Il Direttivo di Encod vorrebbe fare la seguente
dichiarazione: Noi crediamo che le discussioni possano
aiutarci a migliorare la lotta per l'accettazione del
concetto di CSC in Europa, ma solamente se il tono rimane
cordiale e rispettoso di tutti, e che non sia disturbato da
scontri soggettivistici.E' chiaro che esiste una certa
confusione sul termine Cannabis Social Club.Noi crediamo che
questa confusione sia causata da due cose.Da una parte
questo termine è spesso usato da persone che non possono
ancora immaginare che cosa sia realmente un CSC e come
gestirlo- semplicemente perché questo concetto nel suo
paese non può essere ancora realizzato per ragioni legali o
politiche.D'altra parte, negli unici paesi dove il concetto
può essere realizzato(Belgio e Spagna) ci sono già alcune
persone che utilizzano il termine per mascherare un modello
di business commerciale. E ciò per ragioni di pubbliche
relazioni dal momento che il pubblico in generale è più
propenso ad accettare un cannabis social club piuttosto che
una impresa commerciale.Encod esiste dal 1993.Nel corso del
tempo ci siamo abituati a persone che utilizzano il
sacrificio degli attivisti come trampolino per costruirsi
sua propia carriera professionale all'interno di una
impresa, un reparto scientifico o una agenzia di riduzione
del danno. Noi abbiamo imparato a convivere con tutto ciò,
mantenendoci concentrati sull'obbiettivo di lungo termine.I
cannabis social club non possono esser brevettati- dal
momento che essi non sono altro che una idea, un concetto.In
ogni paese,regione, forse città gli attivisti come pure le
autorità devono trovare la loro propria interpretazione di
questo concetto. Non dimentichiamo che il nostro obbiettivo
finale non è di creare dei cannabis social club.Il nostro
vero obbiettivo è una legislazione all'interno della quale
siano garanti i diritti di tutti gli adulti a possedere e
coltivare in casa propria per uso personale.I cannabis
social club possono costituire un importante strumento per
ottenere questo obbiettivo.Ma solamente se essi sono chiari
e trasparenti su loro stessi. Per questo hanno bisogno di
identificarsi come CSC e di avere qualcosa in comune: un
codice di condotta.Noi dobbiamo differenziare il concetto
teorico di CSC da quello pratico, della sua
realizzazione.Finché le persone utilizzano il termine
cannabis social club per promuovere ogni tipo di proposta
politica che regola il diritto a coltivare cannabis per ogni
persona adulta nel loro paese, tenendo in conto le
tradizioni locali e le situazioni che loro stesse
percepiscono, chi siamo noi per opporci o
dissentire?Naturalmente è una cosa interamente diversa,
quando la gente inizia a mettere il concetto in pratica.Dopo
molti mesi di discussione tra attivisti di vari paesi in
Europa, il Codice di condotta di Encod è stato stabilito
nel dicembre 2011.Nella assemblea generale del 2013 a
Bermeo, era stato semplificato
nel http://encod.org/info/WHAT-IS-A-CANNABIS-SOCIAL-CLUB.ht
mlIl suo obbiettivo è di servire da linea guida per coloro
che voglio impiantare un cannabis social club nel loro
paese, ma anche come un riferimento ai consumatori.Che
dovrebbero sapere che il loro club segue questo codice di
condotta,e che se pensano che questo non sia il caso, essi
dovrebbero avere un punto di riferimento a cui rivolgersi.Il
modello è congegnato per proteggere e rinforzare i
consumatori-dargli l'opportunità di controllare la
produzione del loro fabbisogno, in modo che possono
smetterla di essere manipolati. Per questo è importante che
