Beh, tutto ciò che non da un rendimento fisso ma
"probabile" si presta a manipolazioni. Parte di colpa è
anche dell'investitore aviduccio che viene abbacinato da
alti rendimenti. Si faccia mettere per iscritto un
rendimento e questo non capiterà.
Ci sono fondi pensione che rendono il 2% FISSO all'anno e
godono della detassazione da parte dello Stato.
La legge NON ammette ignoranza.......
23 luglio 2016 15:44 - federico6198
Purtroppo questi dirigenti vengono scelti per tutelare gli
interessi dei banchieri che sono dei massoni piduisti,
l’unica arma di difesa che ci resta è quella di aumentare
la consapevolezza in campo finanziario , ed evitare di
finanziare l’industria del risparmio gestito , che
permette loro di acquisire grandi capitali per speculare
alle nostre spalle !!!!!!!
Dobbiamo riprenderci i titoli di stato da un articolo del
sole 24 ore :
Solo il 5% dei titoli di Stato va alle famiglie
• –di Isabella Bufacchi
• 22 maggio 2016
Il “roll-over” da un’asta all’altra non funziona
più. Il risparmiatore-cassettista fai-da-te che detiene un
titolo di Stato dall’emissione fino a scadenza non
reinveste più in automatico il capitale in un nuovo bond
governativo perché i rendimenti sono troppo bassi o
negativi. La quota di titoli di Stato detenuta ora dalle
famiglie (94 miliardi sul totale del debito pubblico
negoziato) è scesa al 5% dal 35% prima dell’euro e dal
20% prima della Grande Crisi. Rendimenti e tassi sotto zero
spingono investitori e banche su lidi più rischiosi anche
se mal remunerati: il risparmio è sempre più gestito
perché star fermi significa perdere.
In aprile e maggio sono scaduti BTp a 3 e 5 anni per 30
miliardi. Il risparmiatore-cassettista che ha effettuato il
cosiddetto “roll-over” da asta ad asta, ha chiuso la
posizione sul BTp quinquennale con cedola 3,75% scaduto lo
scorso 15 aprile (emesso nel 2011 con rendimento lordo del
3,83%) ed ha acquistato nello stesso mese in asta il BTp a 5
anni con cedola 0,45% collocato al rendimento lordo di 0,49%
e netto 0,436%. Sul fronte del BTP triennale, stessa cosa:
il BTP con cedola 2,25% è stato collocato nel maggio 2013
all’1,92% mentre in questi giorni il Tesoro ha venduto un
Buono triennale con coupon 0,10% allo 0,04% lordo e 0,026%
al netto della ritenuta per il retail. I numeri non tornano:
così il roll-over del risparmiatore fai-da-te si è
inceppato perchè i rendimenti non piacciono più.
LE SCELTE DEI PICCOLI RISPARMIATORI
Numero di sottoscrittori per macrocategoria prevalente.
Quota percentuale
Le famiglie detengono oramai una quota bassissima dei titoli
di Stato in circolazione, pari al 5%: stando agli ultimi
dati disponibili, resi noti dalla Banca d’Italia, lo
scorso febbraio le famiglie detenevano 94 miliardi di titoli
di Stato su uno stock in circolazione pari a 1.860 miliardi.
Ne possedevano 260 miliardi nel 2007, prima della Grande
Crisi (equivalenti al 20% dello stock di titoli di Stato
negoziati per 1.300 miliardi) e 350 miliardi di euro
correnti nel 1997, prima dell’arrivo della moneta unica e
dell’euroconvergenza (una quota retail pari al 35% su
2.000 miliardi delle vecchie lire).
Il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato in euro (2.600
miliardi viaggiano a rendimenti negativi nell’eurozona, di
cui 318 miliardi italiani) ha innescato tuttavia un processo
virtuoso, allontanando il risparmio dalla logica del
fai-da-te caratterizzata da scarsa cultura finanziaria,
mancanza di diversificazione e costellata da scandali come
quello dei Tango-bond e delle obbligazioni subordinate
bancarie. Le famiglie preferiscono affidarsi ora ai
professionisti, agli investitori istituzionali quindi fondi
comuni, fondi pensione, compagnie di assicurazione, gestori
patrimoniali e family officers (questi ultimi per accendere
un faro sulle commissioni spesso nascoste e molto elevate).
