E' di ieri
un comunicato di Bankitalia in merito alla conversione in Euro delle Lire ancora in circolazione (ufficialmente quasi un miliardo e mezzo). Lo scorso novembre la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la norma che aveva anticipato dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011 il termine ultimo per la conversione delle Lire. In questi mesi siamo stati travolti solo dal silenzio dello Stato e del suo cassiere, quasi la sentenza della Corte Costituzionale non fosse esistita.
Dai primi di questo mese di gennaio l'Aduc ha quindi preso una sua iniziativa, invitando i possessori delle Lire a mettere una data certa alla propria richiesta di cambio (1), si' da recuperare quegli 84 giorni levati dal decreto del Governo Monti alla scadenza all'epoca prevista. Iniziativa scaturita da una semplice e logica valutazione: chi, dopo la norma del Governo Monti (6 dicembre 2011), ha cercato di cambiare le Lire in Euro, agli sportelli di Bankitalia veniva respinto perche' la scadenza del 28 febbraio 2012 non era piu' tale (2), e quindi ci rinunciava.
Aggiornamento del 27 gennaio 2016: Cliccare qui per modulo ed istruzioni
Ora il comunicato di Bankitalia, tra l'altro, dice che per cambiare le Lire in Euro: “... Gli interessati potranno recarsi allo sportello portando – oltre alle lire da convertire – idonea documentazione della richiesta fatta a suo tempo....”.
Domanda semplice semplice: ma se gli interessati venivano respinti dagli sportelli Bankitalia, cosa e come devono dimostrare se le loro domande non erano neanche accettate?
Non solo: ma, vigente la norma che anticipava la scadenza, in tanti -informati- non si sono neanche recati a chiedere la conversione. E quindi -diciamo noi- non sarebbe giusto riaprire i termini bloccati dalla norma considerata oggi anticostituzionale?
Non solo, ma questo blocco dei termini non e' stata solo un'operazione temporale matematica, ma ha avuto una ricaduta di informazione molto piu' ampia dei giorni in se'; ricaduta che necessita, per l'uso e l'applicazione del diritto alla conversione, di tempi maggiori per tornare ad essere di dominio pubblico. Per cui uno Stato espressione dei cittadini e dei loro interessi, dovrebbe quantomeno valutare un tempo piu' ampio per la riapertura di questa conversione.
Ma questi ragionamenti (banale buon senso e buon diritto)
sembrano non interessare allo Stato e al suo cassiere. Col comunicato del 21 gennaio Bankitalia ha ufficializzato una posizione che conferma solo che loro sono il braccio armato dei ladri di Stato che stanno cercando di continuare a rubare soldi a chi ha un diritto sancito anche dalla massima espressione del nostro ordinamento, la Corte Costituzionale. Da cui la domanda: a cosa e' servita questa sentenza della Corte Costituzionale?
I casi, a questo punto sono tre:
1 - interviene il Governo e/o il Parlamento per far si' che questa sentenza costituzionale sia onorata;
2 - interviene un qualche giudice, a fronte di una indebita appropriazione, a costringere lo Stato inadempiente;
3 – interviene il presidente della Repubblica, massimo garante della Costituzione, per far si' che le sentenze della stessa Corte (di cui lui e' stato anche membro) siano rispettate e non raggirate e, di fatto, eluse e stracciate.
Noi aspettiamo il 28 gennaio e poi ci organizzeremo e faremo iniziative per rivendicare il riconoscimento del diritto di chi deve potere cambiare le Lire che ancora possiede.
Una valutazione, nel frattempo, non possiamo esimerci dal farla: sarebbe questo lo Stato che ci dicono -Governo in testa- che sta recuperando la fiducia dei cittadini e risanando il nostro problematico sistema? Bah! A noi sembra piu' un regime che cerca di mantenersi in vita in qualunque modo, con evidente arroganza, furbizia, disonesta' e malaffare.
Qui il modulo, con relative e maggiori informazioni, che noi consigliamo di inviare a Bankitalia per la conversione delle Lire in Euro, si' da mettere una data certa all'esercizio di questo proprio diritto
(1)
qui i particolari con gli sviluppi giorno per giorno
(2) il decreto del Governo Monti (entrato in vigore il 6 dicembre 2011) che aveva interrotto la scadenza per il cambio (28 febbraio 2012), toglieva 84 giorni che i risparmiatori avevano per effettuare i necessari cambi di valuta. La sentenza della Corte Costituzionale e' entrata in vigore il 6 novembre 2015, e quindi avrebbe ridato ai risparmiatori gli 84 giorni levati dal decreto del Governo Monti alla scadenza gia' prevista. Sommando quindi questi 84 giorni da recuperare, si arriva al 28 gennaio 2016.