il CSC sia una associazione: la democrazia interna di una
associazione rende possibile per tutti i membri di unirsi e
di mettere in discussione il comitato di gestione se lo
considerano necessario. Questo è molto più difficile da
fare se ci si riferisce ad un modello commerciale o
statale.Ciò è importante perché fornisce ai membri di
potenzialmente migliaia di CSC, che sorgeranno presto in
tutta Europa il potere di controllare i collettivi stessi,
invece di trovarsi a dipendere da qualche autorità europea
o nazionale. Nel caso di Giorgio ( che si è presentato
come individuo, non come rappresentativo di ASCIA) non
vediamo come le sue parole possano aver prodotto danno sia
all'interpretazione del termine CSC in Italia ,sia ai
funzionamiento dei centinaia di CSC che si spera nascano
presto in Italia.Distinti saluti. Il Direttivo di Encod
29 ottobre 2014 15:03 - Block_Macigno
AssociazioneASCIA, rimane il presupposto che quello che
scrive questo signore non sta ne in cielo ne in terra, sono
atterrito da quello che scrive, teoricamente non fa una
piega quello che dice ma praticamente è catastrofico. Poi
volevo dire una cosa su AmsBunDem BELLA GENTE! cioè un
ottuso/a che non sa accettare il pensiero altrui, questa è
la gente che rovina le nostre battaglie per un mondo
migliore dove la canapa non viene considerata illegale ma
che venga usata in tutti i suoi 5000 utilizzi possibili!!
PS per AmsBunDem io non sono un profeta però ho combattuto
per 10 anni in Italia per far si che questa pianta non fosse
considerata illegale, e sinceramente dopo 3 governi non
eletti dal popolo (monti, letta e renzi) io ho capito che è
inutile battersi con un popolo di caproni, continuo la mia
battaglia da lontano ma non ti preoccupare che il mio cuore
l'ho lasciato in Italia.
29 ottobre 2014 14:01 - Associazione ASCIA
ASCIA vuole precisare che l'articolo in questione è un idea
ed una proposta personale del Dott. Giorgio Gatti, che nulla
centra con la nostra associazione.
Nonostante il Dott. Gatti, sia un nostro collaboratore e
membro a tutti gli effetti di ASCIA, volevamo precisare che
trattasi appunto di una sua proposta personale e non
condivisa dalla nostra associazione, come si potrà evincere
anche dalla firma in calce che riporta esclusivamente il
nome dell'autore e non il nome dell'associazione.
ASCIA - Legalizziamolacanapa.Org
28 ottobre 2014 18:36 - Block_Macigno
GUARD PENSAVO FOSSE UN FORUM CON MENTI PIU' APERTE MA COME
AL SOLITO SIETE DEGLI OTTUSI, A ME DEL TROLL DAI? MI
CANCELLO DA STO FORUM!!!! FASCISTI!
28 ottobre 2014 18:06 - AmsBunDem
Secondo me... Tu ed "ENNIO" siete parenti...
O con Ennio o col Divino Otelma, che predige il futuro da
qui a 10 anni. Senza offesa, ma la conversazione termina
qui. Che le stelle siano con te. :-)
28 ottobre 2014 17:57 - Block_Macigno
te lo dico con certezza: non esiste nessuna normativa
amministrativa sui csc!!!! FIDATI!!! quello che hai scritto
si trova nella maggioranza di statuti accettati
dall'ayuntamento di barcelona ma non è ne una normativa ne
una legge, I CANNABIS SOCIAL CLUB SPAGNOLI SONO ILLEGALI
TANTO E' CHE LA SPAGNA E SOPRATUTTO LA CATALUNIA STA FACENDO
UNA REGOLAMENTAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI PERCHE' NON ESISTE
DA NESSUNA PARTE, I CANNABIS SOCIAL CLUB NASCONO DA UNA
LEGGE ANTIFUMO VIGENTE IN SPAGNA, MA MAI NESSUNO LI HA
REGOLARIZZATI!! QUI IN SPAGNA SONO TOLLERANTI SULLE
COLTIVAZIONI DOMESTICHE MA I CSC NON LI POSSONO PROPRIO
VEDERE!!! NON DATE FALSE SPERANZE ALLA GENTE CI VORRANO
ANCORA 10 ANNI PRIMA CHE QUALCOSA CAMBI IN ITALIA!!!
