Le bugie di Berlusconi, smascherate da esperti di
economia
Fonte:www.la voce.info
La
campagna elettorale è ormai entrata nel vivo; mai come in
questi tempi l’economia è al centro dei dibattiti,
soprattutto televisivi. Con i politici di
entrambi gli schieramenti perennemente impegnati a
snocciolare cifre, dati, statistiche: ma siamo proprio
sicuri che queste cifre, questi dati, queste
statistiche siano esatte? C’è qualcuno che si prende la
briga di controllare se le affermazioni sono, fattualmente,
vere?
Negli Stati Uniti, il giorno dopo i
dibattiti, servizi e inchieste fanno le pulci alle
dichiarazioni dei due contendenti, per individuare eventuali
errori
(in particolare sulle questioni
economiche) dell’uno o dell’altro.
Domani
andrà in onda il primo confronto televisivo tra i due
candidati premier del prossimo Governo italiano. Staremo con
le orecchie tese: cominceremo
anche noi a fare le
pulci ai nostri politici. Speriamo solo che qualcuno segua
il nostro esempio.
Invitiamo i nostri lettori ad
aiutarci a smascherare dichiarazioni dubbie.
Ipse dixit
A Ballarò si
è parlato di conti pubblici e del "drammatico"
debito che il governo di centro sinistra avrebbe lasciato in
eredità. Ancora una volta si è
citato un dato,
il 3,2% del rapporto disavanzo/Pil.
Cerchiamo di
spiegare
ai lettori sia l’importanza del dato
sia la corretta interpretazione che bisogna
attribuirgli.
..................
Segnalazione di un lettore:
Molti italiani hanno ricevuto a casa un rotocalco
propagandistico del Presidente del Consiglio. Fra le tante
affermazioni, vi sottoponiamo quella di pagina
4
in cui si sostiene quanto segue:
"Addio alla lira: il grave errore di Prodi. L'euro
quotato a 1936 lire ha, di fatto, dimezzato stipendi e
pensioni: secondo gli italiani, il cambiogiusto
da applicare era a 1500 lire"
Commento: Al momento della conversione in euro, il cambio
lira marco era intorno alle mille lire per marco; il marco
venne convertito a 1.995 marchi per
euro e
quindi, dato il cambio del marco con l'euro e quello
della lira con il marco fissato dal mercato, la conversione
della lira con l'euro doveva avvenire
intorno a 2000 lire per un euro
- anche volendo
un cambio a 1500 lire non sarebbe stato praticabile proprio
perché troppo lontano dal cambio di mercato;
-
qualunque fosse il livello del cambio di conversione, nel
momento del changeover sono stati ridefiniti in euro usando
lo stesso cambio sia i salari e
i redditi che i
prezzi dei beni commerciati in Italia. Il potere
d'acquisto in beni nazionali è quindi (a meno degli
arrotondamenti, qualche abuso etc.)
sostanzialmente indipendente dal cambio usato per il
changeover.
Ad esempio, un lavoratore con un
salario di 2 milioni di lire, che compra, poniamo solo pizze
che costano 4000 lire l'una, prima del chnageover può
comprare
500 pizze al mese; se il changeover
avviene a 2000 lire per euro il suo salario diventa di 1000
euro e il prezzo della pizza 2 euro: come prima può
comprare
500 pizze. Se la conversione avviene a
1500 euro il suo salario diventa 1333 euro e il prezzo della
pizza 2.67 euro: potere d'acquisto 500 pizze, sempre
lo stesso. Ma con un cambio rivalutato a 1500 lire si
vede subito che un tedesco deve pagare 2.67 euro (anziché 2
euro)per comprare le pizze italiane.
Di
conseguenza ne acquista meno e i produttori italiani perdono
competitività, producono di meno, assumono meno lavoratori
etc. D'altro canto, gli italiani
con 1333
euro ottenuti con il cambio a 1500, anziché comprare solo
prodotti nazionali possono anche comprare beni tedeschi e
ottenerne di più. Un cambio
rivalutato della
lira deve corrispondere a un cambio svalutato del marco.
Insomma, il livello del cambio di conversione non
altera il potere di acquistare beni nazionali; ha un effetto
sulla nostra capacità di acquistare beni
esteri
e sulla nostra possibilità di vendere all'estero beni
nazionali: ma un cambio che ci rende meno caro comprare beni
all'estero rende più cari i nostri
beni
all'estero e riduce l'export.
In tutti I casi, discutere delle 1500 lire è un non senso.
Un cambio intorno alle 1500 lire per euro sarebbe potuto
avvenire prima dellasvalutazione del
1992, quando
occorrevano "solo" 760 lire per un marco. Tenendo
il cambio marco/euro a 1.995 marchi per euro, la lira si
sarebbe potuta convertire a 1500
lire per euro.
Ma quella era storia lontana e pregressa al momento della
adozione dell'euro e del changeover: allora il cambio di
mercato era intorno a
quello a cui è avvenuta la
conversione.
.................
L’incursione dell’euro nei bilanci
familiari ha prodotto un aumento dei prezzi in tutta Europa.
L’euro, secondo noi, è stato introdotto con troppa
fretta,
senza le necessarie precauzioni, cioè
senza tenere le altre monete in corso per un certo tempo.
Ancora oggi il 90% degli italiani ragiona in lire.
( dichiarazione tv del Presidente del consiglio nel corso
del confronto tv del 14 marzo con Romano Prodi)
Euro batte Lira 97 a 3.
Il Presidente Silvio Berlusconi ha più volte sostenuto che
gli italiani ragionano ancora in lire. Ha affermato che il
90% degli italiani ragiona in lire.
Questa
ipotesi può essere verificata sulla base di una indagine
(SHARE "Survey of Health, Ageing and Retirement"
condotta nel 2004, tesa a studiare le
condizioni
di vita degli ultracinquantenni in Europa (link). Il
questionario contiene domande su aspetti economici quali i
redditi, i consumi etc…In Italia
sono stati
intervistati circa 2500 individui.
L’intervistatore pone le domande e poi registra
immediatamente la risposta sul suo computer portatile – se
la risposta è fornita in euro viene immediatamente
registrata. Ne non c’è risposta o l’intervistato
mostra indecisione la domanda viene riproposta chiedendo di
rispondere il lire.
Ci sono due possibili fonti
di distorsione (di segno contrario) nel confronto risposta
in lire o in euro. Da un lato si tratta di una campione di
individui
di età comprese tra i 50 e i 100 anni,
più propensi in media a rispondere in lire, dall’altro
l’intervistatore si aspetta che la risposta sia in
euro,
e solo in caso di "indecisione"
fornisce esplicitamente la possibilità di rispondere il
lire.
