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18 febbraio 2011 1:20 - Simone Aliprandi
Caro Rampani, si vede proprio che il questionario non l'ha letto (e credo nemmeno l'articolo)... perchè se li avesse letti avrebbe capito che lo scopo è proprio quello di dimostrare ciò che sostiene anche lei.
Riguardo al fatto che ciò avvantaggerebbe solo la mia tesi di dottorato... propongo di abolire la ricerca in toto che rischia di avvantaggiare solo questi avidi ricercatori che con i loro 1040 euro al mese fanno solo loschi traffici alle spalle della brava gente che lavora.
17 febbraio 2011 16:45 - DanyJam
Non mi piace l'intervento di Alessandro Rampani.
Si vede che non ha letto il questionario, ma evidentemente neanche l'introduzione al medesimo, in quanto è andato completamente fuori tema.
E dico la verità, mi urta questa aria di supponenza di chi detiene la verità in mano.
Il problema della "percezione" del diritto d'autore fra i non addetti ai lavori e un tema molto interessante e anche delicato, soprattutto laddove si vuole fare un richiamo alla legalità, capire il fenomeno della cd "pirateria" e proporre soluzioni meno rozze che il distacco da internet.
E non parlo solo dello scaricamento abusivo di qualche canzonetta da parte di ragazzini, ma anche di artisti alle prime armi che non sanno di violare il copyright facendo una cover, o anche solo richiamando in un loro brano una strofa di un'altra musica non di loro proprietà, senza le debite autorizzazioni.
Pochi hanno chiara la differenza fra diritto morale e diritto economico dell'autore e le sue forme di tutela.
Il suo punto di vista è univoco, la siae e gli enti di colletta assimilati e la musica.
Ma questa non è l'unica realtà.
Chi diffonde la propria produzione artistica o comunque dell'ingegno non sempre è un iscritto siae, può essere un creativo indipendente che usa licenze copyleft o open source per il software.
Il diritto d'autore è anche li, quello che cambia è la gestione.
Quanto all'evidenza che nessuno puo negare, come dice lei, il giudice non applicherà l'evidenza, applicherà la legge in vigore e non potrà fare
diversamente fino a che la legge non cambia. Non è in facoltà del giudice derogare a una legge,
che impone, a chi ha aderito alla siae, delegando ad essa la gestione dei propri diritti di diffusione, di non poter disporre liberamente dei diritti economici e di diffusione delle proprie opere.
Il giudice è tenuto a farla rispettare la legge non a derogarla. L'unica che può modificare una legge è la Corte Costituzionale declarandone l'incostituzionalità.
E d'altra parte è sempre possibile gestire in proprio questo aspetto del diritto d'autore non aderendo alla siae.
E' oltremodo pericoloso dire che un autore può gestire i propri diritti a suo piacimento anche quando è iscritto alla siae. Chi prende per buona questa affermazione rischia di passare guai seri.
In primis gli utenti in buona fede.
Non è la prima volta che un artista siae autorizza, in buona fede, l'uso gratuito delle proprie opere a fini di benevolenza e successivamente l'ente beneficiato si ritrova in tribunale con l'accusa di "pirateria" o meglio
violazione della legge sul diritto d'autore.
E tutto questo può non piacere, e neanche a me piace, soprattutto laddove la legge prevede che ci sia un unico gestore in regime di monopolio, appunto la siae e nessuno spazio per possibili alternative indipiendenti, anche in forma associativa volontaria o cooperativa.
Ma il piacere o non piacere è un'altro discorso.
Battersi perchè cambino le leggi non solo è giusto, ma essenziale.
Dare una corretta informazione a chi non conosce la materia è doveroso.
Lei ha il dente avvelenato con siae e simili, e non è l'unico, ma non è denigrando le iniziative come queste che risolverà i problemi delle radio commerciali con siae.
Per quanto riguarda le webradio che operano in Creative Commons il problema siae non si pone neanche.
E ora una mia idea del tutto personale.
Nessuna radio è obbligata a trasmettere Lady Gaga o Gigi d'Alessio come se non ci fossero
altre alternative valide. Nè a pagare la siae. La musica non finisce sull'uscio della siae, e meno male!!
C'è un mondo di musica indipendente da esplorare e da diffendere gratuitamente senza lacci burocratici e senza cronometro in mano per contare i passaggi.
Tutto sta ad avere il coraggio di saltare il fosso. E alcuni lo hanno già fatto.
E hanno trovato aiuto e sostegno la dove meno se lo aspettavano: dagli artisti, dagli ascoltatori, dalle associazioni indipendenti, dalle altre webradio, dalle net label, dalle community dei portali di musica CC.
Quindi mi pare che in definitiva lei stia sparando dalla parte sbagliata.
Daniela Vivarelli
16 febbraio 2011 22:41 - alessandro6382
Gentile Aliprandi,
non leggo neppure il suo questionario utile solo alla sua tesi di dottorato anche se non è la prima volta che offro il mio contributo a chi come Lei andrà ad allungare la lista di quelli che continueranno a "confondere le idee" con paroloni, leggi, decreti, norme, articoli,commi ecc. a quanti dal lato pratico e nel quotidiano con il Diritto d'autore ci lucrano indebitamente a scapito di chi in buona fede ha affidato le proprie opere ad "associazioni di categoria" per essere tutetale da sfruttamenti illeciti.

