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25 ottobre 2017 11:39 - savpg8801
e quindi?....per l'appunto! se una cosa si vuole che serva la si obbliga ad essere servizievole anche se non lo è. A cosa serve un articolo se non risponde in tutto o in parte a verità? A cosa serve spendere soldi per costruire un pezzo di autostrada che non servirà mai in futuro a causa di scelte di amministratori incapaci se non proprio farabutti? A cosa serve un "bugiardino" se non ad informarti di cose incomprensibili e che nessuno riuscirà mai a leggere? Solo gli addetti ai lavori potrebbero capirci qualcosa (non far finta) ma le cose essi le sanno già! A cosa serve andare dal verduraio e leggere su cinque casse di pomodori che provengono dall'Albania, scritto a pennarello (già se fosse stampato con caratteri Garamond grassetto e a bei colori ne saremmo più attirati) e poi legittimamente sospettare che ci abbiano messo altre provenienze-come spesso si fa)? A cosa serve andare dal macellaio e farsi tagliare una lombata e poi non avere la certezza della provenienza della bestia? Il macellaio ti dirà sempre che viene dall'Italia (ora che va di moda fino a prossima mucca pazza) o si è abbeverata alle nostre fonti "purissime".
A che mi serve leggere tutte quelle caratteristiche organolettiche nutrizionali di una scatola di tonno che nessuno(neppure la famosa etichetta) mi garantirà che proviene dall'Italia(con tonni venduti al Giappone) pescati in un Tirreno pieno di plastica, piombo, mercurio ed altre amenità?
Si pretende proprio che si debba fare la faccia ammirati e a bocca aperta attoniti come spesso fanno vedere negli spot pubblicitari, allorchè si passi la giornata a leggere etichette, papiri, cartellini e poi andare a sentenziare in giro o sui social che quel prodotto ""è"" buono e fa bene solo perchè italico o perchè ha poco colesterolo(italiano mi raccomando). Ma quale etichettaro dirà mai qualcosa che contrasta con le mode o le regole salutistiche tempo per tempo di moda, ancorchè in parte vere?
No, caro Donvito, mettiamo pure quante etichette vogliamo, tanto per riempire lo spazio disponibile, ma non creiamo una industria ad hoc voluta da produttori(speriamo onesti), da associazioni di parte, da governanti italici o comunitari poco importa, ma che se ne ammetta la reale inutilità. Ciò farebbe loro più onore ed aumenterebbe la credibilità di quanti , per amore o per forza, ci vogliono rendere sapienti creduloni ed anche per tanti altri motivi; non da ultimo tutti i soldi spesi allo scopo e, ripeto, non solo inutilmente spesi ma anche in modo dannoso perchè fuorviante nel risultato! Come, ad esempio in guisa sineddotica, l'olio di palma, il calcio che intasa le arterie, ed altre informazioni modaiole come, adesso, quella del tricolore.
25 ottobre 2017 8:19 - VDonvito
e quindi? Non mettiamo nessuna etichetta, visto che l'uomo e' ladro per natura?
24 ottobre 2017 15:10 - savpg8801
Solo gli italiani sono angeli e tutti, in tutto il resto del mondo, diavoli. Si intende in campo alimentare. Un/centocinquantesimo della popolazione mondiale è bravo e onesto a preparare pummarole con tanto di abilitazione etichettifera doc, dop, stradoc, ecc. e tutti gli altri sono canaglie miranti alla nostra salute.
L'etichetta multi informativa ci abilita ad essere i migliori produttori e preparatori. Altrimenti che senso avrebbero le etichette così informatrici se il tubetto di conserva non avesse lo scopo di essere venduto, se italiano tutto, solo esso e tutti gli altri no?
Potenza della pubblicità per i nostri produttori locali e onesti.
Ma se ciò non fosse o non lo fosse appieno? Cosa succederebbe se triturato in quella anonima pasta che è la conserva, o anche il pelato in mezzo a tanti, provenisse da Israele o dalla Cina o da altri ignobili e criminali produttori? Cosa avverrebbe se qualche ricercatore ribelle e non patriota trovasse un pomino spagnolo o in una pizzeria un bidone di passata anonima o anche etichettato, ma riempito fraudolentemente con altro miscuglio dalle origini ignote? In fondo si fa già con tutto. In merceologia esistono da sempre le frodi alimentari, le sofisticazioni, i falsi, le merci avariate, gli ignoti pastoni, ed anche le merci di provenienza dubbia e incognita.
Il vecchio adagio che recita: l'abito non fa il monaco, interpretato nel giusto senso, si traduce in: l'etichetta non fa il prodotto.
Quindi inutile, dannosa, fuorviante, tendenziosa ancorchè intraducibile praticamente proprio perchè non verificabile sperimentalmente; ovviamente inverificabile solo perchè qualcuno lo abbia scritto sopra. E non solo dal gusto(oggidì modificabile a piacere) o dal passaparola; come se solo la provenienza potesse, da sola, stabilirne la perfezione o la bontà! Prova ne sono tanti prodotti provenienti da zone italiche inquinate, iregolari, trattatissime, ecc.. E se qualche laboratorio riuscisse a identificare la molecola della pommarola cinese in mezzo a tante altre ignote, come potrebbe reagire?
Certamente il consumatore comune non potrebbe fare altro che credere e fidarsi ciecamente; ecco perchè non la leggerà l'etichetta perchè si sentirebbe nel dubbio (magari non vero) di essere sotto raggiro e farebbe, nel caso opposto peraltro non rilevabile, un pianto sul latte versato e la figura del fesso credulone. Meglio, quindi, un prudente ritiro. Cioè...mangia e stai buono, tanto non saprai mai cosa hai ingurgitato.
E se, in qualche fortuito modo, si scoprisse che certi produttori italici o trasformatori del prodotto hanno barato (complice la eterna ricerca del maggiore profitto) dandoci il pomino di Pechino al posto di quello di Pachino tanto di moda, cosa avverrebbe nel mercato del settore, ovviamente italico? Non osate immaginarlo.
Ricordiamoci che, come un sacco di prodotti farmaceutici fanno bene solo al farmacista, anche le etichette fanno bene agli stampatori e alle autorità per fingere di togliersi il problema.
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