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22 marzo 2007 0:00 - Andrea 38 anni
No caro uno, lo farò solo se qualcuno volesse sapere la mia posizione; considerando che conosco le persone che sono presenti in questo forum e che non sempre apprezzano il mio punto di vista, quindi aspetto notizie.

Comunque leggo e attendo.

Saluto Enrico e Lucio che conosco e soprattutto capita di rado che non concordino, ma rimangono un esempio di come bisognerebbe comportarsi tra interlocutori; includo anche la signora ANNAPAOLA ovviamente, anche se non sempre rimane presente nelle sue proposte, anzi si dilegua tanto facilmente di quanto si propone.

Saluti.
21 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Lo so, caro signor Musto, lo so bene, stia tranquillo. Solo credo che valga la pena dar peso solo al reale e far finta che i vezzi non esistano. Un po' come si fa coi bambini quando dicono le parolacce: si fa finta di niente.
Non che far finta sia ipocrisia, ovviamente, quando il far finta significa attesa che le "fantignole" passino.
Il "reale" non cambia e prima o poi chi va troppo forte ci sbatte il muso.

La ringrazio per la sua pregiata considerazione e da parte mia consideri per Lei quella che sempre Le ho manifestato.

Saluti cordiali.
20 marzo 2007 0:00 - uno
ma tu Andrea l'intervento lo farai ugualmente.
20 marzo 2007 0:00 - Andrea 38 anni
Immagino che il mio intervento non vi interesserebbe, vero?
20 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
A Proposito di Santo Giuseppe

“DOVE SBAGLIA IL FALCINELLI”

Il Falcinelli sbaglia nell’impostare il discorso, o meglio nell’obiettivo dell’argomentare.
Qui non si sta indagando sulla persona del Falegname padre putativo del Gesù di Nazaret, della sua virtù e della sua giustizia, della sua concretezza storica e del suo valore spirituale!.

In milleuna discussioni simili fiorite in ogni dove, si tende ad inculcare nel cuore dei cattolici, considerati aprioristicamente tutti dei sempliciotti, concetti del tutto diversi e rivoluzionari, che nulla hanno a che vedere con fede speranza e carità, ma solo tendenti ad “ammorbidire” l’ostilità verso nuove frontiere che si vanno propagandando.

«…Anche Il Grande Signore Gesù Cristo, Nel venire Sulla Terra Non Ebbe Bisogno Del Sesso Dell’Uomo E Di Quello Della Donna!!!!... » - si vuole pubblicizzare - «Infatti Si Servì Di Una Vergine (che poi non è dimostrato che lo fosse!) E Di Uno Cui La Mascolinità Non Servì Allo Scopo!... (se pure fosse maschio, e non è dimostrato!)…»

Quindi nella natura fisica dell’uomo, ma anche in quella spirituale e religiosa il matrimonio è cosa secondaria… la coppia eterosessuale solo una di molte possibilità, e il viatico divino… solo stronzate inventate dal Vaticano per tenerci in soggezione!...

I neonati di qualunque degli infiniti sessi vi pare “per ora” li facciamo fare da delle fattrici a pagamento, in attesa che si inventi una macchina apposita che concepisca, gestisca e partorisca in modo automatico, e poi li regaliamo (o li affittiamo, o li vendiamo… poi si vedrà) alle “famiglie” che ne facciano richiesta, secondo loro gusti, esigenze e comodità.

Per il momento, famiglie di due, per non scontentare nessuno.
Due babbi, due mamme, un babbo ed una mamma… come vi pare!. ma appena la legge sarà stata assimilata e ci si potrà evolvere, ad un numero imprecisato di “coniugi in ammucchiata”.
Infatti, una volta stabilito che i sessi sono infiniti, anche le congreghe familiari, in linea di principio, non hanno limiti al numero dei componenti!

Chiaro, signor Falcinelli?... qui si parla di evoluzione della specie, e lei si attacca ancora al concetto che papà debba essere un uomo e mammà una donna?... ma ci faccia il piacere!... ma in quale universo vile lei, signor Falcinelli?... il matrimonio?... la fedeltà?... l’Amore reciproco?... roba da trogloditi, egregio signore!...

Ormai lo sanno tutti che solo nel bruto mondo degli animali esistono i sessi distinti!
20 marzo 2007 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Colgo l'occasione di questa riesumazione, come la chiama il signor Falcinelli, per aggiungere alla bibliografia che avevo fatto seguire alle mie noterelle, la segnalazione del recente libro di ERRI DE LUCA, "In nome della madre", Feltrinelli, Milano 2006, che è un'altra bellissima interpretazione della storia di Maria e Giuseppe.
Mi unisco a Giuseppa per fare gli auguri a tutti gli uomini e a tutte le donne che rivestono, per amore, solo per amore, il ruolo di padre, dato che esso (come del resto il ruolo materno), PSICOLOGICAMENTE, a oltre il sesso biologico della persona che lo svolge.