L’evidenza empirica è schiacciante (si
veda tabella): persino sul valore della casa di proprietà,
che certamente è stata acquistata o ricevuta in dono
negli
anni della lira, il 97% risponde in
euro.
Tabella con 4 colonne e 5
righe
Domanda
Rispondono in euro
Rispondono in
lire
Numero Risposte Totali
Pensando agli ultimi 12 mesi: quanto ha
speso all’incirca la sua famiglia in beni alimentari e
bevande che avete consumato a casa in un mese normale?
1462
(99,12%)
13
(0,88%)
1475
Al lordo di
imposte e contributi, a quanto ammontava all’incirca il
suo reddito da lavoro dipendente nel 2003?
341
(98,27%)
6
(1,73%)
347
Al lordo delle imposte, a
quanto ammontava all'incirca un singolo
pagamento della sua pensione nel 2003?
415
(98,57%)
6
(1,43%)
421
Secondo lei, quanto
ricaverebbe se oggi vendesse la sua casa?
892
(97,38%)
24
(2,62%)
916
fine tabella
Nota: la domanda sul consumo e quella sulla casa viene posta
solo ad un membro della famiglia.
............................
"I
quattro governi della sinistra avevano messo in circolo 7
miliardi di euro per opere pubbliche, noi ne abbiamo messi
in circolo ad oggi 51 miliardi di
euro, con il
prossimo Cipe arriveranno a 73 miliardi. Significa che
abbiamo fatto esattamente 10 volte quello che hanno fatto i
governi della sinistra."
(Silvio Berlusconi,
durante il duello televisivo Berlusconi vs Prodi del 14
marzo, Rai1)
Secondo i dati forniti
recentemente dall’Ance nel suo Rapporto sulle
infrastrutture in Italia (2005). Utilizzando valori in euro
costanti (1995) la spesa
per opere pubbliche è
stata complessivamente pari a 73,1 miliardi dal 1997 al 2001
(una media di 14,62 all’anno) e a 64,7 miliardi dal 2002
al 2005 (una
media di 16,17 all’anno) (1). Non
è chiaro da dove il Presidente del Consiglio abbia tratto
la cifra dei 7 miliardi, mentre i 51 (anzi, oltre 52)
erano
effettivamente i fondi stanziati (ma non
ancora "messi in circolo") dal Cipe per i progetti
approvati sino alla fine del 2004.
Secondo i dati
Banca d'Italia, inoltre, gli investimenti pubblici
totali (quindi comprensivi delle grandi opere) hanno
oscillato tra il 2,2 e il 2,5% del
Pil tra 1996 e
2001 e tra 2,4 e 2,6% del Pil tra 2002 e 2004 (non sono
disponibili i dati 2005). Si tratta di dati incompatibili
con un rapporto di 1 a
10 tra gli investimenti in
opere pubbliche della tredicesima e della quattordicesima
legislatura.
(1) Il dato 2005 è
basato su previsioni e quello del 2004 su preconsuntivi. Per
ciascuna legislatura è stato scelto di attribuire la spesa
del primo anno
alla legislatura precedente, dal
momento che tali spese sono in gran parte attribuibili a
decisioni prese dal governo precedente.
...................
"Guardavo solo i dati europei. Non ho il minimo
interesse per la moltiplicazione di dati che vengono fatti
da varie fonti: il mio giudice è la
Commissione
europea
e sono i dati Eurostat quelli
fondamentali". (Dichiarazioni di Giulio Tremonti a
Porta a Porta, 16 marzo 2006),
"Quando ieri sono stato interrogato sui dati della
Banca d'Italia è venuta fuori una roba del tipo, io
dico quello che dicono tutti i ministri che per me
valgono solo i dati Eurostat.." (Nuova Dichiarazione
di Giulio Tremonti a Porta a Porta, 20 Marzo 2006)
La bontà dei dati italiani, come si può
leggere all'interno del Bollettino economico, è
garantita dalla Banca d'Italia ed è conforme agli
standard europei.
Fonte:
Banca d’Italia,
Bollettino economico, pag.
56°
.......................
"Nel 2001 abbiamo trovato un buco di
37 mila miliardi certificato da Eurostat e Istat, che ha
portato i nostri conti al deficit del 3,2% mentre i
governi
dell’Ulivo avevano dichiarato lo 0,8%.
Proprio a causa del malgoverno dell’Ulivo siamo andati in
deficit eccessivo prima di Francia e Germania."
(Dichiarazione,
contestata, ma formalmente
corretta di Silvio Berlusconi nel duello televisivo, 14
marzo 2006 In base alla segnalazione di alcuni lettori
abbiamo verificato
la seguente
dichiarazione).
I dati ufficiali
Istat relativi al 2001 e pubblicati fino a luglio del 2004
(vedi c. stampa 5/7/04) indicavano un "rapporto
indebitamento netto delle amministrazioni
pubbliche (deficit) / Pil" pari al 2,6%, quindi ben al
disotto del 3%. Nel marzo del 2005 (c. stampa del 1/3/05), a
seguito di decisioni Eurostat sul trattamento
delle operazioni delle Ferrovie dello Stato, il deficit per
il 2001 fu rivisto al 3,0%. Infine, secondo i dati
rilasciati dall'Istat a febbraio 2006, i
quali incorporano anche una rivalutazione del Pil di circa
il 2,5% per il 2001, il rapporto riferito al 2001 è ora
pari a 3,1% (3,2% se non ci fosse stata
la
rivalutazione). Di conseguenza, l'affermazione di
Berlusconi che nel 2001 il deficit aveva già
"sfondato" il limite del 3% è corretta sulla base
dei
recenti dati Istat, ma tale risultato è
dovuto alla decisione Eurostat presa nel 2004/2005: sul
piano sostanziale, quindi, non si può affermare che fu
la politica del
governo di centrosinistra a
portare il deficit nel 2001 oltre la soglia del 3%.
.......................
Lucia Annunziata: "Ma la Confindustria pone il
problema sostanziale, sottolinea i dati di un'Italia
ferma. Io non sono riuscita a capire in tutti i suoi
interventi come lei può dire...". "Glielo
spiego - interviene il premier - il governo della sinistra
ha avuto uno sviluppo inferiore alla media UE dello
0,9%, noi dello 0,8. Quindi abbiamo fatto meglio.
Capisco che lei non sia molto pratica di economia, ma i dati
sono questi". (Dichiarazioni del presidente
del Consiglio durante l’intervista a Lucia Annunciata
"In mezz'ora" domenica 12 marzo, Rai3)
Guardiamo, invece, i dati.
