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13 febbraio 2019 12:59 - guardiano
Tutto molto chiaro e vero, vorrei soltanto sottolineare quanto la normativa (MIFID 2) non agevoli tale responsabilità del consulente, standardizzando processi di diagnosi e profilatura, per niente distinti se funzionali al servizio di consulenza finanziaria "autonoma" piuttosto che a quella "autorizzata fuori sede".
E' chiaro che dobbiamo e possiamo metterci del nostro e supplire alle deficienze di un sistema ancora condizionato dai conflitti di interesse dei vari intermediari; proprio per questo è opportuno che il colloquio finalizzato all'assessment, cioè alla valutazione globale della persona, cioè del potenziale, delle attitudini, delle competenze, della coerenza ed infine dell'adeguatezza, venga realizzato sottolineandone l'importanza fondamentale e primaria ai fini della consapevolezza, invece che quello della valutazione ( continuo a pensare che la scheda MIFID sia un ipocrita surrogato asset allocator).
Non vorrei esagerare nel sintetizzare un premessa per me ormai scontata: l'investitore-cliente è un maleducato finanziario (deficit cognitivo), non conosce (mente a se stesso a sua insaputa), è confuso e sollecitato dalle notizie (confirmation bias), in sostanza ha difficoltà a riconoscere i pensieri illusori (overconfidence).
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