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LE DROGHE ITALIANE A VIENNA: FIERA DELL'IPOCRISIA, DELL'INUTILITA' E DEL DANNO
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Comunicato 
9 aprile 2003 0:00
 

COMUNQUE IN BUONA COMPAGNIA: I RESPONSABILI DEL DILAGARE DELLA DROGA NEL MONDO, RIUNITI SOTTO LA BANDIERA DI UN ONU NON SOLO INCAPACE DI FAR FRONTE ALLE EMERGENZE, MA CAPACE DI ALIMENTARE E MANTENERE LE STESSE

Firenze, 9 Aprile 2003. Si e' aperta a Vienna la 46° sessione della Commissione stupefacenti dell'Onu. L'intento e' di verificare, a cinque anni dal lancio, l'attuazione della politica dell'ex-direttore Onu per le specifiche politiche (l'italiano Pino Arlacchi, oggi sostituito dall'altrettanto italiano Antonio Maria Costa all'Unodccp), che annunciava la cancellazione della droga dal mondo nel giro di 10 anni.
Un tentativo di arrotolamento su se stessi e le proprie politiche che chiunque, anche il piu' disinformato e meno attento alle dinamiche dell'Onu in materia, puo' intuire: basta leggere le cronache di un qualunque giornale in qualunque parte del mondo o, piu' direttamente, scendere per strada e verificare il procedere di questa cancellazione (dire che i consumi di droga e, soprattutto, i traffici con relativo arricchimento delle malevite che vi si alimentano, e' una banalita' del procedere quotidiano).
Ma vediamo cosa e come si e' manifestato questo arrotolamento da parte del rappresentante del Governo italiano, il sottosegretario Alfredo Mantovano, che oggi ha parlato dallo scranno di Vienna. Sequestri in aumento (piu' del triplo) per tutte le sostanze tranne la marijuana (effetto della diffusa auto-coltivazione da parte di non pochi consumatori?). Con l'ecstasy che cresce tra i giovani (con l'unica eccezione del calo dei morti per tossicodipendenza, grazie alle politiche di mantenimento attuate dai Sert con il metadone). Quindi, qualcosa non ha funzionato fino ad oggi, dove le politiche non sono state "permissive", i divieti sempre gli stessi, le comunita' di recupero con un trend standard di entrate ed uscite di tossicodipendenti che non ha inciso sul fenomeno, e le informazioni sui pericoli affidate a campagne nazionali gioiose e piene di attori e cantanti, o ai tam-tam di un mercato clandestino che doveva mantenersi.
E cosa ha detto il nostro sottosegretario? "No al semplice mantenimento del tossicodipendente nel suo stato ma puntare al suo effettivo recupero. Si' alla valorizzazione del ruolo delle comunita' di recupero". "Contrastare, in modo ancor piu' efficace, le organizzazioni criminali dedite al traffico delle sostanze. Allontanare ogni ipotesi permissiva e ogni ambigua distinzione fra droghe cosiddette leggere e droghe cosiddette pesanti da cui far derivare effetti in termini di non punibilita' per chi spaccia le prime".
Un sottosegretario schizofrenico, perche' propone sistemi di lotta che sono stati quelli che hanno fatto incrementare e aggravare il fenomeno fino ad oggi? Sembra di si'. Con l'aggravante che, li' dove c'e' stato qualche risultato (la riduzione dei morti per tossicodipendenza grazie alle terapie di mantenimento dei Sert), auspica uno stop, a favore di quelle comunita' di recupero che, oltre a mantenere se stesse e gli attori e cantanti che vi girano intorno grazie ai soldi delle campagne di prevenzione pagate dallo Stato, non sono pochi a chiedersi quanto percentualmente possano aver inciso sul fenomeno.
Niente di nuovo e preoccupante dal punto di vista della continuita' dell'inutilita' e del danno. E comunque in buona compagnia, perche' sostenuto dalle politiche dell'Onu: soldi ai Taliban per eradicare le colture dell'oppio (che restavano, e i soldi andavano a Bin Laden); soldi a Laos e Vietnam che, oltre a trucidare i dissidenti, hanno incrementato i traffici di metamfetamine verso Thailandia e resto del mondo; soldi per le eradicazioni della coca in Colombia, e le coltivazioni si sono spostate in Equador, Peru' e Bolivia . e sono solo alcuni esempi all'ingrosso.
Se l'obiettivo e' continuare a farsi male, si puo' dire che il nostro Governo, attraverso il suo rappresentante a Vienna, ce la sta mettendo tutta. E sono i milioni di consumatori (di spinelli che fanno meno male di un bicchiere di vino) costretti alla clandestinita' che devono pagare, cosi' come tutti gli italiani vittime della delinquenza correlata al fenomeno droga in ogni angolo delle nostre citta'.
L'idea di valutare altre politiche non viene lontanamente presa in considerazione. Col pragmatismo della politica e dell'economia dovrebbe essere un tentativo da esperire, ma abbiamo piu' che un dubbio che il pragmatismo sia soffocato dall'ideologia.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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