Caro Rampani, si vede proprio che il questionario non l'ha
letto (e credo nemmeno l'articolo)... perchè se li avesse
letti avrebbe capito che lo scopo è proprio quello di
dimostrare ciò che sostiene anche lei.
Riguardo al fatto che ciò avvantaggerebbe solo la mia tesi
di dottorato... propongo di abolire la ricerca in toto che
rischia di avvantaggiare solo questi avidi ricercatori che
con i loro 1040 euro al mese fanno solo loschi traffici alle
spalle della brava gente che lavora.
17 febbraio 2011 16:45 - DanyJam
Non mi piace l'intervento di Alessandro Rampani.
Si vede che non ha letto il questionario, ma evidentemente
neanche l'introduzione al medesimo, in quanto è andato
completamente fuori tema.
E dico la verità, mi urta questa aria di supponenza di chi
detiene la verità in mano.
Il problema della "percezione" del diritto d'autore fra i
non addetti ai lavori e un tema molto interessante e anche
delicato, soprattutto laddove si vuole fare un richiamo alla
legalità, capire il fenomeno della cd "pirateria" e
proporre soluzioni meno rozze che il distacco da
internet.
E non parlo solo dello scaricamento abusivo di qualche
canzonetta da parte di ragazzini, ma anche di artisti alle
prime armi che non sanno di violare il copyright facendo
una cover, o anche solo richiamando in un loro brano una
strofa di un'altra musica non di loro proprietà, senza le
debite autorizzazioni.
Pochi hanno chiara la differenza fra diritto morale e
diritto economico dell'autore e le sue forme di tutela.
Il suo punto di vista è univoco, la siae e gli enti di
colletta assimilati e la musica.
Ma questa non è l'unica realtà.
Chi diffonde la propria produzione artistica o comunque
dell'ingegno non sempre è un iscritto siae, può essere un
creativo indipendente che usa licenze copyleft o open source
per il software.
Il diritto d'autore è anche li, quello che cambia è la
gestione.
Quanto all'evidenza che nessuno puo negare, come dice lei,
il giudice non applicherà l'evidenza, applicherà la legge
in vigore e non potrà fare
diversamente fino a che la legge non cambia. Non è in
facoltà del giudice derogare a una legge,
che impone, a chi ha aderito alla siae, delegando ad essa la
gestione dei propri diritti di diffusione, di non poter
disporre liberamente dei diritti economici e di diffusione
delle proprie opere.
Il giudice è tenuto a farla rispettare la legge non a
derogarla. L'unica che può modificare una legge è la Corte
Costituzionale declarandone l'incostituzionalità.
E d'altra parte è sempre possibile gestire in proprio
questo aspetto del diritto d'autore non aderendo alla
siae.
E' oltremodo pericoloso dire che un autore può gestire i
propri diritti a suo piacimento anche quando è iscritto
alla siae. Chi prende per buona questa affermazione rischia
di passare guai seri.
In primis gli utenti in buona fede.
Non è la prima volta che un artista siae autorizza, in
buona fede, l'uso gratuito delle proprie opere a fini di
benevolenza e successivamente l'ente beneficiato si ritrova
in tribunale con l'accusa di "pirateria" o meglio
violazione della legge sul diritto d'autore.
E tutto questo può non piacere, e neanche a me piace,
soprattutto laddove la legge prevede che ci sia un unico
gestore in regime di monopolio, appunto la siae e nessuno
spazio per possibili alternative indipiendenti, anche in
forma associativa volontaria o cooperativa.
Ma il piacere o non piacere è un'altro discorso.
Battersi perchè cambino le leggi non solo è giusto, ma
essenziale.
Dare una corretta informazione a chi non conosce la materia
è doveroso.
Lei ha il dente avvelenato con siae e simili, e non è
l'unico, ma non è denigrando le iniziative come queste che
risolverà i problemi delle radio commerciali con siae.
Per quanto riguarda le webradio che operano in Creative
Commons il problema siae non si pone neanche.
E ora una mia idea del tutto personale.
Nessuna radio è obbligata a trasmettere Lady Gaga o Gigi
d'Alessio come se non ci fossero
altre alternative valide. Nè a pagare la siae. La musica
non finisce sull'uscio della siae, e meno male!!
C'è un mondo di musica indipendente da esplorare e da
diffendere gratuitamente senza lacci burocratici e senza
cronometro in mano per contare i passaggi.
Tutto sta ad avere il coraggio di saltare il fosso. E alcuni
lo hanno già fatto.
E hanno trovato aiuto e sostegno la dove meno se lo
aspettavano: dagli artisti, dagli ascoltatori, dalle
associazioni indipendenti, dalle altre webradio, dalle net
label, dalle community dei portali di musica CC.
Quindi mi pare che in definitiva lei stia sparando dalla
parte sbagliata.