20 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
(come è stata riesumata questa pagina a questa data?)

Mi spiace non aver il tempo sufficiente nemmeno per affrontare a grandi linee la figura di Giuseppe; e non dal punto di vista dell'immaginativa, come fa la cara Signora Laldi, bensì dal punto di vista filologico delle documentazioni - in particolare quelle specificamente impregnate di semitismo - che ci forniscono un'immagine di Giuseppe ben diversa da quella che sentimentalmente possono ispirare i versi dei Vangeli che lo riguardano, quando vengono letti dall'occhio malizioso ma superficiale di chi vi ricerca storielle, magari da cui trarre qualche scoop.

Però mi si consenta di tratteggiare in breve l'esempio che ci fornisce la figura di Giuseppe, proprio direttamente dalle documentazioni evangeliche, dato anche il sostrato degli usi e costumi semitici su cui questi testi fondano le radici.

Giuseppe, uomo giusto, dal Vangelo secondo Matteo.
Era giusto chi seguiva la legge Mosaica; era ingiusto è altamente colpevole chi la trasgrediva. Giuseppe avrebbe trasgredito la Legge Mosaica non ripudiando pubblicamente la propria sposa. Poteva essere egli giusto?
Eppure Giuseppe non la ripudiò. A questo punto, possono i Vangeli sprecarsi in pagine da romanza spicciola senza caricarsi di quel significato di sacralità degli eventi narrati? Ovviamente è difficile crederlo ed allora non possiamo concederci iperurani fantasiosi sul racconto evangelico e dobbiamo inserire l'istanza dell'obbedienza, da parte di Giuseppe. Obbedienza a chi? A Dio, naturalmente!
Proprio in Matteo, l'angelo del Signore lo rassicura sulla volontà di Dio che ha permesso in Maria (significato semitico di Signora) il concepimento in grazia dello stesso Spirito Santo, con l'assicurazione della nascita di un Figlio che Giuseppe avrebbe chiamato Gesù (dal semitico "Yhavé salva").
Questo è il significato stretto dell' "annuncio" nel sonno a Giuseppe. Cosa annunciava l'angelo a Giuseppe, che già sapeva della gravidanza di Maria? Scese dal cielo per dire a Giuseppe che Maria era una donna brava e non aveva fatto nulla di male? Per carità! Non sia mai!, direbbe San Paolo. Sarebbe ben poco professionale, come Vangelo!
L'emissario di Dio venne ad annunciare a Giuseppe il suo compito: quello di sostenere Maria, nella nascita, nell'educazione e nell'accrescimento del Figlio, al quale avrebbe dovuto egli stesso (per i semiti era stretto compito del padre dare il nome al figlio) dargli il nome di Gesù (vedi significato del nome) attribuendogli la discendenza di Davide, adempiendo così alle scritture.

Giuseppe obbediente.
Così fece, Giuseppe, rinunciando ad ogni timore reverenziale nei confronti di Maria e non temendo alcuna incapacità nel suo ruolo di tutore del Figlio di Dio e obbedendo al Signore continuò ad amare la sua sposa, restando e costituendo famiglia, realizzando quello che poteva essere il massimo desiderio della dignità semitica: quello di servire Dio.

Da una testimonianza (non lo riesco a definire come "racconto") come quella evangelica, mi aspetterei significati ben più sapienti che quelli rivelati dalle semplici parole e concetti, spesso mal tradotti, che nella stringatezza semitica confondono la nostra abitudine alla ridondante loquacità di cui siamo maestri, per finire a fantasticare li dove non ci sarebbe concesso. Abbiamo molto di quel gossip su cui lavorare che riserverei i Vangeli ad altro esempio.

E la famiglia? Nessuno di appropri del ruolo di padre, quando costui sia difforme da quello che esemplifica chiaramente Dio, evidente proprio nel tema sollevato dalla signora Laldi nell'augurio per il giorno che è dedicato a chi è padre e quindi anche a me, che lo sono.

Ma sarebbe squallido terminare queste brevi osservazioni su Giuseppe con una ridicola polemica, per quanto attualissima.
Auguri ai padri obbedienti e amorosi e a tutti i Giuseppe.

Saluti cari.




19 marzo 2007 0:00 - GIUSEPPA G.
Mi chiamo Giuseppa e il mio nome non mi è piaciuto mai. Poi ho capito che era un segno del destino. A 26 anni mi sono innamorata di una donna poco più grande di me che aveva una figlia di 3 anni. Ci siamo messe insieme. Anche se all'esterno la gente vede due donne io so che a quella bambina faccio da padre e ne sono immensamente felice.
Ciao a tutti e auguri a tutti i Giuseppe e Giuseppa di nome e di fatto.
21 agosto 2005 0:00 - Lucio Musto
Lungi da me l’idea di creare con Lei degli equivoci colloquiali! Chiosare senza costrutto (credo che “darsi sulla voce” significhi quello) non mi è mai piaciuto ed ora per giunta il mio tempo si è fatto breve!

