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Bonus ristoranti per 100% ‘made in Italy’. Alcuni dubbi dalla parte del mercato e dei consumatori
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Comunicato di Vincenzo Donvito
6 agosto 2020 15:54
 
 La ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, ha fatto sapere che il Governo si appresta ad approvare un bonus per quei ristoratori che acquisteranno prodotti 100% “made in Italy”. Obiettivo: incrociare gli interessi delle imprese di ristorazione e agroalimentari e dei lavoratori (1). Il metodo bonus non è una novità, ben navigato da quando esiste nei provvedimenti per la crisi economica da pandemia. L’impostazione è che le aziende sono tutte sane e produttive a prescindere, e quindi è bene che restino attive. Obiettivo nobile che prescinde dal mercato e dai consumatori, cioè dal tipo di sistema economico italiano, comunitario e cosiddetto occidentale.

In attesa che, al di là di preannunci tutti accattivanti e di semplice attuazione, si possa leggere nero su bianco cosa hanno deciso di fare, ci concediamo alcune osservazioni.

100% “made in Italy”
Speriamo che facciano attenzione visto che mediamente la percentuale assoluta è impossibile e, più che talvolta, il marchio “made in Italy” viene concesso anche solo per l’assemblamento di prodotti che vengono da altri luoghi. E questo vanificherebbe le buone intenzioni verso gli italiani produttori.

Bonus sul 100% “made in Italy”
siamo sicuri che non contrasti con la normativa europea di libera circolazione delle merci, per cui in Italia un pomodoro catalano dovrebbe avere gli stessi diritti di mercato di un pomodoro siciliano?

Prezzi nei menù
E’ notorio che un prodotto “made in Italy” costa di più di un altro. Sulla qualità è da verificare caso per caso. I ristoratori sarebbero incentivati ad acquistare prodotti più costosi, con uno sconto che potrebbe grossomodo anche portare il prezzo di acquisto del nostro pomodoro siciliano simile a quello catalano (ripetiamo: sulla qualità va verificato caso per caso). Quindi, in teoria, potrebbero non aumentare i prezzi dei menù. Ma qualcuno lo vede un ristorante, che ovviamente si fregerà come non mai di avere prodotti “made in Italy”, praticare gli stessi prezzi sui suoi menù? Suvvia, anche se il bonus dovesse colmare questo gap tra “made in Italy” e “made in xxx”, non siamo nati domani...
Quindi, a pagare questa situazione, saranno i consumatori. A beneficio, come dice la nostra ministra, di imprese agroalimentari, di ristorazione e dei lavoratori. Dimenticando che tutti gli umani che fanno parte di questi beneficiati sono nello stesso tempo consumatori, e quindi “restituiranno” attraverso un’altra strada i benefici avuti come aziende e lavoratori.

Qui ci si pone una domanda semplice semplice:
invece di dare bonus a pioggia, partendo per l’appunto dal presupposto che le aziende sono sane per il solo fatto che esistevano prima della pandemia, perché non si diminuiscono le tasse a queste aziende?
E poi ognuna, sul mercato con le sue capacità, agirebbe di conseguenza?
Sarebbe un metodo che non penalizzerebbe nessuno (attivo, ovviamente, non passivo).
Mentre coi bonus vengono penalizzati mercato e consumatori.
Il primo perché si incentiva la presenza e non la dinamicità e capacità.
I secondi perché sarebbero vittime indifese e finanziatori di tutte le operazioni di incentivazione e risanamento.

Lo Stato dovrebbe/potrebbe andare in pari: non spenderebbe per i bonus ma avrebbe meno introiti fiscali. E probabilmente guadagnerebbe anche dal fatto di non dover istruire e sostenere tutti i costi di questi vari passaggi per l’erogazione e la gestione dei bonus.

Questo lo scriviamo per diversi motivi. Tra cui l’esperienza delle politiche di bonus di questi ultimi mesi che, sembra, non abbiano affrontato di petto la grave (e sempre più tale) situazione economica in regime di pandemia. E il fatto che le economie di mercato (ovviamente se si vuole restare tali e non passare a quella unica di Stato) senza concorrenza e competizione (anche col rischio di doverne essere espulsi per incapacità) non hanno ragion d’essere.

NOTA
1 - "Continuo a ritenere la proposta sul bonus ristorazione per acquisti 100% made in Italy quella piu' funzionale a incrociare l'interesse delle imprese, nella ristorazione e nella filiera agroalimentare, e dei lavoratori. Attiva una spesa immediata pari al contributo erogato e genera un effetto moltiplicatore per il quadruplo delle risorse investite: a fronte dei 5mila euro a fondo perduto circa 20mila euro di fatturato. La domanda e': il governo preferisce garantire un contributo da 5mila euro a 180mila ristoratori per acquistare 1 miliardo di prodotti 100% agroalimentari italiani e generare fatturati per circa 4 miliardi o spendere risorse enormi per tenere chiuse le aziende? Io non ho dubbi". Lo dichiara la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova poco prima del nuovo incontro di maggioranza convocato per stamane.
"…. noi proponiamo una misura immediata ed efficace, costruita apposta per garantire in modo automatico ristorazione, agroalimentare italiano, occupazione. Significa investire risorse per tenere aperte le aziende e le persone al lavoro, piuttosto che per tenere le saracinesche abbassate. ... "E' del tutto evidente che mortificare con cifre inferiori la nostra richiesta di un miliardo, necessario a costruire in modo adeguato il Bonus Fondo Filiera Italia, vanifica del tutto l'efficacia e l'azione di una proposta apprezzata e valutata con favore dall'intero settore, rendendola insufficiente a rispondere alle criticita' di cui dobbiamo e vogliamo farci carico. …. In questi mesi milioni e milioni di euro sono stati utilizzati per tenere le imprese chiuse e le persone a casa. E' arrivato il momento di capovolgere questa logica: le risorse devono servire a tenere aperte le aziende per difendere lavoro e occupazione, processi produttivi". "I 5mila euro a fondo perduto che vogliamo garantire alle circa 180mila imprese della ristorazione significano liquidita' immediata per i ristoratori; sostegno immediato alle aziende agricole, agroalimentari, della pesca e dell'acquacoltura soprattutto nei segmenti di eccellenza piu' colpiti dalla crisi; ossigeno al mercato interno; contrasto allo spreco alimentare. Immediato perche' il meccanismo e' semplicissimo: congruo anticipo al momento della domanda con presentazione dei documenti che attestano gli acquisti effettuati, saldo alla presentazione di quanto necessario a certificare l'acquisto", conclude. (ANSA).
 
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