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1 aprile 2006 0:00 - affezionato
Le bugie di Berlusconi, smascherate da esperti di economia

Fonte:www.la voce.info

La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo; mai come in questi tempi l’economia è al centro dei dibattiti, soprattutto televisivi. Con i politici di

entrambi gli schieramenti perennemente impegnati a snocciolare cifre, dati, statistiche: ma siamo proprio sicuri che queste cifre, questi dati, queste

statistiche siano esatte? C’è qualcuno che si prende la briga di controllare se le affermazioni sono, fattualmente, vere?

Negli Stati Uniti, il giorno dopo i dibattiti, servizi e inchieste fanno le pulci alle dichiarazioni dei due contendenti, per individuare eventuali errori

(in particolare sulle questioni economiche) dell’uno o dell’altro.

Domani andrà in onda il primo confronto televisivo tra i due candidati premier del prossimo Governo italiano. Staremo con le orecchie tese: cominceremo

anche noi a fare le pulci ai nostri politici. Speriamo solo che qualcuno segua il nostro esempio.

Invitiamo i nostri lettori ad aiutarci a smascherare dichiarazioni dubbie.



Ipse dixit



A Ballarò si è parlato di conti pubblici e del "drammatico" debito che il governo di centro sinistra avrebbe lasciato in eredità. Ancora una volta si è

citato un dato, il 3,2% del rapporto disavanzo/Pil.

Cerchiamo di spiegare

ai lettori sia l’importanza del dato sia la corretta interpretazione che bisogna attribuirgli.



..................



Segnalazione di un lettore:

Molti italiani hanno ricevuto a casa un rotocalco propagandistico del Presidente del Consiglio. Fra le tante affermazioni, vi sottoponiamo quella di pagina

4 in cui si sostiene quanto segue:



"Addio alla lira: il grave errore di Prodi. L'euro quotato a 1936 lire ha, di fatto, dimezzato stipendi e pensioni: secondo gli italiani, il cambiogiusto

da applicare era a 1500 lire"



Commento: Al momento della conversione in euro, il cambio lira marco era intorno alle mille lire per marco; il marco venne convertito a 1.995 marchi per

euro e quindi, dato il cambio del marco con l'euro e quello della lira con il marco fissato dal mercato, la conversione della lira con l'euro doveva avvenire

intorno a 2000 lire per un euro

- anche volendo un cambio a 1500 lire non sarebbe stato praticabile proprio perché troppo lontano dal cambio di mercato;

- qualunque fosse il livello del cambio di conversione, nel momento del changeover sono stati ridefiniti in euro usando lo stesso cambio sia i salari e

i redditi che i prezzi dei beni commerciati in Italia. Il potere d'acquisto in beni nazionali è quindi (a meno degli arrotondamenti, qualche abuso etc.)

sostanzialmente indipendente dal cambio usato per il changeover.

Ad esempio, un lavoratore con un salario di 2 milioni di lire, che compra, poniamo solo pizze che costano 4000 lire l'una, prima del chnageover può comprare

500 pizze al mese; se il changeover avviene a 2000 lire per euro il suo salario diventa di 1000 euro e il prezzo della pizza 2 euro: come prima può comprare

500 pizze. Se la conversione avviene a 1500 euro il suo salario diventa 1333 euro e il prezzo della pizza 2.67 euro: potere d'acquisto 500 pizze, sempre

lo stesso. Ma con un cambio rivalutato a 1500 lire si vede subito che un tedesco deve pagare 2.67 euro (anziché 2 euro)per comprare le pizze italiane.

Di conseguenza ne acquista meno e i produttori italiani perdono competitività, producono di meno, assumono meno lavoratori etc. D'altro canto, gli italiani

con 1333 euro ottenuti con il cambio a 1500, anziché comprare solo prodotti nazionali possono anche comprare beni tedeschi e ottenerne di più. Un cambio

rivalutato della lira deve corrispondere a un cambio svalutato del marco.

Insomma, il livello del cambio di conversione non altera il potere di acquistare beni nazionali; ha un effetto sulla nostra capacità di acquistare beni

esteri e sulla nostra possibilità di vendere all'estero beni nazionali: ma un cambio che ci rende meno caro comprare beni all'estero rende più cari i nostri

beni all'estero e riduce l'export.



In tutti I casi, discutere delle 1500 lire è un non senso. Un cambio intorno alle 1500 lire per euro sarebbe potuto avvenire prima dellasvalutazione del

1992, quando occorrevano "solo" 760 lire per un marco. Tenendo il cambio marco/euro a 1.995 marchi per euro, la lira si sarebbe potuta convertire a 1500

lire per euro. Ma quella era storia lontana e pregressa al momento della adozione dell'euro e del changeover: allora il cambio di mercato era intorno a

quello a cui è avvenuta la conversione.



.................



L’incursione dell’euro nei bilanci familiari ha prodotto un aumento dei prezzi in tutta Europa. L’euro, secondo noi, è stato introdotto con troppa fretta,

senza le necessarie precauzioni, cioè senza tenere le altre monete in corso per un certo tempo. Ancora oggi il 90% degli italiani ragiona in lire.

( dichiarazione tv del Presidente del consiglio nel corso del confronto tv del 14 marzo con Romano Prodi)



Euro batte Lira 97 a 3.



Il Presidente Silvio Berlusconi ha più volte sostenuto che gli italiani ragionano ancora in lire. Ha affermato che il 90% degli italiani ragiona in lire.

Questa ipotesi può essere verificata sulla base di una indagine (SHARE "Survey of Health, Ageing and Retirement" condotta nel 2004, tesa a studiare le

condizioni di vita degli ultracinquantenni in Europa (link). Il questionario contiene domande su aspetti economici quali i redditi, i consumi etc…In Italia

sono stati intervistati circa 2500 individui.

L’intervistatore pone le domande e poi registra immediatamente la risposta sul suo computer portatile – se la risposta è fornita in euro viene immediatamente

registrata. Ne non c’è risposta o l’intervistato mostra indecisione la domanda viene riproposta chiedendo di rispondere il lire.

Ci sono due possibili fonti di distorsione (di segno contrario) nel confronto risposta in lire o in euro. Da un lato si tratta di una campione di individui

di età comprese tra i 50 e i 100 anni, più propensi in media a rispondere in lire, dall’altro l’intervistatore si aspetta che la risposta sia in euro,

e solo in caso di "indecisione" fornisce esplicitamente la possibilità di rispondere il lire.

L’evidenza empirica è schiacciante (si veda tabella): persino sul valore della casa di proprietà, che certamente è stata acquistata o ricevuta in dono negli

anni della lira, il 97% risponde in euro.