Avrà notato che neanche io ho usato per Giuseppe l’appellativo di “Santo” anche se per me lo è pienamente. E’ che so che questa parola, come altre del tipo “miracolo” o “destino” sono allergizzanti, nel senso che possono suscitare reazioni forti anche se impiegate nell’ingenuo uso corrente, ed è prudente quindi chiarirne bene il senso prima di usarle. (Naturalmente per S.Disma è diverso: nessuno lo conosce senza la “S.” davanti!, e poi, nel mio dire, era un esempio marginale)

Per “Fede” il discorso è più facile: “Fede è la fiducia ferma, che non abbisogna di dimostrazione, in qualcosa o qualcuno”. Per Giuseppe, nel suo Dio.

Io penso che Lei ed io sosteniamo le stesse cose, sia pur con parole diverse. Nella stessa Sua citazione infatti, un versetto dopo e nei successivi (Mt 1,20 ; 1,24) Giuseppe ascolta in sogno quello che (crede) è detto dall’angelo del Signore ed obbedisce prontamente. Analogamente, Lei lo ricorda puntualmente, si comporta in altra occasione. Queste sono a mio avviso chiare testimonianze di fede, ma se vogliamo chiamarle diversamente mi va bene lo stesso.

La commistione poi fra fede e giustizia è nelle Scritture abbastanza frequente e trova nella “Lettera ai Romani” ampia trattazione, per cui anche qui non andrò a cavillare quale fra “giustizia” e “fede” sia la parola da applicare ad “osservanza della legge” e quale ad “obbedienza alla volontà di Dio che supera legge”. D'altronde anche Gesù, con l’adultera, ne evitò la lapidazione, citando la legge ma superandola (se per giustizia o per Amore è altro punto delicato).

Ho invece un concreto personale problema di cui vorrei informarLa. Da martedì, e per alcuni giorni, sarò assai impegnato in altro progetto, lontano dal PC. Mi perdoni pertanto se sarò assente per un po’. Comunque grazie della considerazione di cui mi fa oggetto.

Lucio Musto 21 agosto 2005 parole 336
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20 agosto 2005 0:00 - Pro-teo
Signora Annapaola, se ricorda, abbiamo già discusso sul significato della parola "santo". Posso chiederle di esplicitare meglio il significato che ha per lei?

Sulla figura di Giuseppe ci sarebbero molte cose da dire e su alcune concordo con lei. Non invece quando afferma che se avesse seguito la fede avrebbe dovuto far lapidare Maria. Mi spiego. La fede è una questione personale che porta a credere in Dio senza bisogno di dimostrazioni della sua esistenza; poi esiste la dottrina, cioè l'insieme delle regole e delle leggi che una religione si dà magari ispirandosi alla parola di Dio. Alla luce di ciò, ritengo che Giuseppe non abbia in realtà dato seguito ai dettami della Legge e non alla sua fede. Non è un sofisma, perché lei stessa ha ribadito che era considerato “uomo giusto” e per questo ha dato fiducia a Maria che gli aveva dichiarato la sua gravidanza come frutto di intervento divino. Aveva profonda fede in Dio e ha creduto che fosse stato realmente Dio a intervenire, quindi a Lui che doveva obbedienza e non alla Legge. Insomma, per Giuseppe Dio è giustamente al di sopra della Legge.
Nella mia accezione della parola, è proprio per questo che Giuseppe è da considerare santo, cioè degno di essere imitato e di alta considerazione.
20 agosto 2005 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Grazie di nuovo dell'attenzione, che però questa volta mi sembra stata un po' poco "attenta"; infatti mi sembra che Lei mi faccia dire cose che non dico o a pretendere che dica cose che non posso dire.
Se vogliamo dialogare non possiamo né dobbiamo darci sulla voce, non Le pare? E così è stato finora, mi sembra.
Allora: attenzione: io non chiamo "santo" Giuseppe, per me non esistono santi, ma solo (e in questo "solo" c'è tutto il riconoscimento per la nostra dignità di esseri umani), ma solo, dunque, ESSERI UMANI, che hanno da rispondere alle proposte (o sfide) che la vita ci fa.

