Per Maxx vee.
Davvero il governo è contro il TAV?
E i leghisti che dicono...
Allora c'è una parte contro e una pro?
No, no aspetta, com'è che c'è "un" governo e tre teste a
decidere...
E nessuna delle tre si coordina con le altre?
Ma allora? Che guida può avere questo paese?
Ognuno tira dalla sua parte (di voti!!!)?
Ogni volta a seconda di come più conviene (voti, ma non
solo... Tipo i 49 Mil rubati... E le relative
conseguenze...)?
Se si possono dare queste risposte...
Beata ignoranza!
Altro che repubblica delle banane!!!
8 marzo 2019 11:47 - savpg8801
E' talmente evidente che basare la costruzione di una TAV (o
altri mezzi simili) ipotizzando predilezioni significative
dei trasporti indirizzandoli al ferro, è pura fantasia. Il
trasporto su gomma è versatile, collega tutto a tutti in
tempi spesso brevi(salvo blocchi stradali) Un tir può
caricare direttamente e portare direttamente alla consegna.
Provate a ipotizzare i tempi e il disagio che si crea
allorchè le merci siano portate (con cosa se non con un
camion?) allo scalo merci, sempre che sia esistente,
caricate magari dopo giorni su un treno merci, viaggiare non
dappertutto ma solo in uniche direttrici, essere
riscaricate, ricaricate non a dorso di mulo, ma di nuovo sui
camion con pericoli anche per le operatività per persone e
cose, e di lì -finalmente- raggiungere i luoghi di consegna
che possono essere anche diversi.
Non è solo un camion pieno di una sola merce che non sia da
scaricare e ricaricare, ma merci diverse, di quantità
diversa, e provenienti e destinate in località diverse.
Neanche a confrontare i costi si può ipotizzare vantaggio
per la ferrovia.
In nome di cosa? Di studi sul'inquinamento che un venticello
può disperdere in mare e ripulire l'aria.......ma non le
decine di miliardi spesi inutilmente .
Ero favorevole alla TAV per via delle giuste osservazioni
sulle perdite di posti di lavoro e per l'indotto
cantieristico, ma ora mi convinco di più che questi fattori
si possano compensare in altro modo risparmiando miliardi
spesi inutilmente.
Il trasporto su ferro, per diminuire (azzerare neanche a
pensarlo) quello su gomma non si farà neppure con la TAV
perchè come dianzi detto è altamente sconveniente.
7 marzo 2019 18:14 - Primo Mastrantoni
Il 92% delle merci che circola tra Italia e Francia, viaggia
su gomma, l'8% su ferro. Una sproporzione enorme che impatta
sull'ambiente con le emissioni di Tir, auto e altro.
Il perché dello scarso utilizzo del trasporto su ferro è
nelle caratteristiche del tracciato ferroviario e della
galleria del Frejus: i raggi di curvatura, che diminuiscono
la velocità, l'eccessiva pendenza, che rende necessario
l'uso di due o tre motrici, il limitato numero di vagoni
merci e le caratteristiche dei nuovi container rendono poco
conveniente il trasporto su ferro.
Il progetto TAV prevede treni merci lunghi oltre 750 metri,
con una capacità di trasporto di 2.000 tonnellate,
l'abbattimento della pendenza dal 30 per mille a 12 per
mille, l'utilizzo di una sola motrice e il riallineamento
delle curve.
Ricordiamo, per inciso, che l'area interessata, la Val di
Susa, è attraversata per 70 km dalla autostrada A32 che
arriva al traforo autostradale del Frejus, il quale è stato
raddoppiato senza che, a nostra memoria, ci siano state le
dure proteste che abbiamo visto per il TAV.
7 marzo 2019 13:41 - Max vee
Al riguardo dell'articolo/editoriale:
Non mi esprimo sul punto 1 perché non sono competente in
materia, idem per il punto 2.
Punto 3: il passaggio dalla ruota a ferro NON è gratis,per
farlo servono anni, miliardi e una grande mole di lavoro.
Solo se il traffico è realmente in crescita e di forte
intensità questo è motivabile. Lo è? Non pare proprio,
visto che la direttrice del traffico nella zona è in calo
da qualche decennio e la ferrovia esistente è largamente
sottoutilizzata.
Punto 4. Anche spendere miliardi per rinnovare le strade
comunali e provinciali comporta una notevole e certa
riduzione degli incidenti, per chi volesse accertarlo si
faccia un giro sulle strade comunali o provinciali di gran
parte della penisola (in Toscana stanno bene, ma andate in
Umbria, e dal Lazio in giù, poi vedete che mulattiere
trovate!)
