DIOSSINA ALLE IMPRONTE DIGITALI
Ambientalisti: contaminati da diossina
TARANTO – “I periti della Procura hanno dato una
risposta limpida ad una città inquinata che ha fame di
giustizia e sete di verità. Con il linguaggio della
scienza hanno scritto cose che pesano come macigni e ridanno
speranza alla lotta per un futuro pulito”. Lo affermano in
una nota Alessandro Marescotti,
presidente di Peacelink Taranto, e Fabio Matacchiera,
presidente della Fondazione antidiossina onlus, riferendosi
alla relazione dei periti chimici depositata
ieri alla cancelleria del gip di Taranto Patrizia Todisco,
che rappresenta la prima parte della maxi-perizia sulle
emissioni dell’Ilva, disposta nell’ambito
di un incidente probatorio.
“Al quesito se i livelli di diossina e Pcb rinvenuti negli
animali abbattuti e se i livelli di diossina e Pcb accertati
nei terreni circostanti l’area
industriale di Taranto siano riconducibili alle emissioni di
fumi e polveri dello stabilimento Ilva – aggiungono gli
ambientalisti – la risposta degli
esperti nominati dal Tribunale è affermativa. I periti
hanno cercato e trovato la cosiddetta impronta digitale
della diossina. Era il passaggio chiave
per individuare il principale responsabile di questo tipo di
inquinamento cancerogeno che preoccupa un’intera
comunità. La diossina infatti lascia una
impronta particolare che consente di risalire
all’inquinatore”.
Secondo Marescotti e Matacchiera, “la diossina che ha
contaminato l’ambiente attorno all’Ilva è correlabile,
sulla base delle evidenze scientifiche raccolte,
agli elettrofiltri (posti all’altezza del suolo) che
dovevano essere sigillati e non dovevano avere alcuna
dispersione di diossina nell’ambiente”. “Nessuna
legge infatti consente a un’azienda di disperdere 'al
ventò fumi e polveri contaminate provenienti dagli
elettrofiltri inquinando l’ambiente circostante
e la catena alimentare. Sarà molto difficile per
l’azienda - concludono – dimostrare che tutto questo è
avvenuto rispettando le leggi ambientali che invece
vietano la dispersione di emissioni cancerogene diffuse e
fuggitive non efficacemente captate”.
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno on line
26 gennaio 2012 7:59 - Giuseppe Parisi
Gentile Gianna,
sembra proprio di sì, e’ il medesimo Veronesi Umberto,
“deformato” dalle sue amicizie Milanesi, vedi Ligresti
ad esempio, ( ancor prima dell’amato Silvio ) , spintosi
fino a “modulare” perfino se stesso e le idee, pur di
salvaguardare , talumi accordi e interessi sottostanti.
Le faccio subito un veloce ma significativo esempio: il
Centro Europeo dei Tumori di Milano, “convenzionato ”
con un hotel, che e’ perfino fuori porta, ecco, tale hotel
e’ di Salvatore Ligresti.
Certamente sara’ solo un caso….
Questo episodio ( Veronesi che riferisce di voler dormire
con i tossici radioattivi sotto il letto ) lo integro in
qualcosa di più grande e complesso: la caratteristica di
questo Paese Italia.
La stessa Italia, che sbalordisce e indigna tutto il
Mondo, tranne noi Italiani .
Abbiamo i duroni ?
G. Parisi
25 gennaio 2012 10:08 - Zanna
ma è lo stesso Veronesi che si sarebbe tenuto le scorie
radioattive sotto il letto?