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Cannabis light e divieti. Qualcuno si farà più che male?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
3 agosto 2018 11:41
 
 Dopo le intenzioni del ministro della Famiglia di intervenire in modo massiccio per impedire il commercio della cosiddetta cannabis light, in attesa di questi interventi e soprattutto delle motivazioni tecniche e sanitarie per questo tipo di interventi (questa cannabis non è e non potrebbe essere vietata -norme vigenti), ci sono degli amministratori che -come si dice- vogliono essere più realisti del re. E’ il caso del Sindaco del Comune di Campobasso che, con un’ordinanza, ha vietato l’apertura di negozi che vendono i derivati legali della canapa a meno di 500 metri da scuole, chiese, strutture culturali e sportive, ospedali, stazioni ferroviarie e terminali autobus .
In genere questi provvedimenti vengono decisi per i sex-shop o le sale di giochi d’azzardo (quelli legali dove ci guadagna lo Stato, ché quelli illegali -essendo tali- sono dovunque). Nello specifico -anche per fare una battuta- ricordiamo al Sindaco del capoluogo del Molise che si è dimenticato il divieto anche in prossimità dei giardini pubblici che, per esempio, in genere hanno un’alta frequentazione per quei soggetti deboli che crediamo lui intenda tutelare (anche se, visto lo spettro dei luoghi indicati in ordinanza, ci sembra che la debolezza dei suoi cittadini lui la ritenga generalizzata).
Quello che vogliamo rilevare in modo deciso, è che con provvedimenti del genere si sa da dove si parte, ma non si sa dove si finisce. Cioé: coerenza civica, amministrativa e umana vorrebbe che, per esempio, altrettanto divieto fosse emanato per rivenditori di prodotti alcolici al dettaglio (bar e ristoranti, e anche negozi) e di derivati del tabacco come tabacchini, etc. In questo tipo di esercizi, i prodotti che vengono venduti (quasi mai senza chiedere i documenti per verificare l’età dell’acquirente) possono essere molto, ma proprio molto più nocivi della cosiddetta cannabis light dell’ordinanza del nostro Sindaco. Le cronache locali -crediamo incluse quelle di Campobasso- ci risulta che riportino spesso di minorenni (frequentatori di scuole), credenti (frequentatori di chiese), frequentatori di circoli culturali e sportivi, degenti e impiegati degli ospedali, viaggiatori che usano treni e autobus, che hanno problemi per il consumo di alcolici e tabacchi, che non presunte turbe per il consumo di una non-droga come la cosiddetta cannabis light.
Precisato questo -e sempre in attesa delle norme auspicate dal ministro della Famiglia- esterniamo la nostra preoccupazione: qualcuno si farà più che male. In un modo o nell’altro. Cioé:
- se si vuole dare un messaggio chiaro e forte di rettitudine salutistica integerrima, chiudendo praticamente tutti i bar e ristoranti e negozi di un agglomerato urbano;
- dicendo e facendo qualcosa -il divieto dei negozi cannabis light- che è la contraddizione della logica umana, amministrativa e razionale.
Dove ci vuole portare il Sindaco di Campobasso?
 
 
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