Il patrimonio in gestione presso i fondi è esploso negli
ultimi anni, da un punto minimo toccato a 820 miliardi nel
2008 agli attuali 1.800 miliardi. Nell’ultimo rapporto
sulla stabilità finanziaria, la Banca d’Italia rileva che
la quota di titoli di Stato è passata dal 7,3% sul totale
investito dalle famiglie nel 2008 al 5,6% nel 2012 per
calare al 3,1% nel 2015 (e tendenzialmente sarà ancora più
basso nel 2016).
Il titolo di Stato però esce dalla porta principale del
risparmio per rientrare dalla finestra, dai fondi
obbligazionari e bilanciati, dai fondi pensione garantiti.
«Negli ultimi anni anche per i fondi pensione si è
registrata una tendenza alla riduzione dei tassi garantiti -
spiegano alla Covip -. Attualmente i tassi garantiti sono
compresi tra lo zero (cioè la restituzione del capitale
versato) e il 2%. E comunque, accanto al valore della
garanzia vanno considerati i rendimenti effettivi che, per i
comparti garantiti, nel 2015 sono stati pari all’ 1,9% nei
negoziali, al 0,9% negli aperti e di circa il 2% per la
gestione di Ramo I° dei PIP». Con riguardo ai rendimenti
delle forme pensionistiche, nonostante l'andamento
altalenante dei mercati, nel 2015 gli esperti del settore
sottolineano: «i risultati sono stati in media positivi per
tutte le tipologie di fondi pensione e rispettivi
comparti».
Tenere la liquidità nei depositi in banca non rende nulla e
oltre i 100.000 euro si incorre nel rischio del bail-in. In
Giappone l’era dei tassi negativi ha fatto lievitare la
vendita di casseforti domestiche perchè i risparmiatori
temono i tassi negativi sui depositi per la clientela
retail. Per ora, in Europa si sono registrati solo casi
isolati di tassi negativi sui depositi delle imprese. Cè un
buon motivo: i tassi negativi o molto bassi erodono i
margini di profitto delle banche. Guido Banti, co-head
dell’investment banking di Credit Suisse. Così spiega il
fenomeno: «I tassi bassi o negativi insieme al costo del
credito - aumentato per la recessione e i tempi di recupero
del credito, (per quanto le nuove disposizioni di legge
vadano nella giusta direzione) hanno un impatto molto
negativo sulla redditività delle banche, che peraltro
stanno affrontando con coraggio gli alti costi fissi e il
processo di ri-direzione della forza lavoro verso nuovi e
più remunerativi mestieri». Secondo Banti, ora il grande
focus delle banche «è dedicato alle attività con ricavi
commissionali e basso assorbimento di capitale come
l’asset management e la banca-assicurazione.La grande
banca commerciale ambisce a trasformarsi in banca
d’investimento che richiede know-how e una cultura
sofisticata di gestione del rischio. In prospettiva le
banche andranno anche sul finanziamento delle
infrastrutture, dove però ancora una volta le banche
dovranno guardare al profilo rischio rendimento».
22 luglio 2016 15:39 - Alessandro Pedone
@GM da legnano
Far scrivere i prospetti informativi da personale della
CONSOB sarebbe una proposta interessante...
Come giustamente scrive non risolutiva, per le ragioni che
sappiamo, ma un miglioramento interessante.
Ma ci vorrebbe un'altra Consob... ovviamente.
22 luglio 2016 15:36 - Alessandro Pedone
@sandro minacciolo
Il problema è che pagavi la consulenza agli stessi che ti
vendevano i prodotti. Questo era il vero problema.
E' vero che la commissione d'ingresso si paga una sola
volta, ma non è mica l'unica commissione che si paga! OLTRE
alla commissione d'ingresso si pagano commissioni di
gestione e di performance (sul qualche ci sarebbe un altro
capitolo di inganni da aprire) se, oltre a tutte queste, si
chiede ANCHE una commissione di "consulenza", bhé... allora
è proprio troppo!
