Il perché il referendum sulla Cannabis non si farà lo ha
riassunto in modo chiaro la rivista Money.it .
"La mozione da presentare era articolata e strutturata in
tre sotto quesiti e, secondo Giuliano Amato, presidente
della Corte, le tabelle spiegate nei suddetti, non
presentavano un progetto chiaro.
Infatti, il primo sotto quesito proponeva di eliminare la
parola “coltiva” dal primo comma dell’articolo 73 del
Testo unico sulle droghe, che recita:
Chiunque […] coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina,
vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce,
commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o
spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze
stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella 1 prevista
dall’articolo 14,....
Ma la tabella 1, ha spiegato Amato, include “oppio e
derivati oppiacei (morfina, eroina, metadone ecc.); foglie
di coca e derivati, amfetamina e derivati amfetaminici
(ecstasy e designer drugs), allucinogeni”.
La tabella relativa a Cannabis e derivati è invece la
numero 2.
“Un quesito che depenalizza la coltivazione rudimentale e
casalinga della cannabis non avrebbe avuto alcun profilo
d’incostituzionalità”, ha ammesso Amato.
Il problema, continua il Presidente, è che lui non ha il
potere di cambiare il testo, di conseguenza il referendum
non può avvenire."
16 febbraio 2022 19:09 - VDonvito
Azzeccarbugli al lavoro, col consenso del regime, per
evitare che l'ondata di nuova fiducia alla politica che era
ripartita coi referendum eutanasia e cannabis, potesse
estendersi. Vogliono un regime che veda sempre meno
partecipazione, sì che votino solo i loro servi di partito,
di clientela e di disperazione. Hanno potere per farlo e lo
usano.
Amato è un quaquaraqua come solo Sciascia potrebbe
descrivere: ha fatto quello che aveva chiesto ad altri di
non fare