No caro uno, lo farò solo se qualcuno volesse sapere la mia
posizione; considerando che conosco le persone che sono
presenti in questo forum e che non sempre apprezzano il mio
punto di vista, quindi aspetto notizie.
Comunque
leggo e attendo.
Saluto Enrico e Lucio che
conosco e soprattutto capita di rado che non concordino, ma
rimangono un esempio di come bisognerebbe comportarsi tra
interlocutori; includo anche la signora ANNAPAOLA
ovviamente, anche se non sempre rimane presente nelle sue
proposte, anzi si dilegua tanto facilmente di quanto si
propone.
Saluti.
21 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
Lo so, caro signor Musto, lo so bene, stia tranquillo. Solo
credo che valga la pena dar peso solo al reale e far finta
che i vezzi non esistano. Un po' come si fa coi bambini
quando dicono le parolacce: si fa finta di niente. Non
che far finta sia ipocrisia, ovviamente, quando il far finta
significa attesa che le "fantignole" passino.
Il "reale" non cambia e prima o poi chi va troppo
forte ci sbatte il muso.
La ringrazio per la sua
pregiata considerazione e da parte mia consideri per Lei
quella che sempre Le ho manifestato.
Saluti
cordiali.
20 marzo 2007 0:00 - uno
ma tu Andrea l'intervento lo farai ugualmente.
20 marzo 2007 0:00 - Andrea 38 anni
Immagino che il mio intervento non vi interesserebbe, vero?
20 marzo 2007 0:00 - Lucio Musto
A Proposito di Santo Giuseppe
“DOVE SBAGLIA IL
FALCINELLI”
Il Falcinelli sbaglia
nell’impostare il discorso, o meglio nell’obiettivo
dell’argomentare. Qui non si sta indagando sulla
persona del Falegname padre putativo del Gesù di Nazaret,
della sua virtù e della sua giustizia, della sua
concretezza storica e del suo valore spirituale!.
In milleuna discussioni simili fiorite in ogni dove, si
tende ad inculcare nel cuore dei cattolici, considerati
aprioristicamente tutti dei sempliciotti, concetti del tutto
diversi e rivoluzionari, che nulla hanno a che vedere con
fede speranza e carità, ma solo tendenti ad
“ammorbidire” l’ostilità verso nuove frontiere che si
vanno propagandando.
«…Anche Il Grande Signore
Gesù Cristo, Nel venire Sulla Terra Non Ebbe Bisogno Del
Sesso Dell’Uomo E Di Quello Della Donna!!!!... » - si
vuole pubblicizzare - «Infatti Si Servì Di Una Vergine
(che poi non è dimostrato che lo fosse!) E Di Uno Cui La
Mascolinità Non Servì Allo Scopo!... (se pure fosse
maschio, e non è dimostrato!)…»
Quindi nella
natura fisica dell’uomo, ma anche in quella spirituale e
religiosa il matrimonio è cosa secondaria… la coppia
eterosessuale solo una di molte possibilità, e il viatico
divino… solo stronzate inventate dal Vaticano per tenerci
in soggezione!...
I neonati di qualunque degli
infiniti sessi vi pare “per ora” li facciamo fare da
delle fattrici a pagamento, in attesa che si inventi una
macchina apposita che concepisca, gestisca e partorisca in
modo automatico, e poi li regaliamo (o li affittiamo, o li
vendiamo… poi si vedrà) alle “famiglie” che ne
facciano richiesta, secondo loro gusti, esigenze e
comodità.
Per il momento, famiglie di due,
per non scontentare nessuno. Due babbi, due mamme,
un babbo ed una mamma… come vi pare!. ma appena la legge
sarà stata assimilata e ci si potrà evolvere, ad un numero
imprecisato di “coniugi in ammucchiata”. Infatti,
una volta stabilito che i sessi sono infiniti, anche le
congreghe familiari, in linea di principio, non hanno limiti
al numero dei componenti!