Pil ai prezzi di mercato (variazione percentuale
rispetto all’anno precedent
e)
Tabella con 4 colonne e 11 righe
EU 15
Italia
Differenza (EU15 -
Italia)
1996
1.6
0.7
+0.9
1997
2.6
1.9
+0.7
1998
2.9
1.4
+1.5
1999
3
1.9
+1.1
2000
3.9
3.6
+0.3
2001
1.9
1.8
+0.1
2002
1.1
0.3
+0.8
2003
1
0
+1
2004
2.3
1.1
+1.2
2005
1.4
0
+1.4
fine tabella
Tabella con 4 colonne e
3 righe
Media
EU 15
Italia
Differenza
(EU15-Italia)
1997-2000
3.1
2.2
+0.9
2002-2005
1.45
0.35
+1.1
fine tabella
Fonte: Eurostat (
link)
Abbiamo preso in
considerazione i periodi 1997-2000 e 2002-2005 escludendo
gli anni in cui si sono svolte le elezioni (1996 e 2001),
per la semplice ragione
che il loro risultato
potrebbe non essere imputato interamente all’uno o
all’altro schieramento. Dai dati si può vedere che per il
periodo di governo del
centrosinistra (1997-2000)
la media europea è superiore dello 0,9 per cento alla
crescita italiana, mentre per il periodo di Governo del
centrodestra la
media europea è superiore a
quella italiana dell’1,1 per cento.
Anche
qualora si volessero attribuire al Governo Berlusconi i
risultati del 2001 e al centrosinistra quelli del 1996, non
avremmo quanto detto dal presidente
del
Consiglio: la differenza tra la media europea e la media
italiana risulterebbe dello 0,9 per cento, uguale per
entrambi i periodi.
.............................
Il
ministro dell’Economia Giulio Tremonti dichiara
"(...)per tre anni siamo cresciuti il doppio della
Germania...". Francesco Rutelli interrompe: "No,
metà
della Germania". Tremonti precisa:
"...nel 2001, 2002 e 2003", Rutelli insiste
"no, metà della Germania". (Francesco Rutelli,
Ballarò - puntata del 7/3/2006)
Vediamo i dati:
Pil ai prezzi di
mercato ( variazione percentuale rispetto all’anno
precedente)
Tabella con 11 colonne e
3 righe
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Germania
1
1.8
2
2
3.2
1.2
0.1
-0.2
1.6
0.9
Italia
0.7
1.9
1.4
1.9
3.6
1.8
0.3
0
1.1
0
fine tabella
Fonte: Eurostat (
link)
Secondo questi dati la crescita della
Germania è stata inferiore di poco meno della metà
rispetto a quella italiana nel periodo 2001-2003.
Tabella con 2 colonne e 2 righe
Media Germania
2001-2003
+0.37
Media Italia
2001-2003
+0.70
fine tabella
......................
Sempre nella stessa puntata di Ballarò, il ministro
Tremonti afferma: "mi pare che (Rutelli l’ha infatti
dichiarato in precedenza, n.d.r.) l’onorevole Rutelli
abbia detto che nel 2003 l’Italia è cresciuta dello
0,0 per cento. Nel 2003, una informazione che può essere
verificata, la crescita, invece, è stata dell’1,4
per cento..." (Giulio Tremonti, Ballarò -
puntata del 7/3/2006)
Basta guardare
le tabelle qui sopra per rendersi conto che l’affermazione
del Ministro è errata. Nel 2003 l’Italia ha avuto
crescita zero.
............................
"Il governo, nell' attuale legislatura, ha ridotto
la pressione fiscale complessiva dal 45% al 40,6%. E intende
continuare su questa strada anche nella
prossima
legislatura". Lo ha affermato il premier Silvio
Berlusconi parlando a 'Porta a porta'."
(Dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi
riportate a "Porta a Porta"
8 marzo).
La pressione fiscale è la
somma di imposte dirette, imposte indirette, contributi
sociali e imposte in conto capitale, rapportata al Prodotto
interno lordo
(Pil).
Vediamo i dati.
Tabella con 7
colonne e 3 righe
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Pressione fiscale (valori
percentuali)
41,6
41,3
40,8
41,4
40,7
40,6
Pressione fiscale al
netto delle imposte in conto capitale (valori
percentuali)
41,5
41,2
40,6
40,0
40,1
40,5
fine tabella
Fonte. Istat, marzo 2006 (
link)
Se si considera la pressione fiscale nella sua
versione più ampia (prima riga), la riduzione durante
l’attuale legislatura (2005 rispetto al 2000) è pari
a un solo punto percentuale. Il risultato non cambia
se si escludono le imposte in conto capitale (seconda riga),
che contengono entrate straordinare,
quali i
condoni. Anzi, al netto dei condoni, negli ultimi due anni
la pressione fiscale è tornata a salire.
...............................
... a seguito delle riforme dell’Irpef introdotte dal
centrodestra "Sono oggi 10 milioni i contribuenti in
più che non devono neppure fare la dichiarazionedei
redditi ne avevamo trovati 2 milioni e mezzo di
prima" (Dichiarazione del Presidente del Consiglio
durante il Duello televisivo Berlusconi vs Prodi del
14 marzo, Rai1)
La cosiddetta
no tax area e le deduzioni per carichi familiari (entrambe
decrescenti al crescere del reddito) introdotte con le
riforme Irpef dal 2003
e dal 2005 riducono il
reddito imponibile. Fino a che le deduzioni sono più ampie
del reddito, il contribuente non paga alcuna imposta. Le
deduzioni in
questione individuano quindi una
soglia di esenzione.
Anche prima
dell'introduzione dei due moduli di riforma Irpef
esisteva però una soglia di esenzione entro cui ricadevano
tutti i soggetti che potevano godere
di
detrazioni di imposta (per redditi di lavoro e per carichi
famigliari) tali da annullare l'imposta dovuta.
Gli ultimi dati ufficiali a cui si possa accedere su
quanti siano i contribuenti al di sotto di questa soglia di
esenzione riguardano il 2001 (entro breve
dovrebbero essere disponibili anche quelli relativi al 2002)
e sono riportati nella tabella che segue. Da essi risulta
che, già nel 2001, i soggetti con
imposta nulla
erano 8,2 milioni.
Se, come dice Berlusconi, ora
sono circa 12,5 milioni (e il dato appare comunque
plausibile, sulla base di microsimulazioni), la platea dei
soggetti esenti
è cresciuta non di 10 milioni di
unità ma di 4,3 milioni.
Persone
fisiche anno di imposta 2001
Fasce
di reddito complessivo
Dichiaranti
Imposta netta nulla
fino a 5000
8.235.111
5.124.788
da 5000 a 20000
21.538.114
3.053.582
da 20000 a 50000
7.881.082
14.923
oltre 50000
1.139.361
716
Totale
38.793.668
8.194.009
Fonte: dati Sogei –
Cd-rom Le dichiarazioni in cifre
.............................