5-6-7 sostituire una 'grande Opera' con migliaia di piccole
per rifare la superficie stradale darebbe SICURAMENTE molti
più occupati dei famosi e fantasmagorici mille mila posti
di lavoro promessi ogni volta per ogni Grande Opera. Quanto
al resto, l'Europa ci ha già messi sotto schiaffo da quando
esiste questo governo, come testimonia quella faccia da
impunito di Tajani che come presidente del Parlamento
europeo si permette di auspicare la caduta del governo
italiano. Andrebbe processato per alto tradimento ma
evidentemente è ben supportato. Del resto anche Nixon
ordinò la guerra economica contro il Cile di Allende, e le
notizie anti-italiane che appaiono ogni giorno come se
fossimo la peste dell'Europa, cosa altro sono se non un caso
mostruoso di discredito scientificamente portato avanti?
Infine, quanto al parere dei 18 cattedratici, ci spieghino
come 7-10 miliardi di euro spesi e diversi anni di lavori
saranno migliori piuttosto che impedire ogni singolo anno da
qui al 2030, migliaia di vittime e decine di migliaia di
incidenti stradali causati da strade orrendamente mantenute
(grazie anche alla cosidetta 'riforma Delrio').
Caro Mastrantoni, venga a vedere nella vicina Umbria e in
Lazio come è ridotta la viabilità locale. E non parlo
nemmeno del profondo Sud visto che l'Europa 'ad alta
velocità è talmente veloce che per andare tra Palermo e
Catania ci vuole un giorno di viaggio! Nel 2019, dico. Per
cui se ci sono soldi, io a darli alle Impregilo e
Caltagirone varie non ci sto proprio. E' un fatto di mero
buon senso diffidare da queste 'soluzioni futuristiche'
quando non si riesce nemmeno a fare una strada provinciale
ben mantenuta e sicura!
7 marzo 2019 13:34 - Max vee
Ricordo che un certo Renzi, quando non era ancora presidente
del consiglio e che a Firenze conoscete bene, diceva che la
TAV non è dannosa, ma è un'opera INUTILE. Poi è diventato
presidente ed ex presidente, e ha preso ad attaccare i 5S
per la TAV e per i vaccini, diventati le sue armi
d'ordinanza quando c'é da fare politica.
E ci vuole una certa mancanza di scrupoli per accusare il
governo attuale di essere contro la TAV quando essa è stata
di fatto rimandata per quasi 30 anni dai governi che si sono
succeduti nel corso degli ultimi decenni. La colpa di chi
sarebbe? Di Grillo?
Quindi il discorso è molto semplice: si chieda ai cosidetti
'sì-TAV', tra cui l'ADUC a quanto vedo, uno studio
scientifico ed economico serio e completo, visto che da
oltre 20 anni vanno avanti con questo tipo di argomentazioni
che sono poco più che vuota retorica (ma tasche molto
interessate, come è stato a suo tempo per il MOSE).
E sopratutto, si chieda agli italiani se pensano che sia
meglio usare miliardi di euro per 'accorciare' i tempi tra
Torino e Lione, oppure per riaprire il ponte sulla E45,
rifare migliaia di km di strade dissestate e pericolosissime
(altro che 'costi umani' ridotti dalla TAV, qui parliamo di
migliaia di vittime l'anno). Se l'ADUC vuole la TAV, per gli
stessi motivi promuova anche il Ponte sullo Stretto.
7 marzo 2019 10:40 - Primo Mastrantoni
Riallego le analisi fatte da 18 docenti universitari.
Chi ha la pazienza di leggere, e informarsi, potrà farlo
senza valutazioni prive di fondamento.
SULLA VALIDITÀ DELLE ANALISI BENEFICI–COSTI IN CORSO PER
LE INFRASTRUTTURE FERROVIARIE.
La pubblicazione delle analisi benefici–costi, svolte dal
gruppo di esperti MIT presieduto dal prof. Ponti, sul
collegamento ferroviario Torino–Lione e, prima, sulla
linea AC Genova–Milano (Terzo valico dei Giovi) ha
consentito di constatare, alla totalità degli esperti
intervenuti in argomento, i molti errori (costi
indebitamente imputati all'opera) ed omissioni (benefici non
considerati o stimati in modo almeno discutibile) della
metodologia applicata.
Si tratta di errori ed omissioni messi in evidenza, che
rendono del tutto arbitrarie le conclusioni negative
raggiunte.
