I dati Istat sulle vendite al dettaglio dello scorso mese di dicembre 2019 sono esplicite: +0,5% rispetto all’anno prima e - soprattutto - +38,3% per E-commerce (1).
A parte l’aumento delle vendite in assoluto, che vuol dire buona salute per tutti, venditori e compratori,
il +38,3% dell’E-commerce balza subito agli occhi e fa fare più di una considerazione, per il presente e per il futuro nonché per tutti gli attori coinvolti nella filiera del commercio.
Dato per acquisito che il mese di dicembre è un mese particolare per vendite e acquisti, rimane il fatto che queste percentuali di crescita sono comunque calcolate rispetto ad un altro dicembre, quello dell’anno prima. Per cui parlare di crescita da un lato, e boom dall’altro ha una certa logica.
Logica che deve prendere in considerazione il mercato e la concorrenza. E sembra proprio che quella dei negozi online stia conquistando il mercato: comodità, apertura 24/24, costi più bassi, consegne sempre più veloci e meno costose.
Come attrezzarsi per garantire tutti gli attori del commercio, negozi fisici inclusi?
Certamente
non dando credito a chi, nel governo e non solo, ha progetti super sponsorizzati (anche da parte delle associazioni di commercianti)
per limitare gli orari di apertura dei negozi. In genere
, i sostenitori delle limitazioni di orari paventano scenari disastrosi per i commercianti che, costretti a star dietro agli orari delle grandi catene di vendita, con la limitazione di questi orari per tutti (grandi e piccoli), dovrebbero essere salvati. Scenari che, grazie anche ai numeri forniti oggi dall’Istat, sono fuori della realtà. Che è quella
di acquirenti che si rivolgono lì dove per loro è più conveniente, in termini di prezzo e disponibilità, e se un negozio (come l’E-commerce) è aperto 24/24… più comodo di così?
Per chi avesse ancora dei dubbi: il consumatore non è un soggetto manipolato dal venditore, ma è colui che decide quando e dove. L’interazione tra consumatore che sceglie e venditore che propone (anche attraverso la pubblicità) è la base del business di tutti gli attori del commercio. Credere, come fa chi vuole limitare gli orari dei negozi, che siano invece solo i venditori a decidere e indirizzare il mercato, si mette fuori di una realtà in cui i consumatori scelgono anche in base alla propria comodità.
E’ evidente che il negozio di strada comunque compete male con l’E-commerce, se offre gli stessi prodotti e gli stessi servizi. Quindi questo negozio ha bisogno di differenziarsi, soprattutto per il servizio.
Vogliamo levare, al negozio di strada, il servizio della libertà degli orari di vendita? A nostro avviso sarebbe solo un’ulteriore limite alla libertà di mercato e di concorrenza, prerogative che sono alla base di qualunque business.
L’E-commerce è altamente probabile che continuerà a crescere e sostituire i negozi di strada. Ma
per impedire che questi ultimi, fatte le loro dovute scelte di differenziazione dei prodotti e del servizio (base, a nostro avviso, della loro esistenza),
non abbiano buone opportunità, è bene che siano liberi di decidere i tempi delle loro offerte.
Auspichiamo che, nella “
strana” maggioranza che tiene in piedi il nostro governo, quelli sensibili alla libertà di commercio tengano in considerazione queste valutazioni contro chi, invece, ha tra i suoi programmi irrinunciabili (almeno, così dicono…) la limitazione degli orari degli esercizi commerciali.