22 luglio 2016 15:32 - Alessandro Pedone
@neru
Mi scuso perché pensavo che l'articolo fosse
sufficientemente chiaro. Provo a rimediare qui.
Se versi 100.000 euro nel fondo e la commissione di
collocamento è pari al 4%, la società di gestione prende
4.000 euro dei tuoi soldi che versi e li da alla struttura
commerciale che ti ha venduto il fondo.
Poi scrive a bilancio un risconto attivo pari a 4.000 euro
che stornerà con una piccolissima commissione
giornaliera.
Il trucco contabile non sposta mai soldi veri.
E' solo un "legittimo" trucco contabile.
La società di gestione investirà 96.000 euro dei 100.000
che hai versato, ma quando vedi il valore della quota
iniziale, il tuo investimento sarà nominalmente pari a
100.000 euro, di cui 96.000 di investimenti finanziari e
4.000 di crediti.
E' più chiaro così?
22 luglio 2016 15:28 - Alessandro Pedone
@DelmoDan
Passi nella direzione di una semplificazione dei prospetti
informativi si stanno facendo. Il punto è che una fetta
considerevole di popolazione è, di fatto, un "analfabeta
funzionale". In parte non si ritiene (in parte più piccola
non lo è proprio) in grado di capire una pagina scritta
minimamente tecnica, ma proprio minimamente. Stiamo parlando
di gente che non capisce ad esempio il concetto di
percentuale. O che difficilmente sa fare una somma. Il così
detto KIID, ad esempio rinchiude in poche pagine
informazioni essenziali, ma non è servito quasi a nulla.
Per quanto riguarda la scelta delle persone di cui fidarsi,
un elemento fondamentale dovrebbe essere il fatto che sia
VERAMENTE indipendente, nel senso che sia pagato
esclusivamente dal cliente e non da quelli che vendono i
prodotti finanziari.
22 luglio 2016 11:32 - gm da legnano
Semplicemente: sarebbe sufficiente che uno stato, una
magistratura, una consob, non fossero corrotti e collusi
con i rapinatori legalizzati e imponessero che i famigerati
prospetti “informativi” non venissero scritti dagli
stessi rapinatori attraverso i loro prezzolati esperti ,
loro legali, loro matematici finanziari con vocaboli e
termini truffaldini da loro definiti “tecnici”.
Chi li dovrebbe redigere? Gli stessi loro tecnici della
comunicazione che sono così bravi a convincerci che i
loro committenti sono tanto “bravi”,
"buoni",“onesti”, “affidabili”, “sicuri",
cristallini". Andrebbero imposti vocaboli semplici,
comprensibili a tutti con head lines chiare e brevi. Sono
convinto che per illustrare un prodotto finanziario non
siano necessari paginoni fitti fitti e incomprensibili ma
siano sufficienti poche parole precedute da scritte a
caratteri cubitali: LA FINANZA UCCIDE, come le sigarette,
COMPRA SOLO QUEL CHE CAPISCI, NON FIDARTI DEGLI AMICI:
CONTROLLA! INFORMATI! STUDIA !
Con tutto ciò resterebbe comunque alla mercé dei furboni
un abbondante parco buoi, asini, polli da scuoiare vivi e
contenti, come gli irriducibili fumatori. Questi , non
riusciranno mai a capire che “ la banca NON è costruita
attorno a te” ma attorno al tuo “family” banchiere
come dimostra lui stesso in televisione quando traccia un
cerchio magico sulla sabbia ATTORNO A SE STESSO!!
Il bello è che sia quel banchiere sia i suoi pubblicitari
da anni insistono imperterriti nel presentare un messaggio
viziato da un clamoroso lapsus autodenunciante, degno di
essere ricordato nei secoli dei secoli da tutte le scuole
di psicologia del mondo intero.
Tra l'altro, lo stesso banchiere, indefesso, dice che il suo
utile deriva per quasi il 75% da commissioni di
"performans", ma chi sa cosa c.... sono?, Dove sta scritto?
Come sta scritto? Lo stato, la magistratura, la consob
ritengono che le informazioni desumibili dai documenti
obbligatori da loro approvati siano trasparenti e
comprensibili dal normale investitore ? !
Chi è il responsabile a cui chiedere i danni per essere
indotto a fare il fesso?
