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TAGLI GIUDICE DI PACE: COME COMPLICARE LA VITA AI CITTADINI
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Comunicato 
21 settembre 2003 0:00
 

Firenze, 21 settembre 2003. C'e' un progetto nel cassetto del ministro della Giustizia che potrebbe diventare realta' prima della fine dell'anno. E' quello per il dimezzamento degli uffici del giudice di pace, che dovrebbero passare dagli attuali 848 a 460, con la penalizzazione ovviamente degli uffici dei paesi piu' piccoli, che andrebbero a gravare su quelli piu' grandi.
Le ragioni di questa operazioni starebbero nel risparmio che se ne avrebbe (affitti, telefoni, etc.) e nel rafforzamento che il personale spostato di sede dovrebbe fare per gli uffici gia' esistenti dei giudici di pace e della giustizia piu' in generale.
Motivazioni razionali ma zoppicanti. Caratteristiche di un servizio giudiziale imposto dall'alto e riversato solo sui suoi problemi, e che non considera tutti gli aspetti della qualita' del suo servizio, in particolare per l'anello finale, il cittadino, che non potra' che non risentirne. Come sempre, l'utente e il consumatore -l'anello finale di qualunque erogazione di servizio e di ciclo produttivo- viene considerato non come il soggetto intorno alle cui esigenze costruire un servizio o offrire un prodotto, ma solo il suddito che, nel nostro caso, dovrebbe anche ringraziare per avere l'infima qualita' di cio' che ha a disposizione per chiedere giustizia.
Perche' e' semplice prevedere un intasamento degli uffici che sopravviveranno e, di conseguenza, l'aumento dei tempi per le sentenze, nonche' relativo scoraggiamento dei cittadini ad usare un servizio i cui tempi si avvicineranno sempre piu' a quelli delle procedure tradizionali dei tribunali, e relativo aumento dei costi (perche' anche aspettare una sentenza ha un costo).
E pensare che questo giudice era stato istituito proprio per velocizzare e semplificare la giustizia. Ma che ci sia una politica -pur se casuale e non-coordinata- di smantellamento di questo servizio di semplificazione dell'uso della giustizia, non e' una novita'. E' dell'inizio di quest'anno il decreto del Governo che ha modificato il codice di procedura civile, stabilendo che i giudizi di equita' dei giudici di pace non possono essere presi per i cosiddetti contratti di massa sottoscritti su formulari, cioe' assicurazioni, Enel, Telecom, erogazione dell'acqua, etc.. Una decisione che, presa a suo tempo su richiesta del ministro delle Attivita' Produttive per salvaguardare i portafogli degli assicuratori, ha di fatto cancellato qualunque possibilita' di ricorso per tutta questa tipologia, che notoriamente e' al centro dei problemi dell'utente medio che combatte contro l'arroganza dei monopolisti o dei cartelli monopolisti.
La possibile dimezzazione degli uffici dei giudici di pace, si ascrive in questa logica, come ulteriore colpo all'uso di questo servizio. Dobbiamo assistere inermi allo smantellamento del principale interlocutore giudiziale del consumatore e dell'utente? No, e per questo cominciamo subito a fare appello a tutti i legislatori -di maggioranza e di opposizione- perche' facciano sentire la loro voce e la loro opposizione a questo pericolo di ulteriore imbarbarimento del servizio offerto dalla nostra giustizia.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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