Forse è utile fare un po' di cronistoria ( telegrafica) per
inquadrare il problema e dare alcune risposte.
La Dichiarazione di Terezin (2009) è la prosecuzione della
Dichiarazione di Vilnius ( 2000) quest'ultima 'figlia ' dei
Principi fissati nella conferenza di WASHINGTON ( 1998).
I Principi di Washington si riferiscono alle opere d’arte
confiscate durante il periodo del nazionalsocialismo tedesco
che non sono state restituite ai legittimi proprietari.
Con detti principi si fissa anche il periodo da prendere in
considerazione: dal 1933 al 1945.
L'obiettivo è quello di cercare soluzioni giuste ed eque
per indennizzare le vittime.
Interessante è notare che in tutte e tre le conferenze si
concorda che tutto deve avvenire in considerazione della
diversità dei sistemi giuridici degli stati e nel rispetto
degli obblighi internazionali dei singoli Paesi.
Affermare poi che la Dichiarazione di Terezin sia razzista,
significa estendere il giudizio ai 46 stati che l'hanno
approvata .
Diciamo , eufemisticamente, che è una affermazione del....
cavolo....
1 luglio 2021 7:17 - CCastellani
Ho dato un'occhiata alla dichiarazione di Terezin: una norma
chiaramente razzista. Non vedo come la si possa difendere
moralmente. Nell'applicarla esiste un tribunale razzista che
stabilisce chi è ebreo o no? Al di là di principi morali e
di giustizia, quanto indietro nel tempo un sistema deve
andare nel restituire beni a coloro che (secondo un criterio
accettabile) ne siano stati ingiustamente privati? 1
miliardo di americani dovrebbero restituire 2 continenti ai
discendenti degli indios americani? Da un punto di vista
pratico va stabilita una data, o un criterio generazionale,
indietro i quali non si possa vantare alcun diritto.
28 giugno 2021 18:18 - annapaola
Grazie a enniusfirst per queste informazioni, da cui si
viene a sapere che il problema delle restituzioni non
riguarda soltanto gli ebrei, ma anche una platea molto più
vasta e variegata. Certamente un nodo molto molto intricato,
di fronte al quale viene anche a me da dire "povera
Polonia", così spesso in balia di vicini pre-potenti,
smembrata più volte territorialmente nel corso della storia
e adesso alle prese con una sorta di smembramento
economico/finanziario.
Non potrebbe aiutarla uscire dalla sua rigidità su parecchi
argomenti e riavvicinarsi all'Unione Europea alla ricerca di
un aiuto per venire a capo di questo enorme problema? Non so
come, però potrebbe servirle qualcuno che la aiuti in una
mediazione.
Intanto, ho letto che lo Stato d'Israele starebbe
intervenendo per via diplomatica presso il governo polacco
per tutelare gli ebrei espropriati.
25 giugno 2021 22:48 - enniusfirst
La Polonia, poveretta, é alle prese da decenni sui
criteri da fissare per gli indennizzi da liquidare agli
ebrei e non riguardo le proprietà sequestrate durante
l'olocausto.
Un quadro approfondito della questione giá lo forniva nel
2001 un articolo di Marco Deramo pubblicato sul
Manifesto.
Alcuni stralci forniscono un quadro della situazione che
definire complessa e contorta non basta.
"Restituire quel che fu confiscato? Dalla requisizione
tedesca del '39 agli ebrei, alla collettivizzazione del
dopoguerra: in Polonia è un groviglio giurisprudenziale che
coinvolge milioni di persone.
Il Parlamento polacco discute una legge per la restituzione
dei beni confiscati prima dagli occupanti nazisti e poi dal
regime comunista. ...
E' da gennaio che la legge va avanti e indietro dal Sejm (la
camera bassa) al Senato con emendamenti e contro
emendamenti. E' una legge che infiamma gli animi dentro e
fuori la Polonia. Ed è una legge che mostra come le
peripezie storiche, lo stratificarsi delle occupazioni,
annessioni, confische rendano quasi impossibile una
soluzione giusta per tutti, ..
La Polonia fu invasa dai tedeschi nel settembre 1939 e i
nazisti requisirono tutte le proprietà degli ebrei
polacchi. Dopo la guerra il regime filosovietico incamerò
le proprietà naziste ed collettivizzò latifondi,
industrie, ditte. Nello stesso tempo però l'Urss spostava a
ovest i propri confini, mangiandosi la parte orientale della
Polonia e compensando i polacchi con la striscia orientale
della Germania sconfitta.
Un lungo articolo del Financial Times dedicato al problema
della restituzione cita una stima del governo polacco
secondo cui vi potrebbero essere 170.000 cause intentate da
circa 250.000 ex proprietari o loro eredi, per beni
ammontanti in tutto a 95 miliardi di zloty, cioè 47.000
miliardi di lire. Circa metà delle cause dovrebbero essere
richieste di risarcimenti in denaro da parte dei proprietari
delle terre orientali annesse dall'Urss. Un 10-15% delle
cause sarebbero intentate da ebrei e loro eredi.
Le cause coprono tutto lo spettro sociale. Vanno dai
latifondi delle grandi famiglie aristocratiche polacche come
i Zamoyski, i Czartoryski e i Branicki, al negozietto del
bottegaio ebreo, fino alle fattorie in rovina delle
minoranze etniche ortodosse (in un paese cattolico) dei
30.000 boyks e dei lems che alla fine degli anni '40 furono
scacciati dalle loro terre nella Polonia sudorientale al
confine con l'Ucraina. Nella sola Varsavia vi sono 2.500
siti contestati, tra cui edifici storici e anche la sede
dell'Ambasciata americana...
Se da un lato è moralmente impossibile non restituire
l'appartamentino tolto alla famiglia ebrea mandata nelle
camere a gas di Auschwitz o Birkenau, dall'altro come si fa
a ridare ai discendenti degli Asburgo il marchio di birra
Zywiec che era stato privatizzato nei primi anni '90 e che
poi è stato comprato dall'olandese Heinecken? ..."
Tanti auguri ... Polonia....
25 giugno 2021 14:11 - annapaola
Dire che sono trasecolata è poco.
Non può fare niente la UE per far rispettare la
dichiarazione di Terezin del 2009?
Io ho l'impressione che le questioni etniche e "razziali"
c'entrino poco, e che l'antisemitismo abbia più a che fare
con l'avidità dei cosiddetti "cristiani". O meglio,
c'entrano per giustificare la persecuzione, i vari progrom
che si sono susseguiti in diverse parti d'Europa, fra cui di
certo la Polonia detiene un discreto record.
Quel tipo lì possiede qualcosa che voglio io, e allora ne
cerco la diversità che può farmela avere vinta, attirando
il sostegno di tanta gente che ha paura della diversità,
anche se dalla persecuzione e dall'annientamento del
diverso, non ci guadagnerà un bel niente. Anzi!