Ma così va l' italia sempre più italietta !!
Un asino che cerca di capire.
22 luglio 2016 11:31 - giorgio canella
senza contare le vendite prima che sia finito il "tunnel"
e la sostituzione con altro prodotto "a tunnel",,,senza
parlare dei fondi "a cedola", altro specchietto per le
allodole
21 luglio 2016 18:05 - sandro minacciolo
e che dire delle banche, fra cui anche la mia (CREDEM), da
cui sono fuggito dopo vari anni, che applicano la consulenza
finanziaria obbligatoria sul capitale loro affidato e, tale
consulenza, al pari del fisco, viene applicata sul valore
dei titoli anche quando sono in perdita. Se ho investito 100
e il valore attuale è 90, la commissione di consulenza
viene appunto applicata su 90. Almeno la commissione
d'ingresso si paga una volta sola, la consulenza invece si
paga sempre. Definirla una cosa infame, mi sembra riduttivo
21 luglio 2016 15:22 - neru
Scusa Pedone, ma credo che la spiegazione per i non addetti
ai lavori rimanga un po' nebulosa. Occorrerebbe, a mio
modesto avviso, un esempio numerico concreto per una
esaustiva comprensione. La questione è molto più
importante di quanto si possa immaginare perchè qui siamo
in presenza di raggiri che non sono giustificabili solo
perchè nei prospetti informativi vengono chiaramente
descritti. Raggiri sono e raggiri rimangono.
21 luglio 2016 13:04 - DelmoDan
i commenti che mi hanno preceduto toccano i due punti
cruciali. 1. sebbene internet abbia abbattuto
significativamente le barriere informative in molti campi,
resta la naturale ignoranza (nel senso di non conoscenza,
poichè fa un altro lavoro) del consumatore/investitore; ed
è farisaico scrivere pagine di prospetti quando è
comprovato che "less is more", ovvero poche cose ma chiare
che il cliente è invogliato a leggere/visualizzare ed è in
grado di comprendere. 2. visto che conti deposito,
appartamenti da affittare e materassi vari non sono una
opzione, così come il fai-da-te, resta la domanda: cosa
fare? e qui entra in gioco la questione fondamentale della
DELEGA, ovverosia la SCELTA di CHI scegliere per affidare i
propri risparmi/investimenti, e di QUANTO ma soprattutto
COME retribuirlo in modo che faccia (anche, soprattutto, se
non solo) i miei interessi. Dal 2017 con MIFID II le regole
cambieranno, ma il pubblico deve essere pronto ad
approfittarne, informandosi, chiedendo, confrontando,
dibattendo. Altrimenti, sarà una ulteriore inutile aggiunta
di carta da firmare...
21 luglio 2016 5:58 - lucillafiaccola1796
ormai le galline dovebbero sapere che se vogliono campare,
devonon stare lontane dalla volpe. Il punto rimane: dove
metto i miei sudati risparmi prodotti col sudore della
Fronte Superiore, non di quella sotto posta? Il rischio di
metterli nel materasso o in conto corrente è diventato lo
stesso. La banca è una cassaforte che oltre venire
lautamente ricompensata, ti ruba il contenuto. Direttore
d'orchestra UE sotto U$ i$ Ra El.
20 luglio 2016 15:05 - savpg8801
Il secondo periodo dell'ultimo comma è l'inizio della
verità.
Questa frase sta alla finanza come le etichette stanno ai
consumi.
Più si etichetta e meno il consumatore(investitore nel caso
specifico) ci capisce. E lo si evince dal fatto che il
legale e imposto prospetto informativo(quelle trenta
cinquanta pagine di cirillica informazione) ma è come
spiegare, in pochi minuti, il carcinoma xyz in trenta pagine
di finlandese a un podista somalo degli altipiani, senza,
per carità, nulla togliergli sulla sua educazione e
dignità.
Le provvigioni, di qualsiasi forma, se rappresentassero la
"giusta mercede" sarebbero ben tollerate perchè
definirebbero il profitto del gestore. Nessuna impresa parte
senza ipotizzare un profitto. Giusto compenso (ma resta da
stabilirne il grado) e non speculativo e truffaldino.