Gentile Federico6198, grazie per il suo apprezzamento
innanzitutto. Sono contento che gli articoli di questo sito
le siano utili. Aggiungo alcune osservazioni sul servizio di
consulenza. La consulenza finanziaria, come lei giustamente
nota, ha un costo, così come ogni servizio del quale
usufruiamo. Siamo invece abituati a considerarla gratuita
perché i consigli di investimento che gli italiani ricevono
sono retribuiti in modo non trasparente, attraverso i costi
di gestione dei prodotti acquistati. Il risparmiatore che
compra fondi di investimento o altri prodotti finanziari
paga un costo che non vede. Quando riceviamo l'estratto
conto di una posizione in prodotti finanziari non vediamo
alcun addebito per i costi che stiamo pagando e non lo
vediamo perché in effetti non è riportato.
Questo è il grande equivoco su cui si basa l'industria del
risparmio gestito in Italia. Non è strano pagare un
servizio, neanche eventualmente pagare un prezzo elevato, lo
strano è non sapere quanto si paga. Peggio ancora: se so
quanto pago, a fronte di un prezzo più elevato pretendo di
ricevere una qualità (del prodotto o del servizio)
migliore. Invece oggi i risparmiatori italiani pagano
spesso, sui propri investimenti, costi più elevati a fronte
non di un servizio migliore, ma di prodotti più complessi,
rischiosi o comunque non adatti ai loro bisogni, che sono
stati loro consigliati proprio in virtù del loro maggior
costo e non per altri motivi.
Troviamo naturale pagare quando riceviamo un servizio di
qualsiasi tipo, ma ci viene invece il dubbio se valga la
pena spendere per una questione così importante quale la
gestione dei nostri risparmi. Lo trovo abbastanza
significativo.
Gentile Savpg8801, la sua opinione è rispettabilissima, ne
prendo atto, ma non saprei come rispondere. Lei pensa che
tutto sia solo speculazione e quindi sia una grande
ingenuità cercare di parlare di investimenti in modo serio.
Non discuto dell'esistenza della speculazione ma
sull'ingenuità di chi tratta dell'argomento. Se accetto la
sua posizione, penso che lo stesso dovrebbe necessariamente
applicarsi a molti a altri argomenti. Dei quali quindi
sarebbe inutile cercare di parlare. Anche questa può essere
un'opinione, ma non mi sembra un presupposto per grandi
progressi o anche solo per cercare di difenderci da ciò che
accade intorno a noi.
5 dicembre 2016 15:18 - savpg8801
Mi vien da piangere,se sapessi farlo, invece rido sentendo
che c'è ancora gente che parla seriamente del sistema
finanziario, banche, borse, mercati, ecc.
Qui dicono:..." L'Autore è impegnato a promuovere in
Italia iniziative politiche basate sulla finanza ed economia
comportamentali. Sta preparando un nuovo libro ("Psycho
Finance"), che vuole fornire strategie di asset allocation
efficienti da un punto di vista comportamentale."...
Ma siamo matti?, ancora gente che vuol far credere che tutto
il sistema sia sano e legato ad andamenti fondamentali?
Ingenuità da NOBEL.
Se poi dichiarassero che sono barzellette fantascientifiche,
bahhh allora imparerò almeno a piangere.
Basterebbe osservare anche solo un giorno come oggi, post
risultati referendari, per capire che tutto sia in mano alla
speculazione. Sembra il caos. Di ora in ora prima giù, poi
su, poi giù ancora, poi su, poi..idem eadem idem.
Effetto Draghi, effetto Renzi, effetto Lepen evoca qualcosa
di fallico, effetto banche, effetto pentastallati(ci),
effetto Salvini e Meloni, effetto si, no, no, si, asino,
effetto populismo o no-populismo, effetto Trumpet, effetto
brezit, italexit, Austriexit-no ingoing, effetto porcellum,
effetto bce, efetto europa, effetto bce, effetto
vaffanchiul...
Noooo, il vero effetto è la spe-cul-azione!
