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13 giugno 2010 19:35 - lucillafiaccola1796
Fate come GC... crocifiggetevi... un risultato sarà certo: non ci rompetere + leOO. Avoi piacela sofferenza, ma quella degli altri...
è finito il tempo che berta in filava... Becare... NOI non ci droghiamo, quindi non ci convincerete MAI!
12 giugno 2010 21:49 - mestesso
Il crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma molto di più culturale. Sulla croce non lo hanno messo perchè dichiaratosi figlio di Dio, ma per il fatto che con le sue parole cambiava la cultura il pensiero ed i costumi del tempo in modo rivoluzionario, le sue parole erano pericolose. Ancora oggi si usa lapidare in alcuni paesi, le peccatrici, cultura o religione? La cultura europea è Cristiana sia per i credenti o non. La religione è un fatto personale, la cultura appartiene al popolo. Anche gli atei appartengono in Europa a tale cultura ed infine pure gli ebrei che lo hanno crocifisso, avendo vissuto in Europa sono di cultura cristiana e religione ebraica. Il crocifisso rappresenta ls nostra identità e chi viene in casa nostra non può pretendere di portare la sua cultura se incontrasto con la nostra, non può lapidare le peccatrici come a casa sua, ma deve adeguarsi alle nostre leggi che derivano dal cristianesimo per cui deve diventare culturalmente cristiano o non può diventare europeo!!!!
19 novembre 2009 11:04 - ladycrys
Ciò che ho semrpe professato, come persona che non crede in alcuna religione ma non si professa nemmeno atea, è sempre stato sentito e capito non come una voglia di libertà sia religiosa che morale, bensì come un attacco alla religione cattolica stessa. Ho 20 anni e mi è semrpe stato detto che non capivo niente, che l'identità dell'Italia con questa decisione sarebbe venuta meno, e nessuna risposta alla mia domanda/affermazione: ma lo Stato è laico, la scuola è un organo statale, quindi anch'esso laico..perchè dobbiamo tenere il crocifisso nelle aule pur sapendo che va CONTRO la costituzione stessa?
Il perchè è palese: in sè la costituzione ha tanti buchi, tante contraddizioni tra un articolo e l'altro..che è quasi impossibile rispettarli tutti.
I telegiornali, oramai sottostanti alla verga del potere, hanno fatto passare ciò che ha detto la CEDU per un obbligo verso l'Italia..e gli Italiani, invece di cercare la verità, hanno ascoltato delle notizie fondate, ma mancanti delle parti fondamentali che facessero comprendere a pieno l'accaduto.
18 novembre 2009 12:46 - francesco1187
in maggiore sintesi:

http://splendor.splinder.com/post/21697345#comment
18 novembre 2009 12:43 - francesco1187
Ho finito di frequentare le scuole giusto 25 anni fa e, a quanto mi ricordo, il crocifisso e la foto del Presidente li ho trovati in tutte le aule. Non per questo - in automatico - rispettavamo di più Cristo in croce o il Giovanni Leone di turno.
Anzi.
Il clima in classe era molto più determinato da quello di cui discutevamo o dal professore di turno. Alcuni - per nostra fortuna anche i preti - ci osortavano al sapere critico verso ogni aspetto della realtà: compresa l'autorità, religiosa e non.
Oggi mi dicono che in molte aule il crocifisso non c'è. La ridicola sentenza della CEDU avrà sì un costo per lo Stato: quello di provvedere all'arredo scolastico mancante!!
Altro effetto che la sentenza provoca - ed è il più sorprendente - in tutti è di chiedersi a cosa si tiene veramente: ad una ideologica neutralità o ad uun confronto fra identità??
Come ha notato uno dei più diffusi movimenti cattolici "... la contraddizione arriva al paradosso, se si pensa che è proprio da quella tradizione cristiana che è nata l’idea stessa di “laico”. Prima di Cristo, la laicità non esisteva. Cesare e Dio erano la stessa cosa. E fuori dal cristianesimo, in grandissima parte, continuano ad esserlo, con tutte le storture e le violenze che questo porta nella storia.
Contraddittorio, quindi. Ma anche irragionevole. Perché il crocifisso non è "solo" cultura. È segno del Mistero. Ha a che fare con il senso della vita e con il dramma del dolore. Offre a tutti un'ipotesi che va oltre il nulla in cui tutto andrebbe a finire. Estirparlo dalle aule scolastiche, eliminare questa dimensione e questa ipotesi vuol dire – questo sì – soffocare l’idea stessa di educazione. A meno che non si pensi all'educazione come a qualcosa che non c'entra con il nostro cuore, con le sue esigenze ed evidenze, con il desiderio di infinito che rende uomo un uomo."
18 novembre 2009 11:57 - Aldo Gelmi
L'integralismo cattolico si manifesta ancora una volta. La rozza reazione dei politici italiani (leggi fra le altre le ordinanze di alcuni sindaci leghisti) testimoniano l'assoluta mancanza del concetto di democrazia, che viene confuso col diritto di una maggioranza di imporre il proprio volere sulla minoranza. Il discorso sarebbe troppo lungo, mi limito ad una considerazione pratica: se non vogliamo che le nostre donne fra una ventina d'anni siano costrette ad indossare il burqua, cerchiamo di creare uno stato laico equidistante da tutte le religioni, che dovranno e potranno essere libere di professare i loro culti nelle loro sedi. In caso contrario vedremo la mezzaluna sentolare su San Pietro (se non sbaglio è una profezia).
18 novembre 2009 10:41 - toto200
Oh bella: è la prima situazione nella quale un fenomeno "non naturale" avviene "naturamente" nel 100% dei casi. Senza obbligo alcuno.
Sarei curioso di sapere in conseguenza di quale causa il 100% delle aule scolastiche nella scuola dell'obbligo ha il crocificsso appeso :-)
18 novembre 2009 10:02 - gprimiceri
Inoltre non esiste alcun obbligo di esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche, pertanto non si può prevedere la revoca di un obbligo assente.
11 novembre 2009 16:29 - francescomangascia
Dott.ssa Brtucci, sapeva che...Se l'Italia, vuole di suo, non tira fuori, manco quei 5mila € sanzionategli, dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, anzi ci guadagna qualcosa sopra, poiché la causa che è stata intentata contro il nostro paese,se non erro, lo fu ben 6 anni fa e, poiché l'Italia è imputata in questo provvedimento, dunque è Lei che stavolta ha subìto una violazione dell’art. 6 della Convenzione del 1950 in tema di durata ragionevole dei processi, poiché al di fuori dei 4 anni che sono considerati ragionevoli per la durata di un processo, dunque potrebbe anche lei ricorrere contro la Corte di Strasburgo lamentandosi per il ritardo, e una volta formulata la richiesta, la Corte di Strasburgo, imparzialmente, dovrebbe garantire un risarcimento naturalmente, attraverso un’ampia forma di discrezionalità, nella quantificazione dell'equa soddisfazione, un equo indennizzo, all'Italia, poiché parte lesa, così come previsto dall'art. 41 della Convenzione.

Francesco Mangascià
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