Chissà perché non si rivolgono ad ADUC, denunciando la
mancanza, o la fumosità del "Diritto di Recesso"
dall'Unione!
3 giugno 2018 13:34 - federico6198
Brexit e uscita dall’Unione europea? Gli inglesi adesso
vogliono ripensarci
Ci son almeno due, corpose, nubi, che si addensano nel cielo
di chi sogna un Regno Unito lontano dall’Europa e che
potrebbero rendere la faccenda più complicata e meno
scontata di quanto già non sia. La prima è costituita
dall’ipotesi, sempre più probabile di un nuovo
referendum. Anche se poche settimane fa la premier Theresa
May ha detto di escludere un secondo referendum su Brexit,
l’ipotesi sembra farsi strada tra il popolo
britannico.Secondo un sondaggio pubblicato dal Guardian, la
maggioranza (58%) degli inglesi potrebbe volersi esprimere
sul ‘deal’ una volta che questo sarà completato, ossia
sugli accordi concreti (e non sulle ipotesi teoriche della
scorsa campagna per il leave) tra Europa e Gran Bretagna. La
cosa interessante, nota il quotidiano britannico, comunque,
è che a desiderare un secondo voto non sono solo gli
irriducibili del ‘remain’ (‘rimanere’ nell’Unione
Europea) in cerca di rivincita e riscatto, ma anche più di
un quarto degli elettori del ‘leave’ (‘uscire).
L’esito di un secondo voto, almeno stando al sondaggio,
premierebbe, seppur con un margine minimo (51 a 48, lo
stesso a parti invertite della vittoria del leave) il
remain.
Ma non c’è solo l’ipotesi di un secondo voto-ribaltone
a spaventare i transfughi dall’Unione. C’è anche, molto
più concreta, l’ipotesi che i tempi per le trattative si
allunghino e che le discussioni si complichino. Sono due le
notizie, in tal senso: la prima, pubblicata da Business
Insider UK, è la dichiarazione dell’ex diplomatico Usa e
autore dell’accordo Nafta (USA, Messico e Canada) Charles
Ries convinto, del fatto che “la parte più difficile dei
negoziati deve ancora venire e che l’articolo 50 è stato
invocato troppo presto”.Dello stesso avviso sembrano
essere, come se non bastasse, i negoziatori inglesi che
stanno considerando la possibilità di chiedere all’Ue un
periodo di transizione più lungo rispetto a quello che
hanno offerto, convinti che quello accordato (ossia entro il
2019) sia troppo breve per preparare il paese all’uscita.
L’ipotesi sul tavolo è che si allunghino le trattative
oltre l’inizio del 2021, mandando all’aria buona parte
dell’urgenza richiesta dai sostenitori del ‘leave’ e
soprattutto aprendo il campo a mille variabili e colpi di
scena, in una vicenda che, fin dalla sua nascita, ne è
stata ricca.