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GIORNATA INTERNAZIONALE DI LOTTA ALLA DROGA? RETORICA DELLE SCONFITTE SPACCIATE DA SUCCESSI
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Comunicato 
26 giugno 2004 0:00
 

Firenze, 26 Giugno 2004. Si celebra oggi la giornata mondiale di lotta alla droga e finalmente si parla un po' di questo argomento, bene o male che possano essere giudicati i vari pronunciamenti. Perche' il problema principale della questione droga in Italia, e' proprio il silenzio che lo ammanta: una fiammata ogni tanto, giusto per riaffermare i propri convincimenti ideologici di schieramenti cosiddetti proibizionisti e altrettanto cosiddetti antiproibizionisti, e poi niente, fino alla successiva fiammata identica alla precedente. Eppure e' una questione che ci riguarda tutti, ogni giorno, ogni attimo, in ogni settore: forse qualcuno ha dimenticato che i terroristi che, per esempio, hanno messo le bombe a Madrid, si sono finanziati col denaro del narcotraffico? O le navi cariche di droga fermate nel mar Rosso riconducibili ad Al Qaida? Non credo. Tutti grossomodo ne sono consapevoli, ma si fa finta che ci sia sempre altro di piu' importante a cui pensare.
E come se ne parla oggi da parte delle istituzioni? Sempre e' solo in un modo: quello della repressione del fenomeno del consumo negli individui, e relativo indurimento delle leggi, e quello delle cifre dei sequestri sciorinate con cantilena da nenia.
L'attuale inadeguatezza italiana del "Dipartimento nazionale per le politiche antidroga" che, dopo la reggenza del prefetto Soggiu (di cui e' difficile ricordare una sola iniziativa), e' oggi nelle mani di Nicola Carlesi, di cui non abbiamo ancora capito se ci sia o meno e, soprattutto, se sia consapevole di dover svolgere una funzione fortemente proiettata all'esterno, visibile, da interlocutore e non solo amministrativa/burocratica. Certo che se l'obiettivo principale di questo Dipartimento e' la modifica della legislazione italiana cosi' come auspicata dal ddl cosiddetto Fini, e non il governo dell'esistente, ci sfugge la sua funzione e ci sembra solo un tassello di una strategia politica, piuttosto che un'istituzione dello Stato. Comunque, il prof. Carlesi e' "giovane" e siamo volenterosamente in attesa di vederlo in azione. Pur consapevoli che la pensa in modo diverso dal nostro rispetto alle strategie da seguire per il comune obiettivo di lotta alla droga.
Al contesto italiano fa riscontro una varieta' di posizioni nella Ue (lungi da alcuna possibilita' di posizioni comuni), con le solite avanguardie di Olanda e Spagna, nonche' le aperture a nuove strategie di Germania e Gran Bretagna. Mentre ovunque le vecchie strategie, seppur vengono presentate in pompa magna come successi e affermazioni, se lo sono apparentemente per l'aspetto sequestri (la presenza dei prodotti nel mercato clandestino e' sempre maggiore pur aumentando i sequestri), non si puo' dire altrettanto per quello dei consumi e, soprattutto, per l'aumento della piccola e grande delinquenza che vi si alimenta.
E al contesto Ue fa riscontro un contesto internazionale dove domina la cosiddetta "war on drugs" degli Usa, per niente scalfita dalle depenalizzazioni del Canada, ma galvanizzata da emuli in Thailandia e Filippine sulle cui iniziative che hanno provocato migliaia di morti fra i civili sta indagando l'Onu e gli stessi Usa si sono detti preoccupati. Una "war on drugs" che foraggia i Governi del centro e sud America per impossibili piani di economie alternative che dovrebbero dare sostentamento ai disperati coltivatori di coca e oppio, ma per ora con l'unico risultato di consentire il finanziamento di terroristi che, come quelli della Colombia, tengono in smacco il Governo di quel Paese e riforniscono il mercato Usa delle droghe illegali.
Il nostro contributo alla giornata odierna e' questo. Mettere in dubbio tutte le certezze raggranellate fino ad oggi, e con l'intenzione di fortificarle, prendere nuove iniziative sempre nella stessa direzione. Quello di cui avremmo bisogno, non e' una retorica delle sconfitte spacciate per successi: occorre ripensare tutto, studiare i diversi approcci, mettere i numeri a confronto e cominciare a lavorare di conseguenza.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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