Tabella con 4 colonne e 5 righe



Domanda



Rispondono in euro



Rispondono in lire



Numero Risposte Totali



Pensando agli ultimi 12 mesi: quanto ha speso all’incirca la sua famiglia in beni alimentari e bevande che avete consumato a casa in un mese normale?



1462



(99,12%)



13



(0,88%)



1475



Al lordo di imposte e contributi, a quanto ammontava all’incirca il suo reddito da lavoro dipendente nel 2003?



341



(98,27%)



6



(1,73%)



347



Al lordo delle imposte, a quanto ammontava all'incirca un singolo

pagamento della sua pensione nel 2003?



415



(98,57%)



6



(1,43%)



421



Secondo lei, quanto ricaverebbe se oggi vendesse la sua casa?



892



(97,38%)



24



(2,62%)



916

fine tabella



Nota: la domanda sul consumo e quella sulla casa viene posta solo ad un membro della famiglia.



............................



"I quattro governi della sinistra avevano messo in circolo 7 miliardi di euro per opere pubbliche, noi ne abbiamo messi in circolo ad oggi 51 miliardi di

euro, con il prossimo Cipe arriveranno a 73 miliardi. Significa che abbiamo fatto esattamente 10 volte quello che hanno fatto i governi della sinistra."

(Silvio Berlusconi, durante il duello televisivo Berlusconi vs Prodi del 14 marzo, Rai1)



Secondo i dati forniti recentemente dall’Ance nel suo Rapporto sulle infrastrutture in Italia (2005). Utilizzando valori in euro costanti (1995) la spesa

per opere pubbliche è stata complessivamente pari a 73,1 miliardi dal 1997 al 2001 (una media di 14,62 all’anno) e a 64,7 miliardi dal 2002 al 2005 (una

media di 16,17 all’anno) (1). Non è chiaro da dove il Presidente del Consiglio abbia tratto la cifra dei 7 miliardi, mentre i 51 (anzi, oltre 52) erano

effettivamente i fondi stanziati (ma non ancora "messi in circolo") dal Cipe per i progetti approvati sino alla fine del 2004.

Secondo i dati Banca d'Italia, inoltre, gli investimenti pubblici totali (quindi comprensivi delle grandi opere) hanno oscillato tra il 2,2 e il 2,5% del

Pil tra 1996 e 2001 e tra 2,4 e 2,6% del Pil tra 2002 e 2004 (non sono disponibili i dati 2005). Si tratta di dati incompatibili con un rapporto di 1 a

10 tra gli investimenti in opere pubbliche della tredicesima e della quattordicesima legislatura.



(1) Il dato 2005 è basato su previsioni e quello del 2004 su preconsuntivi. Per ciascuna legislatura è stato scelto di attribuire la spesa del primo anno

alla legislatura precedente, dal momento che tali spese sono in gran parte attribuibili a decisioni prese dal governo precedente.



...................



"Guardavo solo i dati europei. Non ho il minimo interesse per la moltiplicazione di dati che vengono fatti da varie fonti: il mio giudice è la

Commissione europea

e sono i dati Eurostat quelli fondamentali". (Dichiarazioni di Giulio Tremonti a Porta a Porta, 16 marzo 2006),



"Quando ieri sono stato interrogato sui dati della Banca d'Italia è venuta fuori una roba del tipo, io dico quello che dicono tutti i ministri che per me

valgono solo i dati Eurostat.." (Nuova Dichiarazione di Giulio Tremonti a Porta a Porta, 20 Marzo 2006)



La bontà dei dati italiani, come si può leggere all'interno del Bollettino economico, è garantita dalla Banca d'Italia ed è conforme agli standard europei.



Fonte:

Banca d’Italia,

Bollettino economico, pag. 56°



.......................



"Nel 2001 abbiamo trovato un buco di 37 mila miliardi certificato da Eurostat e Istat, che ha portato i nostri conti al deficit del 3,2% mentre i governi

dell’Ulivo avevano dichiarato lo 0,8%. Proprio a causa del malgoverno dell’Ulivo siamo andati in deficit eccessivo prima di Francia e Germania." (Dichiarazione,

contestata, ma formalmente corretta di Silvio Berlusconi nel duello televisivo, 14 marzo 2006 In base alla segnalazione di alcuni lettori abbiamo verificato

la seguente dichiarazione).



I dati ufficiali Istat relativi al 2001 e pubblicati fino a luglio del 2004 (vedi c. stampa 5/7/04) indicavano un "rapporto indebitamento netto delle amministrazioni

pubbliche (deficit) / Pil" pari al 2,6%, quindi ben al disotto del 3%. Nel marzo del 2005 (c. stampa del 1/3/05), a seguito di decisioni Eurostat sul trattamento

delle operazioni delle Ferrovie dello Stato, il deficit per il 2001 fu rivisto al 3,0%. Infine, secondo i dati rilasciati dall'Istat a febbraio 2006, i

quali incorporano anche una rivalutazione del Pil di circa il 2,5% per il 2001, il rapporto riferito al 2001 è ora pari a 3,1% (3,2% se non ci fosse stata

la rivalutazione). Di conseguenza, l'affermazione di Berlusconi che nel 2001 il deficit aveva già "sfondato" il limite del 3% è corretta sulla base dei

recenti dati Istat, ma tale risultato è dovuto alla decisione Eurostat presa nel 2004/2005: sul piano sostanziale, quindi, non si può affermare che fu

la politica del

governo di centrosinistra a portare il deficit nel 2001 oltre la soglia del 3%.



.......................



Lucia Annunziata: "Ma la Confindustria pone il problema sostanziale, sottolinea i dati di un'Italia ferma. Io non sono riuscita a capire in tutti i suoi

interventi come lei può dire...". "Glielo spiego - interviene il premier - il governo della sinistra ha avuto uno sviluppo inferiore alla media UE dello

0,9%, noi dello 0,8. Quindi abbiamo fatto meglio. Capisco che lei non sia molto pratica di economia, ma i dati sono questi". (Dichiarazioni del presidente

del Consiglio durante l’intervista a Lucia Annunciata "In mezz'ora" domenica 12 marzo, Rai3)



Guardiamo, invece, i dati.



