4 aprile 2006 0:00 - Incazzato con B. Toscana-Fabriano(AN)
Confrontarsi tra noi su queste tematiche e sulle stesse
confrontarsi con i Partiti non può essere altro che un
esercizio di democrazia. Mi consideri disponibile per
qualsiasi iniziativa a sostegno della CLASS ACTION.
Con questo mio post desidero inoltre segnalare l’esistenza
del Gruppo:
http://it.groups.yahoo.com/group/mpsclientidelusi/
aperto a chiunque vuole fare qualcosa in più a sostegno
della giusta rivendicazione dei risparmiatori delusi
nell’acquisto dei prodotti finanziari capestro MYWAY e
4YOU venduti dal gruppo bancario MPS ed in prospettiva
lavorare per ottenere la CLASS ACTION.
3 aprile 2006 0:00 - Marika Iotti
Sono d'accordo su tutti i punti tranne i seguenti:
1) Abolizione canone RAI. Una tv pubblica ed un canone
verrebbero da me pagati con solerzia se servissero ad
ottenere trasmissioni culturali, di buon gusto, adatte a
tutta la famiglia e superpartes. Ma ahimè la realtà è ben
diversa! 2) 8 x mille. Molte associazioni umanitarie
oggi possono beneficiarne, non solamente la Chiesa
Cattolica. Perciò lo ritengo più che utile. Non tutti
siamo magnanimi d'animo spontaneamente.
3)Prostituzione. La prostituzione deve rimanere reato.
Legalizzarla serve a rimpinguare le casse dello Stato, non a
evitare che povere donne vengano costrette al mestiere dalla
necessità. Nessuna donna dovrebbe esser messa in condizione
di vendere se stessa per denaro. Sono poche quelle che lo
fanno per arricchirsi e lo sappiamo tutti, e quelle non
hanno bisogno di esami per garantirne la salute! Sono
informate e sanno già come fare e svolgono la loro
"professione" al calduccio. Reprimiamo invece chi
c'è alla base di questo traffico. Basta mettersi sulle
strade e attendere.... 3)Liberalizzare la droga è una
sciocchezza. Nei paesi dove è libera non ne è diminuito il
consumo. Anche qui si vuole introitare su un traffico
illecito. E non è assolutamente vero che le droghe leggere
non creano dipendenza. Tutti i drogati in comunità
riportano di aver iniziato con quelle. Poi la maggioranza
forte e in salute smette, ma qualche debole finisce per fare
il "passo". In questi casi bisogna prevenire.
1 aprile 2006 0:00 - Antonio Caracciolo
A monte della competizione elettorale ritengo che ci sia un
problema generale di costume politico. Senza voler entrare
in polemica con nessuno e considerando assolutamente
generale il malcostume elettorale riporto un post del mio
blog, dove su un fatto reale non è fatto alcun nome,
appunto perché mi interessa denunciare il fatto e non le
persone o una parte politica. _____________
sabato, aprile 01, 2006
La politica in un
quartiere romano: pulizia denti a prezzi modici!
Seguendo la massima di dire il peccato e di non fare il nome
del peccatore racconto un episodio realmente successo questa
mattina in Roma e di cui sono stato mio malgrado
protagonista, o meglio vittima, anche se una vittima che ha
reagito e non si è lasciata sopraffare. Deliberatamente non
faccio nomi e non dico niente che consenta di identificare
le persone. Ritengo infatti che l'episodio debba qui
essere considerato solo in quanto significativo della
realtà dei concreti modi di ricerca del consenso esistenti
nel nostro paese, ed in questo caso addirittura nella
Capitale. Il voto di scambio è un reato, le sue forme sono
molteplici, la sua pratica diffusa, ma le sanzioni penali
pur previste sono facilmente eluse e raramente giungono
davanti ai giudici a tutt'altre faccende affaccendati.
Del resto, si deve anche ammettere che all'origine vi è
una diffusa mancanza di spirito pubblico. I partiti, il cui
principale compito dovrebbe essere quello di educare i
cittadini all'esercizio della democrazia, non ne hanno
mai voluto sapere e preferiscono un rapporto perverso fra
corrotto e corruttore che si lascia riconoscere proprio
nella formazione delle liste e nel modo in cui i candidati
grandi e piccoli ricercano quel consenso di cui hanno
bisogno per essere eletti. Un poeta romano spiegava al suo
ospite perché non era un democratico, mostrando dalla sua
finestra un alcolizzato steso su una panchina: "per la
democrazia il suo voto vale quanto il mio e la sua dignità
è pari alla mia". In effetti, il difetto di chi legge
libri è di immaginare cose belle che poi cozzano con la
realtà dei fatti, nel nostro caso non un povero disgraziato
senza casa, ma una pulizia dei denti offerta a prezzi modici
a possibili elettori. Uno che vuol prendere sul serio la
politica si immagina di conversare sui problemi della
democrazia con un Socrate morente ed invece ha a che fare
con il baratto di un voto per una pulizia dei denti.