"…l’85% dei 10000 scioperi all’anno che si sono
verificati sono stati fatti per motivi politici.."
(Dichiarazione del Presidente del Consiglio durante il
Duello televisivo Berlusconi vs Prodi del 14 marzo,
Rai1)
Non esistono dati statistici
aggregati, riferiti alla totalità degli scioperi effettuati
anno per anno, che indichino se uno sciopero è avvenuto per
motivi
politici. Una ricerca su questo punto
potrebbe essere svolta soltanto sugli scioperi del settore
dei servizi pubblici, soggetti al controllo della
Commissione
di Garanzia istituita dalla legge n.
146/1990; la maggior parte di questi riguardano il settore
dei trasporti ed è osservabile nel sito web del
Ministero
dei trasporti e delle infrastrutture.
Basta una scorsa ai dati ivi disponibili per constatare che
la parte nettamente maggiore degli scioperi nel settore
dei trasporti è dettata da motivi di ordine
strettamente sindacale-contrattuale.
Quanto ai dati Istat disponibili, in riferimento alla
generalità degli scioperi effettuati in Italia essi sono
così rubricati: "ore non lavorate per conflitti
originati dal rapporto di lavoro distinte per mese e
causa". Essi inoltre non riguardano il numero degli
scioperi, bensì il numero di ore non lavorate.
Ecco i dati in questione:
Anni
2001-2005 (Migliaia)
Tabella con 5
colonne e 8 righe
Motivazioni
2001
2002
2003
2004p
Rinnovo contratto di lavoro
4 204
2 153
3 194
1 951
Rivendicazioni salariali
146
83
157
119
Rivendicazioni economico-normative
1
592
1 344
1
379
1 550
Licenziamenti e sospensione
351
744
261
387
Solidarietà
22
538
21
189
Altre cause
723
1 242
717
654
TOTALE
7 038
6 104
5 730
4 852
fine tabella
Fonte: Istat (
link)
Poiché non vengono
censiti gli scioperi per "motivi politici",
possiamo in via di approssimazione ricondurli prima alle ore
non lavorate per "Altre cause",
poi
alla somma delle ore non lavorate per motivi di
"Solidarietà" e "Altre cause". Nella
seguente tabella sono indicate le incidenze percentuali di
queste
"motivazioni" sul totale delle
ore non lavorate. Ne risulta con certezza che la
dichiarazione di Berlusconi è falsa: gli scioperi per
motivo politico,
nel quadriennio 2001-2004,
quand’anche potessero essere fatti coincidere con tutti
gli "scioperi di solidarietà" e tutti gli
"scioperi per altre cause",
non
raggiungerebbero mai il 30% del totale, attestandosi per tre
dei quattro anni fra il 10 e il 18%.
Tabella con 5 colonne e 3 righe
Percentuale sul totale
2001
2002
2003
2004p
Altre
cause
10,27
20,35
12,51
13,48
Altre cause + solidarietà
10,58
29,16
12,88
17,37
fine tabella
...............................
"Nel periodo 1998-2001 la pressione fiscale scese di 4
punti in 4 anni. Le entrate non diminuirono perché ci fu un
recupero dell'evasione. Con Berlusconi
in 5
anni la pressione fiscale è scesa di un punto, ma sono
aumentate le tasse degli enti locali, a causa dei tagli dei
trasferimenti. Con Berlusconi gli
italiani hanno
pagato più tasse". Lo afferma ad Otto e mezzo il
segretario Ds Piero Fassino. (Dichiarazione dell’On.
Piero Fassino alla puntata di Otto
e mezzo, 8
Febbraio).
Riprendiamo il tema della
pressione fiscale
La definizione
ufficiale di "pressione fiscale" è la somma di
imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali e
imposte in conto capitale, rapportata
al Prodotto
interno lordo (Pil). Talvolta il termine non comprende le
imposte in conto capitale, nelle quali è incluso il gettito
di condoni e sanatorie.
Vediamo i
dati (valori in percentuale).
Tabella con 12 colonne e 3 righe
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Pressione fiscale 1
41,2%
41,6%
43,7%
42,3%
42,4%
41,6%
41,3%
40,8%
41,4%
40,7%
40,6%
Pressione fiscale 2
40,6%
41,4%
43,0%
41,9%
42,3%
41,5%
41,2%
40,6%
40,0%
40,1%
40,5%
fine tabella
1
Comprensiva delle imposte in conto capitale
2 Al
netto delle imposte in conto capitale
Fonte. Istat, marzo 2006 (
link)
Come si vede, per entrambe le definizioni c’è
un picco nel 1997 (l’anno dell’ammissione dell’Italia
all’euro), dopo di che la tendenza è alla
diminuzione.
Dal 1997 al 2001 la diminuzione è
stata di 2,4 punti per la prima definizione e di 1,8 punti
per la seconda definizione. Dal 2001 al 2005 la
diminuzione
è di 0,7 punti per entrambe le
definizioni.
La pressione fiscale, in entrambe le
definizioni, comprende le imposte di tutti i livelli di
governo, quindi anche quelle attribuite alle regioni (ad
esempio,
l’Irap e l’addizionale Irpef) e agli
enti locali (ad esempio, l’Ici).
Questo dicono
i dati ufficiali, quanta parte poi dell’andamento delle
entrate sia imputabile al ciclo economico (che determina gli
imponibili), al recupero
dell’evasione, alla
variazione delle aliquote legali richiede un’analisi molto
più complessa.
* A cura di Davide
Baldi e Ludovico Poggi per la Redazione de lavoce.info
Tabella con 2 colonne e 8 righe
INDICE GENERALE DELL'ARTICOLO
pg. 1
pg. 2
Rapporto
Disavanzo/Pil
pg. 3
Qualche verità
sul cambio lira-euro
fine
tabella
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125 righe
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Commenti presenti
Data:
31-03-2006 14:40:00
Nome:
Daniele A.
Oggetto:
cotnratti e flessibilità
Messaggio:
Un dato che che il più delle volte è citato in maniera
confusa e usando cifre sempre diverse è quello sulla
conversione dei contratti flessibili in contratti
a tempo indeterminato.
Il Premier ha citato, se
ricordo bene all'ultima puntata di Ballarò, un tasso di
conversione del 70% in 18 mesi, mentre studi recenti parlano
per l'italia
di valori un pò più bassi.
Sarebbe opportuno fare chiarezza su questo punto che credo
sia uno dei criteri per valutare quanto
"sostenibile" sia la flessibilità
nelle assunzioni.
Risposta:
Data:
25-03-2006 11:10:06
Nome:
Marcello Signorelli
Oggetto:
evoluzione dell'occupazione
dipendente a termine
Messaggio:
Innanzitutto, mi complimento per la pregevole attività de
"Lavoce.info" e, in particolare, per
l'iniziativa su "Vero o falso".
