COMMENTI
  (Da 1 a 13 di 13)  
31 agosto 2016 8:00 - luigi1954
Beh, tutto ciò che non da un rendimento fisso ma "probabile" si presta a manipolazioni. Parte di colpa è anche dell'investitore aviduccio che viene abbacinato da alti rendimenti. Si faccia mettere per iscritto un rendimento e questo non capiterà.

Ci sono fondi pensione che rendono il 2% FISSO all'anno e godono della detassazione da parte dello Stato.

La legge NON ammette ignoranza.......
23 luglio 2016 15:44 - federico6198
Purtroppo questi dirigenti vengono scelti per tutelare gli interessi dei banchieri che sono dei massoni piduisti, l’unica arma di difesa che ci resta è quella di aumentare la consapevolezza in campo finanziario , ed evitare di finanziare l’industria del risparmio gestito , che permette loro di acquisire grandi capitali per speculare alle nostre spalle !!!!!!!
Dobbiamo riprenderci i titoli di stato da un articolo del sole 24 ore :
Solo il 5% dei titoli di Stato va alle famiglie
• –di Isabella Bufacchi


• 22 maggio 2016
Il “roll-over” da un’asta all’altra non funziona più. Il risparmiatore-cassettista fai-da-te che detiene un titolo di Stato dall’emissione fino a scadenza non reinveste più in automatico il capitale in un nuovo bond governativo perché i rendimenti sono troppo bassi o negativi. La quota di titoli di Stato detenuta ora dalle famiglie (94 miliardi sul totale del debito pubblico negoziato) è scesa al 5% dal 35% prima dell’euro e dal 20% prima della Grande Crisi. Rendimenti e tassi sotto zero spingono investitori e banche su lidi più rischiosi anche se mal remunerati: il risparmio è sempre più gestito perché star fermi significa perdere.
In aprile e maggio sono scaduti BTp a 3 e 5 anni per 30 miliardi. Il risparmiatore-cassettista che ha effettuato il cosiddetto “roll-over” da asta ad asta, ha chiuso la posizione sul BTp quinquennale con cedola 3,75% scaduto lo scorso 15 aprile (emesso nel 2011 con rendimento lordo del 3,83%) ed ha acquistato nello stesso mese in asta il BTp a 5 anni con cedola 0,45% collocato al rendimento lordo di 0,49% e netto 0,436%. Sul fronte del BTP triennale, stessa cosa: il BTP con cedola 2,25% è stato collocato nel maggio 2013 all’1,92% mentre in questi giorni il Tesoro ha venduto un Buono triennale con coupon 0,10% allo 0,04% lordo e 0,026% al netto della ritenuta per il retail. I numeri non tornano: così il roll-over del risparmiatore fai-da-te si è inceppato perchè i rendimenti non piacciono più.
LE SCELTE DEI PICCOLI RISPARMIATORI
Numero di sottoscrittori per macrocategoria prevalente. Quota percentuale

Le famiglie detengono oramai una quota bassissima dei titoli di Stato in circolazione, pari al 5%: stando agli ultimi dati disponibili, resi noti dalla Banca d’Italia, lo scorso febbraio le famiglie detenevano 94 miliardi di titoli di Stato su uno stock in circolazione pari a 1.860 miliardi. Ne possedevano 260 miliardi nel 2007, prima della Grande Crisi (equivalenti al 20% dello stock di titoli di Stato negoziati per 1.300 miliardi) e 350 miliardi di euro correnti nel 1997, prima dell’arrivo della moneta unica e dell’euroconvergenza (una quota retail pari al 35% su 2.000 miliardi delle vecchie lire).
