Scrive Osvy:
“D'accordissimo sul non cadere nel discorso "pro life e
pro death", però sarebbe stato bello che nelle puntate
fosse stato previsto in anticipo una testimonianza sulla
libera scelta di stare vicino al malato. di ascoltare la
sofferenza di una LIBERA scelta di condivisione. Una scelta
libera, sofferta e faticosa come quella del caso Welby, da
non giudicare ma da scoltare... allo stesso modo.”
Perché la storia di Mina Welby non è forse la storia di
chi è stato per tanti anni sempre vicino al marito con
amore e dedizione? Quel che tu chiedi è esattamente quel
che è stato fatto.
Ma oltre il proprio amore, c’è pur sempre la volontà
dell’individuo.
Quindi, se ben analizziamo le tue parole, esse trovano una
logica solo nel dar voce a chi si dedica con amore al
malato, e nessuno nega ciò o contesta l’importanza
dell’assistenza, ma non alla volontà dell’individuo che
ha il diritto di dire BASTA non ne voglio più sapere di
medici e terapie.
Se entrambe le voci hanno, come hanno, diritto di
cittadinanza, entrambe sono state raccontate e non c’è
alcuna contrapposizione per la quale invocare un diritto di
replica. Cos’è che “sarebbe stato bello” se ci fosse
stato che non sia quel che c’è stato, in altre parole il
racconto di una donna che si è dedicata per anni al marito
e di un uomo che alla fine di un percorso ha detto basta
salutando con amore la moglie.
Scrive Bariom:
“Le affermazioni come le sue, dovrebbero far sentire me,
che ho accudito mia moglie, 40 anni di cui 5 di tumore, sino
al suo ultimo respiro (non in senso metaforico) con accanto
i miei tre figli, senza mai considerare assieme
l'eventualità di una "dolce morte" (NON esiste un dolce
morte, la morte è morte, poi la si può vivere in modi
diversi...), un "oscurantista di stampo confessionale"
"arroccato su posizioni retrive e ancestrali".”
Ma neanche per sogno.
Nessuno ha mai criticato o dato dell’oscurantista a chi
soffrendo è vicino a chi soffre per dare amore, affetto e
conforto.
Oscurantista sarebbe se pretendesse di costringere tutti a
curarsi e sottoporsi a qualsiasi trattamento contro la
propria volontà. Questo è il tema.
Oscurantista è chi non rispetta la volontà altrui e i
tanti diversi modi di vivere il dolore e rapportarsi con la
propria malattia.
A Luca67 ricordo che il nostro ordinamento civile contempla
le prove documentali e le prove testimoniali. La mancanza di
una specifica legge ha prodotto un caso giudiziario che
necessariamente è stato affrontato con gli strumenti propri
del diritto.
Quanto al tema dell'autodeterminazione, questa inizia con la
"determinazione" ovvero con la capacità di vita distinta,
momento da cui inizia la titolarità di diritti pieni e di
doveri: la capacità giuridica.
Non c'è autodeterminazione nella nascita: questa è sempre
una scelta compiuta da altri. O forse è ancora da
dimostrare come d'altra parte è ancora da dimostrare che
tutti "dobbiate" morire.
2 dicembre 2010 18:54 - IVAN.
.
IL DITO E LA LUNA /2
*****
(da Luca67:)
«(---) Prima di lasciare il mio oscurantismo e abbracciare
questa libera umanità, vorrei fare due calcoli...»
_____________________________
Bene, Luca, falli pure i tuoi "due calcoli".
Ma mentre soppesi addendi & dividendi, non scordarti di
tenere ben separate le questioni ETICHE da quelle
GIURIDICHE.
Infatti in questo caso la "Etica" c'entra come i cavoli a
merenda, poiché l'intero contesto si relaziona ad un fatto
GIURIDICO - e soltanto come tale va analizzato, senza
sofismi moralisteggianti.
