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16 dicembre 2010 18:24 - sergio2
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Scrive Osvy:
“D'accordissimo sul non cadere nel discorso "pro life e pro death", però sarebbe stato bello che nelle puntate fosse stato previsto in anticipo una testimonianza sulla libera scelta di stare vicino al malato. di ascoltare la sofferenza di una LIBERA scelta di condivisione. Una scelta libera, sofferta e faticosa come quella del caso Welby, da non giudicare ma da scoltare... allo stesso modo.”

Perché la storia di Mina Welby non è forse la storia di chi è stato per tanti anni sempre vicino al marito con amore e dedizione? Quel che tu chiedi è esattamente quel che è stato fatto.
Ma oltre il proprio amore, c’è pur sempre la volontà dell’individuo.
Quindi, se ben analizziamo le tue parole, esse trovano una logica solo nel dar voce a chi si dedica con amore al malato, e nessuno nega ciò o contesta l’importanza dell’assistenza, ma non alla volontà dell’individuo che ha il diritto di dire BASTA non ne voglio più sapere di medici e terapie.
Se entrambe le voci hanno, come hanno, diritto di cittadinanza, entrambe sono state raccontate e non c’è alcuna contrapposizione per la quale invocare un diritto di replica. Cos’è che “sarebbe stato bello” se ci fosse stato che non sia quel che c’è stato, in altre parole il racconto di una donna che si è dedicata per anni al marito e di un uomo che alla fine di un percorso ha detto basta salutando con amore la moglie.

Scrive Bariom:
“Le affermazioni come le sue, dovrebbero far sentire me, che ho accudito mia moglie, 40 anni di cui 5 di tumore, sino al suo ultimo respiro (non in senso metaforico) con accanto i miei tre figli, senza mai considerare assieme l'eventualità di una "dolce morte" (NON esiste un dolce morte, la morte è morte, poi la si può vivere in modi diversi...), un "oscurantista di stampo confessionale" "arroccato su posizioni retrive e ancestrali".”

Ma neanche per sogno.
Nessuno ha mai criticato o dato dell’oscurantista a chi soffrendo è vicino a chi soffre per dare amore, affetto e conforto.
Oscurantista sarebbe se pretendesse di costringere tutti a curarsi e sottoporsi a qualsiasi trattamento contro la propria volontà. Questo è il tema.
Oscurantista è chi non rispetta la volontà altrui e i tanti diversi modi di vivere il dolore e rapportarsi con la propria malattia.


A Luca67 ricordo che il nostro ordinamento civile contempla le prove documentali e le prove testimoniali. La mancanza di una specifica legge ha prodotto un caso giudiziario che necessariamente è stato affrontato con gli strumenti propri del diritto.
Quanto al tema dell'autodeterminazione, questa inizia con la "determinazione" ovvero con la capacità di vita distinta, momento da cui inizia la titolarità di diritti pieni e di doveri: la capacità giuridica.
Non c'è autodeterminazione nella nascita: questa è sempre una scelta compiuta da altri. O forse è ancora da dimostrare come d'altra parte è ancora da dimostrare che tutti "dobbiate" morire.
2 dicembre 2010 18:54 - IVAN.
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IL DITO E LA LUNA /2
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(da Luca67:)
«(---) Prima di lasciare il mio oscurantismo e abbracciare questa libera umanità, vorrei fare due calcoli...»
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Bene, Luca, falli pure i tuoi "due calcoli".
Ma mentre soppesi addendi & dividendi, non scordarti di tenere ben separate le questioni ETICHE da quelle GIURIDICHE.

Infatti in questo caso la "Etica" c'entra come i cavoli a merenda, poiché l'intero contesto si relaziona ad un fatto GIURIDICO - e soltanto come tale va analizzato, senza sofismi moralisteggianti.



Il nostro Ordinamento prevede la figura dell'Amministratore di Sostegno (tutore), e la sua volontà fa testo in delega di colui/colei che non è in grado di esprimere direttamente un consenso informato. Punto.

Questa è una sacrosanta Libertà Individuale, garantita giuridicamente.

Perciò lo Stato non aiuta affatto fantomatici "aspiranti suicidi":
lo Stato deve solo limitarsi a GARANTIRE IL PRINCIPIO INVIOLABILE DI AUTODETERMINAZIONE. Ri-punto.
Tutto il resto è una conseguenza ACCIDENTALE dell'applicazione di questo principio, compreso il fatto che se io rifiuto un trattamento sanitario forzato possa anche rischiare di morire (fatto peraltro inevitabile al di là delle circostanze specifiche).

In più, ricordo ai distrattoni che il "rischiare di morire" non è nemmeno una conseguenza AUTOMATICA per ogni caso di "libero-rifiuto-del-trattamento-sanitario".

Quindi?...Di che "suicidi" si sta farneticando, signori miei?


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2 dicembre 2010 18:49 - IVAN.
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Katia ha ragione; non ho usato il termine più appropriato.

Infatti uno "stolto" sarebbe assolto dal parlare da "stolto"; è la sua Natura, non potrebbe fare diversamente.