Chiaro, signor
Falcinelli?... qui si parla di evoluzione della specie, e
lei si attacca ancora al concetto che papà debba essere un
uomo e mammà una donna?... ma ci faccia il piacere!... ma
in quale universo vile lei, signor Falcinelli?... il
matrimonio?... la fedeltà?... l’Amore reciproco?... roba
da trogloditi, egregio signore!...
Ormai lo sanno
tutti che solo nel bruto mondo degli animali esistono i
sessi distinti!
20 marzo 2007 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Colgo l'occasione di questa riesumazione, come la chiama
il signor Falcinelli, per aggiungere alla bibliografia che
avevo fatto seguire alle mie noterelle, la segnalazione del
recente libro di ERRI DE LUCA, "In nome della
madre", Feltrinelli, Milano 2006, che è un'altra
bellissima interpretazione della storia di Maria e
Giuseppe. Mi unisco a Giuseppa per fare gli auguri a
tutti gli uomini e a tutte le donne che rivestono, per
amore, solo per amore, il ruolo di padre, dato che esso
(come del resto il ruolo materno), PSICOLOGICAMENTE, a oltre
il sesso biologico della persona che lo svolge.
20 marzo 2007 0:00 - Enrico Falcinelli
(come è stata riesumata questa pagina a questa data?)
Mi spiace non aver il tempo sufficiente nemmeno per
affrontare a grandi linee la figura di Giuseppe; e non dal
punto di vista dell'immaginativa, come fa la cara
Signora Laldi, bensì dal punto di vista filologico delle
documentazioni - in particolare quelle specificamente
impregnate di semitismo - che ci forniscono un'immagine
di Giuseppe ben diversa da quella che sentimentalmente
possono ispirare i versi dei Vangeli che lo riguardano,
quando vengono letti dall'occhio malizioso ma
superficiale di chi vi ricerca storielle, magari da cui
trarre qualche scoop.
Però mi si consenta di
tratteggiare in breve l'esempio che ci fornisce la
figura di Giuseppe, proprio direttamente dalle
documentazioni evangeliche, dato anche il sostrato degli usi
e costumi semitici su cui questi testi fondano le
radici.
Giuseppe, uomo giusto, dal Vangelo
secondo Matteo. Era giusto chi seguiva la legge
Mosaica; era ingiusto è altamente colpevole chi la
trasgrediva. Giuseppe avrebbe trasgredito la Legge Mosaica
non ripudiando pubblicamente la propria sposa. Poteva essere
egli giusto? Eppure Giuseppe non la ripudiò. A questo
punto, possono i Vangeli sprecarsi in pagine da romanza
spicciola senza caricarsi di quel significato di sacralità
degli eventi narrati? Ovviamente è difficile crederlo ed
allora non possiamo concederci iperurani fantasiosi sul
racconto evangelico e dobbiamo inserire l'istanza
dell'obbedienza, da parte di Giuseppe. Obbedienza a chi?
A Dio, naturalmente! Proprio in Matteo, l'angelo
del Signore lo rassicura sulla volontà di Dio che ha
permesso in Maria (significato semitico di Signora) il
concepimento in grazia dello stesso Spirito Santo, con
l'assicurazione della nascita di un Figlio che Giuseppe
avrebbe chiamato Gesù (dal semitico "Yhavé
salva"). Questo è il significato stretto
dell' "annuncio" nel sonno a Giuseppe. Cosa
annunciava l'angelo a Giuseppe, che già sapeva della
gravidanza di Maria? Scese dal cielo per dire a Giuseppe che
Maria era una donna brava e non aveva fatto nulla di male?
Per carità! Non sia mai!, direbbe San Paolo. Sarebbe ben
poco professionale, come Vangelo! L'emissario di
Dio venne ad annunciare a Giuseppe il suo compito: quello di
sostenere Maria, nella nascita, nell'educazione e
nell'accrescimento del Figlio, al quale avrebbe dovuto
egli stesso (per i semiti era stretto compito del padre dare
il nome al figlio) dargli il nome di Gesù (vedi significato
del nome) attribuendogli la discendenza di Davide,
adempiendo così alle scritture.