Rafforza queste convinzioni la preoccupante relazione
tecnico-giuridica (Avv. Pucciarello) che accompagna
l'analisi costi benefici della Torino Lione, che a nostro
avviso avrebbe dovuto essere tenuta in conto anche nelle
valutazioni della benefici-costi, in quanto le valutazioni
giuridiche evidenziano i possibili costi della non
realizzazione del progetto.
Alcuni di questi sono certi (penali e ripristino dei
territori su cui si svolgono i lavori in corso), altri
probabili, secondo l'avv. Pucciarello del MIT, che
riguardano non solo la restituzione o la rinuncia ai
contributi UE, ma anche i potenziali danni che i paesi
europei potrebbero imputare all'Italia per la soluzione di
continuità di un corridoio della rete TEN-T, deliberato dal
Parlamento europeo e dal Consiglio europeo, col voto
favorevole dell'Italia, con un Regolamento europeo cioè con
fonte giuridica non derogabile neanche dal Parlamento
italiano con sua legge.
Entrando nel merito della valutazione delle scelte
metodologiche e dei sistemi di calcolo dell'analisi,
riteniamo richiamare solo alcune questioni che abbiamo
ritrovato anche nella nota del prof Pierluigi Coppola,
componente del gruppo di esperti presieduto dal prof. Ponti,
ma che non ha sottoscritto i risultati dello studio
sulla Torino-Lione.
Ci teniamo a premettere che le preoccupazioni e le
osservazioni del prof. Coppola costituiscono tutt'altro che
un giudizio individuale culturalmente isolato. Esse
sintetizzano invece una posizione consolidata nelle
discipline dell'economia e dell'ingegneria dei trasporti e
riprese sia nelle Linee Guida dell'Unione Europea e dello
stesso Ministero dei Trasporti (del 2017) sia nelle
esperienze internazionali di studi di fattibilità.
Le questioni centrali, sempre valutate quando si affronta
quello che in campo internazionale è definito un
'megaproject, e invece del tutto trascurate o valutate
arbitrariamente nello studio redatto, sono in particolare le
seguenti:
1. Lo scenario di riferimento è senza dubbio alcuno quello
europeo (si sta valutando un elemento di un corridoio
strategico della rete TEN-T) e, di conseguenza, se gli
effetti del progetto sono in primo luogo quelli riferibili
al campo nazionale (terzo valico di Genova, potenziamento
del collegamento ferroviario tra Brescia e Trieste,
prospettive future dei Porti della rete TEN-T europea:
Genova, Venezia, Trieste) questi sono di fatto estesi a
tutti i paesi connessi alla rete TEN-T dal progetto in
valutazione (nel caso della Torino-Lione: Ungheria,
Slovenia, Francia, Spagna e Portogallo).
Questo aspetto ha effetti diretti sulle previsioni di
domanda e sui benefici conseguibili nel 'lungo periodo' con
effetti distorsivi che lo studio del gruppo Ponti ammette,
riconoscendo di non aver
utilizzato un modello economico di trasporti per le
previsioni di domanda e sostituendolo con due scenari scelti
a discrezione dagli analisti, senza alcuna motivazione o
analisi di sensitività. Ci troviamo così fronte ad una
decisione di utilizzare 'metodologie originali' non
calibrate e non supportate da altre esperienze che si
scostano dalla metodologia consolidata determinando
risultati non valutabili scientificamente e quindi
inaccettabili.
Il sistema delle infrastrutture strategiche italiane da
adeguare è già stato individuato nel sottosistema italiano
della rete TEN-T (archi e nodi dei quattro core corridors,
Mediterraneo, Reno-Alpi, Scandinavo-Mediterraneo,
Adriatico-Baltico) il cui adeguamento ha valore strategico
(in quanto definito tale perché finalizzato al
raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo (2030-2050)
della economia e della società europea ed italiana
recepiti dai regolamenti europei 1315/2013 e 1316/2013) in
quanto ordinato:
- all'adeguamento ai migliori standard tecnologici delle
reti stradali, ferroviarie, di navigazione interna e dei
nodi portuali, aeroportuali ed interportuali, comuni
all'intera Unione Europea;
- alla riduzione delle emissioni di gas serra da trasporto
anche attraverso lo spostamento modale dalla strada alla
ferrovia, alla navigazione interna e al mare;
- alla eliminazione degli archi mancanti e dei colli di
bottiglia che ostacolano l'allargamento e l'approfondimento
fisico del mercato unico interno europeo: driver storico del
successo economico del progetto di integrazione europea
dagli anni '50 ad oggi.
Una corretta analisi di un progetto strategico dovrebbe
pertanto determinare in quale modo lo stesso realizza
l'adeguamento tecnologico, lo spostamento modale,
l'allargamento del mercato interno europeo.
