Era il 2008, e l’allora presidente del Consiglio Romano
Prodi stava per vendere Alitalia ad Air France per la
fantasmagorica cifra di 1,7 miliardi. Un vero pacco che i
francesi, non si sa come, erano pronti ad accollarsi.
Peccato che il governo Prodi cadde a un passo dalla firma, e
il suo successore Berlusconi, al grido di «non possiamo
perdere la nostra compagnia di bandiera», si inventò il
masochistico capolavoro della cordata di patrioti pronti a
salvare l’azienda.
Berlusconi è il responsabile dal 2008 di una ulteriore
montagna di debiti di Alitalia, lo stato Italiano lo
dovrebbe portare in tribunale per fare pagare a lui tutti i
soldi spesi.
17 ottobre 2017 12:58 - pfui!
Gli interventi dello Stato per salvare Alitalia possono
piacere o no.
Ad oggi, il modello che "ci" siamo dati è quello delle
regole europee (da Maastricht in poi) sulla libera
concorrenza e sulla limitazione degli aiuti di Stato.
Però, però, però...
Lufthansa, da un lato ha chiesto l'estensione a
Etihad del divieto di aiuti di Stato per l'acquisto di quote
Alitalia in quanto si tratterebbe di un soggetto di
proprietà pubblica; dall'altro, la Commissaria europea per
la concorrenza "non ha niente da dire" sull'affare Air
Berlin -
Lufthansa, che di fatto limiterà la concorrenza di
Ethiad.
Allora: quanto agli aiuti di Stato, sono 27 anni che la
Germania beneficia della deroga al divieto per gli
interventi volti ai lander orientali.
Quanto alla limitazione concorrenza, la compagnia dell'Est
Interflug fu oggetto di offerte di acquisto da parte di
British Airways, di Air Lingus, di Cathay Pacific. Ma la
Interflug fu lasciata fallire e a Lufthansa fu concesso di
diventare monopolista sulla ex DDR rilevando tutte "le
partecipazioni e i diritti di partenza e atterraggio di
Interflug A COSTO ZERO". Anche quella volta, la Commissione
Europea non batté ciglio.
Gregory Alegi, docente di gestione delle compagnie aeree
alla Luiss Business School, sostiene che da 25 anni in
Europa ci si muove verso tre poli aeronautici (Lufthansa,
Air France e British Airways), più due “low cost”,
(Ryanair e EasyJet). Etihad entrando in Alitalia e in Air
Berlin ha provato a rompere lo schema, ma non ci è
riuscita.
Resta il dubbio, dice Alegi, che «qualcuno ora assista
soddisfatto alla dimostrazione che nell’Ue nuovi
concorrenti nel trasporto aereo non riescono a entrare, e
che questo si volesse dimostrare fin dall’inizio».