Vorrei contribuire con un piccolo suggerimento alla corretta
analisi quantitativa dell'evoluzione
dell'occupazione dipendente (a termine e
permanente).
Visto che, come è noto, dal I
Trimestre 2004 ha preso il via la nuova Rilevazione Continua
sulle Forze di Lavoro, suggerirei l'opportunità di
analizzare
l'evoluzione dell'occupazione
dipendente (a termine e permanente) utilizzando la
"ricostruzione delle serie storiche degli occupati
dipendenti per carattere
dell'occupazione IV
Trimestre 1992 - IV Trimestre 2003" (disponibile nel
sito ISTAT) coerente con i dati della nuova rilevazione
avviata nel I Trimestre
2004. E' così
possibile analizzare l'evoluzione della
"precarizzazione" (per la parte misurata
dall'andamento dell'occupazione dipendente a termine
rispetto
all'occupazione dipendente
permanente) per il periodo IV Trimestre 1992 - IV Trimestre
2005 utilizzando dati (maggiormente) omogenei.
Prendo atto
della precisazione del Sig. Lanfranconi.
Aggiungo
che non contesto le sue argomentazioni, dove peraltro non
traspaiono giudizi politici, come invece in altre
pubblicate. E per quanto possa sembrare
"impacciato", il mio "in risposta" non
è "contro" l'idea altrui; affermo solo che i
dati si prestano a molteplici letture, dandone una a favore
della crescita
occupazionale.
Il
"vero o falso" è molto utile a fini conoscitivi,
ma dal mio punto di vista, prestandosi cmq a diversi giudizi
sulle politiche economiche, non a fini
normativi.
Cordialmente
A.B.
Risposta:
Data:
22-03-2006 13:37:03
Nome:
pierpaolo
Oggetto:
Effetti del
changeover sui prezzi
Messaggio:
Il
passaggio all’Euro ha influenzato le revisioni dei
prezzi.
L’aumento è stato tuttavia
complessivamente molto limitato;
L’aumento si
è registrato soprattutto per le imprese soggette ad una
minore pressione concorrenziale;
Spesso
l’aumento è stato causato dall’anticipo della revisione
dei listini (la revisione, normalmente diluita nel tempo, è
stata concentrata nel periodo
del changeover
soprattutto per evitare successive modifiche).
In
ogni caso l’aumento di alcune voci è stato più che
compensato dalla corrispondente diminuzioni di altre.
In realtà il changeover non ha influito
sui livello reale dei prezzi, anche se esiste un aumento
certo dell’inflazione percepita.
Perché?
Spesso sono aumentati beni
che si acquistano più frequentemente (questo rafforza nel
consumatore la percezione di un aumento generalizzato);
Maggior rilievo attribuito agli incrementi piuttosto
che alle diminuzioni: il consumatore tende a memorizzare
l’aumento massimo, anche se in realtà l’incremento
complessivo è stato pari all’inflazione;
Ricordo impreciso dei prezzi in lire;
Arrotondamento mentale da parte del consumatore (cambio 1
euro = 2.000 £): questo comporta un aumento percepito del
3,2% in più rispetto all’inflazione
reale;
Spesso il confronto avviene con i prezzi praticati
quando c’era la Lira, quindi nel 2001. Il confronto viene
effettuato cioè avendo memoria di un prezzo
praticato non un anno fa (come viene calcolata
l’inflazione) ma due tre fa. Questo determina una
percezione dell’inflazione doppia rispetto a quella
reale.
Attenzione eccezionale della stampa sui
prezzi
Risposta:
Data:
22-03-2006 12:33:49
Nome:
aldo lanfranconi
Oggetto:
occupazione
Messaggio:
Sono
stupito dell'intervento del Sig. Alex Bernard che
citando un recente studio dell'ISFOL pare contestare uno
mio intervento precedente basato su dati
ISTAT e
del MINISTERO del TESORO ( di cui fornivo i links ) e
semplicissime operazioni aritmetiche.
Poi aprire il documento pdf "RGE 2003-Vol
I" ed andare a pag 71 ( scritta sul documento )
I dati estratti dai documenti succitati
sono :
2000 13601 1530 10,1%
2001
14002 1514 9,8%
2002 14287 1563 9,9%
2003 14464 1583 9,9%
2005 14570 2034 12,3%
Dove per ogni anno il primo numero e' quello degli
occupati a TEMPO INDETERMINATO , il secondo quello invece
degli occupati a TEMPO DETERMINATO ( impropriamente
indicati come PRECARI ) ed il terzo l'icidenza dei
precari sul totale LAVORATORI DIPENDENTI.
Il dato
2005 e' il dato puntuale a fine Q3 2005 mentre i dati
precedenti sono la media annua.
E' quindi corretto quanto afferma il mio gentile
interlocutore per gli anni 2000 , 2001 , 2002 e 2003 ma non
e' vero in seguito :
Infatti con
calcoli semplicissimi si puo' ricavare quanto segue
:
Dal 2000 al 2005 gli occupati
totali sono aumentati di 1473 mila unita' di cui 504
mila = 34,2% "precari"
Il
mio intervento , come richiesto esplicitamente
dall'articolo , non si poneva l'obiettivo di dare
giudizi o attribuire responsabilita' su e di fatti ,
bensi' , nello spirito del
"fact-checking", di mettere in evidenza dati
scorretti forniti da esponenti politici.( on. Baldassarri
che aveva confuso ad
8 e 1/2 la percentuale
puntuale dei precari con la loro percentuale sui nuovi posti
creati dal 2000)
Seguiva poi una considerazione
O.T. sul peggioramento del fenomeno 2005 vs 2003
Risposta:
Data:
21-03-2006 17:29:00
Nome:
Giovanni Maglio
Oggetto:
La ricerca in
Italia
Messaggio:
Il Presidente del
Consiglio nei suoi interventi non ha citato i dati sulla
stato della ricerca scientifica italiana già segnalati da
altre mail. Vorrei
aggiungere che l'argomento
è oggetto di discussione nella comunità scientifica
internazionale e, come prevedibile, ne usciamo con le ossa
rotte. Segnalo
in proposito lo Special Report:
"Saving Italian Science" pubblicato sulla più
prestigiosa rivista scientifica internazionale, Nature (Vol
440, pag 265-5),
il 16 marzo 2006. Servirà anche
a conoscere la qualità dei vertici degli Enti di Ricerca
insediati dal Ministro Moratti.
Risposta:
Data:
21-03-2006
13:26:00
Nome:
FRANCO BARBARINI
Oggetto:
LIRA/EURO
Messaggio:
I motivi della percezione sulla
crescita di alcuni prezzi è corretta e le cause sono
diverse.