Veniamo dunque al fatto nudo e minuto oggetto della
nostra attenzione e riflessione odierna. Mi reco ad un
gazebo, dopo aver preso appuntamento con il titolare, per
discutere le questioni delicate di cui ho ampiamente parlato
nel post "Casi di coscienza e problemi di democrazia
interna", inviato come al solito ai massimi dirigenti e
senza mai ricevere risposta alcuna. Devo risolvere il
dilemma se andare o non andare alle urne. La persona è
stata da me conosciuta in quanto facente parte
dell'entourage di quei candidati in lista alle prossime
elezioni politiche, i cui nomi non ho fatto, ma la cui
esistenza in lista mi preclude il voto sul simbolo, essendo
stato con loro netto il mio dissenso a seguito del
referendum sulla fecondazione assistita. Ritengo la
questione alquanto delicata e seria, almeno per il mio
livello di sensibilità, che è probabilmente diverso da
quella dell'ubriacone di cui parlava il poeta romano. La
persona che ha allestito il gazebo è in pratica un
raccoglitore di quei voti che sono serviti a quei politici
che sono stati pure da me per altra via conosciuti e votati,
ma di cui sono poi rimasto grandemente deluso. Questo
l'antefatto ed i motivi per cui andavo
all'appuntamento da me chiesto per poter risolvere il
dilemma. Le cose prendono però subito una piega
assolutamente diversa, imprevista e direi sconcertante. Non
trovo sul momento al gazebo la persona per la quale ero
andato, ma trovo invece la di lui dolce e gentile consorte,
che è candidata alle prossime elezioni amministrative di
municipio. La signora sta lì per distribuire i pieghevoli e
le caramelle mandate dalla direzione del partito, ma tutta
la sua preoccupazione è chiaramente volta alla sua
candidatura nel quartiere. Ha spiegato, infatti, che avendo
fatto del volontariato, adesso vuole raccoglierne i frutti.
Un esempio concreto e tangibile dei "servizi"
viene dato ed offerto sotto il gazebo: una pulizia di denti
offerta a prezzi modici anziché alle tariffe ordinarie dei
dentisti. E' presente il dentista (o sedicente tale) che
distribuisce i suoi biglietti da visita. Effettivamente, dal
mio dentista di fiducia pago di più per lo stesso servizio.
Bisognava però andare al suo studio. Non era tecnicamente
possibile organizzare la prestazione sotto il gazebo stesso,
come si usava una volta nelle feste paesane.
Scavalcando i motivi per cui mi trovavo lì ed il tema delle
prossime elezioni politiche, la signora con assoluta ed
indisponente insistenza chiede per lei il voto alle prossime
municipali ed a discapito di un altro candidato della stessa
lista di partito, verso il quale ha parole decisamente
pesanti e querelabili. Io ero lì per un preciso motivo e mi
trovavo con prepotenza sviato su altra futile questione ed
altri problemi, di cui mi avvedevo la gentile signora non
aveva la benché minima consapevolezza, pretendendo per
giunta di essere versata in Politica. Ero lì per una
questione seria e mi trovavo impantanato in un alterco senza
riuscire a spiegare che non si poteva con tanta sfrontatezza
attentare alla libertà altrui di voto: dovevo votare lei
per ordine divino! Ed insisteva, insisteva prima nel
chiedere il voto per poi fare la smorfiosa e la ritrosetta
quando infine ebbe a capire che non le avrei dato quel voto
così malamente preteso: faceva infine addirittura la mossa
di rifiutare un voto che non mi ero mai sognato di darle!
Noterete - miei occasionali lettori – che io non solo non
ho mai fatto i nomi dei candidati alle politiche che
assolutamente NON intendo votare, ma ho accuratamente
evitato di usare espressioni insultanti nei loro confronti e
mi sono tenuto sul piano del dissenso politico, magari forte
ma legittimo ed in termini ritengo civili. La signora ha
usato espressioni censurabili ai danni di assenti per giunta
con un passante, quale ero io, che nulla poteva sapere dei
fatti della giornata. E' stato per me istruttiva e
rivelatrice l'assoluta mancanza di fair play nei
confronti dei candidati concorrenti in una stessa lista di
partito: cani di uno stesso canile in lite per l'osso!
Essendo lì vicino un mercato, mi è venuto spontaneo
pensare che la Signora meglio farebbe a gestire una
bancarella del pesce, con tutto il rispetto per le
pescivendole d'Italia, che forse non meritano il
linguaggio che si attribuisce loro. Avevo cercato fin
dall'inizio di sottrarmi con garbo all'insistente
richiesta di voto. Ho perfino cercato di abbozzare una
lezione sui corretti principi della partecipazione politica
e sui comportamenti che un candidato dovrebbe tenere, ma la
signora diventava sempre più aggressiva e proprio quando io
incominciavo a stizzirmi, la signora giocava un colpo basso,
ricordandomi appunto che era una Signora. E siamo alle quote
rosa per le quali sono nettamente contrario. La donna in
questione pretende di essere pari all'uomo, ma poi non
accetta la responsabilità delle sue azioni, il biasimo che
merita e pretende invece quella deferenza che nella società
francese del Settecento i Gentiluomini tributavano alle
Dame, creando un topos letterario che è passato largamente
nel costume odierno.