Pil ai prezzi di mercato (variazione percentuale rispetto all’anno precedent

e)



Tabella con 4 colonne e 11 righe







EU 15



Italia



Differenza (EU15 - Italia)



1996



1.6



0.7



+0.9



1997



2.6



1.9



+0.7



1998



2.9



1.4



+1.5



1999



3



1.9



+1.1



2000



3.9



3.6



+0.3



2001



1.9



1.8



+0.1



2002



1.1



0.3



+0.8



2003



1



0



+1



2004



2.3



1.1



+1.2



2005



1.4



0



+1.4

fine tabella



Tabella con 4 colonne e 3 righe



Media



EU 15



Italia



Differenza



(EU15-Italia)



1997-2000



3.1



2.2



+0.9



2002-2005



1.45



0.35



+1.1

fine tabella



Fonte: Eurostat (

link)



Abbiamo preso in considerazione i periodi 1997-2000 e 2002-2005 escludendo gli anni in cui si sono svolte le elezioni (1996 e 2001), per la semplice ragione

che il loro risultato potrebbe non essere imputato interamente all’uno o all’altro schieramento. Dai dati si può vedere che per il periodo di governo del

centrosinistra (1997-2000) la media europea è superiore dello 0,9 per cento alla crescita italiana, mentre per il periodo di Governo del centrodestra la

media europea è superiore a quella italiana dell’1,1 per cento.

Anche qualora si volessero attribuire al Governo Berlusconi i risultati del 2001 e al centrosinistra quelli del 1996, non avremmo quanto detto dal presidente

del Consiglio: la differenza tra la media europea e la media italiana risulterebbe dello 0,9 per cento, uguale per entrambi i periodi.



.............................



Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti dichiara "(...)per tre anni siamo cresciuti il doppio della Germania...". Francesco Rutelli interrompe: "No, metà

della Germania". Tremonti precisa: "...nel 2001, 2002 e 2003", Rutelli insiste "no, metà della Germania". (Francesco Rutelli, Ballarò - puntata del 7/3/2006)



Vediamo i dati:



Pil ai prezzi di mercato ( variazione percentuale rispetto all’anno precedente)



Tabella con 11 colonne e 3 righe









1996



1997



1998



1999



2000



2001



2002



2003



2004



2005



Germania



1



1.8



2



2



3.2



1.2



0.1



-0.2



1.6



0.9



Italia



0.7



1.9



1.4



1.9



3.6



1.8



0.3



0



1.1



0

fine tabella



Fonte: Eurostat (

link)



Secondo questi dati la crescita della Germania è stata inferiore di poco meno della metà rispetto a quella italiana nel periodo 2001-2003.



Tabella con 2 colonne e 2 righe



Media Germania



2001-2003



+0.37



Media Italia



2001-2003



+0.70

fine tabella



......................



Sempre nella stessa puntata di Ballarò, il ministro Tremonti afferma: "mi pare che (Rutelli l’ha infatti dichiarato in precedenza, n.d.r.) l’onorevole Rutelli

abbia detto che nel 2003 l’Italia è cresciuta dello 0,0 per cento. Nel 2003, una informazione che può essere verificata, la crescita, invece, è stata dell’1,4

per cento..." (Giulio Tremonti, Ballarò - puntata del 7/3/2006)



Basta guardare le tabelle qui sopra per rendersi conto che l’affermazione del Ministro è errata. Nel 2003 l’Italia ha avuto crescita zero.



............................



"Il governo, nell' attuale legislatura, ha ridotto la pressione fiscale complessiva dal 45% al 40,6%. E intende continuare su questa strada anche nella

prossima legislatura". Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi parlando a 'Porta a porta'." (Dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

riportate a "Porta a Porta" 8 marzo).



La pressione fiscale è la somma di imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali e imposte in conto capitale, rapportata al Prodotto interno lordo

(Pil).



Vediamo i dati.



Tabella con 7 colonne e 3 righe









2000



2001



2002



2003



2004



2005



Pressione fiscale (valori percentuali)



41,6



41,3



40,8



41,4



40,7



40,6



Pressione fiscale al netto delle imposte in conto capitale (valori percentuali)



41,5



41,2



40,6



40,0



40,1



40,5

fine tabella



Fonte. Istat, marzo 2006 (

link)



Se si considera la pressione fiscale nella sua versione più ampia (prima riga), la riduzione durante l’attuale legislatura (2005 rispetto al 2000) è pari

a un solo punto percentuale. Il risultato non cambia se si escludono le imposte in conto capitale (seconda riga), che contengono entrate straordinare,

quali i condoni. Anzi, al netto dei condoni, negli ultimi due anni la pressione fiscale è tornata a salire.



...............................



... a seguito delle riforme dell’Irpef introdotte dal centrodestra "Sono oggi 10 milioni i contribuenti in più che non devono neppure fare la dichiarazionedei

redditi ne avevamo trovati 2 milioni e mezzo di prima" (Dichiarazione del Presidente del Consiglio durante il Duello televisivo Berlusconi vs Prodi del

14 marzo, Rai1)



La cosiddetta no tax area e le deduzioni per carichi familiari (entrambe decrescenti al crescere del reddito) introdotte con le riforme Irpef dal 2003

e dal 2005 riducono il reddito imponibile. Fino a che le deduzioni sono più ampie del reddito, il contribuente non paga alcuna imposta. Le deduzioni in

questione individuano quindi una soglia di esenzione.

Anche prima dell'introduzione dei due moduli di riforma Irpef esisteva però una soglia di esenzione entro cui ricadevano tutti i soggetti che potevano godere

di detrazioni di imposta (per redditi di lavoro e per carichi famigliari) tali da annullare l'imposta dovuta.

Gli ultimi dati ufficiali a cui si possa accedere su quanti siano i contribuenti al di sotto di questa soglia di esenzione riguardano il 2001 (entro breve

dovrebbero essere disponibili anche quelli relativi al 2002) e sono riportati nella tabella che segue. Da essi risulta che, già nel 2001, i soggetti con

imposta nulla erano 8,2 milioni.

Se, come dice Berlusconi, ora sono circa 12,5 milioni (e il dato appare comunque plausibile, sulla base di microsimulazioni), la platea dei soggetti esenti

è cresciuta non di 10 milioni di unità ma di 4,3 milioni.



Persone fisiche anno di imposta 2001



Fasce di reddito complessivo



Dichiaranti



Imposta netta nulla



fino a 5000



8.235.111



5.124.788



da 5000 a 20000



21.538.114



3.053.582



da 20000 a 50000



7.881.082



14.923



oltre 50000



1.139.361



716



Totale



38.793.668



8.194.009



Fonte: dati Sogei – Cd-rom Le dichiarazioni in cifre



.............................