5 dicembre 2016 15:02 - federico6198
Dott : Corrado festa,trovo il suo articolo molto
interessante e sicuramente mi comprerò questo libro,da
quello che ho capito frequentando questo sito ed applicano i
concetti espressi nei vari articoli che si sono susseguiti
negli anni alla finanza personale,ho capito che l'aspetto
cognitivo e comportamentale è fondamentale visto che da
quello che ho capito che per la maggioranza dei piccoli
risparmiatori l'aspetto cognitivo e comportamentale viene
completamente ignorato (non essendo una materia conosciuta e
sicuramente la parte più complicata da capire ed
applicare)soffermandosi sull'aspetto puramente tecnico per
il quale c'è tanta confusione ed ignoranza e che la
maggioranza dei piccoli risparmiatori ritiene che sia
complicatissimo da capire quando in realtà è solo un
problema di metodo e non di capacità,luoghi comuni
distorsioni cognitive,limaptto mediatico quotidiano ed il
rifiuto di affrontare l'argomento ritendo a torto che per
investire ed avere buoni risultati bisogna avere delle
capacità straordinarie . Dopo aver letto da anni questi
articoli espressi in pillole sono riuscito a raggiungere
quella consapevolezza che mi permette di prendere decisioni
finanziarie autonomamente,ma per arrivarci ho dovuto leggere
i vari articoli sperimentando sul campo,ed anche
sbagliando,ma con gli anni ho acquisito sempre più
esperienza e consapevolezza,che mi hanno permesso di ridurre
sempre di più gli errori e migliorare la rendita del mio
portafoglio,non credo sia una cosa complicata da capire ma
ritengo sia complicata da applicare ai piccoli risparmiatori
a causa dell'assimetria informativa che c'è fra chi detiene
più capitali e chi non non ha massimo scolari scrisse così
:La consulenza finanziaria, soprattutto se prestata secondo
modalità di indipendenza e di oggettività, può
contribuire a ridurre i costi sopportati dal cliente e
l’asimmetria informativa. In un certo senso si potrebbe
affermare che la domanda di consulenza dovrebbe essere
maggiore proprio da parte della clientela meno informata e
meno finanziariamente evoluta. Infatti questi risparmiatori,
sprovvisti del bagaglio e delle informazioni di base,
consumano più tempo e risorse per informarsi e decidere i
propri investimenti.
Non è così invece. Numerose ricerche hanno dimostrato che
il servizio di consulenza risulta maggiormente apprezzato
dalla clientela evoluta e con una decente preparazione ed
esperienza in materia finanziaria. Alcuni sostengono che
questa correlazione è dovuta al fatto che la clientela
maggiormente istruita normalmente detiene più capitali e
guadagna redditi maggiori. Ed è per questo che chiede più
facilmente un servizio di consulenza.
In ogni caso la consulenza ha un costo, dato dal tempo
necessario al consulente per analizzare la pianificazione
finanziaria del cliente, i suoi obiettivi, la propensione al
rischio ecc. e per formulare raccomandazioni di investimento
adeguate ai bisogni e alle caratteristiche del cliente. Se
questo costo supera l’onere che il cliente deve sopportare
per informarsi e decidere da solo, evidentemente la
consulenza non potrà svilupparsi presso la clientela
retail.
2 dicembre 2016 18:33 - lucillafiaccola1796
voglio vedere se i terroristi tipo financial times ed
economist avranno il coraggio di far fallire le 8 [4 più 4
uguale quarantacacchio] banche italiane tramite il "default"
di MPS ! Altro che Brexit, altro che ha vinto Trump! Altro
che ora in Francia vincerà Marine Lepen! Altro che rendux
sta abbarbicato come la gramigna anche se vince il
NOOOOOOOOO smentendo renzy o' nocchio
I Sorci Rossi!