28 ottobre 2014 17:36 - AmsBunDem
Non volendo (o volendo?), la discussione si è spostata su
altri argomenti, dato che si stava parlando delle slide di
tal Dott. Giorgio Gatti, ma non fa niente, sono certo ci
sarà altra occasione di argomentare...
Riguardo la SPAGNA, caro amico @Block_Macigno, non sono io a
doverti spiegare "come funziona", semmai dovrebbero
occuparsane i gestiori del club a cui sei iscritto, tuttavia
che i CSC possano essere solo ed esclusivamente NO-PROFIT è
un dato di fatto inconfutabile. Al di là del "principio" su
cui nascono i CSC (e ti pare poco?), la COMMERCIALIZZAZIONE
DELLA CANNABIS è vietata dalla legge anche in Spagna, così
come negli altri Paesi che hanno aderito / intendono aderire
al modello dei CSC.
Forse tu ti confondi con gli ADEMPIMENTI a cui le
associazioni devono assolvere e che dipendono da Paese a
Paese, tuttavia il dover assolvere a questi adempimenti
certamente non dà alcun diritto a rifarsi economicamente
vendendo Cannabis. Perciò ci andrei molto piano ad
affermare "come funziona" a Barcellona o in Spagna, che
Encod ha fallito, etc. etc., piuttosto approndirei meglio i
concetti, partendo dalla normativa amministrativa in vigore
lì da voi (beati voi):
"Normativa administrativa
Las Asociaciones Cannábicas (CSC) deben ajustar sus
estatutos, acta fundacional y todas sus actividades a lo
dispuesto en la Normativa Básica Reguladora Estatal y a la
Normativa Básica Reguladora Autonómica del Registro de
Asociaciones y seguir el proceso de inscripción que las
mismas normativas establezcan.
Una Asociación Cannábica debe cumplir con unos Estatutos
aprobados por el registro competente, así como tener
otorgado un CIF por la Agencia Tributaria.
Las Asociaciones están obligadas a cumplir las normas de
civismo, ordenanzas, reglamentos y demás disposiciones
legales que adopte la administración."
Per il resto, ti ringrazio per i buoni consigli di non dare
troppo peso a quello che dicono le iene (dove per "iene" io
intendo una categoria piuttosto ampia, non solo la
trasmissione TV), il rischio che ci lasciamo "infinocchiare"
ti assicuro NON c'è - infatti siamo qui a contestare questo
"articolo" - e riguardo il "troll" di nome ENNIO...... Non
so proprio che dirti..... Pensavo stessimo facendo un
ragionamento serio e poi esce fuori un troll......
28 ottobre 2014 16:44 - Block_Macigno
AmsBumDem il problema fondamentale, non è il principio su
cui nascono i CSC, ma nel fatto che nel mondo per quanto
encod parli, non esiste una regolamentazione dei CSC, encod
è un codice guida che nessuno almeno in spagna
rispetta,anche perché le linee guida encod non prevedono un
versamento volontario di una somma stabilita tra le
associazioni nei confronti del comune che incassa i soldi
delle associazioni, questa è una tutela che si è creata
tra le associazioni per non essere chiuse dal comune,
l'ENCOD ha fallito, per quanto riguarda la FAC, la mia
associazione(DOVE SONO SOCIO ATTIVO) fa parte del MOVIMENT
CANNABIC CATALA', ma sopratutto non ho intenzione di fare
pubblicità su questo sito, dato che lo statuto parla
chiaro, non si può far pubblicità di associazioni su
internet.