Invece per le rimostranze dei sedicenti "PRO-LIFE" (e per coloro che ne avallano la "ragionevolezza") questa scusante non vale: qui si può solo parlare di MALAFEDE.


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1 dicembre 2010 17:37 - luca67
Povere riflessioni di un oscurantista:
1) Leggo: "nella possibilita’ d’essere padroni fino all’ultimo del proprio corpo e della propria vita, si estrinsechi quel concetto di liberta’ e di autodeterminazione che sono fondamento dell’esistenza umana"
- Quindi l'uomo è un essere che si autodetermina, giusto? Anche nella sua origine, quando nasce, è lui a deciderlo, no? Chi pensa diversamente ha una visione viziata da una "pregiudiziale ideologica", mentre chi professa l'autodeterminazione assoluta è una mente spalancata e libera, vero?
- Quindi, lo Stato dovrebbe aiutare gli aspiranti suicidi? In fondo non stanno facendo altro che esprimere la loro libertà. Perché no?
- Se non ricordo bene nel caso Englaro la sentenza si basò su una ricostruzione della volontà di Eluana e non fu mai trovato un documento che confermasse tale interpretazione. Quindi parliamo di libertà di interpretare la volontà delle altre persone, per quanto propri cari. E abbiamo dato voce nazionale in TV ad un caso in cui il progresso umano coincide con il fare morire di fame e sete un essere vivente, lasciato solo.
Prima di lasciare il mio oscurantismo e abbracciare questa libera umanità, vorrei fare due calcoli...
1 dicembre 2010 13:57 - Cepu
Viva viva la nostra Costituzione, che tutela la libera scelta, e morte ai traditori che giurando di difenderla la vorrebbero inc.!
1 dicembre 2010 11:32 - katia7512
Totalmente d'accordo con Ivan fatta eccezione per la conclusione relativa all'"inutile cagnara di stolti incapaci di cogliere la semplicità di una questione"; interpretazione ottimistica o forse un pò superficiale. Mi piacerebbe riuscire a credere che trattasi di stolti che senza alcun secondo fine non siano riusciti a cogliere il senso di una questione a causa di carenti doti intellettive. Ciò di cui invece sono tristemente convinta è che trattasi dell'ennesimo tentativo di strumentalizzazione di un tema serissimo. L'episodio che ha creato una polemica apparentemente insensata (ma a mio parere ben mirata), si è verificato in una trasmissione seguita da una media di circa 9 milioni di persone ivi compresi esponenti politici che, con le orecchie spalancate, colgono l'occasione di un "interloquisce" utilizzato al posto di "tenta di interloquire" (nonostante il senso sia chiaramente deducibile dal contesto anche allorchè si specifica che non c'è alcun indagato) per assicurarsi un comizio politico difronte a milioni di spettatori. Di seguito qualcun'altro ha tentato di percorrere la strada tracciata in quella direzione sfruttando il tema dell'autodeterminazione; per fortuna con scarsi risultati. D'altronde è fin troppo evidente che la massima prerogativa della nostra classe politica sia "apparire" a qualsiasi costo e non importa come!
1 dicembre 2010 8:54 - Bariom
"Parlare di vita e di morte senza pregiudiziali ideologiche, affrontare tematiche che riguardano tutti, vuol dire consentire alle persone di prendere consapevolezza di se stessi per decidere liberamente del proprio quotidiano..."

Sua affermazione assolutamente condivisibile, peccato che ne usi altre come: "sia ancora viva e’ maggioritaria un’influenza oscurantista di stampo confessionale." e ancora: "Cio’ nonostante v’e’ ancora chi, arroccato su posizione retrive e ancestrali, tenta di conservare posizioni di dominio (posizioni di domino?!)", che denotano appunto un pregiudizio ideologico e contraddicono la sua stessa premessa. (Vedi anche il titolo AUTPDETERMINAZIONE e OSCURANTISMO).

Nei fatti (nei fatti!) Fazio e Saviano hanno potuto dire e invitare che hanno voluto (e chi NON hanno voluto), il caso Welby (e Englaro), mi spiace usare il termine "caso" essendo loro persone, ma è per comprenderci... non ha portato a nessuna forma di censura (anzi semmai il contrario) nè nessuno è stato incarcerato (nè penso dovesse esserlo, tanto per capirci).

Le affermazioni come le sue, dovrebbero far sentire me, che ho accudito mia moglie, 40 anni di cui 5 di tumore, sino al suo ultimo respiro (non in senso metaforico) con accanto i miei tre figli, senza mai considerare assieme l'eventualità di una "dolce morte" (NON esiste un dolce morte, la morte è morte, poi la si può vivere in modi diversi...), un "oscurantista di stampo confessionale" "arroccato su posizioni retrive e ancestrali".
Quello che invece seriamente, affermazioni come le sue mi fanno temere, è che un giorno, qualcuno mi dica: "Sua moglie (marito - figlio - figlia - padre - madre) è un malato terminale. Le verrà somministrata la "dolce morte" secondo le attuali normative". Lei dice no? Speriamo... sempre che non sia chi la pensa come lei, la maggiornaza dei legislatori o il medico di turno.
1 dicembre 2010 8:01 - osvy
"Il tema posto dalla trasmissione è quello della libertà di scelta; in altre parole, il diritto di ogni individuo di poter scegliere come comportarsi in caso di malattia, di decidere cosa fare e come rapportarsi con l’esperienza della malattia e della sofferenza, senza togliere nulla ad altri."