Giuseppe
obbediente. Così fece, Giuseppe, rinunciando ad ogni
timore reverenziale nei confronti di Maria e non temendo
alcuna incapacità nel suo ruolo di tutore del Figlio di Dio
e obbedendo al Signore continuò ad amare la sua sposa,
restando e costituendo famiglia, realizzando quello che
poteva essere il massimo desiderio della dignità semitica:
quello di servire Dio.
Da una testimonianza (non
lo riesco a definire come "racconto") come quella
evangelica, mi aspetterei significati ben più sapienti che
quelli rivelati dalle semplici parole e concetti, spesso mal
tradotti, che nella stringatezza semitica confondono la
nostra abitudine alla ridondante loquacità di cui siamo
maestri, per finire a fantasticare li dove non ci sarebbe
concesso. Abbiamo molto di quel gossip su cui lavorare che
riserverei i Vangeli ad altro esempio.
E la
famiglia? Nessuno di appropri del ruolo di padre, quando
costui sia difforme da quello che esemplifica chiaramente
Dio, evidente proprio nel tema sollevato dalla signora Laldi
nell'augurio per il giorno che è dedicato a chi è
padre e quindi anche a me, che lo sono.
Ma
sarebbe squallido terminare queste brevi osservazioni su
Giuseppe con una ridicola polemica, per quanto
attualissima. Auguri ai padri obbedienti e amorosi e a
tutti i Giuseppe.
Saluti cari.
19 marzo 2007 0:00 - GIUSEPPA G.
Mi chiamo Giuseppa e il mio nome non mi è piaciuto mai. Poi
ho capito che era un segno del destino. A 26 anni mi sono
innamorata di una donna poco più grande di me che aveva una
figlia di 3 anni. Ci siamo messe insieme. Anche se
all'esterno la gente vede due donne io so che a quella
bambina faccio da padre e ne sono immensamente felice.
Ciao a tutti e auguri a tutti i Giuseppe e Giuseppa di nome
e di fatto.
21 agosto 2005 0:00 - Lucio Musto
Lungi da me l’idea di creare con Lei degli equivoci
colloquiali! Chiosare senza costrutto (credo che “darsi
sulla voce” significhi quello) non mi è mai piaciuto ed
ora per giunta il mio tempo si è fatto breve!
Avrà notato che neanche io ho usato per Giuseppe
l’appellativo di “Santo” anche se per me lo è
pienamente. E’ che so che questa parola, come altre del
tipo “miracolo” o “destino” sono allergizzanti, nel
senso che possono suscitare reazioni forti anche se
impiegate nell’ingenuo uso corrente, ed è prudente
quindi chiarirne bene il senso prima di usarle.
(Naturalmente per S.Disma è diverso: nessuno lo conosce
senza la “S.” davanti!, e poi, nel mio dire, era un
esempio marginale)
Per “Fede” il discorso
è più facile: “Fede è la fiducia ferma, che non
abbisogna di dimostrazione, in qualcosa o qualcuno”. Per
Giuseppe, nel suo Dio.
Io penso che Lei ed io
sosteniamo le stesse cose, sia pur con parole diverse.
Nella stessa Sua citazione infatti, un versetto dopo e nei
successivi (Mt 1,20 ; 1,24) Giuseppe ascolta in sogno quello
che (crede) è detto dall’angelo del Signore ed obbedisce
prontamente. Analogamente, Lei lo ricorda puntualmente, si
comporta in altra occasione. Queste sono a mio avviso
chiare testimonianze di fede, ma se vogliamo chiamarle
diversamente mi va bene lo stesso.
La commistione
poi fra fede e giustizia è nelle Scritture abbastanza
frequente e trova nella “Lettera ai Romani” ampia
trattazione, per cui anche qui non andrò a cavillare quale
fra “giustizia” e “fede” sia la parola da applicare
ad “osservanza della legge” e quale ad “obbedienza
alla volontà di Dio che supera legge”. D'altronde
anche Gesù, con l’adultera, ne evitò la lapidazione,
citando la legge ma superandola (se per giustizia o per
Amore è altro punto delicato).