Sono questi i riferimenti utili a valutare prima di tutto
l'adeguatezza degli strumenti metodologici applicati.
L'analisi costi-benefici impiegata dal gruppo Ponti non è
in grado di misurare questi benefici.
L'analisi benefici costi di un singolo elemento all'interno
di un sistema di collegamenti che rispondono nel loro
complesso ad obiettivi strategici sarebbe comunque uno
strumento improprio per prendere decisioni, anche se tale
analisi fosse condotta in modo corretto.
La rilevanza della scelta europea e nazionale è ancora più
rilevante nel contesto degli andamenti dell'economia
italiana che, dall'inizio della crisi economica ad oggi, ha
visto crescere il ruolo dell'export dal 20 al 31 percento
del PIL e che vede nel continente europeo il principale
mercato di sbocco del nostro export.
Il trasporto delle merci e dei viaggiatori attraverso l'arco
alpino e i vincoli di capacità di molti di questi
collegamenti stradali rendono ancora necessario
l'affiancamento di un sistema ferroviario con
caratteristiche tecnologiche europee (lunghezza, sagoma e
velocità commerciale) anche prescindendo dalle
considerazioni sulle emissioni di gas clima alteranti, ma
tenendo invece in conto il carico del trasporto su gomma in
un ambiente delicato come quello alpino.
2. La valutazione dei mancati introiti dello Stato e delle
concessionarie di autostrade.
La questione controversa su cui si sta concentrando
l'attenzione pubblica, perché di facile comprensione,
riguarda la considerazione tra i costi del progetto dei
mancati introiti (Stato e Autostrade) per la diversione dei
flussi dalla strada alla ferrovia.
Una scelta di politica di trasporto che non spetta di certo
ad un gruppo di consulenti del MIT e che qualora venisse
accolta metterebbe in discussione l'intera politica
nazionale ed europea dei trasporti.
Se si immaginasse di considerare 'costo del progetto' la
perdita di ricavi (dello Stato e dei concessionari) si
metterebbe in discussione tutta la politica ambientale per
la riduzione delle emissioni ed anche lo sviluppo dei
veicoli stradali a trazione elettrica, i sistemi condivisi,
lo sviluppo dei percorsi ciclo pedonali e così via.
Ma restando all'analisi costi-benefici della Torino-Lione,
la forzatura del gruppo Ponti risulta evidente non appena si
sottolinei che l'analisi benefici-costi non viene redatta
per lo 'Stato' e tutti i 'Produttori' ma per la
collettività in accordo alle linee Guida della UE e del
MIT.
Se l'analisi è effettuata per la 'collettività' tutti i
trasferimenti interni si annullano perché non rappresentano
consumi di risorse collettive e quindi accise, iva, tasse e
minori ricavi autostradali non vanno considerati.
I docenti universitari ed esperti di economia ed ingegneria
dei trasporti:
Giulio Erberto Cantarella, Università di Salerno
Agostino Cappelli, Università IUAV di Venezia
Ennio Cascetta, Università di Napoli Federico II
Paolo Costa, Università Cà Foscari Venezia
Maurizio Crispino, Politecnico di Milano
Alessandro Delpiano, Pianificazione Territoriale e Trasporti
Bologna
Angela Di Febbraro, Università di Genova
Guido Gentile, Università La Sapienza di Roma
María Eugenia López Lambas, Universidad Politécnica de
Madrid
Edoardo Marcucci, Università di Roma 3
Giulio Maternini, Università di Brescia
Raffaele Mauro, Università di Trento
Agostino Nuzzolo, Università di Roma 2
Marco Percoco, Università Bocconi Milano
Stefano Ricci, Università La Sapienza di Roma
Francesco Russo, Università di Reggio Calabria
Lanfranco Senn, Università Bocconi Milano
Roberto Zucchetti, Università Bocconi Milano
6 marzo 2019 20:47 - gianpiero.salvatico
Scacco matto in 4 mosse:
https://www.albanesi.it/note/i-quattro-punti-della-tav.htm
1.Le previsioni erano sbagliate perché davano per scontato
che il traffico verso la Francia crescesse a dismisura; le
previsioni erano sovrastimate. Come costruire
un’autostrada per un luogo turistico pensando che vi
vadano nel week-end un milione di persone quando in realtà
ce ne vanno centomila.
2.La linea attuale è sottoutilizzata. Oggi vi transitano
poco meno di 3 milioni di tonnellate di merci quando ve ne
potrebbero passare dieci volte tanto (analisi delle
Ferrovie).
3.La Francia ha rinviato la sua parte. Questo è noto a
pochi, ma i francesi non decideranno se continuare a fare
nuove opere prima del 2038. Il nostro tunnel troverebbe il
nulla.
