Gentile signor corsar, mi permetto rispondere alle sue
considerazioni anche se non sono un neuroscienziato.
Quelle che lei definisce naturali qualità di multitasking
fin dalla nascita, in realtà non trovano riscontro nelle
modalità con cui oggi siamo sottoposti a stimoli che non
sono mai esistiti nella nostra evoluzione.
Esistono fior di articoli ed addirittura libri che
affrontano il tema del multitasking umano e di fatto non
esiste: non si tratta altro che un veloce cambio di
attenzione da una attività all'altra. Il 'multitasking'
entrato nella nostra terminolgia è solo quelle delle CPU
dei processori che hanno appunto un'architettura in grado di
realizzarlo.
Nel nostro cervello umano per quanto più sofisticato ,
l'idea del multitasking è una "grande illusione" come è
stata definita. Con la conseguenza che il collo il bottiglia
introdotto dal nostro cervello causa rallentamenti nelle
capacità decisionali, specie in termini qualitativi. Non
voglio essere pedante in questo mio commento ma non è
difficile trovare riscontro in quanto affermo nella
letteratura scientifica.
Per finire cito l'ultimo paragrafo di un famoso articolo
apparso ancora nel 2008 sul NY Times: "So the next time the
phone rings and a good friend is on the line, try this
trick: Sit on the couch. Focus on the conversation. Don’t
jump up, no matter how much you feel the need to clean the
kitchen. It seems weird, but stick with it. You, too, can
learn the art of single-tasking."
10 aprile 2024 9:28 - corsar
Buongiorno. Pur non essendo un “legislatore” azzardo una
mia valutazione in merito in quanto l’articolo non mi
trova personalmente d’accordo.
Il definire il parlare in viva voce e guidare una attività
pericolosa in quanto “multitasking”, mi appare
simpatico nella forma, ma discutibile nella sostanza: tutti
noi esseri umani (anche io nelle mie limitate capacità…)
siamo usi alle attività “multitasking“ sin dalla
nascita. Abbiamo “naturalmente” imparato ad ascoltare,
pensare, parlare, guardare e reagire ad altri stimoli
esterni quotidianamente, sia nelle attività personali che
in quelle lavorative.
Nell’ambito della guida, ricordo ancora le prime lezioni,
quando l’istruttore raccomandava di non perdere di vista
tutti gli specchietti, l’intero campo visivo frontale,
stare attento agli avvisi acustici provenienti
dall’esterno (clacson, sirene, etc.), alle spie
dell’auto. Siamo abituati, almeno il sottoscritto,
all’uso del cambio manuale, ovvero ad utilizzare più o
meno contemporaneamente tre pedali (con due piedi…) oltre
la leva del cambio (mi ricordo ancora la doppia
debraiata…), ad attivare o modificare le impostazioni
dell’impianto di condizionamento, dell’autoradio,
dell’aletta parasole o dello specchietto retrovisore in
caso di abbagliamento posteriore nelle ore notturne, etc,
tutte attività che in misura più o meno incisiva
distolgono l’attenzione primaria dalla guida e comportano
una minore presa sul volante.
Personalmente non ritengo che utilizzare comandi vocali o
effettuare telefonate in viva voce sia più “rischioso “
dell’intrattenere una conversazione, più o meno accesa,
con i compagni di viaggio. Anzi, magari rispondere
immediatamente ad una telefonata in arrivo può aiutarci a
distendere i nervi, rilassarci nella guida, risvegliarci in
un momento di stanchezza.
Resta, immutata, la grande responsabilità di ciascuno di
noi nel momento in cui si accinge all’utilizzo di un
qualsiasi mezzo di circolazione (e quindi di interazione
fisica con altri) di farlo con la massima attenzione e
vigilanza nell’interesse proprio e di chi sta vicino.
Saluto e ringrazio per l’opportunità. Corrado