Il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato in euro (2.600 miliardi viaggiano a rendimenti negativi nell’eurozona, di cui 318 miliardi italiani) ha innescato tuttavia un processo virtuoso, allontanando il risparmio dalla logica del fai-da-te caratterizzata da scarsa cultura finanziaria, mancanza di diversificazione e costellata da scandali come quello dei Tango-bond e delle obbligazioni subordinate bancarie. Le famiglie preferiscono affidarsi ora ai professionisti, agli investitori istituzionali quindi fondi comuni, fondi pensione, compagnie di assicurazione, gestori patrimoniali e family officers (questi ultimi per accendere un faro sulle commissioni spesso nascoste e molto elevate). Il patrimonio in gestione presso i fondi è esploso negli ultimi anni, da un punto minimo toccato a 820 miliardi nel 2008 agli attuali 1.800 miliardi. Nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca d’Italia rileva che la quota di titoli di Stato è passata dal 7,3% sul totale investito dalle famiglie nel 2008 al 5,6% nel 2012 per calare al 3,1% nel 2015 (e tendenzialmente sarà ancora più basso nel 2016).
Il titolo di Stato però esce dalla porta principale del risparmio per rientrare dalla finestra, dai fondi obbligazionari e bilanciati, dai fondi pensione garantiti. «Negli ultimi anni anche per i fondi pensione si è registrata una tendenza alla riduzione dei tassi garantiti - spiegano alla Covip -. Attualmente i tassi garantiti sono compresi tra lo zero (cioè la restituzione del capitale versato) e il 2%. E comunque, accanto al valore della garanzia vanno considerati i rendimenti effettivi che, per i comparti garantiti, nel 2015 sono stati pari all’ 1,9% nei negoziali, al 0,9% negli aperti e di circa il 2% per la gestione di Ramo I° dei PIP». Con riguardo ai rendimenti delle forme pensionistiche, nonostante l'andamento altalenante dei mercati, nel 2015 gli esperti del settore sottolineano: «i risultati sono stati in media positivi per tutte le tipologie di fondi pensione e rispettivi comparti».
Tenere la liquidità nei depositi in banca non rende nulla e oltre i 100.000 euro si incorre nel rischio del bail-in. In Giappone l’era dei tassi negativi ha fatto lievitare la vendita di casseforti domestiche perchè i risparmiatori temono i tassi negativi sui depositi per la clientela retail. Per ora, in Europa si sono registrati solo casi isolati di tassi negativi sui depositi delle imprese. Cè un buon motivo: i tassi negativi o molto bassi erodono i margini di profitto delle banche. Guido Banti, co-head dell’investment banking di Credit Suisse. Così spiega il fenomeno: «I tassi bassi o negativi insieme al costo del credito - aumentato per la recessione e i tempi di recupero del credito, (per quanto le nuove disposizioni di legge vadano nella giusta direzione) hanno un impatto molto negativo sulla redditività delle banche, che peraltro stanno affrontando con coraggio gli alti costi fissi e il processo di ri-direzione della forza lavoro verso nuovi e più remunerativi mestieri». Secondo Banti, ora il grande focus delle banche «è dedicato alle attività con ricavi commissionali e basso assorbimento di capitale come l’asset management e la banca-assicurazione.La grande banca commerciale ambisce a trasformarsi in banca d’investimento che richiede know-how e una cultura sofisticata di gestione del rischio. In prospettiva le banche andranno anche sul finanziamento delle infrastrutture, dove però ancora una volta le banche dovranno guardare al profilo rischio rendimento».
22 luglio 2016 15:39 - Alessandro Pedone
@GM da legnano
Far scrivere i prospetti informativi da personale della CONSOB sarebbe una proposta interessante...
Come giustamente scrive non risolutiva, per le ragioni che sappiamo, ma un miglioramento interessante.
Ma ci vorrebbe un'altra Consob... ovviamente.
22 luglio 2016 15:36 - Alessandro Pedone
@sandro minacciolo
Il problema è che pagavi la consulenza agli stessi che ti vendevano i prodotti. Questo era il vero problema.
E' vero che la commissione d'ingresso si paga una sola volta, ma non è mica l'unica commissione che si paga! OLTRE alla commissione d'ingresso si pagano commissioni di gestione e di performance (sul qualche ci sarebbe un altro capitolo di inganni da aprire) se, oltre a tutte queste, si chiede ANCHE una commissione di "consulenza", bhé... allora è proprio troppo!
