Ovvero ci vorrebbe una patente per votare come per guidare
un automobile ?
26 settembre 2018 14:21 - savpg8801
Leggendo e tentando di imparare dalla Storia, sicuramente
documentata o dedotta da lasciti scritti o tramandati in
altri modi, si cerca di mettere in pratica un dedicato
desiderio: favorire le cose buone, fatte bene, vantaggiose,
scevre da errori, fruibili da tutti indistintamente e, per
quanto possibile, accettate da tutti.
Questo è il princìpio informatore della politica, almeno
intesa secondo il suo etimo ed anche secondo il suo più
nobile scopo.
Cioè prendersi cura del cittadino (ma in senso lato di
tutti gli appartenenti alla progenie umana) in qualsiasi
luogo abiti o da cui derivi.
Più semplicemente ottemperando ad una caratteristica
derivante dalla individualità, ma estesa alla
collettività, favorire le richieste e il benessere della
gente.
Stare male non interessa e non ha mai interessato nessuno
dai tempi dei tempi.
Il grande problema è trovare il modo di riuscirvi e per
farlo bisogna trovare chi lo faccia.
Chiunque sa che in ogni situazione della propria esistenza,
mettersi a discutere, a programmare, a realizzare qualsiasi
cosa, più persone sono coinvolte e meno si decide. Uno
solo, per sè decide sempre bene o male ed è, ovviamente,
considerato un modo egoistico allorchè la sua decisione
implichi passivamente anche altri; questi altri non
accetteranno mai bene, magari anche solo per reazione e
naturale ribellione, le cose decise o realizzate da
costui.
Si sono, perciò, inventati i compromessi.
In assenza di cose migliori, questo sistema va bene subito
per calmare gli animi, ma risulta sempre negativo in seguito
perchè non porta mai a soluzioni definitive.
Se due(insieme) vogliono andare a fare un viaggio, uno a
Bologna, l'altro a Milano e, non accordandosi tagliano
decisione e vanno a Parma per compromesso, chi è contento
dei due? nessuno.
Il dilemma, ma anche trilemma, di queste conversazioni sulla
democrazia è proprio l'aver attribuito una grande e
basilare importanza al fatto che tutti possono decidere
tutto perchè non andrebbe bene lasciare indietro, o fuori,
qualcuno.
Tutti uguali, tutti stessi diritti, tutti responsabili.
Bellissimo, ma controproducente.
Un esercito di soli generali non funzionerebbe.
Ecco che si crea un solo generale che comandi sugli altri.
Ma non esce dalla democrazia questa decisione. Vi immaginate
un pilota in emergenza se si dovesse trovare a discutere con
altri, democraticamente, sul come provvedere? Come esce in
pochi secondi per salvare duecento passeggeri?
Si discute continuamente sulle varie forme di potere. Ma
sembra che nessuna sia perfetta.
Bande di filosofi, studiosi, caporioni, politici,
professori, tecnici o semplici cittadini si esprimono in
varie forme.
Quale la migliore o la meno negativa?
Il Popolo, interpellato, sciorina mille ricette; il Popolo
preso ovviamente da singolo a singolo individuo.
Come viene fuori allora l'assioma che il Popolo è sovrano?
Che il popolo ha deciso? Che il Popolo ha ragione solo
perchè"l'ha deciso il Popolo"?
Hanno creato l'ennesimo compromesso per produrre
compromessi.
Hanno creato le maggioranze (decisive e statutarie o legali
in Enti, Società di consigli d'amministrazione), dove ogni
risoluzione viene presa, spesso con l'onere dell'unanimità
per stabilire che tutti la pensino in un solo modo.
Le maggioranze, invece, della cosiddetta "democrazia" sono
per la maggior parte dei casi altamente relative e dove
si decide, ai fini della "res publica", con minoranze,
accozzaglie di votanti più o meno guidati e pilotati, senza
tenere conto di altre realtà anch'esse degne di nota.
Un po' come si dice che chi vince la guerra ha sempre
ragione e chi la perde ha torto ed è un criminale, ma senza
considerare che la guerra si può vincere anche con molte
più malefatte del perdente.
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Finiamo (ma è solo un atto di stanchezza temporaneo) col
dire che non credo esista un sistema perfetto o un potere
senza pecche per effettuare ciò che si chiede al comando.
Machiavelli allorchè trattava del come governare, aveva
detto (nel Principe maggiormente) che un re, principe,
signore, gonfaloniere, magari antico tribuno, imperatore,
satrapo ecc. avrebbe dovuto usare pugno di ferro, ma anche
dolcezze verso il Popolo perchè questo Popolo avrebbe
potuto toglierlo di mezzo, come in tanti casi s'è fatto in
tempi andati ma anche relativamente presenti (cito Bulgaria,
Libia, Iraq, Orienti vari, ed anche noi in vari casi).
Ci accontenteremo, dunque, del minore dei mali ma non
chiamiamo frutto di "democrazia" ciò che ne esce, come se
"non plus ultra". Questa parola mi fa rabbrividire perchè,
in nome di essa, si perpetrano le più orrende decisioni.
26 settembre 2018 8:51 - alessandro9300
Bello l'articolo e interessante il commento di savpg8801 con
cui potrei dire che quasi concordo, ma ..... e poi???
Il commento evidentemente non è finito, qual'è la
proposta?
Ho più paura di quella che della democrazia che più che
uno "slogan" definirei un "sogno".
23 settembre 2018 13:36 - Cristina Ciccarelli
Bellissimo articolo
Ci sono molti modi per far morire una democrazia, per
indebolirla e infettarla, ci sono molti modi per ammazzare
anche le persone, B.B.
19 settembre 2018 15:59 - savpg8801
La "democrazia" è uno slogan.
Ognuno la proclama e la esercita a modo proprio.
Tutte le forme di democrazia, oltre a fornire alibi
sacrosanti ai politici arrivisti, sono fumo.
Il potere del popolo è utopia.
Il popolo esercita la democrazia attraverso il voto ed
esprime una sua legittima libertà di crearsi un capo che
faccia cose buone per lui comodamente delegandolo per non
farle lui stesso.
Ma chi non vota esprime anch'esso una sacrosanta libertà di
impedire che vada su qualcuno, spesso irresponsabile,
incapace, arrivista e imbecille, a fare danni spesso
irreparabili.
La democrazia è, quindi un metodo sbagliato perchè non
crea il "bravo" in modo certo, ma crea un'incognita, una
incertezza. Dalla storia non impariamo nulla. Mi si dica
quante sicurezze la democrazia abbia create e, al contrario,
quante iniquità e mediocrità siano saltate fuori dal voto.
Quindi il voto è cosa sbagliata, primo perchè è attuato
da troppe incapacità volute o incoscienti del popolo,
anzichè da sicurezze determinate in altro modo:
scientifiche, caratteriali, sperimentate; secondo perchè
il Popolo non è unanime e ragionante di proprio encefalo ma
segue dettami imbonitori di sfruttatori delle più svariate
e spesso negative pulsioni umane.
Troppo incomprensibile, quindi, e per una cosa così seria
come il governare una nazione, che si sia asserito che il
potere è del Popolo, con tutto il rispetto dovutogli per
migliaia di altre cose, e che lo esercita(non è verosimile)
attraverso le forme dettate dalla costituzione. Belle
parole, ma risultati zero.
Il paradigma è semplice. Il popolo, nella sua enorme
diversità, risulta incapace di prendere delle scelte
congrue e sicure per il futuro e, quindi, anche chi è stato
scelto dal popolo non è delegato sicuro. Non si crea un
bravo e capace mettendogli una crocetta a mo' di spunta e
ciao.