La prima è che il nostro sistema
produttivo esposto alla concorrenza internazionale era molto
più arratrato degli altri patner europei.
Secondo che il nostro debito pubblico era ed è molto più
elevato degli altri soci dell'euro.
Conseguenze:
L'apparato pubblico locale,
Regione, Provincie, Comuni, che si sono visti tagliati gli
introiti hanno agito sui servizi, con accise o con i prezzi
o inventando
nuove imposte per rimpinguare le
casse. (su acqua, su gas, ici, tosap, immondizia ecc.)
queste hanno inciso principalmente sugli esercizi
commerciali,
i quali hanno dovuto trasferirla sui
prezzi anche a causa dei diminuiti affari a seguito crisi
consumi)
L'apparato pubblico centrale ha
fatto la medesima cosa sulle accise di sua competenza (
petrolio, elettricità ) si è limitato ad incassare gli
aumenti ed
anche questi sono andati a gravare sui
costi degli esercizi.
Il risultato che oggi
stiamo verificando è che il commercio non solo ha dovuto
aumentare, ma il paradosso è che gli aumenti sono solo
serviti per salvarsi
l'attività non a fare
guadagni come è il comune sentire. Di fatto la maggioranza
dei commercianti ha guadagnato di gran lunga meno.
Quindi e concludo stiamo pagando e continueremo ancora per
molto, la dissennata gestione del pubblico denaro fatto dal
1975 in poi.
Quindi i problemi del nostro paese
si risolveranno solo se si avrà il coraggio di cambiare il
controllo della spesa pubblica.
L'entrata
nell'euro ha solo bloccato l'emorragia, ma per
guarire ci vogliono terapie molto più forti.
Dr.
Franco BARBARINI
Risposta:
Data:
21-03-2006 10:32:00
Nome:
Alex Bernard
Oggetto:
precariato
Messaggio:
In
risposta ai commenti dei sig. Lanfranconi e Giannini sul
tema dell'occupazione.
Cito una parte di un
recente studio dell'ISFOL:
"È opportuno
notare che l’occupazione a tempo
determinato
aveva mantenuto un andamento
crescente in maniera
pressoché costante dal 1993
al 2000: oltre che
in termini assoluti l’incidenza
del lavoro
temporaneo sul totale dell’occupazione
dipendente era passata, infatti, dal 6,2% a oltre il
10% del totale degli occupati dipendenti nel 2000.
Dal 2001 in poi, invece, nonostante un aumento
del numero di lavoratori temporanei, la loro
incidenza sull’insieme dei lavoratori dipendenti ha
cominciato a diminuire progressivamente; ciò
significa che negli ultimi tre anni
l’occupazione
temporanea è sì cresciuta, ma
quella a tempo
indeterminato è aumentata ancor
di più."
Alcune considerazioni:
- la Legge Biagi e quindi l'attuale Governo non ha
acuito la precarizzazione (perché in ultima analisi a
decidere sono le imprese e non i governi con quali
contratti assumere)
- benché nel 2000 i
contratti a tempo determinato siano aumentati fino al 10%
sul totale, non mi sembra che per questo siamo tutti
"precari"; l'incidenza
è poi
diminuita dal 2001.
-il part-time, tanto
vituperato, ha permesso l'ingresso sul mercato di molte
donne, che finalmente come in ogni Paese civile possono
contribuire al reddito
familiare, e smettere di
"fare a maglia" tutto il giorno...
-le
riforme istituzionali sul mercato del lavoro, giuste o
sbagliate che le si giudichino, sono frutto di un processo
lungo iniziato un decennio or sono
Detto questo e
di dati se ne trovano a iosa, e visti i commenti di
economisti non certo di destra, come il prof. Ichino (sul
Corriere), basta fare propaganda
politica contro
il governo; i dati (che possono anche essere sbagliati) per
loro fortuna non sono iscritti a nessun partito.
Risposta:
Data:
20-03-2006 23:41:00
Nome:
leonardo rosselli
Oggetto:
Lira/Euro
Messaggio:
Credo che
l'entrata della lira nell'euro sia stata mal gestita
e mal valutata nei suoi effetti sul nostro sistema
idustriale, aggravati da una gestione
della Bce
quantomeno discutibile.
Punto primo è vero che
senza obiettivo euro non avremmo avuto lo stimolo per una
finanza oubblica più rigorosa. ciò ha spinto ad
accellarare il risanamento
dei conti pubblici
anche se l'obiettivo era stato solo parzialmente
conseguito grazie a un maquillage finanziario ma non
strutturale voluto nella famosa
finanziaria di
Prodi decisiva per l'ingresso nella moneta.
Come al solito siamo entrati in guerra non avendo le armi
per combattere. I conti non erano strutturalmente sani, il
nostro sistema industriale totalmente
impreparato
a competere con moneta forte dato che si basava su micro e
piccole imprese concentrate in settori maturi e
manufatturieri.
Molto meglio era non entrate
subito nell'euro, adottare nel frattempo una lira forte
convertendo la moneta 1000 lire= 1 nuova lira per fare
abituare le
persone ai nuovi prezzi e solo dovo
aver risanato le fiananze ed aver dato tempo al sistema
economico di pensare alla nuova situazione competitiva.
In
altri tre anni ce l'avremmo fatta lo
stesso e non saremmo in questo pantano.
sulla
gestione della Bce qualcuno dovrà aprire una riflessione
prima o poi. Tenere l'euro sopravvalutato non aggredendo
i tassi come ha fatto fed è stata
una mossa
suicida che è servita solo agli americani. paura
dell'inflazione con la più enorme invasione di prodotti
sottocosto della storia economica, ha
saputo
veramente di poco. Non chiedevo dall'euro svalutazioni
competitive ma neanche gap competitivi. Invece è stato
prorpio questo. Un bene nel breve
( ma nel lungo
gli effetti sulla finanza pubbliche potrebbero essere
paradossalmente negativi) una iattura per il sistema delle
imprese italiane, un disastro
per le famiglie che
hanno visto una impennata dei prezzi fuori da ogni possibile
controllo.
Risposta:
Data:
17-03-2006 11:25:04
Nome:
Rinaldo
Oggetto:
Va
bene l'Euro, ma .....
Messaggio:
Io credo che una delle ragioni fondamentali della
difficoltà che quasi tutta la EU (ma in particolare i
grandi Paesi: Germania, Francia ed Italia) ha avuto
in questi ultimi 3 anni (con crescita vicina allo
zero), sia soprattutto e sostanzialmente dovuta alla NON
gestione della "politica monetaria" da parte
della BCE, che ha pensato solo a controllare
l'inflazione che, .... più bassa di così ....!
