COMMENTI
  (Da 1 a 2 di 2)  
2 maggio 2024 15:32 - tibe77
Gentile signor corsar, mi permetto rispondere alle sue considerazioni anche se non sono un neuroscienziato.
Quelle che lei definisce naturali qualità di multitasking fin dalla nascita, in realtà non trovano riscontro nelle modalità con cui oggi siamo sottoposti a stimoli che non sono mai esistiti nella nostra evoluzione.
Esistono fior di articoli ed addirittura libri che affrontano il tema del multitasking umano e di fatto non esiste: non si tratta altro che un veloce cambio di attenzione da una attività all'altra. Il 'multitasking' entrato nella nostra terminolgia è solo quelle delle CPU dei processori che hanno appunto un'architettura in grado di realizzarlo.
Nel nostro cervello umano per quanto più sofisticato , l'idea del multitasking è una "grande illusione" come è stata definita. Con la conseguenza che il collo il bottiglia introdotto dal nostro cervello causa rallentamenti nelle capacità decisionali, specie in termini qualitativi. Non voglio essere pedante in questo mio commento ma non è difficile trovare riscontro in quanto affermo nella letteratura scientifica.

Per finire cito l'ultimo paragrafo di un famoso articolo apparso ancora nel 2008 sul NY Times: "So the next time the phone rings and a good friend is on the line, try this trick: Sit on the couch. Focus on the conversation. Don’t jump up, no matter how much you feel the need to clean the kitchen. It seems weird, but stick with it. You, too, can learn the art of single-tasking."
10 aprile 2024 9:28 - corsar
Buongiorno. Pur non essendo un “legislatore” azzardo una mia valutazione in merito in quanto l’articolo non mi trova personalmente d’accordo.
Il definire il parlare in viva voce e guidare una attività pericolosa in quanto “multitasking”, mi appare simpatico nella forma, ma discutibile nella sostanza: tutti noi esseri umani (anche io nelle mie limitate capacità…) siamo usi alle attività “multitasking“ sin dalla nascita. Abbiamo “naturalmente” imparato ad ascoltare, pensare, parlare, guardare e reagire ad altri stimoli esterni quotidianamente, sia nelle attività personali che in quelle lavorative.

Nell’ambito della guida, ricordo ancora le prime lezioni, quando l’istruttore raccomandava di non perdere di vista tutti gli specchietti, l’intero campo visivo frontale, stare attento agli avvisi acustici provenienti dall’esterno (clacson, sirene, etc.), alle spie dell’auto. Siamo abituati, almeno il sottoscritto, all’uso del cambio manuale, ovvero ad utilizzare più o meno contemporaneamente tre pedali (con due piedi…) oltre la leva del cambio (mi ricordo ancora la doppia debraiata…), ad attivare o modificare le impostazioni dell’impianto di condizionamento, dell’autoradio, dell’aletta parasole o dello specchietto retrovisore in caso di abbagliamento posteriore nelle ore notturne, etc, tutte attività che in misura più o meno incisiva distolgono l’attenzione primaria dalla guida e comportano una minore presa sul volante.

Personalmente non ritengo che utilizzare comandi vocali o effettuare telefonate in viva voce sia più “rischioso “ dell’intrattenere una conversazione, più o meno accesa, con i compagni di viaggio. Anzi, magari rispondere immediatamente ad una telefonata in arrivo può aiutarci a distendere i nervi, rilassarci nella guida, risvegliarci in un momento di stanchezza.
Resta, immutata, la grande responsabilità di ciascuno di noi nel momento in cui si accinge all’utilizzo di un qualsiasi mezzo di circolazione (e quindi di interazione fisica con altri) di farlo con la massima attenzione e vigilanza nell’interesse proprio e di chi sta vicino.
Saluto e ringrazio per l’opportunità. Corrado
  COMMENTI
  (Da 1 a 2 di 2)