"…l’85% dei 10000 scioperi all’anno che si sono verificati sono stati fatti per motivi politici.." (Dichiarazione del Presidente del Consiglio durante il

Duello televisivo Berlusconi vs Prodi del 14 marzo, Rai1)



Non esistono dati statistici aggregati, riferiti alla totalità degli scioperi effettuati anno per anno, che indichino se uno sciopero è avvenuto per motivi

politici. Una ricerca su questo punto potrebbe essere svolta soltanto sugli scioperi del settore dei servizi pubblici, soggetti al controllo della Commissione

di Garanzia istituita dalla legge n. 146/1990; la maggior parte di questi riguardano il settore dei trasporti ed è osservabile nel sito web del Ministero

dei trasporti e delle infrastrutture. Basta una scorsa ai dati ivi disponibili per constatare che la parte nettamente maggiore degli scioperi nel settore

dei trasporti è dettata da motivi di ordine strettamente sindacale-contrattuale.



Quanto ai dati Istat disponibili, in riferimento alla generalità degli scioperi effettuati in Italia essi sono così rubricati: "ore non lavorate per conflitti

originati dal rapporto di lavoro distinte per mese e causa". Essi inoltre non riguardano il numero degli scioperi, bensì il numero di ore non lavorate.

Ecco i dati in questione:



Anni 2001-2005 (Migliaia)



Tabella con 5 colonne e 8 righe



Motivazioni



2001



2002



2003



2004p



Rinnovo contratto di lavoro



4 204



2 153



3 194



1 951



Rivendicazioni salariali



146



83



157



119



Rivendicazioni economico-normative



1 592



1 344



1 379



1 550



Licenziamenti e sospensione



351



744



261



387



Solidarietà



22



538



21



189



Altre cause



723



1 242



717



654



TOTALE



7 038



6 104



5 730



4 852

fine tabella



Fonte: Istat (

link)



Poiché non vengono censiti gli scioperi per "motivi politici", possiamo in via di approssimazione ricondurli prima alle ore non lavorate per "Altre cause",

poi alla somma delle ore non lavorate per motivi di "Solidarietà" e "Altre cause". Nella seguente tabella sono indicate le incidenze percentuali di queste

"motivazioni" sul totale delle ore non lavorate. Ne risulta con certezza che la dichiarazione di Berlusconi è falsa: gli scioperi per motivo politico,

nel quadriennio 2001-2004, quand’anche potessero essere fatti coincidere con tutti gli "scioperi di solidarietà" e tutti gli "scioperi per altre cause",

non raggiungerebbero mai il 30% del totale, attestandosi per tre dei quattro anni fra il 10 e il 18%.



Tabella con 5 colonne e 3 righe



Percentuale sul totale



2001



2002



2003



2004p



Altre cause



10,27



20,35



12,51



13,48



Altre cause + solidarietà



10,58



29,16



12,88



17,37

fine tabella



...............................



"Nel periodo 1998-2001 la pressione fiscale scese di 4 punti in 4 anni. Le entrate non diminuirono perché ci fu un recupero dell'evasione. Con Berlusconi

in 5 anni la pressione fiscale è scesa di un punto, ma sono aumentate le tasse degli enti locali, a causa dei tagli dei trasferimenti. Con Berlusconi gli

italiani hanno pagato più tasse". Lo afferma ad Otto e mezzo il segretario Ds Piero Fassino. (Dichiarazione dell’On. Piero Fassino alla puntata di Otto

e mezzo, 8 Febbraio).



Riprendiamo il tema della pressione fiscale



La definizione ufficiale di "pressione fiscale" è la somma di imposte dirette, imposte indirette, contributi sociali e imposte in conto capitale, rapportata

al Prodotto interno lordo (Pil). Talvolta il termine non comprende le imposte in conto capitale, nelle quali è incluso il gettito di condoni e sanatorie.



Vediamo i dati (valori in percentuale).



Tabella con 12 colonne e 3 righe







1995



1996



1997



1998



1999



2000



2001



2002



2003



2004



2005



Pressione fiscale 1



41,2%



41,6%



43,7%



42,3%



42,4%



41,6%



41,3%



40,8%



41,4%



40,7%



40,6%



Pressione fiscale 2



40,6%



41,4%



43,0%



41,9%



42,3%



41,5%



41,2%



40,6%



40,0%



40,1%



40,5%

fine tabella



1 Comprensiva delle imposte in conto capitale

2 Al netto delle imposte in conto capitale



Fonte. Istat, marzo 2006 (

link)



Come si vede, per entrambe le definizioni c’è un picco nel 1997 (l’anno dell’ammissione dell’Italia all’euro), dopo di che la tendenza è alla diminuzione.

Dal 1997 al 2001 la diminuzione è stata di 2,4 punti per la prima definizione e di 1,8 punti per la seconda definizione. Dal 2001 al 2005 la diminuzione

è di 0,7 punti per entrambe le definizioni.

La pressione fiscale, in entrambe le definizioni, comprende le imposte di tutti i livelli di governo, quindi anche quelle attribuite alle regioni (ad esempio,

l’Irap e l’addizionale Irpef) e agli enti locali (ad esempio, l’Ici).

Questo dicono i dati ufficiali, quanta parte poi dell’andamento delle entrate sia imputabile al ciclo economico (che determina gli imponibili), al recupero

dell’evasione, alla variazione delle aliquote legali richiede un’analisi molto più complessa.



* A cura di Davide Baldi e Ludovico Poggi per la Redazione de lavoce.info



Tabella con 2 colonne e 8 righe



INDICE GENERALE DELL'ARTICOLO

pg. 1



pg. 2

Rapporto Disavanzo/Pil

pg. 3

Qualche verità sul cambio lira-euro



fine tabella

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Tabella con 2 colonne e 125 righe





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Commenti presenti





Data:

31-03-2006 14:40:00

Nome:

Daniele A.

Oggetto:

cotnratti e flessibilità

Messaggio:

Un dato che che il più delle volte è citato in maniera confusa e usando cifre sempre diverse è quello sulla conversione dei contratti flessibili in contratti

a tempo indeterminato.

Il Premier ha citato, se ricordo bene all'ultima puntata di Ballarò, un tasso di conversione del 70% in 18 mesi, mentre studi recenti parlano per l'italia

di valori un pò più bassi. Sarebbe opportuno fare chiarezza su questo punto che credo sia uno dei criteri per valutare quanto "sostenibile" sia la flessibilità

nelle assunzioni.

Risposta:





Data:

25-03-2006 11:10:06

Nome:

Marcello Signorelli

Oggetto:

evoluzione dell'occupazione dipendente a termine

Messaggio:

Innanzitutto, mi complimento per la pregevole attività de "Lavoce.info" e, in particolare, per l'iniziativa su "Vero o falso".

Vorrei contribuire con un piccolo suggerimento alla corretta analisi quantitativa dell'evoluzione dell'occupazione dipendente (a termine e permanente).