Basti ricordare che 3 anni fà il Dollaro USA
galleggiava ad un cambio intorno allo 0,80 per 1 EURO e che
ora veleggia vicino a 1,24 USDollari sempre per
1
EURO, dopo aver toccato punte di 1,30/1,35.!
Provate a fare il semplice calcolo: Questo corrisponde ad
una svalutazione del dollaro di oltre il 60% (moneta che si
usa per i commerci internazionali,
con le
Americhe ma anche e soprattutto con il Far East), e quindi i
manufatti (EUROPEI) sono prodotti ed offerti/venduti a
valori maggiorati del 60% !
Ecco da dove viene,
in particolar modo, la stagnazione europea (Italia compresa)
e purtroppo NON usciremo da questa situazione se i nostri
banchieri nella
BCE non provvederanno a tentare
di riequilibrare il rapporto di cambio EURO/DOLLARO, senza
aspettare che faccia tutto (forse troppo tardi) chi
sostituirà
Alan Greenspan alla Federal
Reserve.
Quindi l'EURO è stata certamente
una conquista, molto meno opportuna invece la rigidità dei
meccanismi di Maastricht e della BCE di tenere fermo
l'Euro
mentre il Dollaro strategicamente si
svalutava per far riprendere l'economia USA !
La Commissione EU non ci ha proprio pensato nei 3 anni
passati (ahinoi), ma chissà se il nuovo Presidente
(Barroso) solleverà questo fondamentale punto
con i Governi degli Stati Membri ? Speriamo !
Risposta:
Data:
17-03-2006 11:18:30
Nome:
Rinaldo Sorgenti
Oggetto:
Competitività Italia-Germania
Messaggio:
Con riferimento ai commenti espressi da Corrado
Finardi il 16.03.06 e da L.Manna il 15.03 e Nick il 16.03
circa il rapporto Lira-Euro.
Q U O T
E
Questi commenti si collegano con i
numeri sugli indici economici pubblicati sul Corriere della
Sera del 22.02.2006 che hanno scatenato l'ilarità della
"Compagnia
d'avanspettacolo" in
televisione.
Si mettevano a
confronto i dati dell'ITALIA - FRANCIA - GERMANIA su
:
Commentando questi dati, l'economista
tedesco Daniel Gross diceva:
- Sul
PIL: Un'accellerazione c'è, dopo un 2005 nel quale
l'economia è rimasta sostanzialmente ferma. Ma che in
Italia la ripresa europea sia arrivata più
debole non è una sorpresa: il vostro paese e il mio, la
Germania, si sono scambiati il posto. Tre o quattro mesi fa
eravamo noi a crescere meno, ora è
l'opposto.
- Sulla
competitività: E' dovuto all'atteggiamento dei
sindacati: hanno accettato una maggiore perdita del potere
d'acquisto dei salari, che ha consentito
un
recupero di competitività sui costi industriali.
PROPRIO IN LINEA CON QUELLO CHE HANNO DETTO
(RIDENDO) I TANTI LEADERS DELLA SINISTRA (da Letta a
Fassino, a Prodi, a Pecoraro, ed il Partito sindacale
Cgil,
ecc.ecc.), MA LORO SONO ONESTI ED OBIETTIVI
!
Soprattutto, amano il nostro Paese e sono
orgogliosi di essere italiani.
Risposta:
Data:
17-03-2006
10:32:00
Nome:
Giovanni Battisti
Oggetto:
Il PIL andrebbe raffronato in
valori assoluti e non media
Messaggio:
Siccome il PIL è la ricchezza prodotta da una nazione è
più corretto paragonare i due periodi 1997-2000 e
2001-2005(EU-Italia)in valori assoluti e non con
la media. Infatti il divario con la EU nel periodo
1997-2000, di crescita dell'economia e stato +3,6; nel
periodo 2002-2005, periodo di crisi economica
globale, è stato +3,5. Questi sono dati oggettivi come è
oggetiva la differenza dei due contesti dii sviluppo
economico.
Risposta:
Data:
16-03-2006 13:39:00
Nome:
corrado finardi
Oggetto:
Italia-Germania
Messaggio:
Il
vero problema a mio avviso non riguarda tanto la
"fotografia" recente del PIL per dirimere la
partitissima Italia-Germania.
Vi sono indicatori
ben più predittivi circa il medio-lungo termine.
Brevemente:
La Germania destina il 2,5% del Pil
alla R&S, l'Italia il'1,1, ;
La Germania
ha un rapporto di 12,4 ricercatori x 1000 persone al 2001 in
Germania (dati OCSE), e 6,5 Italia.
La Germania
vanta inoltre circa il doppio dei diplomati sul totale della
popolazione (e i diplomati sono quella parte della
popolazione che probabilmente
costituisce la
spina dorsale di un paese);
La stessa quota di
lavoratori qualificati nell'industria manifatturiera,
come sottolineato da LaVoceinfo,è più alta in
Germania.
15° e 47° posto:le posizioni poi
occupate rispettivamente da Germania e Italia nel 2005 circa
l'Indicedi Competitività e Crescita del World Economic
Forum.
Le esportazioni sono calate per entrambi i
paesi, ma peggio ha fatto l'Italia.
Ecco,
credo che la prossima volta che Tremonti cerca di usare
televisivamente lo sfottò Italia-Germania, gli vada
ricordato che il "malato d'Europa", resta
per sempre il Belpaese..
Risposta:
Data:
16-03-2006
12:21:19
Nome:
Alessandro
Sciamarelli
Oggetto:
quando si danno i
numeri
Messaggio:
purtroppo la
questione dei dati economici fasulli e spacciati per
"veri" senza che il telespettatore medio possa
farsi un'idea corretta dello stato delle
cose
si fa sempre più seria. Non passa giorno senza imbattersi
in
concetti di grande impatto emotivo
sull'elettorato quali "pressione fiscale"
"tasso di disoccupazione" enunciati nel modo più
distorto possibile e lontani
dal loro
significato.
"Pressione fiscale" sic et
simpliciter non vuol dire nulla. proviamo a scomporla: dal
2001 quella diretta è diminuita di 1 punto, il che è
abbastanza risibile,
quella indiretta è
aumentata di ben di più, e quella in conto capitale è
aumentata per effetto dei condoni.
Tasso di
disoccupazione andrebbe letto insieme all'andamento
degli occupati (la cui crescita è costantemente in discesa
ed è in gran parte frutto di regolarizzazione).
Trovo stupefacente che professori di economia prestati alla
politica si vantino del fatto che l'occupazione è
"cresciuta" (mettiamola pure così..) ma nello
stesso tempo il pil è rimasto fermo e l'economia
ha conosciuto la peggiore stagnazione dal dopoguerra (ma in
campagna elettorale non si hanno remore).
