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Coronavirus e orari negozi. La capitale chiude domenica pomeriggio, pessimo esempio e assembramenti garantiti di domenica mattina e non solo
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Comunicato di Vincenzo Donvito
10 maggio 2020 13:20
 
 Dal 18 maggio a Roma riaprono i negozi al dettaglio, tranne bar e ristoranti (dove ancora si andrà con consegne a domicilio e asporto) e per il settore estetica-parrucchieri. Tre le fasce orarie stabilite dall’ordinanza della sindaca Virginia Raggi, ma la domenica tutti gli esercizi commerciali dovranno chiudere alle ore 15. Vale per i supermercati ma anche per gelaterie e pizzerie al taglio così come per alte attività assimilabili.
Il provvedimento è dettato dalla necessità della sanificazione dei locali e dall’evitare assembramenti. Le proteste delle associazioni di categoria sono già fioccate, soprattutto, come dice la Cna, il 25% del fatturato settimanale di questi esercizi si registra proprio la domenica pomeriggio e, vista la situazione economica disastrosa, sarebbe un ulteriore batosta al settore.

Noi siamo attenti alle necessità di tutela sanitaria e, in questo momento, la consideriamo ancora prioritaria rispetto a quella economica. E proprio per questo ci sembra che quanto deciso dall’amministrazione della capitale sia un pessimo esempio, su un filone disastroso in atto già in alcune regioni e altre città: il vincolo degli orari di apertura e chiusura (1). E se lo fa la capitale d’Italia, la questione ci sembra ancora più pericolosa vista l’importanza della stessa.

Lasciamo stare l’aspetto della sanificazione degli ambienti, che si può fare.. e si deve visto che è obbligatoria… in qualunque momento l’esercizio commerciale è chiuso senza sacrificare, a mo’ di inventario fiscale, un giorno di abituale esercizio.

L’aspetto determinante,in questo momento più che mai, è quello dell’assembramentoche è più facile si manifesti quando gli orari di apertura sono più ridotti. Infatti non a caso, sempre ed in qualunque contesto, si parla sempre di ore di punta… che vengono meno quando ogni consumatore può scegliere liberamente quando recarsi in negozio, senza essere costretto a farlo (magari di corsa) prima della chiusura alle ore xx o nei giorni in cui il negozio non è chiuso. La chiusura della domenica pomeriggio, quindi, dà il suo contributo non solo all’assembramento negli altri giorni, ma soprattutto facendo sì che la domenica mattina divenga un orario di punta, visto che molti consumatori la domenica hanno più tempo anche per fare spese e saranno costretti a farlo solo di mattina.

Un’ordinanza, quella del Comune di Roma, che è altamente probabile che darà effetti contrari rispetto a quelli auspicati e, nello specifico, aumentando assembramenti e pericoli per la sicurezza sanitaria di consumatori e negozianti.

1 – Il “filone disastroso” è quello che stabilisce che un certo giorno della settimana o per una certa festività i negozi debbano essere chiusi. Motivazioni diverse vengono utilizzate: riposo dei lavoratori, santificazione delle feste e, ultima ma determinante in questo contesto, quella di evitare assembramenti.
 
 
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