Visto che, come è noto, dal I Trimestre 2004 ha preso il via la nuova Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, suggerirei l'opportunità di analizzare

l'evoluzione dell'occupazione dipendente (a termine e permanente) utilizzando la "ricostruzione delle serie storiche degli occupati dipendenti per carattere

dell'occupazione IV Trimestre 1992 - IV Trimestre 2003" (disponibile nel sito ISTAT) coerente con i dati della nuova rilevazione avviata nel I Trimestre

2004. E' così possibile analizzare l'evoluzione della "precarizzazione" (per la parte misurata dall'andamento dell'occupazione dipendente a termine rispetto

all'occupazione dipendente permanente) per il periodo IV Trimestre 1992 - IV Trimestre 2005 utilizzando dati (maggiormente) omogenei.

Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà rispondermi.

Risposta:





Data:

22-03-2006 21:08:18

Nome:

Alex Bernard

Oggetto:

occupazione

Messaggio:

Prendo atto della precisazione del Sig. Lanfranconi.

Aggiungo che non contesto le sue argomentazioni, dove peraltro non traspaiono giudizi politici, come invece in altre pubblicate. E per quanto possa sembrare

"impacciato", il mio "in risposta" non è "contro" l'idea altrui; affermo solo che i dati si prestano a molteplici letture, dandone una a favore della crescita

occupazionale.

Il "vero o falso" è molto utile a fini conoscitivi, ma dal mio punto di vista, prestandosi cmq a diversi giudizi sulle politiche economiche, non a fini

normativi.

Cordialmente

A.B.

Risposta:





Data:

22-03-2006 13:37:03

Nome:

pierpaolo

Oggetto:

Effetti del changeover sui prezzi

Messaggio:

Il passaggio all’Euro ha influenzato le revisioni dei prezzi.

­L’aumento è stato tuttavia complessivamente molto limitato;

L’aumento si è registrato soprattutto per le imprese soggette ad una minore pressione concorrenziale;

Spesso l’aumento è stato causato dall’anticipo della revisione dei listini (la revisione, normalmente diluita nel tempo, è stata concentrata nel periodo

del changeover soprattutto per evitare successive modifiche).

In ogni caso l’aumento di alcune voci è stato più che compensato dalla corrispondente diminuzioni di altre.



In realtà il changeover non ha influito sui livello reale dei prezzi, anche se esiste un aumento certo dell’inflazione percepita.



Perché?



Spesso sono aumentati beni che si acquistano più frequentemente (questo rafforza nel consumatore la percezione di un aumento generalizzato);

Maggior rilievo attribuito agli incrementi piuttosto che alle diminuzioni: il consumatore tende a memorizzare l’aumento massimo, anche se in realtà l’incremento

complessivo è stato pari all’inflazione;

Ricordo impreciso dei prezzi in lire;

Arrotondamento mentale da parte del consumatore (cambio 1 euro = 2.000 £): questo comporta un aumento percepito del 3,2% in più rispetto all’inflazione

reale;

Spesso il confronto avviene con i prezzi praticati quando c’era la Lira, quindi nel 2001. Il confronto viene effettuato cioè avendo memoria di un prezzo

praticato non un anno fa (come viene calcolata l’inflazione) ma due tre fa. Questo determina una percezione dell’inflazione doppia rispetto a quella reale.

Attenzione eccezionale della stampa sui prezzi

Risposta:





Data:

22-03-2006 12:33:49

Nome:

aldo lanfranconi

Oggetto:

occupazione

Messaggio:

Sono stupito dell'intervento del Sig. Alex Bernard che citando un recente studio dell'ISFOL pare contestare uno mio intervento precedente basato su dati

ISTAT e del MINISTERO del TESORO ( di cui fornivo i links ) e semplicissime operazioni aritmetiche.



I link sono i seguenti :



Per dati 2005 :

Http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/forz elav/20051220_00/

Poi cliccare "Diagramma1" nell'area download a destra



Per i dati 2000/2001/2002/2003

Http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Analisi-Pr/Documenti-/Rel azione-2/Relazione-Generale-Situazione-Econom.txt_cvt.htm

Poi aprire il documento pdf "RGE 2003-Vol I" ed andare a pag 71 ( scritta sul documento )



I dati estratti dai documenti succitati sono :

2000 13601 1530 10,1%

2001 14002 1514 9,8%

2002 14287 1563 9,9%

2003 14464 1583 9,9%

2005 14570 2034 12,3%

Dove per ogni anno il primo numero e' quello degli occupati a TEMPO INDETERMINATO , il secondo quello invece degli occupati a TEMPO DETERMINATO ( impropriamente

indicati come PRECARI ) ed il terzo l'icidenza dei precari sul totale LAVORATORI DIPENDENTI.

Il dato 2005 e' il dato puntuale a fine Q3 2005 mentre i dati precedenti sono la media annua.



E' quindi corretto quanto afferma il mio gentile interlocutore per gli anni 2000 , 2001 , 2002 e 2003 ma non e' vero in seguito :



Infatti con calcoli semplicissimi si puo' ricavare quanto segue :



Dal 2000 al 2005 gli occupati totali sono aumentati di 1473 mila unita' di cui 504 mila = 34,2% "precari"



Il mio intervento , come richiesto esplicitamente dall'articolo , non si poneva l'obiettivo di dare giudizi o attribuire responsabilita' su e di fatti ,

bensi' , nello spirito del "fact-checking", di mettere in evidenza dati scorretti forniti da esponenti politici.( on. Baldassarri che aveva confuso ad

8 e 1/2 la percentuale puntuale dei precari con la loro percentuale sui nuovi posti creati dal 2000)

Seguiva poi una considerazione O.T. sul peggioramento del fenomeno 2005 vs 2003

Risposta:





Data:

21-03-2006 17:29:00

Nome:

Giovanni Maglio

Oggetto:

La ricerca in Italia

Messaggio:

Il Presidente del Consiglio nei suoi interventi non ha citato i dati sulla stato della ricerca scientifica italiana già segnalati da altre mail. Vorrei

aggiungere che l'argomento è oggetto di discussione nella comunità scientifica internazionale e, come prevedibile, ne usciamo con le ossa rotte. Segnalo

in proposito lo Special Report: "Saving Italian Science" pubblicato sulla più prestigiosa rivista scientifica internazionale, Nature (Vol 440, pag 265-5),

il 16 marzo 2006. Servirà anche a conoscere la qualità dei vertici degli Enti di Ricerca insediati dal Ministro Moratti.

Risposta:





Data:

21-03-2006 13:26:00

Nome:

FRANCO BARBARINI

Oggetto:

LIRA/EURO

Messaggio:

I motivi della percezione sulla crescita di alcuni prezzi è corretta e le cause sono diverse.

La prima è che il nostro sistema produttivo esposto alla concorrenza internazionale era molto più arratrato degli altri patner europei.

