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Roma Capitale. Raggi, il moralismo e la moralità
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Comunicato di Primo Mastrantoni
21 dicembre 2020 12:32
 
"Oggi molti devono riflettere, anche nel M5S". Così, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, dopo l'assoluzione per l'accusa di falso nel processo relativo alle nomine capitoline.

Per noi è una buona notizia, perché non apparteniamo a quella schiera di mozzatori di teste che gioiscono alla vista della ghigliottina e perché abbiamo sempre sostenuto l'innocenza della Raggi fino a sentenza definitiva, cosi come prescrive la Costituzione.

E' vero che nel M5S molti devono riflettere: da Luigi Di Maio, che chiedeva le dimissioni, in cinque minuti, del ministro Angelino Alfano perché indagato per abuso d'ufficio (accusa archiviata), o da Alessandro Di Battista e dello stesso Beppe Grillo, che chiedevano le dimissioni dell'allora sindaco Ignazio Marino, perché indagato per abuso d'ufficio per alcune nomine, accusa poi archiviata. Ma ricordiamo anche le dichiarazioni della Raggi contro il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti (M5S), accusato di mancata trasparenza per un avviso di garanzia (archiviato) e quelle sul suo braccio destro, Raffaele Marra che, dopo l'arresto, era diventato solo uno dei 23 mila dipendenti comunali.

Le regole originarie del M5S non sono valse per la Raggi che dall'indagine è passata alla incriminazione e a due processi e non sono valse per la sindaca di Torino,  Chiara Appendino (M5S) che, pur essendo condannata, non si è dimessa.

Fare del moralismo è facile, se applicato agli altri. Poi c'è la moralità.

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