22 luglio 2016 15:32 - Alessandro Pedone
@neru
Mi scuso perché pensavo che l'articolo fosse sufficientemente chiaro. Provo a rimediare qui.
Se versi 100.000 euro nel fondo e la commissione di collocamento è pari al 4%, la società di gestione prende 4.000 euro dei tuoi soldi che versi e li da alla struttura commerciale che ti ha venduto il fondo.
Poi scrive a bilancio un risconto attivo pari a 4.000 euro che stornerà con una piccolissima commissione giornaliera.
Il trucco contabile non sposta mai soldi veri.
E' solo un "legittimo" trucco contabile.
La società di gestione investirà 96.000 euro dei 100.000 che hai versato, ma quando vedi il valore della quota iniziale, il tuo investimento sarà nominalmente pari a 100.000 euro, di cui 96.000 di investimenti finanziari e 4.000 di crediti.
E' più chiaro così?
22 luglio 2016 15:28 - Alessandro Pedone
@DelmoDan
Passi nella direzione di una semplificazione dei prospetti informativi si stanno facendo. Il punto è che una fetta considerevole di popolazione è, di fatto, un "analfabeta funzionale". In parte non si ritiene (in parte più piccola non lo è proprio) in grado di capire una pagina scritta minimamente tecnica, ma proprio minimamente. Stiamo parlando di gente che non capisce ad esempio il concetto di percentuale. O che difficilmente sa fare una somma. Il così detto KIID, ad esempio rinchiude in poche pagine informazioni essenziali, ma non è servito quasi a nulla.
Per quanto riguarda la scelta delle persone di cui fidarsi, un elemento fondamentale dovrebbe essere il fatto che sia VERAMENTE indipendente, nel senso che sia pagato esclusivamente dal cliente e non da quelli che vendono i prodotti finanziari.
22 luglio 2016 11:32 - gm da legnano
Semplicemente: sarebbe sufficiente che uno stato, una magistratura, una consob, non fossero corrotti e collusi con i rapinatori legalizzati e imponessero che i famigerati prospetti “informativi” non venissero scritti dagli stessi rapinatori attraverso i loro prezzolati esperti , loro legali, loro matematici finanziari con vocaboli e termini truffaldini da loro definiti “tecnici”.
Chi li dovrebbe redigere? Gli stessi loro tecnici della comunicazione che sono così bravi a convincerci che i loro committenti sono tanto “bravi”, "buoni",“onesti”, “affidabili”, “sicuri", cristallini". Andrebbero imposti vocaboli semplici, comprensibili a tutti con head lines chiare e brevi. Sono convinto che per illustrare un prodotto finanziario non siano necessari paginoni fitti fitti e incomprensibili ma siano sufficienti poche parole precedute da scritte a caratteri cubitali: LA FINANZA UCCIDE, come le sigarette, COMPRA SOLO QUEL CHE CAPISCI, NON FIDARTI DEGLI AMICI: CONTROLLA! INFORMATI! STUDIA !
Con tutto ciò resterebbe comunque alla mercé dei furboni un abbondante parco buoi, asini, polli da scuoiare vivi e contenti, come gli irriducibili fumatori. Questi , non riusciranno mai a capire che “ la banca NON è costruita attorno a te” ma attorno al tuo “family” banchiere come dimostra lui stesso in televisione quando traccia un cerchio magico sulla sabbia ATTORNO A SE STESSO!!
Il bello è che sia quel banchiere sia i suoi pubblicitari da anni insistono imperterriti nel presentare un messaggio viziato da un clamoroso lapsus autodenunciante, degno di essere ricordato nei secoli dei secoli da tutte le scuole di psicologia del mondo intero.
Tra l'altro, lo stesso banchiere, indefesso, dice che il suo utile deriva per quasi il 75% da commissioni di "performans", ma chi sa cosa c.... sono?, Dove sta scritto? Come sta scritto? Lo stato, la magistratura, la consob ritengono che le informazioni desumibili dai documenti obbligatori da loro approvati siano trasparenti e comprensibili dal normale investitore ? !
Chi è il responsabile a cui chiedere i danni per essere indotto a fare il fesso?