Secondo che il nostro debito pubblico era ed è molto più elevato degli altri soci dell'euro.

Conseguenze:

L'apparato pubblico locale, Regione, Provincie, Comuni, che si sono visti tagliati gli introiti hanno agito sui servizi, con accise o con i prezzi o inventando

nuove imposte per rimpinguare le casse. (su acqua, su gas, ici, tosap, immondizia ecc.) queste hanno inciso principalmente sugli esercizi commerciali,

i quali hanno dovuto trasferirla sui prezzi anche a causa dei diminuiti affari a seguito crisi consumi)

L'apparato pubblico centrale ha fatto la medesima cosa sulle accise di sua competenza ( petrolio, elettricità ) si è limitato ad incassare gli aumenti ed

anche questi sono andati a gravare sui costi degli esercizi.

Il risultato che oggi stiamo verificando è che il commercio non solo ha dovuto aumentare, ma il paradosso è che gli aumenti sono solo serviti per salvarsi

l'attività non a fare guadagni come è il comune sentire. Di fatto la maggioranza dei commercianti ha guadagnato di gran lunga meno.

Quindi e concludo stiamo pagando e continueremo ancora per molto, la dissennata gestione del pubblico denaro fatto dal 1975 in poi.

Quindi i problemi del nostro paese si risolveranno solo se si avrà il coraggio di cambiare il controllo della spesa pubblica.

L'entrata nell'euro ha solo bloccato l'emorragia, ma per guarire ci vogliono terapie molto più forti.

Dr. Franco BARBARINI

Risposta:





Data:

21-03-2006 10:32:00

Nome:

Alex Bernard

Oggetto:

precariato

Messaggio:

In risposta ai commenti dei sig. Lanfranconi e Giannini sul tema dell'occupazione.

Cito una parte di un recente studio dell'ISFOL:

"È opportuno notare che l’occupazione a tempo

determinato aveva mantenuto un andamento

crescente in maniera pressoché costante dal 1993

al 2000: oltre che in termini assoluti l’incidenza

del lavoro temporaneo sul totale dell’occupazione

dipendente era passata, infatti, dal 6,2% a oltre il

10% del totale degli occupati dipendenti nel 2000.

Dal 2001 in poi, invece, nonostante un aumento

del numero di lavoratori temporanei, la loro

incidenza sull’insieme dei lavoratori dipendenti ha

cominciato a diminuire progressivamente; ciò

significa che negli ultimi tre anni l’occupazione

temporanea è sì cresciuta, ma quella a tempo

indeterminato è aumentata ancor di più."

Alcune considerazioni:

- la Legge Biagi e quindi l'attuale Governo non ha acuito la precarizzazione (perché in ultima analisi a decidere sono le imprese e non i governi con quali

contratti assumere)

- benché nel 2000 i contratti a tempo determinato siano aumentati fino al 10% sul totale, non mi sembra che per questo siamo tutti "precari"; l'incidenza

è poi diminuita dal 2001.

-il part-time, tanto vituperato, ha permesso l'ingresso sul mercato di molte donne, che finalmente come in ogni Paese civile possono contribuire al reddito

familiare, e smettere di "fare a maglia" tutto il giorno...

-le riforme istituzionali sul mercato del lavoro, giuste o sbagliate che le si giudichino, sono frutto di un processo lungo iniziato un decennio or sono

Detto questo e di dati se ne trovano a iosa, e visti i commenti di economisti non certo di destra, come il prof. Ichino (sul Corriere), basta fare propaganda

politica contro il governo; i dati (che possono anche essere sbagliati) per loro fortuna non sono iscritti a nessun partito.

Risposta:





Data:

20-03-2006 23:41:00

Nome:

leonardo rosselli

Oggetto:

Lira/Euro

Messaggio:

Credo che l'entrata della lira nell'euro sia stata mal gestita e mal valutata nei suoi effetti sul nostro sistema idustriale, aggravati da una gestione

della Bce quantomeno discutibile.

Punto primo è vero che senza obiettivo euro non avremmo avuto lo stimolo per una finanza oubblica più rigorosa. ciò ha spinto ad accellarare il risanamento

dei conti pubblici anche se l'obiettivo era stato solo parzialmente conseguito grazie a un maquillage finanziario ma non strutturale voluto nella famosa

finanziaria di Prodi decisiva per l'ingresso nella moneta.

Come al solito siamo entrati in guerra non avendo le armi per combattere. I conti non erano strutturalmente sani, il nostro sistema industriale totalmente

impreparato a competere con moneta forte dato che si basava su micro e piccole imprese concentrate in settori maturi e manufatturieri.

Molto meglio era non entrate subito nell'euro, adottare nel frattempo una lira forte convertendo la moneta 1000 lire= 1 nuova lira per fare abituare le

persone ai nuovi prezzi e solo dovo aver risanato le fiananze ed aver dato tempo al sistema economico di pensare alla nuova situazione competitiva. In

altri tre anni ce l'avremmo fatta lo stesso e non saremmo in questo pantano.

sulla gestione della Bce qualcuno dovrà aprire una riflessione prima o poi. Tenere l'euro sopravvalutato non aggredendo i tassi come ha fatto fed è stata

una mossa suicida che è servita solo agli americani. paura dell'inflazione con la più enorme invasione di prodotti sottocosto della storia economica, ha

saputo veramente di poco. Non chiedevo dall'euro svalutazioni competitive ma neanche gap competitivi. Invece è stato prorpio questo. Un bene nel breve

( ma nel lungo gli effetti sulla finanza pubbliche potrebbero essere paradossalmente negativi) una iattura per il sistema delle imprese italiane, un disastro

per le famiglie che hanno visto una impennata dei prezzi fuori da ogni possibile controllo.

Risposta:





Data:

17-03-2006 11:25:04

Nome:

Rinaldo

Oggetto:

Va bene l'Euro, ma .....

Messaggio:

Io credo che una delle ragioni fondamentali della difficoltà che quasi tutta la EU (ma in particolare i grandi Paesi: Germania, Francia ed Italia) ha avuto

in questi ultimi 3 anni (con crescita vicina allo zero), sia soprattutto e sostanzialmente dovuta alla NON gestione della "politica monetaria" da parte

della BCE, che ha pensato solo a controllare l'inflazione che, .... più bassa di così ....!

Basti ricordare che 3 anni fà il Dollaro USA galleggiava ad un cambio intorno allo 0,80 per 1 EURO e che ora veleggia vicino a 1,24 USDollari sempre per

1 EURO, dopo aver toccato punte di 1,30/1,35.!

Provate a fare il semplice calcolo: Questo corrisponde ad una svalutazione del dollaro di oltre il 60% (moneta che si usa per i commerci internazionali,

con le Americhe ma anche e soprattutto con il Far East), e quindi i manufatti (EUROPEI) sono prodotti ed offerti/venduti a valori maggiorati del 60% !

