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Esiste un legame specifico tra luoghi e trasmissione del virus? Un pensiero irriverente sul pensiero
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L'irriverente di Vincenzo Donvito
9 giugno 2020 16:13
 
 Dopo più di tre mesi non ho ancora compreso esattamente cosa sia il Covid-19 e, soprattutto, a parte l’eventuale vaccino, se ci sono delle medicine per curarlo e ridurre il danno. Ovviamente so che in Italia e nel resto del mondo il metodo utilizzato per arginare la diffusione è stato il cosiddetto lockdown. Cioè chiudere tutto. E poi, dopo un paio di mesi riaprire piano piano, ma non tutto.

Prima di tutto hanno riaperto le librerie, dove si possono acquistare i prodotti del pensiero.

Hanno riaperto i luoghi dove si può passeggiare, correre, usare dei mezzi privati e pubblici per spostarsi, meglio e più frequentemente di quanto già si poteva fare durante il lockdown.

Poi hanno riaperto i bar, i parrucchieri, i ristoranti, le spiagge, le palestre, le piscine e tutti i negozi di vendite al dettaglio.

Le piazze sono state riaperte quasi in contemporanea e vi si possono tenere delle manifestazioni, quindi ci si può esprimere, parlare, protestare, approvare, disapprovare… cioè tutte funzioni legate al pensiero, ma probabilmente ritenute di importanza inferiore e/o di contagio maggiore rispetto alle librerie che hanno riaperto prima.

Nel contempo sono ancora chiuse le scuole, le università, i cinema, i teatri, le sale di concerto e degli eventi culturali (*). Tutti luoghi in cui il pensiero si forma.

Da questo si potrebbe desumere che sono questi ultimi i luoghi più pericolosi.

Domanda: vista la scelta di cosa aprire e cosa continuare a tenere chiuso, esiste un legame specifico tra luoghi e trasmissione del virus?

Ascolto/leggo alcune interviste o dichiarazioni, anche di personaggi di un buon livello istituzionale.
“Occorre riaprire subito in modo diverso da come stabilito questa o quell’altra attività, perché altrimenti...” e via con scenari di disastri, solo ed esclusivamente economici se, per esempio, non vengono usate tutte le poltrone in aereo, etc. …

E quindi mi faccio ancora la stessa domanda: esiste un legame specifico tra luoghi e trasmissione del virus?

A cui aggiungo: chi stabilisce questo legame? Qualcuno nelle istituzioni. Non potrebbe essere altrimenti.

Al momento sono arrivato ad una sola certezza: il legame tra luoghi e trasmissione del virus esiste sicuramente per i luoghi dove si forma il pensiero, a parte le librerie.. anche se lì il pensiero essenzialmente si compra. Per gli altri… dipende.

NOTA
* sembra che la Toscana fra qualche giorno abbia intenzione di trasgredire in merito. Vedremo. Anche considerando che di recente mi pare di aver sentito qualcosa del tipo: si decide nello stesso modo per tutta Italia.
 
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