Ma così va l' italia sempre più italietta !!
Un asino che cerca di capire.
22 luglio 2016 11:31 - giorgio canella
senza contare le vendite prima che sia finito il "tunnel" e la sostituzione con altro prodotto "a tunnel",,,senza parlare dei fondi "a cedola", altro specchietto per le allodole
21 luglio 2016 18:05 - sandro minacciolo
e che dire delle banche, fra cui anche la mia (CREDEM), da cui sono fuggito dopo vari anni, che applicano la consulenza finanziaria obbligatoria sul capitale loro affidato e, tale consulenza, al pari del fisco, viene applicata sul valore dei titoli anche quando sono in perdita. Se ho investito 100 e il valore attuale è 90, la commissione di consulenza viene appunto applicata su 90. Almeno la commissione d'ingresso si paga una volta sola, la consulenza invece si paga sempre. Definirla una cosa infame, mi sembra riduttivo
21 luglio 2016 15:22 - neru
Scusa Pedone, ma credo che la spiegazione per i non addetti ai lavori rimanga un po' nebulosa. Occorrerebbe, a mio modesto avviso, un esempio numerico concreto per una esaustiva comprensione. La questione è molto più importante di quanto si possa immaginare perchè qui siamo in presenza di raggiri che non sono giustificabili solo perchè nei prospetti informativi vengono chiaramente descritti. Raggiri sono e raggiri rimangono.
21 luglio 2016 13:04 - DelmoDan
i commenti che mi hanno preceduto toccano i due punti cruciali. 1. sebbene internet abbia abbattuto significativamente le barriere informative in molti campi, resta la naturale ignoranza (nel senso di non conoscenza, poichè fa un altro lavoro) del consumatore/investitore; ed è farisaico scrivere pagine di prospetti quando è comprovato che "less is more", ovvero poche cose ma chiare che il cliente è invogliato a leggere/visualizzare ed è in grado di comprendere. 2. visto che conti deposito, appartamenti da affittare e materassi vari non sono una opzione, così come il fai-da-te, resta la domanda: cosa fare? e qui entra in gioco la questione fondamentale della DELEGA, ovverosia la SCELTA di CHI scegliere per affidare i propri risparmi/investimenti, e di QUANTO ma soprattutto COME retribuirlo in modo che faccia (anche, soprattutto, se non solo) i miei interessi. Dal 2017 con MIFID II le regole cambieranno, ma il pubblico deve essere pronto ad approfittarne, informandosi, chiedendo, confrontando, dibattendo. Altrimenti, sarà una ulteriore inutile aggiunta di carta da firmare...
21 luglio 2016 5:58 - lucillafiaccola1796
ormai le galline dovebbero sapere che se vogliono campare, devonon stare lontane dalla volpe. Il punto rimane: dove metto i miei sudati risparmi prodotti col sudore della Fronte Superiore, non di quella sotto posta? Il rischio di metterli nel materasso o in conto corrente è diventato lo stesso. La banca è una cassaforte che oltre venire lautamente ricompensata, ti ruba il contenuto. Direttore d'orchestra UE sotto U$ i$ Ra El.
20 luglio 2016 15:05 - savpg8801
Il secondo periodo dell'ultimo comma è l'inizio della verità.
Questa frase sta alla finanza come le etichette stanno ai consumi.
Più si etichetta e meno il consumatore(investitore nel caso specifico) ci capisce. E lo si evince dal fatto che il legale e imposto prospetto informativo(quelle trenta cinquanta pagine di cirillica informazione) ma è come spiegare, in pochi minuti, il carcinoma xyz in trenta pagine di finlandese a un podista somalo degli altipiani, senza, per carità, nulla togliergli sulla sua educazione e dignità.
Le provvigioni, di qualsiasi forma, se rappresentassero la "giusta mercede" sarebbero ben tollerate perchè definirebbero il profitto del gestore. Nessuna impresa parte senza ipotizzare un profitto. Giusto compenso (ma resta da stabilirne il grado) e non speculativo e truffaldino.
  COMMENTI
  (Da 1 a 13 di 13)