Comunque per esperienza personale non ascoltate quello che
dicono le iene e compagnia sulle associazioni ma sopratutto
prendete sempre con le pinze queste notizie che a me
sembrano sempre più esperimenti sociali per vedere la
reazione della gente, tant'è che avete addiritura un troll
pagato dal sito di nome ENNIO, pazze risate con quel "omino"
di ennio....non fatevi infinocchiare per cortesia, siete le
menti che possono cambiare qualcosa in quello schifo di
paese!!!
28 ottobre 2014 15:26 - AmsBunDem
@Block_Macigno scommetto che in Spagna, a Barcellona, che le
"Associazioni per fumatori" non sono iscritte nemmeno alla
FAC (Federaciòn de Asociaciones Cannabicas - www.fac.cc),
che è una dei principali membri di ENCOD e così definisce
le Associazioni di fumatori in Spagna:
"Las características generales que debe cumplir cualquier
Club Social de Cannabis adherido a la FAC están
estrictamente definidas y planteadas. En estas agrupaciones,
se abastece en círculos cerrados y SIN ANIMO DE LUCRO a
usuarios de cannabis mayores de edad o con enfermedades para
las que el cannabis se considera beneficioso."
Poi, il fatto che delle regole ci siano, ma NON TUTTI le
rispettino, non mi pare una novità!
...Come si chiama il tuo Club a Barcellona? :-)
28 ottobre 2014 14:58 - Block_Macigno
Avete parecchia confusione sui CSC, non avete idea della
battaglia che stiamo facendo in Barcellona, non si può
parlare di sistema no profit, infatti i cannabis social club
qui in barcellona, danno una somma forfetaria al comune per
le "tasse" che ancora non sono state istituite, dato il
fatto che in tutto il mondo non c'è uno stato che
regolamenta i CSC, l'informazioni che danno l'ENCOD, sono
nella maggior parte di casi informazioni e regolazioni fatte
da loro senza consultare leggi e informative europee,
INFATTI IN BARCELLONA NESSUNA ASSOCIAZIONE PER FUMATORI E'
INSCRITTA AD ENCOD, PER VIA DEL FATTO CHE SONO MOLTO
POLITICIZZATI, la battaglia dobbiamo farla da soli, perchè
le istituzioni possono essere corrotte dagli stati e dalle
farmaceutiche, e in ITALIA IL PROBLEMA PIU' GRANDE E' IL
VATICANO! FUORI DALL'ITALIA.
Non voglio sembrare saccente ma la storia è molto diversa
da come ve la presentano, non è cosi facile mantenere
aperta un associazione sopratutto se il comune ti fa
chiudere perchè dice che le associazioni dagli impianti di
ventilazione supercostosi esce fumo più nocivo di quello
delle automobili,non pensate che qui non ci siano problemi,
anzi proprio il contrario. CONTINUIAMO A COMBATTERE!
28 ottobre 2014 13:16 - FreeWeeder
E' importante dare il vero valore e significato alla parole
quando si affrontano argomenti di livello economico/sociale,
ed in questo articolo trovo molte inesattezze, soprattutto
nell'utilizzo dei termini. Dare la possibilità di istituire
CSC in Italia significherebbe autorizzare l'autoproduzione
personale (perchè su questo ruota il modello CSC, non sulla
distribuzione centralizzata o aziendale), e quindi rendere
disponibile ad OGNI cittadino (maggiorenne) la possibilità
di associarsi in modo No Profit per coltivare Cannabis
localmente e poterla distribuire tra soci registrati (della
suddetta Associazione No Profit locale) i quali dividono
equamente le spese necessarie alla produzione, senza
vendita, ne profitto.
Inoltre, come vuole la parola SOCIAL, è necessario che tale
modello sia aperto, applicabile e disponibile a tutti.
TUTTI gli altri tentativi o proposte che si discostano da
questo modello base, che è già sostenuto da diverse
Associazioni anche in Italia ed in Europa, sono, spiace
dirlo, solo tentativi di attuare un sistema di Monopolio e/o
di Business.
