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L’irriverente fiorentino agogna di andare in bicicletta…. ma inciampa nello bike sharing
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L'irriverente di Vincenzo Donvito
26 luglio 2017 8:28
 
    E’ la notizia della cappa estiva dell’informazione locale, e non solo: Firenze, a partire dal 1 agosto, avra’ un servizio di “bike sharing” (chissa’ perche’ devono usare l’inglese, nella patria di Dante, poi...), lanciato insieme a Milano, dove invece il servizio partira’ ad ottobre, in aggiunta a quello gia’ esistente. Belline, queste bici, color arancione, e nelle foto di presentazione ci abbiamo visto in sella persone che abitualmente sfrecciano in auto blu coi vetri oscurati: Sindaci, assessori, politici di varia tacca locale, che sicuramente non incontreremo mai in bici nelle prossime settimane, cosi’ come non li incontriamo mai nei bus cittadini. Non possiamo dimenticare che fino a non molto tempo fa, questo “bike sharing” c’era e funzionava nella capitale Roma, dove pero’ il servizio e’ sospeso perche’ hanno rubato tutte le bici, chissa’ se i fiorentini ne hanno fatto tesoro.
Andare in bici a Firenze. Un’impresa. Piste ciclabili poche e precarie e che spesso finiscono nel nulla con cartelli tipo “pista interrotta”, e il ciclista “e mo’, dove vado?”, per non doversi mangiare la bici c’e’ solo la possibilita’ di proseguire rischiando la vita in mezzo ad un traffico e a strade nemiche dei ciclisti o -molto piu’ frequente- violare tutti i crismi della logica e del codice della strada. E aggiungiamo la condizione del manto stradale che e’ il contrario di quello che ci vorrebbe per le bici, a meno che -ovviamente- non si vada con una mountain bike.
Il comune mortale ciclista (o aspirante tale) che incarniamo si domanda: ma a che servono queste bici se il loro uso comporta pericoli, difficolta’ per la mancanza di infrastrutture? Bella domanda! Ma niente di nuovo, e’ la logica del nostro sistema di infrastrutture stradali. Pensate: costruiscono macchine, e pretendono di convincerci a comprarle, che se non vanno a 200 Km/h sono considerate “fuori mercato”ma dove vado a 200 all’ora? Da nessuna parte, per fortuna mia e della comunita’, altrimenti sarei un pericolo pubblico per me e per gli altri; in assoluto e perche’ se andassi a 200 all’ora sulle nostre strade del sistema viario… non sarebbe come in un videogioco che -magari- ho cinque vite a disposizione. E poi queste macchine continuano a costruirle e a proporle in tutte le salse, anche se siamo intasati dal metallo e dai gas tossici di scarico (euro 5, 6, 7, 8 e via imperanti). E’ ovvio che da chi tratta la regina della mobilita’ (l’auto) in questo modo, non c’era da aspettarsi chissa’ cosa per il parente povero di sesto grado (la bicicletta). Ma… fa tanto figo per i nostri amministratori, farsi vedere dediti alla promozione di questo mezzo di trasporto… se poi, invece di mezzo di trasporto, e’ concepito e sviluppato essenzialmente come mezzo di passeggiate ludiche… chi se ne frega, buttiamo tutto nel tritacarne mediatico, qualcosa dovrebbe restare. Che e’ quello che purtroppo stanno facendo, coi nostri soldi e quelli degli altri Stati europei che, come noi, li versano all’Ue.
Certo, siamo rompiscatole ed irriverenti, ne siamo consapevoli; pronti a criticare e “fare le bucce” a tutto. Ma come si fa a non farlo? Ma li avete visti i volti sorridenti dei nostri amministratori che cercano di spacciare la loro droga legale, cioe’ la presa per i fondelli di questo “bike sharing” che non potra’ mai funzionare fino a che non ci saranno le strade -ciclabili e non. Da irriverenti, almeno la buttiamo sul sarcastico e sul ridere, ma non siamo scemi.
 
 
 
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