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19 ottobre 2017 20:23 - mauro2048
Era il 2008, e l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi stava per vendere Alitalia ad Air France per la fantasmagorica cifra di 1,7 miliardi. Un vero pacco che i francesi, non si sa come, erano pronti ad accollarsi. Peccato che il governo Prodi cadde a un passo dalla firma, e il suo successore Berlusconi, al grido di «non possiamo perdere la nostra compagnia di bandiera», si inventò il masochistico capolavoro della cordata di patrioti pronti a salvare l’azienda.
Berlusconi è il responsabile dal 2008 di una ulteriore montagna di debiti di Alitalia, lo stato Italiano lo dovrebbe portare in tribunale per fare pagare a lui tutti i soldi spesi.
17 ottobre 2017 12:58 - pfui!
Gli interventi dello Stato per salvare Alitalia possono piacere o no.

Ad oggi, il modello che "ci" siamo dati è quello delle regole europee (da Maastricht in poi) sulla libera concorrenza e sulla limitazione degli aiuti di Stato.

Però, però, però...

Lufthansa, da un lato ha chiesto l'estensione a
Etihad del divieto di aiuti di Stato per l'acquisto di quote Alitalia in quanto si tratterebbe di un soggetto di proprietà pubblica; dall'altro, la Commissaria europea per la concorrenza "non ha niente da dire" sull'affare Air Berlin -
Lufthansa, che di fatto limiterà la concorrenza di Ethiad.

Allora: quanto agli aiuti di Stato, sono 27 anni che la Germania beneficia della deroga al divieto per gli interventi volti ai lander orientali.

Quanto alla limitazione concorrenza, la compagnia dell'Est Interflug fu oggetto di offerte di acquisto da parte di British Airways, di Air Lingus, di Cathay Pacific. Ma la Interflug fu lasciata fallire e a Lufthansa fu concesso di diventare monopolista sulla ex DDR rilevando tutte "le partecipazioni e i diritti di partenza e atterraggio di Interflug A COSTO ZERO". Anche quella volta, la Commissione Europea non batté ciglio.

Gregory Alegi, docente di gestione delle compagnie aeree alla Luiss Business School, sostiene che da 25 anni in Europa ci si muove verso tre poli aeronautici (Lufthansa, Air France e British Airways), più due “low cost”, (Ryanair e EasyJet). Etihad entrando in Alitalia e in Air Berlin ha provato a rompere lo schema, ma non ci è riuscita.

Resta il dubbio, dice Alegi, che «qualcuno ora assista soddisfatto alla dimostrazione che nell’Ue nuovi concorrenti nel trasporto aereo non riescono a entrare, e che questo si volesse dimostrare fin dall’inizio».

Quel "qualcuno" oggi parla tedesco.
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