Intanto....libero...il primo dicembre 2016:
http://www.piovegovernoladro.info/2016/12/01 Fonte
http://www.liberoquotidiano.it
Banca MPS -99,7%; Unicredit -97%; Banco Popolare -96%;
Popolare di Milano -92%; Ubi Banca -88%; Pop Emilia Romagna
-77%; Intesa San Paolo -61%; Mediobanca -59% e mi fermo qui,
questo è il necrologio del sistema finanziario italiano
relativo agli ultimi 9 anni di Piazza Affari.
Ora vi chiedo, serviva l’avvertimento del Financial Times
per farci comprendere quanto sia grave e pericoloso il
sistema bancario italiano? Secondo l’autorevole quotidiano
finanziario, sarà l’esito del referendum a decidere le
sorti dei nostri risparmi, il Sì porterà gloria, il No
tragedia.
Quello che è stato omesso, o si sono dimenticati di
ricordare è che il problema che si porta dietro il sistema
bancario italiano ha origine molto prima dell’annuncio
referendario, molto prima anche dell’avvento di Renzi.
Si deve tornare al 2007, al picco della bolla subprime e
titoli tossici, all’epoca dello scoppio della bolla
finanziaria, alla successiva recessione, alla debolezza
economica che unica l’Italia tra i grandi paesi, a non
aver recuperato e che per gran parte ha pesato sui bilanci
della banche anche attraverso gli arcinoti NPL, i crediti
deteriorati e ancora difficilmente recuperabili.
Dal 2007 in poi è stato un profluvio di vendite
indiscriminate, un incendio mai domato sul risparmio
italiano, quotazioni a picco e aumenti di capitale gettati
in un pozzo senza fondo, investimenti persi per sempre.
9 anni che hanno quasi azzerato i capitali, oltre che aver
abbattuto il morale dei piccoli risparmiatori. Dopo questo
flagello di numeri, siamo ancora convinti che sia veramente
il referendum la causa di una grave crisi per l’Italia o
il grimaldello per l’uscita dalla crisi?
Evidentemente stiamo guardando il problema e la soluzione
sbagliata. Prima del referendum è il successo o il
fallimento dell’aumento di capitale di Mps a fare ago
della bilancia.
Sul caso tra rassegnazione e rabbia, sono in molti a essere
pessimisti, soprattutto dopo l’operazione di
raggruppamento (100 azioni vecchia per una nuova ovviamente
a prezzo proporzionato) che fa pensare a nuove diluizioni di
valore. Il passato insegna, più volte il titolo è stato
artificialmente alzato di valore prima dei precedenti
aumenti di capitale, e tutte le volte il titolo si è
successivamente sgonfiato per tornare ai valori zero virgola
che conosciamo.
Ma questa volta, il finale potrebbe essere diverso. Potrebbe
essere diverso perché le intenzioni di investimento ci
sono, intenzioni che arrivano da soggetti importanti come
Generali e Fondo Sovrano del Qatar che non hanno come
priorità la perdita di denaro, ma il guadagno.
Il 2016 è un anno bastardo, nel senso che ha una doppia
razza e difficilmente prevedibile. I singoli casi lo
insegnano, tutte le volte una possibile cattiva notizia,
dalla Brexit a Trump ha avuto un esito opposto, anzi, si è
dimostrata a posteriori un’occasione di acquisto.
L’ultimo caso è di ieri, prima della riunione OPEC,
quando un ristretto gruppo di grandi operatori di Wall
Street, aveva dato all’esito OPEC un’importanza vitale.
Senza esagerare con il giudizio, tale a tanta era attenzione
e tensione sull’evento, che da quell’esito il mercato si
attendeva semplicemente tutto, e per tutto intendo direzione
futura.
Le attese erano di massima negatività, tanto che le
proiezioni erano di crollo del petrolio a 20$ e conseguente
inizio della discesa dei mercati. Come ben sappiamo,
fortunatamente, le cose sono andate diversamente, e Wall
Street, con la sua “OLD ECONOMY” continua a volare.
Titoli petroliferi e banche a Wall Street godono. Toccherà
finalmente anche all’Italia? Dipende dal Sì o dal No, ma
sull’aumento MPS e non sul referendum.