Il nostro Ordinamento prevede la figura dell'Amministratore
di Sostegno (tutore), e la sua volontà fa testo in delega
di colui/colei che non è in grado di esprimere direttamente
un consenso informato. Punto.
Questa è una sacrosanta Libertà Individuale, garantita
giuridicamente.
Perciò lo Stato non aiuta affatto fantomatici "aspiranti
suicidi":
lo Stato deve solo limitarsi a GARANTIRE IL PRINCIPIO
INVIOLABILE DI AUTODETERMINAZIONE. Ri-punto.
Tutto il resto è una conseguenza ACCIDENTALE
dell'applicazione di questo principio, compreso il fatto che
se io rifiuto un trattamento sanitario forzato possa anche
rischiare di morire (fatto peraltro inevitabile al di là
delle circostanze specifiche).
In più, ricordo ai distrattoni che il "rischiare di morire"
non è nemmeno una conseguenza AUTOMATICA per ogni caso di
"libero-rifiuto-del-trattamento-sanitario".
Quindi?...Di che "suicidi" si sta farneticando, signori
miei?
.
2 dicembre 2010 18:49 - IVAN.
.
Katia ha ragione; non ho usato il termine più
appropriato.
Infatti uno "stolto" sarebbe assolto dal parlare da
"stolto"; è la sua Natura, non potrebbe fare
diversamente.
Invece per le rimostranze dei sedicenti "PRO-LIFE" (e per
coloro che ne avallano la "ragionevolezza") questa scusante
non vale: qui si può solo parlare di MALAFEDE.
.
1 dicembre 2010 17:37 - luca67
Povere riflessioni di un oscurantista:
1) Leggo: "nella possibilita’ d’essere padroni fino
all’ultimo del proprio corpo e della propria vita, si
estrinsechi quel concetto di liberta’ e di
autodeterminazione che sono fondamento dell’esistenza
umana"
- Quindi l'uomo è un essere che si autodetermina, giusto?
Anche nella sua origine, quando nasce, è lui a deciderlo,
no? Chi pensa diversamente ha una visione viziata da una
"pregiudiziale ideologica", mentre chi professa
l'autodeterminazione assoluta è una mente spalancata e
libera, vero?
- Quindi, lo Stato dovrebbe aiutare gli aspiranti suicidi?
In fondo non stanno facendo altro che esprimere la loro
libertà. Perché no?
- Se non ricordo bene nel caso Englaro la sentenza si basò
su una ricostruzione della volontà di Eluana e non fu mai
trovato un documento che confermasse tale interpretazione.
Quindi parliamo di libertà di interpretare la volontà
delle altre persone, per quanto propri cari. E abbiamo dato
voce nazionale in TV ad un caso in cui il progresso umano
coincide con il fare morire di fame e sete un essere
vivente, lasciato solo.
Prima di lasciare il mio oscurantismo e abbracciare questa
libera umanità, vorrei fare due calcoli...
1 dicembre 2010 13:57 - Cepu
Viva viva la nostra Costituzione, che tutela la libera
scelta, e morte ai traditori che giurando di difenderla la
vorrebbero inc.!
1 dicembre 2010 11:32 - katia7512
Totalmente d'accordo con Ivan fatta eccezione per la
conclusione relativa all'"inutile cagnara di stolti incapaci
di cogliere la semplicità di una questione";
interpretazione ottimistica o forse un pò superficiale. Mi
piacerebbe riuscire a credere che trattasi di stolti che
senza alcun secondo fine non siano riusciti a cogliere il
senso di una questione a causa di carenti doti intellettive.