Aggiungo che non avevo quasi
mai visto prima la Candidata e certamente non ho mai avuto
un qualche elemento di giudizio che potesse dirmi se
meritasse il mio voto più di altri candidati. Non mi sono
mai avvalso dei "servizi" volontari offerti dalla
magnifica brigata di militanti, i cui modi di fare poltica
nel popoloso quartiere ho potuto in tal modo capire: è un
grave danno per l'immagine della politica che ne possono
trarre i cittadini. Accettando il biglietto del dentista
neppure lontanamente avrei immaginato che stavo per
impegnarmi a dare in cambio del servizio reso (a prezzi
modici) il mio voto alla signora. Costei non ha la benché
minima consapevolezza della profonda immoralità della sua
condotta improntata a non so quale volontariato, il cui fine
non è la gratuità insita in ogni vera forma di
volontariato, ma è invece in modo palese l'ottenimento
del voto. Ciò è sconcertante, disgustoso e disarmante non
potendo spiegare nulla a chi neppure riesce a capire
l'intima contradditorietà fra la condotta mascherata da
volontariato e la pretesa di ottenere un voto dai
beneficati.
Ho perso infine la pazienza di fronte
ad una situazione che non si lasciava comporre. Ho detto
testualmente alla signora che non l'avrei votata per
avermi fornita lei stessa seduta stante la prova di essere
inadatta a qualsiasi forma di rappresentanza politica: se
per disgrazia con i metodi usati (senza successo nel mio
caso) dovesse risultare eletta, il poeta romano sopra citato
troverà una postuma conferma alle sue prevenzioni circa la
bontà della democrazia. Strappavo quindi in faccia al
dentista il suo biglietto da visita e lasciavo alla signora
i saluti per il marito, che non mi interessava più di
incontrare. Se con i metodi della moglie ha raccolto i voti
conseguiti dagli onorevoli da me criticati credo che in
tutto questo di onore ve ne sia assai poco, ma vi è invece
molto di quell' odore che Vespasiano diceva di non
sentire: pecunia non olet! Ti sbagli, Vespasiano, basta
annusare un poco e l'odore si sente. Ricostruendo post
festum l'accaduto, ritengo che vi sia stato un tentativo
del reato di voto di scambio. Nel mio caso il reato non è
stato consumato, non avendo io fruito il servizio (neppure
immaginavo il do ut des) e non avendo mai inteso dare per
nessun motivo il voto alla persona, che mi era sconosciuta
fino ad un minuto prima. Di altri e per altri non so e non
posso sapere. Posso solo immaginare. Il caso singolo narrato
ha il pregio di essere assolutamente vero e fresco di
giornata. Ho voluto narrarlo solo perché che se ne possa
trarre un'utile morale. Altrimenti non meriterebbe il
tempo speso per scriverne. (Da:
http://clubtiberino.blogspot.com/ )
1 aprile 2006 0:00 - liberale
Il tutto statale ha sempre fallito, in Italia e nei paesi
comunisti. Tutto ciò che era statale era mal gestito e
inefficiente. Quello che non si pagava da una parte lo si
pagava dall'altra con la fiscalità generale.
Liberalizzare non vuol dire assenza di regole, sia ben
chiaro!
1 aprile 2006 0:00 - francesco lillini
"LIBERALIZZAZIONE UTILITY. Dismissione della
proprieta' statale, e pubblica in generale, delle
aziende di produzione e servizi dei settori energetici (gas,
elettricita', acqua e carburanti) e dei trasporti
(ferroviari, autostradali, aerei, marittimi): la
proprieta' pubblica delle infrastrutture esistenti
dovrebbe essere mantenuta garantendo la partecipazioni di
chiunque e senza posizioni dominanti sul mercato."
Per favore basta! e ancora basta! Bi sogna essere
stupidi per non capire che chi ha scritto questo comma
e' un amico di Tremonti e di Bossi che vogliono
l'Italia in mano ai loro amici "liberisti" che
si dovaranno arricchire a dismisura ai danni di tutti gli
altri italiani! cosa ha portato la politica liberista
l'abbiamo tutti davanti vedi le assicurazioni, i
combustibili i prezzi delle case, l'elettricità.
Privato non è bello, è solo più caro. Non è interesse di
nessuno e tantomeno dei consumatori che le risorse naturali
siano gestite dai priveti anzi avremmo bisogno che parecchie
cose ritornassero pubbliche e funzionassero meglio. Il
liberismo fa arricchire chi è in posizione dominante sui
mercati senza consentire la reale concorrenza vedi Microsoft
o il cartello delle grandi società petrolifere. Perciò
basta con i proclami al libero mercato ma pensiamo piuttosto
ad un mercato solidale con un rele contatto dei produttori
con i consumetori e delle regole più rigide sui mercati
speculativi che fanno arricchire i grandi della finanza e
le banche a scapito di tutti e senza pagare nulla allo
stato.