Inutile proporre una soluzione a livello economico se non si
tiene prima conto dell'esigenza del consumatore. Il modello
base CSC, che potete trovare qui
http://freeweed.it/cannabis-social-club/ spiega nel
dettaglio il perchè sia necessario creare IN LOCO la
distribuzione in modo NoProfit, proprio per rimanere esterni
alle logiche di business e monopolio e garantire la
distribuzione della Cannabis solo a soci maggiorenni,
ammortizzando le spese di produzione e localizzandone la
distribuzione senza influire sulla spesa pubblica, ma, anzi,
favorendo economie locali che si riattiverebbero
trasversalmente alla costituzione dei CSC (affitti locali,
attrezzature, energia, spese di sussistenza, alimentari
ecc..), e non direttamente, cioè portando guadagno a chi
vende e/o produce cannabis (anche se legalmente, come vuole
un sistema di monopolio o business) e/o al mercato
illegale.
#InformazioneUnicaSoluzione
28 ottobre 2014 13:05 - mbarex
Sembra molto surreale questo articolo...il Governo pensa
bene di mettere la cannabis nelle mani dei militari per
istituire una sorta di Monopolio, e se non ho capito male
qui si propone un sistema di licenze con semi controllati e
forniti dai militari con la possibilità poi di fornire
altre varietà di semi ai militari?? Sarebbe come proporre
ad un vegano una grigliata di carne!! Menomale poi che
all'ultima assemblea di Encod si era ribadito (almeno 10
volte!) il carattere no profit del modello CSC...solo che
non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire!!!
28 ottobre 2014 13:05 - LisaLizz
Invito il Sig. Gatti a visionare il sito di ENCOD e di
informasi bene sulla NATURA e DEFINIZIONE dei CSC ..
http://www.encod.org/info/-Chi-siamo,273-.html
Per facilitare la consultazione delle nozioni base sono
state ri-elaborate in questo sito:
http://freeweed.it/cannabis-social-club/
#InformazioneUnicaSoluzione
28 ottobre 2014 12:38 - silvia89
Allora, se parliamo di Social Club, parliamo di
autoproduzione e autogestione del locale (eh sì i social
club hanno delle sedi dove si consumano i prodotti
AUTOPRODOTTI lo ripetiamo) da parte del cittadino, non del
governo. Se è il governo a decidere quanta materia prima si
può produrre, se è il governo solo che può produrla, si
parla di MONOPOLIO.
28 ottobre 2014 12:37 - LisaLizz
Mi chiedo come sia possibile parlare di Business Plain,
Progetto Pilota e trattare l'argomento come se fosse
ECONOMIA e quindi PROFITTI quando, invece i CSC hanno
tutt'altra NATURA!!!!
Chi inizia il progetto dei CSC.. ENCOD si riguarda bene nel
dire che sono ASSOCIAZIONI (e quindi non
aziende-istituzioni-partiti o altro) NO PROFIT... zero
aziende.. zero profitti..
ENCOD dice altrettanto che i CSC sono APERTI A TUTTI.. senza
distinzioni d'uso della cannabis.. quindi utilizzo sia
medico che ludico..
ENCOD sottolinea anche che il CSC tutela il Circuito CHIUSO
tra coltivatore e consumatore..tutto per evitare infezioni
del mercato nero e speculi economici.. e Firenze che
c'entra? ..
Una cosa dico: DIAMO IL GIUSTO NOME ALLE COSE!
