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17 dicembre 2017 13:08 - savpg8801
Almeno tre articoli o temi hanno argomenti tipo: Uguali?, Diseguaglianze....,L'aumento delle diseguaglianze...., ecc.
Quando si osservano queste mode (di divulgazione) necessita un pochino commentarle per non stare sempre ad accettare pareri altrui.
Cosa significano allora questi concetti che vedono l'aumento delle diseguaglianze? Osservazione fine a se stessa o verità comprovata di tendenze supposte negative?
In sintesi ti porto a considerare, se di difficile comprensione, un unico aspetto della tendenza: negli ultimi decenni, almeno sei o sette, le politiche, le recriminazioni delle masse, l'enfatizzazione delle libertà, l'invocazione del "piacere" come target della vita di ognuno, l'insinuarsi delle invidie più o meno gestite sindacalmente che portavano il popolo lavoratore all'odio nei confronti dei ""padroni", alla smania di emularne certo benessere ritenuto troppo superiore (vedansi gli atteggiamenti per esempio nei confronti degli Agnelli (FIAT) o di altri imprenditori arricchiti alle spalle degli operai.
Questa, fra altre, è in parte una causa che ha fatto tirare troppo la corda sino a, in molti casi, romperla.
Ricordo in prima persona, gli scioperi selvaggi atti a boicottare aziende e imprenditori. Questi ultimi, spesso costretti a uscire dal mercato in gran parte dovuto a cali di produzione, segno negativo nel conto profitti e perdite, impossibilità di porre rimedio senza partecipazione di fonti esterne (credito, aiuti di Stato, intervento di finanziatori, ecc. -negli ultimi dieci anni, almeno quattrocento imprese sono state rilevate dall'estero e molte altre hanno delocalizzato), hanno chiuso o fallito o cercato mercati del lavoro meno impegnativi. Si perchè il lavoro è ancor la principale voce di un "conto industriale". Anche minime variazioni negative portano a dover fare salti mortali per continuare la produzione.
E sempre a dar la colpa (qualche volta ce l'ha) all'imprenditore.
Morale della favola: meno impresa o impresa sull'osso, meno salari, meno occupazione, contratti non rinnovati,ecc. quindi meno ricchezza.
Meno ricchezza, aumento della diseguaglianza nei confronti di chi le spalle ce le ha proprio ben coperte e in settori non aggredibili da crisi.
Perciò l'utopia della ricerca, spesso sinistroide, della uguaglianza è una chimera. L'istinto di ognuno resta valido perchè ognuno di noi ha un proprio "ego" da accontentare, ma la regola dei grandi numeri parla chiaro.
Quindi, sempre più scontenti e diseguali (ma uguali tra essi facenti parte delle grandi masse) e sempre più abbienza fra i pochi detentori delle ricchezze e dei poteri.
Questa è una prova tendenziale, quasi una baconiana sperimentazione scientifica. Liberi e uguali, ultima denominazione di un partito (non arrivato e c'è già pure la sciocca diatriba dell'"uguali" maschile contro le "ugualesse" femminile) è una determinazione anche un po' goffa di raccogliere voti e per mandare su capetti e leaderucoli. Ecco che ci arriviamo: si ritornerà alle condizioni che ho precedentemente esposte, cioè al passato. I tentativi sinistri e di ribellione e rivoluzione, hanno storicamente evidenziato un fallimento, cioè quello di ugualitarismo a livelli di benessere per tutti. Ma questo andrà a rovinare tutti. L'equazione: egualitarismo = popolo + soldi è irrisolvibile.
17 dicembre 2017 1:04 - NN1999
Non si capisce che vuoi dire.
16 dicembre 2017 22:03 - savpg8801
I ricchi muovono le cose, l'economia, la finanza, la crescita tanto evocata. I poveri non muovono nulla.
Se vi aspettate sempre più progresso e crescita, non dividetevi le risorse dei ricchi diventando tutti uguali.Prima di tutto non vi toccherà granchè a testa. Secondo nessuno farà impresa, investimenti, produzione e grande consumo.
Il mondo ormai è fatto così. La naturale sequenza delle cose vedrà sempre più aumentare i meno abbienti. E i meno abbienti non potranno assumersi rischio d'impresa. Meno imprese, meno consumi, meno circolazione di beni e servizi.
Le grandi opere della civiltà non le hanno fatte i poveri o i medi, ma i ricchi e potenti.
Le meraviglie costruite dall'umanità sono state pagate o forzate dai grandi. Imperatori, re, dittatori, detentori di potere di ogni genere. Anche sfruttando la vita dei poveri.
Se non avessimo patrimoni dell'umanità da vantare e produrre ulteriore ricchezza, patrimoni di opere immani e d'ingegno, di costruzioni e di derivazione intellettuale, il mondo sarebbe piatto culturalmente e appena vivibile come una savana pericolosa ed inospitale.
Uguali tutti è sempre stato sbagliato e sempre lo sarà. Il rifiuto della propria sorte è frutto dell'invidia.
Potrebbero tutti creare imprese di cui al mondo tutti invidiano? Sicuramente no e neppure per mancanza di soldi, ma spesso per incapacità.
Ammiriamo le opere dei faraoni egizi, delle opere degli imperatori romani o delle moderne grandi imprese. Ma tutto ciò è avvenuto non da parte della massa dei popoli, neppure dalle congreghe, dai collettivi, dalle cooperative (semmai hanno creato dei temporanei e pseudo illusori mondi di lavoro, ma che sono destinati all'implosione) oppure da singoli poveri cittadini e popolani.
L'uguaglianza non potrà mai funzionare. E neppure la libertà perchè questo concetto sarebbe vero se fosse totale, cioè fare tutto ciò che si vuole. Ma questo non sarà mai possibile.
16 dicembre 2017 18:54 - NN1999
I soldi servono, ti fai fare una bella bara d'oro. O puoi farti congelare nella speranza di essere 'resuscitato' un giorno. CHe coglioni...
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