4.Dal 2001 sono stati fatti lavori solo frontalieri, nessun
lavoro in Francia, nessun lavoro in Italia, nessun lavoro
nel tunnel di base, nessun metro di binario è stato posato.
6 marzo 2019 20:42 - gianpiero.salvatico
E con soli 4 punti, il TAV è KO.
1.Le previsioni erano sbagliate perché davano per scontato
che il traffico verso la Francia crescesse a dismisura; le
previsioni erano sovrastimate. Come costruire
un’autostrada per un luogo turistico pensando che vi
vadano nel week-end un milione di persone quando in realtà
ce ne vanno centomila.
La linea attuale è sottoutilizzata. Oggi vi transitano poco
meno di 3 milioni di tonnellate di merci quando ve ne
potrebbero passare dieci volte tanto (analisi delle
Ferrovie).
2. La Francia ha rinviato la sua parte. Questo è noto a
pochi, ma i francesi non decideranno se continuare a fare
nuove opere prima del 2038. Il nostro tunnel troverebbe il
nulla.
Dal 2001 sono stati fatti lavori solo frontalieri, nessun
lavoro in Francia, nessun lavoro in Italia, nessun lavoro
nel tunnel di base, nessun metro di binario è stato posato.
6 marzo 2019 18:20 - savpg8801
Ma su questa storia se ne parla da anni in tutti i giornali,
confronti sociali, dibattiti radiofonici e televisivi anche
privati, riunioni di partiti, riunioni comunali, forum vari
di siti web, di associazioni di consumatori....ecc.
Ma parlare parlare parlare serve solo a complicare le cose.
Specie in un servizio pubblico. Ma insomma....proprio tutti
questi confronti hanno complicato le cose. Le verità non
possono stare su due staffe e non si può ricondurre il
tutto a maggioranze di chi parla meglio, più forte, più
convincentemente, più politicamente.
Si è visto che qui non si deve fare un bilancio
ragioneristico per determinare se c'è un utile o una
perdita. Si deve determinare una logica giusta delle scelte
da parte di esperti super partes e non di politicanti che,
al di là del solito compromesso non sanno fare altro.
Quando poi si evocano squadre di"opposti schieramenti" di
"tecnici" ecco che appare l'illogico e l'impossibile; anche
questi ultimi, sapete, hanno le loro idee partigiane.
Soluzioni come al BarSport. E i più bravi chi sarebbero?
Quelli con la daga o con la mazza ferrata? O solo quelli che
vanno al momento di moda e sono diventati bravi per forza!
6 marzo 2019 17:03 - Primo Mastrantoni
Bene. Faccia le sue proposte al presidente della RAI.
Domanda:perché un confronto del genere non è stato
trasmesso dalla RAI che ha una pubblica funzione relativa
alla informazione?
Risposta:?
6 marzo 2019 13:47 - ennyross
Confesso che non so con chi schierarmi: le ragioni del
direttore ( qui sopra) hanno una loro logica evidenza. Ma
contrari alla TAV si sono schierari soggetti che stimo
come Mercalli, Erri De Luca etc. .Inoltre i cittadini
oppongono altre ragioni non meno serie. I cittadini non
essendo in gran parte degli specialisti si ritrovano in
fatto a dover tifare senza convinzione per l'una o l'latra
parte . Sic rebus stantibus ho una proposta di una
metodologia di confronto che dovrebbe diventare
permanente x questo e per altre questioni rilevanti: La
proposta PING-PONG che prevede
di SOLLECITARE la Rai ad un dibattito pubblico . Servono
1-Un bravo conduttore imparziale e preparato
2-Due squadre di tecnici degli opposti schieramenti; 5
tecnici ognuno ed un capo gruppo
3-una ora e trenta a favore di ogni squadra che argomenta le
proprie ragioni .La gestione del proprio tempo sarà
disciplinata dal caposquadra che assegnerà la parola al
proprio tecnico per un tempo libero senza interruzioni .I
singoli interventi dei propri tecnici nell'insieme
evidentemente non superano la ora e mezza
4.La squadra che ascolta non interrompe. Per ognuno è
disponibile blocco e penna per annotare e replicare quando
sarà il proprio turno
Morale : dibattito senza urla e sopvrapposizioni o clac-
Argomentazioni complete non stoppate da conduttore che solo
deve controllare che il gruppo non splafoni la ora e mezza.
L'ascoltare ascolta le opposte ragioni e si fa una idea per
la quale potrà assumere una posizione con maggior contezza
. Ennio Alessandro Rossi