28 ottobre 2014 12:27 - silvia89
"Il termine CSC – Cannabis Social Club – è l’acronimo
adottato da Encod per definire e promuovere lo sviluppo in
tutta Europa, fin dal 2006, di un modello regolamentato, non
commerciale e riservato esclusivamente agli adulti di
coltivazione collettiva della cannabis che, senza infrangere
le convenzioni internazionali sulle droghe, fosse in grado
di soddisfare un livello di sicurezza e di trasparenza tale
da poter costituire una alternativa legale, concreta,
credibile ed efficace al traffico illecito di sostanze
stupefacenti, tutelando i diritti dei consumatori e
contribuendo allo sviluppo di una politica sulla cannabis a
beneficio della società nel suo complesso, fortemente
orientata alla prevenzione ed alla riduzione del danno,
soprattutto nei confronti dei minori e dei soggetti più a
rischio." Quella è la difinizione ufficiale di CSC mentro
voi sostenete che "I CSC rappresentano la forma associativa
di acquisto di semi per la coltivazione collettiva di
cannabis" e parlate già di business. ATTENTI QUESTI ESPERTI
ECONOMISTI VI PRENDONO IN GIRO!!!
28 ottobre 2014 12:15 - AmsBunDem
Nonostante la buona volontà, le slide proposte certificano
come l'autore abbia completamente stravolto il concetto di
CANNABIS SOCIAL CLUB, conservandone solo il termine. Ciò
denota ignoranza in materia, oppure l'esigenza di definire
Cannabis Social Club una serie di teorie copia/incolla che,
in quanto tali, non sono assolutamente di alcun contributo,
se non confondere chi legge. Per maggiori informazioni sui
CSC, consigliamo vivamente di consultare il sito web della
Coalizione Europea che ha coniato il termine e sviluppato il
concetto ed attuato il modello in Spagna ed in Belgio:
ENCOD.ORG. E se qualcuno avesse dei dubbi sulla situazione
in Italia, faccia un salto su
FREEWEED.IT/CANNABIS-SOCIAL-CLUB. Grazie.
27 ottobre 2014 13:25 - ignorante
contingentare i semi da distribuire ai social club...mai e
poi mai ho sentito una simile caxxata...da morir dal ridere
se non ci fosse da piangere.
i club di pazienti hanno bisogno di talee, non semi, per
ottenere prodotti stabili e omogenei.
a parte che sfido chiunque a voler controllare (limitare) la
libera diffusione/commercio di semi.
non ci sono riusciti neanche in Francia e Germania dove i
semi sono illegali, figuriamoci in Italia.
Italia, praticamente un Paese su Marte.
25 ottobre 2014 20:05 - Block_Macigno
Comunque a me sembra un po' una cosa campata in aria.
Spiego: vivo a Barcellona ormai da un anno, e qui i cannabis
social club non sono una realtà, ma solo una presa di
posizione da parte di gruppi di persone che attaccano una
legge sul fumo in vigore qui in spagna e grazie a quella
sono aperti, in nessun modo I CANNABIS SOCIAL CLUB SONO UNA
COSA LEGALE ANZI IL CONTRARIO infatti in questo ultimo
periodo il comune di Barcellona ha avviato una procedura per
la regolamentazione di questi club, e sarebbe la prima in
europa, perchè non esiste ancora una legge che renda legali
questi posti, QUINDI MI RISULTA MOLTO DIFFICILE CREDERE A
QUESTO ARTICOLO, DATO IL FATTO CHE NEANCHE A BARCELLONA
CITTA' CON PIU' DI 200 CLUB PER FUMATORI ESISTE UN DOCUMENTO
DEL GENERE, E' SOLO L'ENNESIMA PAGLIACCIATA ITALIANA.
SCUSATE LO SFOGO E LA POCA PUNTEGGIATURA. Angelo
25 ottobre 2014 15:22 - glacial68
Chiunque voglia acquistare un qualsiasi quantitativo di
canapa,In Italia,non a problemi,e una questione
squisitamente,monetaria,grazie alla speculazione innescata
dal proibizionismo ... assistere a tanta
ipocrisia,cattiveria,bastoni tra le ruote,e veramento
indegno .
21 ottobre 2014 9:25 - revermk
Licenze? In italia sempre le cose alla cazzo di cane.
Per coltivare l'uva non mi sembra ci voglia una licenza.