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Sconto libri al 15%. Ecco un altro motivo perche' la nostra economia langue...
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Comunicato di Vincenzo Donvito
21 luglio 2011 11:51
 
 Con l'approvazione di ieri, da parte del Senato, del ddl con cui si stabilisce che il massimo di sconto per l'acquisto di un libro e' del 15%, viene scritta un'altra pagina buia della nostra economia di non-mercato.
I diritti dei consumatori e dei commercianti e degli editori (si', anche i loro), sono stati sacrificati al moloch dello Stato che tutto dispone e tutto stabilisce nell'unico interesse dei piu' forti, gli editori nella fattispecie. Editori incapaci di essere sul mercato e di creare domanda e offerta rispetto ai propri interessi e a quelli dei consumatori; editori capaci solo di sopravvivere grazie a contributi pubblici e imposizioni dello Stato che alterano e limitano il mercato. Per chi, novello imprenditore, volesse presentarsi in questo mercato, non gli e' consentito a meno che non sia parte di una multiutility con solidi capitali alle spalle o frutto di operazioni partitiche per la conquista di soldi pubblici.
La limitazione dello sconto sui libri si ascrive nella famigerata logica anticoncorrenziale dei saldi, dei limiti agli orari dei negozi, cioe' di tutte quelle arcaiche normative che servono solo perche' il potere continui ad esercitare il proprio condizionamento su tutto, perche' i ricchi siano piu' ricchi e i poveri piu' poveri.
 
 
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