Si parla sempre di lavoro, di statistiche, di disoccupazione
come se tutta la faccenda fosse dipendente e regolabile da
due "bussolotti" che rispecchiano univocamente nord e sud,
ricchi e poveri, lavoro in regola e non, cittadini e
campagnoli, terziario e industria, lavoratori immigrati e
autoctoni, precari e fissi, partite iva, impiegati delle
mafie e onesti imprenditori e via discorrendo.
Il sempliciotto dice: se tolgo dal primo bussolotto metto
altrettanto nell'altro.
Nulla di più sciocco.
La richiesta di occupazione dipende da innumerevoli fattori
e non è automatismo.
Fingiamo che sia tutto in regola(per assurdo) e chiediamoci
perchè le persone devono lavorare. Primo, per campare,
vivere una vita decorosa, possedere qualcosa tipo
l'abitazione, ma non da ultima cosa, pagare delle tasse.
Secondo, esaminiamo chi fa lavorare la gente. Imprese(ogni
tipo di impresa) e Stato, principalmente.Lasciamo stare il
resto che, in ogni caso dipende direttamente dai primi due;
per esempio il clero, organizzazioni umanitarie,
volontariato e altra marginalità, ecc.
L'impresa, per produrre beni e servizi deve farlo in "utile"
cioè non tendere al fallimento (i sacri testi economici
recitano che l'impresa marginale(ovvero col piede nella
fossa)deve fallire.
Perchè allora l'impresa produce? Per favorire i bisogni sia
primari che voluttuari della popolazione o di quella estera
mediante esportazioni con tutti gli equilibrii che tutto
ciò comporta.
E l'equilibrio fondamentale è questo: che rapporto ci sia
fra i bisogni e la fornitura di beni e servizi; ovvero fra
la domanda e l'offerta.
Se la domanda è scarsa, la produzione deve per forza
diminuire sennò non vende ciò che produce in sovrappiù
(cioè in rapporto negativo).
Viceversa la domanda è maggiore dell'offerta , la
produzione si adatta e cosa fa? Cerca di produrre di più
per soddisfare i bisogni della domanda; in due modi
principali o importa beni già fatti o li produce in
loco(quando possibile) anche assumendo persone, ma stando
attenti a non farlo troppo spavaldamente perchè il ciclo
potrebbe(e spesso lo fa, anche settorialmente)
invertirsi.
Ecco che qui casca l'asino. Per farsi belli i politici fanno
di tutto per far assumere persone e ridurre la
disoccupazione ma non tengono conto che la domanda non si
può pilotare o indurre salvo azioni forzose(ma negative per
il futuro) quali gli incentivi, le rottamazioni, le
deduzioni dalle tasse per indurre imprese ad assumere gente
di cui non ha bisogno...e così via. Tutto ciò, infatti, va
ad incrementare il deficit e, di conseguenza, il debito
pubblico in varie maniere.
In somma cacciare in un boccale da un litro un litro e mezzo
di birra non si può; o tracima o qualcuno se la beve con la
cannuccia intanto che pian piano viene versata.
Il progetto leghista è una trovata politica che non prende
in nulla.
Il progetto delle 5 stelle altrettanto sciocco è che non
può colpire nel segno: dare o regalare soldi per farli,
poi, spendere. Chi non ha soldi e non ha lavoro questo
regalo lo utilizzerà per pagare dei debiti o per
telefonare, o per acquistare, magari, qualche cosa in più,
regolarmente di importazione per lo più cinese
incrementando la fuoriuscita di danaro verso l'estero.
Nessun beneficio per imprese e lavoro e, di conseguenza,
maggiori oneri per lo stato(e per i cittadini).
Ecco perchè si sta perdendo tempo a perseguire manovre
inutili e micidiali neppure solo per l'Italia vista come
sovranità, ma anche nella sua appartenenza al complesso
"Europa".
E le conseguenze, siccome sono affidate come sempre
all'economia e ai cosiddetti"mercati", in queste mani, per
ogni verso speculative, si andrà incontro ad una nuova
crisi: finanziaria, politica e umana.
27 settembre 2018 13:56 - il Pelle
Di quali studi parlate? Tito Boeri e dintorni, per caso?
Difficile credere che 400mila persone che entrano nella fase
pensionistica non agevolino in qualche modo l'ingresso di
giovani nel mondo del lavoro. Comunque mi auguro di vedervi
altrettanto puntuali e puntuti con i prossimi governi
Cottarelli e Renzi bis. Sempre grazie per il vostro ottimo e
disinteressato lavoro