggi divenuti famose statue cittadine, anche scempi di vario genere e specie quali la confisca, da parte del nascente Stato italiano, di tutti i beni materiali che la Chiesa Cattolica aveva accumulato dal suo sorgere grazie a tutte le offerte ricevute nei diciotto secoli precedenti; per non parlare, poi, del numero di preti, suore e religiosi che furono arrestati, maltrattati o obbligati allo stato laicale.
In seguito, per ripagare parzialmente al torto fatto, lo Stato rese una parte dei beni confiscati e decise di devolvere alla Chiesa una percentuale delle tasse dei contribuenti, la cosiddetta "congrua".
Infine, nell'anno 1989 smise di finanziare la Chiesa direttamente ed istituì sia la possibilità di dedurre dal reddito totale (quindi pagare meno tasse) le erogazioni liberali per il sostentamento del clero, sia il famoso "Otto per mille IRPEF", il modo in cui i cittadini italiani desiderosi di farlo avrebbero potuto volontariamente scegliere di contribuire al sostentamento della Chiesa, cioè della CEI e non dello Stato del Vaticano, come molti pensano.

Ed ecco come viene ripartito il gettito dell'"Otto per mille IRPEF":
1°: la CEI paga i circa 35000 sacerdoti e vescovi italiani, compresi i contributi di tasse di ciascuno. Stipendio di un novello sacerdote: € 850 al mese per 12 mensilità; stipendio di un vescovo al massimo della carriera, cioè alle soglie della pensione: € 1300 al mese per 12 mensilità. Non ci sono differenze di stipendio tra preti di zone ricche e zone povere d'Italia; le offerte vanno tutte alla Chiesa, la quale, poi, le ripartisce secondo le necessità e progetti in corso. Esempio anno 2007: mezzo miliardo di euro pagati al clero;
2°: la CEI finanzia le varie diocesi italiane con una quota fissa uguale per tutti ed una variabile a seconda delle necessità locali;
3°: la CEI finanzia progetti missionari internazionali volti alla promozione umana ma non all'evangelizzazione poiché è vietato dallo Stato italiano l'utilizzo dei proventi dell'"Otto per mille IRPEF" per tali scopi.

Quanto sopra è un sunto delle info da me raccolte, dalle quali non mi pare emerga che l'"Otto per mille IRPEF" rubi qualcosa a qualcuno; anzi!
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