Ho invece un
concreto personale problema di cui vorrei informarLa. Da
martedì, e per alcuni giorni, sarò assai impegnato in
altro progetto, lontano dal PC. Mi perdoni pertanto se
sarò assente per un po’. Comunque grazie della
considerazione di cui mi fa oggetto.
Lucio Musto
21 agosto 2005 parole 336
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20 agosto 2005 0:00 - Pro-teo
Signora Annapaola, se ricorda, abbiamo già discusso sul
significato della parola "santo". Posso chiederle
di esplicitare meglio il significato che ha per lei?
Sulla figura di Giuseppe ci sarebbero molte cose da
dire e su alcune concordo con lei. Non invece quando afferma
che se avesse seguito la fede avrebbe dovuto far lapidare
Maria. Mi spiego. La fede è una questione personale che
porta a credere in Dio senza bisogno di dimostrazioni della
sua esistenza; poi esiste la dottrina, cioè l'insieme
delle regole e delle leggi che una religione si dà magari
ispirandosi alla parola di Dio. Alla luce di ciò, ritengo
che Giuseppe non abbia in realtà dato seguito ai dettami
della Legge e non alla sua fede. Non è un sofisma, perché
lei stessa ha ribadito che era considerato “uomo giusto”
e per questo ha dato fiducia a Maria che gli aveva
dichiarato la sua gravidanza come frutto di intervento
divino. Aveva profonda fede in Dio e ha creduto che fosse
stato realmente Dio a intervenire, quindi a Lui che doveva
obbedienza e non alla Legge. Insomma, per Giuseppe Dio è
giustamente al di sopra della Legge. Nella mia
accezione della parola, è proprio per questo che Giuseppe
è da considerare santo, cioè degno di essere imitato e di
alta considerazione.
20 agosto 2005 0:00 - ANNAPAOLA LALDI
Grazie di nuovo dell'attenzione, che però questa volta
mi sembra stata un po' poco "attenta"; infatti
mi sembra che Lei mi faccia dire cose che non dico o a
pretendere che dica cose che non posso dire. Se
vogliamo dialogare non possiamo né dobbiamo darci sulla
voce, non Le pare? E così è stato finora, mi sembra.
Allora: attenzione: io non chiamo "santo"
Giuseppe, per me non esistono santi, ma solo (e in questo
"solo" c'è tutto il riconoscimento per la
nostra dignità di esseri umani), ma solo, dunque, ESSERI
UMANI, che hanno da rispondere alle proposte (o sfide) che
la vita ci fa.
Un secono punto trovo non
pertinente. Quando dice: "Gli ebrei antichi sono
normalmente additati come gente di grande fede, eppure nel
suo articolo la parola “Fede” non compare mai. Forse
Giuseppe ne era privo?". Se Giuseppe aveva o non
aveva "fede", questo è un fatto suo personale, di
Giuseppe, intendo, e non sta a me fare quello che comunque
potrebbe non essere altro che un processo alle intenzioni.
Il Vangelo di Matteo (Mt 1,18), fra l'altro, dice
di lui che era un uomo "giusto" e parla di un
sogno in cui gli appare un angelo del Signore che gli toglie
ogni dubbio su ciò che è giusto fare. Tutto qui.
Rispondendo adesso alla sua proposta di riflessione (ma non
c'era niente di tutto ciò quando ho scritto il pezzo) a
me pare importante questa sottolineatura sulla persona
giusta, perché, mentre la "fede" può essere una
cosa astratta, il senso della cosa giusta da fare in quel
preciso istante, no, è di una concretezza estrema.
