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Il Black Friday dell’irriverente. Il giorno dopo
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L'irriverente di Vincenzo Donvito
26 novembre 2017 12:20
 
  Fiu’, che fatica ‘sto Black Friday, e non avevo neanche da smaltire il tacchino e le castagne del giovedi’ 24 thanks giving day, che qui lo fanno solo quei fanatici della comunita’ americana che gravitano intorno alla cosiddetta chiesa americana, anche se sono miscredenti… ma fa tanto, per l’appunto, comunita’, e in queste cose gli americani di tutti i tipi e’ come invitarli a nozze. Quindi smilzo col mio cornetto e il mio espresso ristretto nello stomaco, mi sono buttato nella mischia. Molto meglio di Natale o dei classici Saldi. Sara’ il nome che ispira una certa violenza che fa ribollire il sangue in petto, nonche’ comunanza con gli scheletri della notte prima di tutti i santi, Halloween. Pensa un po’. Black, Friday. Nero: buio, paura, morte, incognito, lutto... insieme al venerdi’, in genere giorno considerato -anche a livello inconscio- sfigato perche’ da bambini ci costringevano a mangiare il pesce… e non e’ come ora che siamo invasi di salmoni per cui i bambini vanno matti, ci dovevamo “accontentare” di triglie, calamari magari col pomodoro, sogliole quando andava bene, insomma quasi tutta roba dove era una lotta con le spine; puah! (allora, non oggi…). Quindi il mio animo, per le strade dello shopping, era in “ribollita”. Vestito come un sessantaquatrenne anonimo senza ambizioni giovanilistiche e imbrocchi impossibili (con tutto il rispetto per la giornata sulla violenza delle donne che coincideva), non ero certamente un polo d’attrazione per commesse e commessi che, infatti, non mi hanno preso minimamente in considerazione. E vorrei vedere… Comunque, pacchi, pacchetti, paccottiglie? Tra librerie che gia’ normalmente ti regalano i libri pur di promuovere qualcosa, negozi di oggetti da regalo (scuola Tiger), camicie, scarpe, maglioni, pantaloni, telefonini, lavatrici che anche scontate erano carissime, e anche panettoni gia’ scontati, calendari dell’avvento con xx%off che negli anni scorsi te li tiravano dietro solo quando eri quasi al 25 dicembre… e poi: pizze a taglio (in genere ad ispirazione “plastica”), gelati come bicchieri d’acqua, panini di dubbi contenuti ma coloratissimi, insomma tutto l’armamentario della gastronomia da asporto (e non solo) in formato “centro storico”, “turista -mediamente considerato un cretino- affamato” e, piu’ ti avvicinavi alle 7 di sera dovevo scansare i “tiradentro” (i cugini smilzi dei piu’ noti energumeni buttafuori) dei vari ristoranti anche loro blackfraidizzati con le offerte xx%off. La tentazione, si sa, fa l’uomo ladro, ma per fortuna sapevo di andare a cena da Mariagrazia (che ha l’orto nel Mugello), e quindi il mio appetito riuscivo a tenermelo e a non farmi abbagliare dai vari xx%off. Ma tutto quello che ho comprato (non-cibo) cresceva, che faccio? Mi prendo la macchinetta elettrica, o quelle altre, tutte che costano a consumo di tempo, per tornare a casa e -incubo?- anche queste xx%off. Ma guardiamo un po’ cosa ho combinato. Le scarpe, carine… ma potevo farne a meno. La camicia e’ della mia taglia, ma mi sta stretta che’ ho messo su pancia. Lo stesso i jeans. Lo smartphone, urca quante cose che mi fa fare… ma perche’ si spegne dopo pochi secondi che l’ho acceso? Il calendario dell’avvento.. mmh credo che alla figliola fara’ abbastanza schifo. Ed ora. Che faccio? Uffa, devo tornare in quei negozi per la taglia piu’ grande e per lo smartphone che non funziona. Beh, meglio cosi’ che se mi facevo prendere da Amazon, te l’immagini a rispedire? Che fortuna che ho avuto. Pero’, ‘sto smartphone proprio non mi serve, che faccio? Me lo faccio cambiare e lo regalo? Che figurone. Ma a chi? Ma guarda un po’ se doveva succedermi il contrario di quello che accade in genere, cioe’ che devi fare un regalo a qualcuno e non sai che comprargli, mentre qui ho il regalo e non so a chi donarlo…. Ma non e’ che che mi sono fatto prendere la mano?
 
 
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