Daniela Vivarelli
16 febbraio 2011 22:41 - alessandro6382
Gentile Aliprandi,
non leggo neppure il suo questionario utile solo alla sua
tesi di dottorato anche se non è la prima volta che offro
il mio contributo a chi come Lei andrà ad allungare la
lista di quelli che continueranno a "confondere le idee" con
paroloni, leggi, decreti, norme, articoli,commi ecc. a
quanti dal lato pratico e nel quotidiano con il Diritto
d'autore ci lucrano indebitamente a scapito di chi in buona
fede ha affidato le proprie opere ad "associazioni di
categoria" per essere tutetale da sfruttamenti illeciti.
Oggi tutti sanno che le cose non stanno in questo modo e
grazie anche alla rete e alla tecnologia il "popolo
interessato" s'è svegliato; queste organizzazioni non
rappresentano i loro associati ma solo interessi
"particolari" a suo tempo (molto tempo fa) ben denuniciati
dalla Gabanelli in Report a proposito di SIAE e questo di
per sé potrebbe bastare se non fosse che la stessa ha
partorito e continua a partorire a sua immagine e
somiglianza altri parassiti.
Oggi per fortuna il sistema evolve anche se lentamente;
evolve e potremmo essere anche essere ad una svolta storica
se soltanto tutti gli interessati considerassero che vi è
un elementare principio in grado di demolire leggi e leggine
nate perchè finanziate (da soggetti oramai sotto due metri
di terra)in base al quale nessun giudice potrà negare
l'evidenza e cioè che il Diritto d'autore e/o connesso
appartiene solo e "soltanto" al suo "genitore" cioè a colui
che può vantare la paternità dell'opera medesima e a
nessuna altro anche in presenza di una delega di
rappresentanza. Costui in quanto titolare dell'opera puo'
determinare a suo piacimento il tipo d'impiego ed il
conseguente "diritto" che gli consente di decidere se
mettere o meno a disposizione del pubblico e dei media le
proprie opere. Ne d'altro canto queste potrebbero
considerarsi "opere" se non rese fruibili ad un pubblico che
interessato o meno, ne decreterà il successo e solo
successivamente il valore commerciale derivante dal numero
delle richieste e/o della fruibilità dell'opera medesima su
supporti magnetici e/o da esibizioni dal vivo. Un enorme
contributo a questo processo si deve principalmente, se
parliamo di opere musicali, alle radio private che
gratuitamente da sempre "pubblicizzano" il prodotto (opera)
con la loro messa in onda e contribuendo notevolmente a dare
notorietà all'opera medesima e quindi al suo autore/i. Si
rende necessario evidenziare che tale "diffusione" non porta
alcun vantaggio economico alle radio che diversamente e
contrariamente a quanto affermato da leggi insulse ad uso e
consumo della SIAE, esse non lucrano diffondendo queste
"opere"; mentre è vero proprio il contrario, e cioè che a
lucrare sono proprio queste organizzazioni (oggi in crisi
gestionale)mentre i diretti interessati non vedono
realizzati gli scopi previsti dallo Statuto. Ancora troppi
autori (non tutti) ancora non capiscono che affidare le loro
opere a simili organizzazioni vuol dire farsi sfruttare e
continuare a mantenere un sacco di parassiti utili solo a se
stessi. Oggi la tecnologia è in grado di risolvere molti
dei problemi relativi alla produzione, alla distribuzione,
alla commercializzazione ecc.; a nulla servono le
"mediazioni" ogni titolare di opere può far valere i propri
interessi su ogni singola produzione e questo sino a quando
le radio locali saranno disposte a "promuovere
gratuitamente" questi prodotti (opere) legati al "Diritto
d'autore" altrimenti detto di "proprietà" che per avere un
ritorno economico devono essere (prima promossi - grazie
alle radio locali), assurgere a notorietà e quindi trovare
nel pubblico pagante l'equo compenso di tale proprietà e/o
diritto.
Attualmente grazie all'A.I.R.L che ha inventato apposita
"Liberatoria" (vedi www.airl-radiolocali.org) vi è una
certa armonia tra le parti interessate ed ognuno può
sentirsi tutelato (autore - radio - pubblico) in barba a
quanti sino ad oggi hanno contribuito a sfruttare i "diritti
d'autore e connessi", ovvero le Majors e le associazioni
(come la SIAE, SCF, ecc.)
Alessandro Rampani
Presidente A.I.R.L.
Associazione Italiana Radio Locali
12 febbraio 2011 7:05 - Minatore
Ho letto e compilato il questionario, quello che mi stupisce
di questo questionario è che l'insieme delle domande non
tiene in considerazione il fatto che molti utenti come me
usino software Open surce.
Io uso un sistema linux (Fedora 14) e non son per niente
obbligato a crackare software prodotto da aziende che
sfruttano ignobili diritti d'autore e brevettano cose già
esistenti non inventate da loro.
Il questionario non ha una domanda fondamentale... credete
che il diritto d'autore sia utile?
E un altra credete che chi detiene i diritti d'autore
canzone ecc... sia veramente il vero autore?
Una domanda ancor più bella sarebbe: pensate che il diritto
d'autore sia un po come il pizzo che si paga alla mafia?