Ecco da dove viene, in particolar modo, la stagnazione europea (Italia compresa) e purtroppo NON usciremo da questa situazione se i nostri banchieri nella

BCE non provvederanno a tentare di riequilibrare il rapporto di cambio EURO/DOLLARO, senza aspettare che faccia tutto (forse troppo tardi) chi sostituirà

Alan Greenspan alla Federal Reserve.

Quindi l'EURO è stata certamente una conquista, molto meno opportuna invece la rigidità dei meccanismi di Maastricht e della BCE di tenere fermo l'Euro

mentre il Dollaro strategicamente si svalutava per far riprendere l'economia USA !

La Commissione EU non ci ha proprio pensato nei 3 anni passati (ahinoi), ma chissà se il nuovo Presidente (Barroso) solleverà questo fondamentale punto

con i Governi degli Stati Membri ? Speriamo !

Risposta:





Data:

17-03-2006 11:18:30

Nome:

Rinaldo Sorgenti

Oggetto:

Competitività Italia-Germania

Messaggio:

Con riferimento ai commenti espressi da Corrado Finardi il 16.03.06 e da L.Manna il 15.03 e Nick il 16.03 circa il rapporto Lira-Euro.



Q U O T E



Questi commenti si collegano con i numeri sugli indici economici pubblicati sul Corriere della Sera del 22.02.2006 che hanno scatenato l'ilarità della "Compagnia

d'avanspettacolo" in televisione.



Si mettevano a confronto i dati dell'ITALIA - FRANCIA - GERMANIA su :



PIL 2006 inflazione Prod.Industriale Retribuzioni Disoccupazione



ITALIA 1,3 % 2,2 % + 3,5 % + 2,3 % 7,5 %

FRANCIA 1,9 % 1,5 % - 0,4 % + 3,2 % 9,5 %

GERMANIA 1,5 % 2,1 % + 3,4 % + 0,2 % (*) 11,3 %



Commentando questi dati, l'economista tedesco Daniel Gross diceva:



- Sul PIL: Un'accellerazione c'è, dopo un 2005 nel quale l'economia è rimasta sostanzialmente ferma. Ma che in Italia la ripresa europea sia arrivata più

debole non è una sorpresa: il vostro paese e il mio, la Germania, si sono scambiati il posto. Tre o quattro mesi fa eravamo noi a crescere meno, ora è

l'opposto.



- Sulla competitività: E' dovuto all'atteggiamento dei sindacati: hanno accettato una maggiore perdita del potere d'acquisto dei salari, che ha consentito

un recupero di competitività sui costi industriali.



PROPRIO IN LINEA CON QUELLO CHE HANNO DETTO (RIDENDO) I TANTI LEADERS DELLA SINISTRA (da Letta a Fassino, a Prodi, a Pecoraro, ed il Partito sindacale Cgil,

ecc.ecc.), MA LORO SONO ONESTI ED OBIETTIVI !

Soprattutto, amano il nostro Paese e sono orgogliosi di essere italiani.

Risposta:





Data:

17-03-2006 10:32:00

Nome:

Giovanni Battisti

Oggetto:

Il PIL andrebbe raffronato in valori assoluti e non media

Messaggio:

Siccome il PIL è la ricchezza prodotta da una nazione è più corretto paragonare i due periodi 1997-2000 e 2001-2005(EU-Italia)in valori assoluti e non con

la media. Infatti il divario con la EU nel periodo 1997-2000, di crescita dell'economia e stato +3,6; nel periodo 2002-2005, periodo di crisi economica

globale, è stato +3,5. Questi sono dati oggettivi come è oggetiva la differenza dei due contesti dii sviluppo economico.

Risposta:





Data:

16-03-2006 13:39:00

Nome:

corrado finardi

Oggetto:

Italia-Germania

Messaggio:

Il vero problema a mio avviso non riguarda tanto la "fotografia" recente del PIL per dirimere la partitissima Italia-Germania.

Vi sono indicatori ben più predittivi circa il medio-lungo termine.

Brevemente:

La Germania destina il 2,5% del Pil alla R&S, l'Italia il'1,1, ;

La Germania ha un rapporto di 12,4 ricercatori x 1000 persone al 2001 in Germania (dati OCSE), e 6,5 Italia.

La Germania vanta inoltre circa il doppio dei diplomati sul totale della popolazione (e i diplomati sono quella parte della popolazione che probabilmente

costituisce la spina dorsale di un paese);

La stessa quota di lavoratori qualificati nell'industria manifatturiera, come sottolineato da LaVoceinfo,è più alta in Germania.

15° e 47° posto:le posizioni poi occupate rispettivamente da Germania e Italia nel 2005 circa l'Indicedi Competitività e Crescita del World Economic Forum.

Le esportazioni sono calate per entrambi i paesi, ma peggio ha fatto l'Italia.

Ecco, credo che la prossima volta che Tremonti cerca di usare televisivamente lo sfottò Italia-Germania, gli vada ricordato che il "malato d'Europa", resta

per sempre il Belpaese..

Risposta:





Data:

16-03-2006 12:21:19

Nome:

Alessandro Sciamarelli

Oggetto:

quando si danno i numeri

Messaggio:

purtroppo la questione dei dati economici fasulli e spacciati per "veri" senza che il telespettatore medio possa farsi un'idea corretta dello stato delle

cose si fa sempre più seria. Non passa giorno senza imbattersi in

concetti di grande impatto emotivo sull'elettorato quali "pressione fiscale" "tasso di disoccupazione" enunciati nel modo più distorto possibile e lontani

dal loro significato.

"Pressione fiscale" sic et simpliciter non vuol dire nulla. proviamo a scomporla: dal 2001 quella diretta è diminuita di 1 punto, il che è abbastanza risibile,

quella indiretta è aumentata di ben di più, e quella in conto capitale è aumentata per effetto dei condoni.

Tasso di disoccupazione andrebbe letto insieme all'andamento degli occupati (la cui crescita è costantemente in discesa ed è in gran parte frutto di regolarizzazione).

Trovo stupefacente che professori di economia prestati alla politica si vantino del fatto che l'occupazione è "cresciuta" (mettiamola pure così..) ma nello

stesso tempo il pil è rimasto fermo e l'economia ha conosciuto la peggiore stagnazione dal dopoguerra (ma in campagna elettorale non si hanno remore).

La produttività del lavoro in questi anni ha avuto crescita negativa, il che è tutt'altro che una bella notizia.

