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LEGGE ABORTO INSUFFICIENTE
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Comunicato 
26 marzo 2001 0:00
 


ACQUA OSSIGENATA IN UTERO E ABORTISCE: DOVREMO ANCORA AVERE A CHE FARE CON SITUAZIONI DEL GENERE?

Firenze, 26 Marzo 2001. Una donna rumena di 29 anni, che lavora a Roma, pur di non dover sottostare ad una nascita indesiderata, al quinto mese di gravidanza si e' iniettata dell'acqua ossigenata nell'utero procurandosi un aborto. Ora la giovane donna e' in ospedale ad Ostia, in prognosi riservata per una setticemia con insufficienza respiratoria.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Sono casi limite, ma esistono (come quello della ragazzina che lo scorso gennaio, sempre a Roma, aveva ucciso, buttandolo in un cassonetto, il proprio bimbo appena nato, perche' indesiderato), e sono il frutto di una legislazione che e' insufficiente, perche' non facilita' l'accesso all'interruzione legale della gravidanza, ma lo rende il risultato di un iter burocratico che scoraggia proprio coloro che avrebbero piu' bisogni di tutela, cioe' i soggetti deboli, come la nostra donna di 29 anni, lavoratrice immigrata con gia' un figlio di 9 anni sulle spalle, lasciato in Romania dai nonni, mentre lei e' in Italia a guadagnare soldi per mantenerlo.
La bonta' delle leggi si verifica proprio nelle situazioni piu' difficili, e la legge italiana ha mostrato, per l'ennesima volta, la sua carenza e faragginosita', grazie alla necessita' di avere un certificato che, praticamente, certifichi la follia della donna perche' possa abortire, grazie alla limitazione e degli interventi ai soli ospedali pubblici, e grazie al fatto che, metodi come l'uso della pillola abortiva RU486 che semplificherebbero l'intervento stesso, non vengono utilizzati cosi' come succede in tutta Europa. Oltre al fatto, terrificante, di aver voluto inserire la regolamentazione dell'aborto in una legge che nasce come tutela della maternita' (che con l'aborto non c'entra nulla).
La legge sull'aborto e' servita, anche quella attuale, perche' e' grazie ad essa che il fenomeno del ricorso agli interventi clandestini e' quasi sparito, ma e' ormai troppo vecchia. Deve adeguarsi ai tempi che, rispetto a quando fu approvata nel 1978, sono molto cambiati: le donne immigrate, per esempio, sono una realta' che nel 1978 era praticamente inesistente, e la loro mancanza di informazione non puo' trasformarsi in una condanna alla violenza e alla sofferenza come nel nostro caso.
E questo e' un caso di cui siamo venuti a conoscenza. Quante sono le donne che abortiscono clandestinamente senza che nessuno ne sappia alcunche'? Sono numeri che non sapremo mai, e dovremo continuare ad accontentarci di quelle punte di iceberg come la nostra donna rumena di 29 anni e della sua acqua ossigenata abortiva?
 
 
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