e quindi?....per l'appunto! se una cosa si vuole che serva
la si obbliga ad essere servizievole anche se non lo è. A
cosa serve un articolo se non risponde in tutto o in parte a
verità? A cosa serve spendere soldi per costruire un pezzo
di autostrada che non servirà mai in futuro a causa di
scelte di amministratori incapaci se non proprio farabutti?
A cosa serve un "bugiardino" se non ad informarti di cose
incomprensibili e che nessuno riuscirà mai a leggere? Solo
gli addetti ai lavori potrebbero capirci qualcosa (non far
finta) ma le cose essi le sanno già! A cosa serve andare
dal verduraio e leggere su cinque casse di pomodori che
provengono dall'Albania, scritto a pennarello (già se fosse
stampato con caratteri Garamond grassetto e a bei colori ne
saremmo più attirati) e poi legittimamente sospettare che
ci abbiano messo altre provenienze-come spesso si fa)? A
cosa serve andare dal macellaio e farsi tagliare una lombata
e poi non avere la certezza della provenienza della bestia?
Il macellaio ti dirà sempre che viene dall'Italia (ora che
va di moda fino a prossima mucca pazza) o si è abbeverata
alle nostre fonti "purissime".
A che mi serve leggere tutte quelle caratteristiche
organolettiche nutrizionali di una scatola di tonno che
nessuno(neppure la famosa etichetta) mi garantirà che
proviene dall'Italia(con tonni venduti al Giappone) pescati
in un Tirreno pieno di plastica, piombo, mercurio ed altre
amenità?
Si pretende proprio che si debba fare la faccia ammirati e
a bocca aperta attoniti come spesso fanno vedere negli spot
pubblicitari, allorchè si passi la giornata a leggere
etichette, papiri, cartellini e poi andare a sentenziare in
giro o sui social che quel prodotto ""è"" buono e fa bene
solo perchè italico o perchè ha poco colesterolo(italiano
mi raccomando). Ma quale etichettaro dirà mai qualcosa che
contrasta con le mode o le regole salutistiche tempo per
tempo di moda, ancorchè in parte vere?
No, caro Donvito, mettiamo pure quante etichette vogliamo,
tanto per riempire lo spazio disponibile, ma non creiamo una
industria ad hoc voluta da produttori(speriamo onesti), da
associazioni di parte, da governanti italici o comunitari
poco importa, ma che se ne ammetta la reale inutilità.
Ciò farebbe loro più onore ed aumenterebbe la credibilità
di quanti , per amore o per forza, ci vogliono rendere
sapienti creduloni ed anche per tanti altri motivi; non da
ultimo tutti i soldi spesi allo scopo e, ripeto, non solo
inutilmente spesi ma anche in modo dannoso perchè
fuorviante nel risultato! Come, ad esempio in guisa
sineddotica, l'olio di palma, il calcio che intasa le
arterie, ed altre informazioni modaiole come, adesso, quella
del tricolore.
25 ottobre 2017 8:19 - VDonvito
e quindi? Non mettiamo nessuna etichetta, visto che l'uomo
e' ladro per natura?
24 ottobre 2017 15:10 - savpg8801
Solo gli italiani sono angeli e tutti, in tutto il resto del
mondo, diavoli. Si intende in campo alimentare.
Un/centocinquantesimo della popolazione mondiale è bravo e
onesto a preparare pummarole con tanto di abilitazione
etichettifera doc, dop, stradoc, ecc. e tutti gli altri sono
canaglie miranti alla nostra salute.
L'etichetta multi informativa ci abilita ad essere i
migliori produttori e preparatori. Altrimenti che senso
avrebbero le etichette così informatrici se il tubetto di
conserva non avesse lo scopo di essere venduto, se italiano
tutto, solo esso e tutti gli altri no?
Potenza della pubblicità per i nostri produttori locali e
onesti.
Ma se ciò non fosse o non lo fosse appieno? Cosa
succederebbe se triturato in quella anonima pasta che è la
conserva, o anche il pelato in mezzo a tanti, provenisse da
Israele o dalla Cina o da altri ignobili e criminali
produttori? Cosa avverrebbe se qualche ricercatore ribelle
e non patriota trovasse un pomino spagnolo o in una pizzeria
un bidone di passata anonima o anche etichettato, ma
riempito fraudolentemente con altro miscuglio dalle origini
ignote? In fondo si fa già con tutto. In merceologia
esistono da sempre le frodi alimentari, le sofisticazioni, i
falsi, le merci avariate, gli ignoti pastoni, ed anche le
merci di provenienza dubbia e incognita.
Il vecchio adagio che recita: l'abito non fa il monaco,
interpretato nel giusto senso, si traduce in: l'etichetta
non fa il prodotto.
Quindi inutile, dannosa, fuorviante, tendenziosa ancorchè
intraducibile praticamente proprio perchè non verificabile
sperimentalmente; ovviamente inverificabile solo perchè
qualcuno lo abbia scritto sopra. E non solo dal
gusto(oggidì modificabile a piacere) o dal passaparola;
come se solo la provenienza potesse, da sola, stabilirne la
perfezione o la bontà! Prova ne sono tanti prodotti
provenienti da zone italiche inquinate, iregolari,
trattatissime, ecc.. E se qualche laboratorio riuscisse a
identificare la molecola della pommarola cinese in mezzo a
tante altre ignote, come potrebbe reagire?
Certamente il consumatore comune non potrebbe fare altro che
credere e fidarsi ciecamente; ecco perchè non la leggerà
l'etichetta perchè si sentirebbe nel dubbio (magari non
vero) di essere sotto raggiro e farebbe, nel caso opposto
peraltro non rilevabile, un pianto sul latte versato e la
figura del fesso credulone. Meglio, quindi, un prudente
ritiro. Cioè...mangia e stai buono, tanto non saprai mai
cosa hai ingurgitato.
E se, in qualche fortuito modo, si scoprisse che certi
produttori italici o trasformatori del prodotto hanno barato
(complice la eterna ricerca del maggiore profitto) dandoci
il pomino di Pechino al posto di quello di Pachino tanto di
moda, cosa avverrebbe nel mercato del settore, ovviamente
italico? Non osate immaginarlo.
Ricordiamoci che, come un sacco di prodotti farmaceutici
fanno bene solo al farmacista, anche le etichette fanno bene
agli stampatori e alle autorità per fingere di togliersi il
problema.