Un secono punto trovo non pertinente. Quando dice:
"Gli ebrei antichi sono normalmente additati come gente di grande fede, eppure nel suo articolo la parola “Fede” non compare mai. Forse Giuseppe ne era privo?".
Se Giuseppe aveva o non aveva "fede", questo è un fatto suo personale, di Giuseppe, intendo, e non sta a me fare quello che comunque potrebbe non essere altro che un processo alle intenzioni.
Il Vangelo di Matteo (Mt 1,18), fra l'altro, dice di lui che era un uomo "giusto" e parla di un sogno in cui gli appare un angelo del Signore che gli toglie ogni dubbio su ciò che è giusto fare. Tutto qui.
Rispondendo adesso alla sua proposta di riflessione (ma non c'era niente di tutto ciò quando ho scritto il pezzo) a me pare importante questa sottolineatura sulla persona giusta, perché, mentre la "fede" può essere una cosa astratta, il senso della cosa giusta da fare in quel preciso istante, no, è di una concretezza estrema.
Anzi, Le dirò proprio questo: sicuramente Giuseppe era un pio ebreo, e quindi aveva fede, ma il punto è che, se avesse seguito la "fede", avrebbe obbedito alla legge e avrebbe fatto lapidare Maria. L'amore per lei, al di là di ogni fede religiosa, e il suo senso della giustizia, cioè del rispetto della vita di questa donna che amava, lo fece diventare, a giusto titolo, padre di Gesù.
Infine, non ho detto che Gesù ha messo Giuseppe al posto di Dio, bensì che, forse, la fiducia nel Padre celeste, l'ha potuta avere così profonda e piena di abbandono, proprio perché aveva avuto sulla terra un padre come Giuseppe.
20 agosto 2005 0:00 - Lucio Musto
Da Lucio Musto

20 agosto 2005


Nella vita di relazione, politica, economica o sociale che sia, non distinguo colori o appartenenze preconcette, ma solo due tipi di persone: i galantuomini ed i gaglioffi. E’ per questo che galantuomini di diversi partiti, interessi o ideali possono mettersi d’accordo in totale soddisfazione senza per questo rinunciare punto alle proprie opinioni ed ai propri principi. I gaglioffi per contro non si accorderanno mai, fossero pure gemelli omozigoti.

Analogamente nel conversare distinguo raziocinanti da strilloni, e tempo fa mi venne da sentenziare:

“Sono condizioni assolutamente necessarie
“per iniziare seriamente a discorrere:
“ - la buona educazione, per ascoltare gli altri.
“ - la buona volontà, per capire quel che andiamo dicendo.
“ - la buona fede, per cambiare, se occorre, la nostra idea.
“… purtroppo ahimé, non sono condizioni sufficienti.
“Ma continuiamo lo stesso inutilmente a chiacchierare!.

Fortunatamente il Lei trovo queste rare qualità sontuosamente rappresentate ed arricchite da grande equilibrio e piacevolezza nel dire.

Ho letto con attenzione “Omaggio a Giuseppe” e non ho nulla di serio da obiettare al Sua tratteggio della personalità del Santo, anche se la mia posizione è alquanto diversa, ma francamente non mi sembra questo nel quale ci stiamo parlando il salotto adatto all’approfondimento, poiché dà piuttosto l’impressione di un mercato ortofrutticolo.

Mi limiterò quindi, bonariamente scimmiottando il titolo della rubrica, a poche piccole “pulci nell’orecchio”.

E’ vero, Giuseppe è poco “gettonato” in parrocchia e nel catechismo dei ragazzi… come mai? Eppure la sua grandezza è manifesta! possibile che in duemila anni non se ne sia accorto ancora nessuno?. O può essere forse perché per la più parte delle persone la figura morale di Giuseppe è ancora “troppo difficile”?...
Ci sono tempi di comprensione lunghi anche per cose più semplici, come per S. Disma che quasi nessuno elegge a suo santo protettore. Lui, il santo più garantito di tutti!

Castità è sicuramente sinonimo di astinenza sessuale, ma ha anche altre accezioni…

Come anche Lei in seguito rileva, Giuseppe si cura eccome della certezza della paternità, e si macera dentro e ci soffre, altrimenti non gli verrebbe affatto la tentazione di ripudiare la sposa esponendola a tanto supplizio!

Gli ebrei antici sono normalmente additati come gente di grande fede, eppure nel suo articolo la parola “Fede” non compare mai. Forse Giuseppe ne era privo?

Interessante anche l’ipotesi che Gesù si figurasse Giuseppe e non Dio come “Abbà”, ma non so se condividere l’idea. In fondo si tratta dello stesso Gesù che a dodici anni, ritrovato nel Tempio strattona i suoi con: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». (Lc 2,49)

Che poi il succo della BUONA NOTIZIA sia l’Amore, quello vero e con la “A” grande grande, beh! questo sì che mi trova davvero d’accordo.

Naturalmente ho voluto tralasciare i punti più intriganti e fecondi. Se ne potrebbe parlare.

Grazie di nuovo
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