Anzi, Le dirò proprio questo: sicuramente Giuseppe era un
pio ebreo, e quindi aveva fede, ma il punto è che, se
avesse seguito la "fede", avrebbe obbedito alla
legge e avrebbe fatto lapidare Maria. L'amore per lei,
al di là di ogni fede religiosa, e il suo senso della
giustizia, cioè del rispetto della vita di questa donna che
amava, lo fece diventare, a giusto titolo, padre di
Gesù. Infine, non ho detto che Gesù ha messo Giuseppe
al posto di Dio, bensì che, forse, la fiducia nel Padre
celeste, l'ha potuta avere così profonda e piena di
abbandono, proprio perché aveva avuto sulla terra un padre
come Giuseppe.
20 agosto 2005 0:00 - Lucio Musto
Da Lucio Musto
20 agosto 2005
Nella vita di relazione, politica, economica o sociale che
sia, non distinguo colori o appartenenze preconcette, ma
solo due tipi di persone: i galantuomini ed i gaglioffi.
E’ per questo che galantuomini di diversi partiti,
interessi o ideali possono mettersi d’accordo in totale
soddisfazione senza per questo rinunciare punto alle proprie
opinioni ed ai propri principi. I gaglioffi per contro non
si accorderanno mai, fossero pure gemelli omozigoti.
Analogamente nel conversare distinguo raziocinanti da
strilloni, e tempo fa mi venne da sentenziare:
“Sono condizioni assolutamente necessarie “per
iniziare seriamente a discorrere: “ - la buona
educazione, per ascoltare gli altri. “ - la buona
volontà, per capire quel che andiamo dicendo. “ - la
buona fede, per cambiare, se occorre, la nostra idea.
“… purtroppo ahimé, non sono condizioni sufficienti.
“Ma continuiamo lo stesso inutilmente a
chiacchierare!.
Fortunatamente il Lei trovo
queste rare qualità sontuosamente rappresentate ed
arricchite da grande equilibrio e piacevolezza nel dire.
Ho letto con attenzione “Omaggio a Giuseppe” e
non ho nulla di serio da obiettare al Sua tratteggio della
personalità del Santo, anche se la mia posizione è
alquanto diversa, ma francamente non mi sembra questo nel
quale ci stiamo parlando il salotto adatto
all’approfondimento, poiché dà piuttosto
l’impressione di un mercato ortofrutticolo.
Mi
limiterò quindi, bonariamente scimmiottando il titolo della
rubrica, a poche piccole “pulci nell’orecchio”.
E’ vero, Giuseppe è poco “gettonato” in
parrocchia e nel catechismo dei ragazzi… come mai?
Eppure la sua grandezza è manifesta! possibile che in
duemila anni non se ne sia accorto ancora nessuno?. O può
essere forse perché per la più parte delle persone la
figura morale di Giuseppe è ancora “troppo
difficile”?... Ci sono tempi di comprensione lunghi
anche per cose più semplici, come per S. Disma che quasi
nessuno elegge a suo santo protettore. Lui, il santo più
garantito di tutti!
Castità è sicuramente
sinonimo di astinenza sessuale, ma ha anche altre
accezioni…
Come anche Lei in seguito rileva,
Giuseppe si cura eccome della certezza della paternità, e
si macera dentro e ci soffre, altrimenti non gli verrebbe
affatto la tentazione di ripudiare la sposa esponendola a
tanto supplizio!
Gli ebrei antici sono
normalmente additati come gente di grande fede, eppure nel
suo articolo la parola “Fede” non compare mai. Forse
Giuseppe ne era privo?
Interessante anche
l’ipotesi che Gesù si figurasse Giuseppe e non Dio come
“Abbà”, ma non so se condividere l’idea. In fondo
si tratta dello stesso Gesù che a dodici anni, ritrovato
nel Tempio strattona i suoi con: «Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
(Lc 2,49)
Che poi il succo della BUONA NOTIZIA
sia l’Amore, quello vero e con la “A” grande grande,
beh! questo sì che mi trova davvero d’accordo.
Naturalmente ho voluto tralasciare i punti più intriganti e
fecondi. Se ne potrebbe parlare.