Oggi tutti sanno che le cose non stanno in questo modo e grazie anche alla rete e alla tecnologia il "popolo interessato" s'è svegliato; queste organizzazioni non rappresentano i loro associati ma solo interessi "particolari" a suo tempo (molto tempo fa) ben denuniciati dalla Gabanelli in Report a proposito di SIAE e questo di per sé potrebbe bastare se non fosse che la stessa ha partorito e continua a partorire a sua immagine e somiglianza altri parassiti.

Oggi per fortuna il sistema evolve anche se lentamente; evolve e potremmo essere anche essere ad una svolta storica se soltanto tutti gli interessati considerassero che vi è un elementare principio in grado di demolire leggi e leggine nate perchè finanziate (da soggetti oramai sotto due metri di terra)in base al quale nessun giudice potrà negare l'evidenza e cioè che il Diritto d'autore e/o connesso appartiene solo e "soltanto" al suo "genitore" cioè a colui che può vantare la paternità dell'opera medesima e a nessuna altro anche in presenza di una delega di rappresentanza. Costui in quanto titolare dell'opera puo' determinare a suo piacimento il tipo d'impiego ed il conseguente "diritto" che gli consente di decidere se mettere o meno a disposizione del pubblico e dei media le proprie opere. Ne d'altro canto queste potrebbero considerarsi "opere" se non rese fruibili ad un pubblico che interessato o meno, ne decreterà il successo e solo successivamente il valore commerciale derivante dal numero delle richieste e/o della fruibilità dell'opera medesima su supporti magnetici e/o da esibizioni dal vivo. Un enorme contributo a questo processo si deve principalmente, se parliamo di opere musicali, alle radio private che gratuitamente da sempre "pubblicizzano" il prodotto (opera) con la loro messa in onda e contribuendo notevolmente a dare notorietà all'opera medesima e quindi al suo autore/i. Si rende necessario evidenziare che tale "diffusione" non porta alcun vantaggio economico alle radio che diversamente e contrariamente a quanto affermato da leggi insulse ad uso e consumo della SIAE, esse non lucrano diffondendo queste "opere"; mentre è vero proprio il contrario, e cioè che a lucrare sono proprio queste organizzazioni (oggi in crisi gestionale)mentre i diretti interessati non vedono realizzati gli scopi previsti dallo Statuto. Ancora troppi autori (non tutti) ancora non capiscono che affidare le loro opere a simili organizzazioni vuol dire farsi sfruttare e continuare a mantenere un sacco di parassiti utili solo a se stessi. Oggi la tecnologia è in grado di risolvere molti dei problemi relativi alla produzione, alla distribuzione, alla commercializzazione ecc.; a nulla servono le "mediazioni" ogni titolare di opere può far valere i propri interessi su ogni singola produzione e questo sino a quando le radio locali saranno disposte a "promuovere gratuitamente" questi prodotti (opere) legati al "Diritto d'autore" altrimenti detto di "proprietà" che per avere un ritorno economico devono essere (prima promossi - grazie alle radio locali), assurgere a notorietà e quindi trovare nel pubblico pagante l'equo compenso di tale proprietà e/o diritto.

Attualmente grazie all'A.I.R.L che ha inventato apposita "Liberatoria" (vedi www.airl-radiolocali.org) vi è una certa armonia tra le parti interessate ed ognuno può sentirsi tutelato (autore - radio - pubblico) in barba a quanti sino ad oggi hanno contribuito a sfruttare i "diritti d'autore e connessi", ovvero le Majors e le associazioni (come la SIAE, SCF, ecc.)

Alessandro Rampani
Presidente A.I.R.L.
Associazione Italiana Radio Locali
12 febbraio 2011 7:05 - Minatore
Ho letto e compilato il questionario, quello che mi stupisce di questo questionario è che l'insieme delle domande non tiene in considerazione il fatto che molti utenti come me usino software Open surce.
Io uso un sistema linux (Fedora 14) e non son per niente obbligato a crackare software prodotto da aziende che sfruttano ignobili diritti d'autore e brevettano cose già esistenti non inventate da loro.

Il questionario non ha una domanda fondamentale... credete che il diritto d'autore sia utile?
E un altra credete che chi detiene i diritti d'autore canzone ecc... sia veramente il vero autore?

Una domanda ancor più bella sarebbe: pensate che il diritto d'autore sia un po come il pizzo che si paga alla mafia?
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