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PDL DROGA DEL GOVERNO. SEMPLICEMENTE: NON SERVIRA' ALLA BISOGNA
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Comunicato 
15 novembre 2003 0:00
 

Firenze, 15 Novembre 2003. Dopo che il progetto di legge di riforma della disciplina in materia di droghe illegali, presentato dal vicepremier Gianfranco Fini, e' stato fatto proprio dal Governo, com'era prevedibile, si sono scatenate non poche prese di posizione, in cui, da una parte e dall'altra, ognuno ha ribadito il proprio pensiero, senza spostarsi di una virgola rispetto a quanto si conosceva prima.
A questo punto, si ha la sensazione che i due eserciti si sono dichiarati la guerra uno all'altro, e quindi schierati pronti al conflitto.
Noi, che osserviamo e seguiamo la vicenda droghe illegali in Italia e nel mondo in modo intenso, sia dal punto di vista giornalistico (editiamo per questo un quotidiano clicca qui) che consumeristico, non ci sentiamo parte di alcun esercito. Perche' non abbiamo da fare alcuna guerra per cercare di imporre una concezione della vita ad alcuno (come vorrebbe lo schieramento cosiddetto proibizionista) o per battere il Governo di centrodestra anche per questo motivo (come vorrebbe lo schieramento cosiddetto antiproibizionista).
Per cui non intendiamo offrire la liberta' di drogarsi o meno a chi aborrirebbe questa liberta', e che proprio contro questa liberta' ha trovato piu' forti ragioni per proporre modifiche all'attuale legge. Non c'e' da fare alcuna contrapposizione tra culture, ideologie, sistemi e altro. C'e' solo da ragionare, nel rispetto delle culture di ognuno, per capire se i metodi che si vogliono utilizzare sono quelli che potranno portare alla soluzione sperata.
A nostro avviso le ipocrite norme che vengono proposte dal Governo fanno pari con quelle attuali. Non si capisce perche' se l'esistenza di una legge (l'attuale) che comunque sanziona il possesso e l'uso di droghe illegali ha fatto aumentare i consumatori di queste sostanze, non debba accadere altrettanto con sanzioni piu' severe. Forse, per esempio in Francia, dove le droghe illegali sono considerate tutte uguali e le sanzioni molto piu' severe rispetto all'Italia, non assistiamo allo stesso fenomeno di crescita? O forse in Paesi come la Thailandia, dove si va in galera talvolta anche perche' c'e' il sospetto che tu abbia consumato una droga illegale, non c'e' la spasmodica crescita dei consumi?
Se qualcuno continuera' a dire che con queste leggi (l'attuale o la futura) possano diminuire i consumi o possano essere meglio curati i tossicodipendenti, sta solo facendo dialettica politica su malati e consumatori, che, infatti, non seguono alcuna indicazione che viene loro fornita e si arrangiano come meglio possono, continuando a consumare e ad essere malati.
A nostro avviso occorre avere il coraggio delle proprie idee. Per cui se si e' convinti che il divieto abbia una funzione educativa, a che servono tutte queste distinzioni, con reati amministrativi, penali e quant'altro? Sicuramente non danno alcun messaggio come si vorrebbe (inculcare il concetto individuale di pericoloso e dannoso attraverso il divieto): se drogarsi e' reato, il farlo dovrebbe comportare andare in galera, punto e basta. Altrimenti succedera' come con la legge di oggi, dove e' reato A o reato B . e ognuno si arrangia come puo' e vuole. Quindi resteremo nella solita confusione legislativa, normativa e con l'assurdo che devono essere delle leggi dello Stato a stabilire le dosi per i tossicodipendenti invece che disposizioni interne dei presidi sanitari. Un coraggio che vorra' dire che dal giorno successivo non potremo che avere il boom dell'edilizia carceraria, con una buona meta' dei nostri giovani in galera, con le forze dell'ordine impegnate solo in questo e il presumibile moltiplicarsi di altri reati per assenza di personale addetto a prevenzione e repressione (altrettanto per le strutture giudiziarie). E i consumatori non diminuiranno lo stesso, ma almeno chi crede nella forza educativa della punizione potra' guardarsi nello specchio con la coerenza delle proprie idee.
Ora, molto probabilmente una legge del genere non verra' mai fatta perche' la politica e' sempre anche l'arte dell'ipocrisia. Ma allora, come fare perche' i consumatori diminuiscano, la delinquenza non si alimenti con il mercato clandestino, i soldi dei coltivatori afghani o colombiani o boliviani non vadano a pagare il terrorismo internazionale? Una riflessione che affidiamo ai tanti in buona fede che credono nella liturgia della punizione e agli altrettanti che sulla pelle di consumatori e malati fanno il gioco della contrapposizione destra/sinistra.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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