Vero e bello quello che si scrive, sopra ho ripreso una delle frasi di questo blog, ma allora forse il problema è sempre quello della notizia fraintesa. D'accordissimo sul non cadere nel discorso "pro life e pro death", però sarebbe stato bello che nelle puntate fosse stato previsto in anticipo una testimonianza sulla libera scelta di stare vicino al malato. di ascoltare la sofferenza di una LIBERA scelta di condivisione. Una scelta libera, sofferta e faticosa come quella del caso Welby, da non giudicare ma da scoltare... allo stesso modo.
29 novembre 2010 23:38 - IVAN.
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IL DITO E LA LUNA
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Strumentalizzazione mediatica.
Ovvero, come distorcere i termini di una questione semplicissima.

L'intervento della Welby NON è stato una apologia del "PRO-DEATH" (in quel caso le rivendicazioni dei "PRO-LIFE" sarebbero state legittime), bensì una APOLOGIA DEL LIBERO DIRITTO DI SCELTA.

Perciò, al limite - secondo logica - il "diritto di replica" avrebbero ragione di reclamarlo i sostenitori del "NON-libero diritto di scelta"...Il che sarebbe un'assurdità in termini.

Quindi in questo caso non esiste nessuno sventolio di bandiere, nessuna fazione che guadagna terreno su un'altra, nessun "PRO" a cui dover contrapporre un "CONTRO" per rispettare un qualche tipo di "pluralismo".

Solo un'inutile cagnara di stolti incapaci di cogliere la semplicità di una questione.



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28 novembre 2010 18:18 - lucillafiaccola1796
è proprio quello che arrogantemete cercano di imporci "lò'obblio alla sofferenza"... la nostra, NON la loro, è ovvio. Speriamo o spariamo? a Noi la scelta...!
26 novembre 2010 23:50 - sergio2
I Pro-Life rivendicano diritto di replica

Dilaga la perversa moda di svilire il pluralismo dell’informazione e la libertà d’espressione, riducendo tutto a una sorta di addizione a somma zero.

A una campana se ne contrapponga un’altra, anche senza nesso e pertinenza con la prima, perché l’importante è creare una contrapposizione fittizia che consenta di far passare un’immagine negativa dell’altro, ovviamente privo di sani principi morali, sventolando ipocritamente fasulle bandiere etiche.

Siamo sicuri che esistano sempre altre campane?

Per esempio, se una campana suona la musica del superamento delle discriminazioni razziali, bisogna far suonare la campana di chi sostiene che i non-bianchi debbano essere discriminati?

Non sempre c’è una campana “altra” con pari dignità, anzi talvolta la campana altra sarebbe un’istigazione a delinquere.

Occorre poi capire quale campana è stata suonata, per comprendere quale altra campana vada, nel caso, suonata.

“Vieni via con me” ha dato spazio ad alcune storie che incarnano la lunga battaglia per la libertà di scelta terapeutica, in piena conformità con la nostra Costituzione, le nostre leggi, le Convenzioni Internazionali ratificate dall’Italia e persino con la dottrina Cattolica… che per la Santa Sede sembrerebbe non applicarsi all’Italia, evidentemente porto franco.

Le associazioni Pro-Life pretendono diritto di replica.
A cosa? Non si sa.
Per quale ragione? Non si sa.

Il tema posto dalla trasmissione è quello della libertà di scelta; in altre parole, il diritto di ogni individuo di poter scegliere come comportarsi in caso di malattia, di decidere cosa fare e come rapportarsi con l’esperienza della malattia e della sofferenza, senza togliere nulla ad altri.

Si tratta di un diritto esistente e riconosciuto dalle leggi, ma per farlo valere occorre spesso intraprendere una lunga battaglia giudiziaria, oppure agire nell’ipocrita oscurità del “si fa, ma non si dice”.

Libertà di cura, dunque, e non libertà di morte.

Libertà di scelta e non pro-morte.

Non c’è nulla da replicare, ma solo confrontarsi sul come rendere effettivo questo diritto, poiché il negarlo ci pone contro la legge, fermo restando il diritto di ciascuno di fare per sé la scelta che ritiene più corretta.

Difficile trovare altre formule sintetiche più ingannevoli di “pro-life”: gli altri sono forse pro-death?

In cosa consiste la contrapposizione tra i “pro-life” e i “pro-scelta”?
Chi è favorevole al diritto di scelta rispetta la vita altrui e le scelte individuali di vita, senza imporre nulla a nessuno.
I “pro-life” vorrebbero imporre a tutti una particolare visione e conduzione della vita, sino a prevedere per legge “l’obbligo alla sofferenza”.

Grazie, ma non ne sento la necessità.
E voi?
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