La
produttività del lavoro in questi anni ha avuto crescita
negativa, il che è tutt'altro che una bella
notizia.
Ma parlare in TV in questi termini
sembra una costante. E nessuno che si prenda la briga (men
che mai i giornalisti presenti) di far presente che 1
punto
in meno di "pressione fiscale"
(sic!) e un tasso di crescita ancora positivo
dell'occupazione non vogliono dire proprio nulla se il
pil è pratica rimasto
(in termini reali) quello
di 5 anni fa.
Alessandro Sciamarelli
Risposta:
Data:
16-03-2006 12:21:00
Nome:
NICK
Oggetto:
cambio Euro/Lira
Messaggio:
In una trasmissione in cui erano
presenti Berluscoi e Rutelli, forse a Ballarò, ed in un
momento in cui l'Euro valeva circa 1,3 dollari,
Berlusconi lamentava
che la forza dell'Euro
penalizzava gli esportatori italiani nella misura del 30 %
in quanto a modo su, ma senza dirlo, il valore corretto
doveva essere
un Euro un dollaro e che a suo
tempo Prodi non si era battuto per un cambio pù favorevole
magari a 2500 lire per Euro. Io credo che di quetse cose
non
capisca assolutamente nulla.
Grazie per l'opportuità,
Nick
Risposta:
Data:
16-03-2006 11:25:08
Nome:
paolo
bianco
Oggetto:
scioperi
Messaggio:
a proposito di numeri in libertà
sugli scioperi, nessuno vuol dire che 10.000 scioperi
all'anno, divisi per 365 giorni fa 27 al giorno, cioè
più di uno
ogni ora compresi notte, domeniche e
festivi????
Risposta:
Data:
16-03-2006 09:17:08
Nome:
Massimo GIANNINI
Oggetto:
Cifre
Messaggio:
Per il prossimo
confronto si dovrebbe dare a Prodi la lista verificata e
corretta dei dati citati da Berlusconi visto che questo é
diventato un vero problema
d'immagine e
credibilità.
Suggerisco dal primo confronto i
seguenti, che ad occhio mi sembrano numeri fantasiosi:
- Investimenti in infrastrutture, cantieri aperti e
relativi occupati.
- Aumento degli stipendi
pubblici
- Occupati (bisogna rbadire che nuovi
occupati non ce ne sono quasi...)
- Aumento
pensioni
- Etc.
Risposta:
Data:
16-03-2006
08:55:37
Nome:
aldo lanfranconi
Oggetto:
OTTO E MEZZO 15/02 - Mario
Baldassarri su posti di lavoro
Messaggio:
Vorrei segnalare la seguente inesattezza che mi pare
avere rilevato ieri sera ( 15 / 02 ) ad "Otto e
mezzo" sulLA 7.
Mario Baldassarri ha
affermato che dei nuovi posti di lavoro creati dalla fine
del primo trimestre 2001 a fine 2005 solo il 15% erano a
termine
Dispongo purtroppo solo dei seguenti dati
:
1)media occupati 2000 e 2001
tratti da Relazione Generale sulla Situazione Economica del
Paese - (2003 )
http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/forz
elav/20051220_00/ diagramma ottenibile cliccando a
sinistra
che riassumo
Occupati a tempo indeterminato ( K# ) :
2000 13601
2001
14002
2002 14570
Occupati a tempo determinato ( precari ) ( K# ) :
2000 1530
2001
1514
2002 2034
I precari ( tempo determinato ) sono si' il 12,3%
,
ma puntuali , a Q3 2005 ; se si considera
invece la
VARIAZIONE 2005 vs 2000 ( quella che
da' la
percentuale poiu' bassa ) i
precari rappresentano il
34,2% ( 47,8% 2005 vs
2001 )
E' poi impressionante
vedere la dinamica di crescita fra i nuovi posti di lavoro
di quelli a tempo determinato :
12,8% della differenza dei posti 2003 - 2001
81,0% della differenza dei posti 2005 -2003.
Stessa dinamica per il tempo parziale se
si vedono i nuovi posti di lavoro spaccati in "full
time" e "part time" ( PART TIME : 03 / 01
16,8% . 05 / 03 107,7%
essendo diminuiti quelli a
tempo pieno )
Sono certo che voi
saprete trovare i dati relativi ai termini esatti citati (
fine q1 2001 - fine 2005 ) ma non credo che con questi
cambiera' la sostanza.
Saluti
Risposta:
Data:
15-03-2006 21:22:03
Nome:
L. Manna
Oggetto:
svendita della lira - 2
Messaggio:
Mi
tocca segnalare almeno uno strafalcione nel mio precedente
intervento: non ha ovviamente senso paragonare in termini
assoluti gli aggiustamenti in centesimi,
millesimi o altro di marco, franco e lira rispetto
all'euro (e tenendo conto del valore dell'ECU nel
periodo immediatamente precedente all'entrata in
vigore
dell'euro) dato che TRA LORO le monete
europee non erano certo cambiate 1:1. Mi scuso
dell'errore
Risposta:
Data:
15-03-2006 19:24:31
Nome:
Giorgio Gazzotti
Oggetto:
Il gioco dei numeri
Messaggio:
Alcune riflessioni e un paio di domande su alcune ricorrenti
affermazioni di Berlusconi
Oltre al fatto che circa 4,5
milioni di pensioni sono ancora sotto a questa cifra, la
domanda è: portando le
pensioni a 516 euro di
quanto le ha aumentate? Dalle tabelle Inps si ricava che nel
2001 (governo centro-sinistra) l’importo di tutte le
pensioni era aumentato
del 5% (sul 2000), nel
2002 (anno dei 516 euro) è aumentato del 4,6%. Conclusione:
l’aumento a 516 euro hadeterminato un aumento delle
pensioni inferiore
al trend precedente.
. 420 mila diviso 70 fa 6000 operai per cantiere. Mi
chiedo da dove venga fuori una cifra
così
assurda.
. Le leggi fatte dal
Parlamento nel quinquennio 01/06 sono 665. Nel
quinquennio
96/01 (governo centro-sinistra)
furono 906. Quelle di iniziativa di governo sono state 517,
contro 697 del precedente governo.
. Essendo clandestini come
si fa a sapere esattamente quanti sono e di quanto sono
calati? Ma B. si riferisce
probabilmente agli
sbarchi di clandestini, effettivamente calati dal 2002 al
2004. Ma il ministero dell’Interno valuta che via mare
arrivi solo il 10%
dei clandestini, dunque quel
51%, ammesso che sia vero, si riduce al 5%. Per di più B.
cita i dati fino al 2004 e ignora il 2005 che ha fatto
segnare,
parole di Pisanu, . Ma il ministero non ha ancora
fornito il dato complessivo del 2005.erere