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INVESTIRE IN BANDA LARGA PER FAR GUADAGNARE TELECOMITALIA E AVERE SERVIZI DA TERZOMONDO?
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Comunicato 
8 luglio 2003 0:00
 

Firenze, 8 Luglio 2003. Secondo il presidente di Telecomitalia, Marco Tronchetti Provera, che oggi e' intervenuto alla conferenza sull'E-government a Cernobbio, il futuro delle telecomunicazioni e' nella banda larga. A suo giudizio occorre un progetto che vada appoggiato e favorito da tutti, dai Governi, dalle imprese e a livello locale; e quindi e' necessario investire in infrastrutture sia da parte del pubblico che da parte del privato.

Sono quei discorsi che dovrebbero far sentire nel cuore la missione imprenditoriale come armonizzata al bene del Paese, ma peccato che sia solo la conferma della continua presa in giro del gestore monopolista italiano della telefonia fissa. Che non ha alcuna intenzione di mollare il monopolio dell'ultimo miglio (grazie al quale, nell'attuale cosiddetto regime di concorrenza, gestisce servizi di telefona fissa per una quota dell'85,3%, e per cui, per esempio, e' proprio di alcuni giorni fa la dichiarazione dell'amministratore delegato di Wind -che oggi gestisce solo il 12% di telefonia fissa- che ha mostrato intenzione di abbandonare il settore per gli alti costi da pagare a Telecomitalia).
E quindi l'accorato appello del presidente di Telecomitalia non puo' che essere letto come l'ennesima richiesta di soldi allo Stato -con il concorso dei privati che, a mo' di cespuglietti a cui lasciare le briciole per fargli tornare i bilanci in pari- per far guadagnare se stessa (il capitalismo italiano ha una grande tradizione in questo senso, e Tronchetti Provera ci si inserisce perfettamente).

Il problema sono si' gli investimenti, ma che ognuno li faccia per se' e lo Stato li faccia per tutti.
Perche' nell'attuale (e futura) situazione di monopolio dell'ultimo miglio, dove ognuno deve pagare il suo obolo a Telecomitalia, non potra' che costantemente essere violata la norma principe della concorrenza e del mercato, cioe' che un'azienda guadagnando per se' levi business ai suoi concorrenti, e quindi anche a Telecomitalia. Regola che non esistendo, di fatto fa dell'Italia un Paese con servizi in materia da Terzo Mondo, erogati solo quando un'azienda decide che i suoi concorrenti possano farlo e al prezzo che questa azienda decide. Oppure, c'e' qualcuno che crede che l'assenza di concorrenza possa favorire gli investimenti privati?

Fintanto che la gestione e i guadagni dell'ultimo miglio non torneranno nelle mani del suo legittimo proprietario, lo Stato che l'ha costruito in regime di monopolio -perche' lo elargisca alle stesse condizioni a chiunque, cacciando dalla porta principale della societa' di gestione qualunque azienda che ne dovesse usufruire- non si potra' parlare di "futuro della banda larga", ma solo ed esclusivamente di prosperosi guadagni per Telecomitalia . e conseguenti servizi che non abbiamo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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