Ma parlare in TV in questi termini sembra una costante. E nessuno che si prenda la briga (men che mai i giornalisti presenti) di far presente che 1 punto

in meno di "pressione fiscale" (sic!) e un tasso di crescita ancora positivo dell'occupazione non vogliono dire proprio nulla se il pil è pratica rimasto

(in termini reali) quello di 5 anni fa.

Alessandro Sciamarelli

Risposta:





Data:

16-03-2006 12:21:00

Nome:

NICK

Oggetto:

cambio Euro/Lira

Messaggio:

In una trasmissione in cui erano presenti Berluscoi e Rutelli, forse a Ballarò, ed in un momento in cui l'Euro valeva circa 1,3 dollari, Berlusconi lamentava

che la forza dell'Euro penalizzava gli esportatori italiani nella misura del 30 % in quanto a modo su, ma senza dirlo, il valore corretto doveva essere

un Euro un dollaro e che a suo tempo Prodi non si era battuto per un cambio pù favorevole magari a 2500 lire per Euro. Io credo che di quetse cose non

capisca assolutamente nulla.

Grazie per l'opportuità,

Nick

Risposta:





Data:

16-03-2006 11:25:08

Nome:

paolo bianco

Oggetto:

scioperi

Messaggio:

a proposito di numeri in libertà sugli scioperi, nessuno vuol dire che 10.000 scioperi all'anno, divisi per 365 giorni fa 27 al giorno, cioè più di uno

ogni ora compresi notte, domeniche e festivi????

Risposta:





Data:

16-03-2006 09:17:08

Nome:

Massimo GIANNINI

Oggetto:

Cifre

Messaggio:

Per il prossimo confronto si dovrebbe dare a Prodi la lista verificata e corretta dei dati citati da Berlusconi visto che questo é diventato un vero problema

d'immagine e credibilità.

Suggerisco dal primo confronto i seguenti, che ad occhio mi sembrano numeri fantasiosi:

- Investimenti in infrastrutture, cantieri aperti e relativi occupati.

- Aumento degli stipendi pubblici

- Occupati (bisogna rbadire che nuovi occupati non ce ne sono quasi...)

- Aumento pensioni

- Etc.

Risposta:





Data:

16-03-2006 08:55:37

Nome:

aldo lanfranconi

Oggetto:

OTTO E MEZZO 15/02 - Mario Baldassarri su posti di lavoro

Messaggio:

Vorrei segnalare la seguente inesattezza che mi pare avere rilevato ieri sera ( 15 / 02 ) ad "Otto e mezzo" sulLA 7.

Mario Baldassarri ha affermato che dei nuovi posti di lavoro creati dalla fine del primo trimestre 2001 a fine 2005 solo il 15% erano a termine

Dispongo purtroppo solo dei seguenti dati :



1)media occupati 2000 e 2001 tratti da Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese - (2003 )

http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Analisi-Pr/Documenti-/Rel azione-2/Relazione-Generale-Situazione-Econom.txt_cvt.htm

volume 1 , pagina 71



2) occupati III trimestre 2005 tratto da :

Rilevazione sulle forze di lavoro ( Istat )

http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/forz elav/20051220_00/ diagramma ottenibile cliccando a sinistra



che riassumo



Occupati a tempo indeterminato ( K# ) :



2000 13601



2001 14002



2002 14570



Occupati a tempo determinato ( precari ) ( K# ) :



2000 1530



2001 1514



2002 2034



I precari ( tempo determinato ) sono si' il 12,3% ,

ma puntuali , a Q3 2005 ; se si considera invece la

VARIAZIONE 2005 vs 2000 ( quella che da' la

percentuale poiu' bassa ) i precari rappresentano il

34,2% ( 47,8% 2005 vs 2001 )



E' poi impressionante vedere la dinamica di crescita fra i nuovi posti di lavoro di quelli a tempo determinato :



12,8% della differenza dei posti 2003 - 2001



81,0% della differenza dei posti 2005 -2003.



Stessa dinamica per il tempo parziale se si vedono i nuovi posti di lavoro spaccati in "full time" e "part time" ( PART TIME : 03 / 01 16,8% . 05 / 03 107,7%

essendo diminuiti quelli a tempo pieno )



Sono certo che voi saprete trovare i dati relativi ai termini esatti citati ( fine q1 2001 - fine 2005 ) ma non credo che con questi cambiera' la sostanza.



Saluti

Risposta:





Data:

15-03-2006 21:22:03

Nome:

L. Manna

Oggetto:

svendita della lira - 2

Messaggio:

Mi tocca segnalare almeno uno strafalcione nel mio precedente intervento: non ha ovviamente senso paragonare in termini assoluti gli aggiustamenti in centesimi,

millesimi o altro di marco, franco e lira rispetto all'euro (e tenendo conto del valore dell'ECU nel periodo immediatamente precedente all'entrata in vigore

dell'euro) dato che TRA LORO le monete europee non erano certo cambiate 1:1. Mi scuso dell'errore

Risposta:





Data:

15-03-2006 19:24:31

Nome:

Giorgio Gazzotti

Oggetto:

Il gioco dei numeri

Messaggio:

Alcune riflessioni e un paio di domande su alcune ricorrenti affermazioni di Berlusconi

Oltre al fatto che circa 4,5 milioni di pensioni sono ancora sotto a questa cifra, la domanda è: portando le

pensioni a 516 euro di quanto le ha aumentate? Dalle tabelle Inps si ricava che nel 2001 (governo centro-sinistra) l’importo di tutte le pensioni era aumentato

del 5% (sul 2000), nel 2002 (anno dei 516 euro) è aumentato del 4,6%. Conclusione: l’aumento a 516 euro hadeterminato un aumento delle pensioni inferiore

al trend precedente.

. 420 mila diviso 70 fa 6000 operai per cantiere. Mi chiedo da dove venga fuori una cifra

così assurda.

. Le leggi fatte dal Parlamento nel quinquennio 01/06 sono 665. Nel quinquennio

96/01 (governo centro-sinistra) furono 906. Quelle di iniziativa di governo sono state 517, contro 697 del precedente governo.

. Essendo clandestini come si fa a sapere esattamente quanti sono e di quanto sono calati? Ma B. si riferisce

probabilmente agli sbarchi di clandestini, effettivamente calati dal 2002 al 2004. Ma il ministero dell’Interno valuta che via mare arrivi solo il 10%

dei clandestini, dunque quel 51%, ammesso che sia vero, si riduce al 5%. Per di più B. cita i dati fino al 2004 e ignora il 2005 che ha fatto segnare,

parole di Pisanu, . Ma il ministero non ha ancora fornito il dato complessivo del 2005.erere

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