E' in svolgimento il convegno sugli Stati generali contro il dissesto idrogeologico. Le notizie di inondazioni e di frane sparse qua e la' nel territorio nazionale sono di questi giorni. Tragedie, drammi e danni non riescono ad attivare una azione di prevenzione, programmazione e intervento. Eppure, la normativa sul dissesto idrogeologico risale, addirittura, ad un Regio Decreto del 1923 che, all'articolo 1, testualmente recitava:
"Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme ... possono, con danno pubblico, subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque."
L'avessero applicata, oggi non avremmo questi problemi. Sono state approvate nuove leggi (n.267/98 e n.365/2000), ma la realta' e' sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo speso 61 miliardi, dal 1944 al 2012, per riparare i danni da frane e inondazioni. Sistemare il territorio comporta notevoli investimenti e tempi lunghi. Tempi che non si addicono ai nostri governanti presi da appuntamenti elettorali annuali. Cosi', incrociamo le dita quando si verifica un evento avverso, sperando nella nostra buona stella.