Ciò di cui invece sono tristemente convinta è che trattasi
dell'ennesimo tentativo di strumentalizzazione di un tema
serissimo. L'episodio che ha creato una polemica
apparentemente insensata (ma a mio parere ben mirata), si è
verificato in una trasmissione seguita da una media di circa
9 milioni di persone ivi compresi esponenti politici che,
con le orecchie spalancate, colgono l'occasione di un
"interloquisce" utilizzato al posto di "tenta di
interloquire" (nonostante il senso sia chiaramente
deducibile dal contesto anche allorchè si specifica che non
c'è alcun indagato) per assicurarsi un comizio politico
difronte a milioni di spettatori. Di seguito qualcun'altro
ha tentato di percorrere la strada tracciata in quella
direzione sfruttando il tema dell'autodeterminazione; per
fortuna con scarsi risultati. D'altronde è fin troppo
evidente che la massima prerogativa della nostra classe
politica sia "apparire" a qualsiasi costo e non importa
come!
1 dicembre 2010 8:54 - Bariom
"Parlare di vita e di morte senza pregiudiziali ideologiche,
affrontare tematiche che riguardano tutti, vuol dire
consentire alle persone di prendere consapevolezza di se
stessi per decidere liberamente del proprio
quotidiano..."
Sua affermazione assolutamente condivisibile, peccato che ne
usi altre come: "sia ancora viva e’ maggioritaria
un’influenza oscurantista di stampo confessionale." e
ancora: "Cio’ nonostante v’e’ ancora chi, arroccato su
posizione retrive e ancestrali, tenta di conservare
posizioni di dominio (posizioni di domino?!)", che denotano
appunto un pregiudizio ideologico e contraddicono la sua
stessa premessa. (Vedi anche il titolo AUTPDETERMINAZIONE e
OSCURANTISMO).
Nei fatti (nei fatti!) Fazio e Saviano hanno potuto dire e
invitare che hanno voluto (e chi NON hanno voluto), il caso
Welby (e Englaro), mi spiace usare il termine "caso" essendo
loro persone, ma è per comprenderci... non ha portato a
nessuna forma di censura (anzi semmai il contrario) nè
nessuno è stato incarcerato (nè penso dovesse esserlo,
tanto per capirci).
Le affermazioni come le sue, dovrebbero far sentire me, che
ho accudito mia moglie, 40 anni di cui 5 di tumore, sino al
suo ultimo respiro (non in senso metaforico) con accanto i
miei tre figli, senza mai considerare assieme l'eventualità
di una "dolce morte" (NON esiste un dolce morte, la morte è
morte, poi la si può vivere in modi diversi...), un
"oscurantista di stampo confessionale" "arroccato su
posizioni retrive e ancestrali".
Quello che invece seriamente, affermazioni come le sue mi
fanno temere, è che un giorno, qualcuno mi dica: "Sua
moglie (marito - figlio - figlia - padre - madre) è un
malato terminale. Le verrà somministrata la "dolce morte"
secondo le attuali normative". Lei dice no? Speriamo...
sempre che non sia chi la pensa come lei, la maggiornaza dei
legislatori o il medico di turno.
1 dicembre 2010 8:01 - osvy
"Il tema posto dalla trasmissione è quello della libertà
di scelta; in altre parole, il diritto di ogni individuo di
poter scegliere come comportarsi in caso di malattia, di
decidere cosa fare e come rapportarsi con l’esperienza
della malattia e della sofferenza, senza togliere nulla ad
altri."
Vero e bello quello che si scrive, sopra ho ripreso una
delle frasi di questo blog, ma allora forse il problema è
sempre quello della notizia fraintesa. D'accordissimo sul
non cadere nel discorso "pro life e pro death", però
sarebbe stato bello che nelle puntate fosse stato previsto
in anticipo una testimonianza sulla libera scelta di stare
vicino al malato. di ascoltare la sofferenza di una LIBERA
scelta di condivisione. Una scelta libera, sofferta e
faticosa come quella del caso Welby, da non giudicare ma da
scoltare... allo stesso modo.
29 novembre 2010 23:38 - IVAN.
.
IL DITO E LA LUNA
*****
Strumentalizzazione mediatica.
Ovvero, come distorcere i termini di una questione
semplicissima.
