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10 settembre 2019 17:01 - claudio1749
Pienamente condivisibile il punto cardine dell'articolo, ovvero il reato d'opinione, ma senza scendere nel dettaglio del fascismo o dell'antifascismo, c'è una frase che non può non essere ripresa e commentata:


No, un privato, nello specifico caso un'azienda privata che controlla il più grande social network del mondo occidentale, ovvero la più grande cassa risonanza mediatica attualmente disponibile non può fare ciò che ritiene più opportuno e questo per una serie di motivi:

1) chi decide cosa è violenza, cosa è incitamento all'odio, chi decide cosa è terrorismo?
2) sulla base di cosa, colui che decide opera questa decisione? Le segnalazioni degli utenti? quindi significa che gruppi di utenti possono spostare l'attenzione o meno su un profilo piuttosto che un altro per semplice opportunità politica?!
3) chi subisce il ban ha possibilità di replica o di difesa?
4) Essere bannati dal social network più grande del mondo occidentale per una causa opinabile subisce, di fatto, una discriminazione, perché gli viene negato l'accesso ad una cassa di risonanza immensa per il mondo digitale, più di un organo di informazione (anche se i retai di diffamazione su FB sono equiparati a quelli a mezzo stampa).
5) Può una società privata sostituirsi ad una legge dello stato e discriminare un esponente politico? (alcuni dei profili chiusi sono di consiglieri legittimamente eletti)

Se è vero, come vero, che in ambito lavorativo un lavoratore non può essere licenziato/discriminato per le proprie idee, allo stesso modo un'azienda privata non può censurare arbitrariamente chi gli pare e piace.
Direte, ma iscrivendovi a Facebook avete accettato le condizioni di privacy e netiquette.. Si, vero, ma quanti nel mondo le hanno mai veramente lette? Credo nessuno, altrimenti FB non sarebbe così popolare, ma anche se fosse, a questo punto, un regolamento privato può derogare ad uno diritti fondamentali dell'uomo, ovvero di poter esprimere liberamente le proprie opinioni?

Non so quale sia il mezzo migliore per un ricorso legale, ma è fuori da ogni dubbio che su questa specifica casista la giustizia di uno stato (o quella europea, o il tribunale sui diritti dell'uomo) debba pronunciarsi.
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