L'intervento della Welby NON è stato una apologia del
"PRO-DEATH" (in quel caso le rivendicazioni dei "PRO-LIFE"
sarebbero state legittime), bensì una APOLOGIA DEL LIBERO
DIRITTO DI SCELTA.
Perciò, al limite - secondo logica - il "diritto di
replica" avrebbero ragione di reclamarlo i sostenitori del
"NON-libero diritto di scelta"...Il che sarebbe
un'assurdità in termini.
Quindi in questo caso non esiste nessuno sventolio di
bandiere, nessuna fazione che guadagna terreno su un'altra,
nessun "PRO" a cui dover contrapporre un "CONTRO" per
rispettare un qualche tipo di "pluralismo".
Solo un'inutile cagnara di stolti incapaci di cogliere la
semplicità di una questione.
.
28 novembre 2010 18:18 - lucillafiaccola1796
è proprio quello che arrogantemete cercano di imporci
"lò'obblio alla sofferenza"... la nostra, NON la loro, è
ovvio. Speriamo o spariamo? a Noi la scelta...!
26 novembre 2010 23:50 - sergio2
I Pro-Life rivendicano diritto di replica
Dilaga la perversa moda di svilire il pluralismo
dell’informazione e la libertà d’espressione, riducendo
tutto a una sorta di addizione a somma zero.
A una campana se ne contrapponga un’altra, anche senza
nesso e pertinenza con la prima, perché l’importante è
creare una contrapposizione fittizia che consenta di far
passare un’immagine negativa dell’altro, ovviamente
privo di sani principi morali, sventolando ipocritamente
fasulle bandiere etiche.
Siamo sicuri che esistano sempre altre campane?
Per esempio, se una campana suona la musica del superamento
delle discriminazioni razziali, bisogna far suonare la
campana di chi sostiene che i non-bianchi debbano essere
discriminati?
Non sempre c’è una campana “altra” con pari dignità,
anzi talvolta la campana altra sarebbe un’istigazione a
delinquere.
Occorre poi capire quale campana è stata suonata, per
comprendere quale altra campana vada, nel caso, suonata.
“Vieni via con me” ha dato spazio ad alcune storie che
incarnano la lunga battaglia per la libertà di scelta
terapeutica, in piena conformità con la nostra
Costituzione, le nostre leggi, le Convenzioni Internazionali
ratificate dall’Italia e persino con la dottrina
Cattolica… che per la Santa Sede sembrerebbe non
applicarsi all’Italia, evidentemente porto franco.
Le associazioni Pro-Life pretendono diritto di replica.
A cosa? Non si sa.
Per quale ragione? Non si sa.
Il tema posto dalla trasmissione è quello della libertà di
scelta; in altre parole, il diritto di ogni individuo di
poter scegliere come comportarsi in caso di malattia, di
decidere cosa fare e come rapportarsi con l’esperienza
della malattia e della sofferenza, senza togliere nulla ad
altri.
Si tratta di un diritto esistente e riconosciuto dalle
leggi, ma per farlo valere occorre spesso intraprendere una
lunga battaglia giudiziaria, oppure agire nell’ipocrita
oscurità del “si fa, ma non si dice”.
Libertà di cura, dunque, e non libertà di morte.
Libertà di scelta e non pro-morte.
Non c’è nulla da replicare, ma solo confrontarsi sul come
rendere effettivo questo diritto, poiché il negarlo ci pone
contro la legge, fermo restando il diritto di ciascuno di
fare per sé la scelta che ritiene più corretta.
Difficile trovare altre formule sintetiche più ingannevoli
di “pro-life”: gli altri sono forse pro-death?
In cosa consiste la contrapposizione tra i “pro-life” e
i “pro-scelta”?
Chi è favorevole al diritto di scelta rispetta la vita
altrui e le scelte individuali di vita, senza imporre nulla
a nessuno.
I “pro-life” vorrebbero imporre a tutti una particolare
visione e conduzione della vita, sino a prevedere per legge
“l’obbligo alla sofferenza”.