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L’irriverente giustizia. 37 anni dopo….
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L'irriverente di Vincenzo Donvito
6 ottobre 2017 13:32
 
 Novanta parti civili all’udienza preliminare per una delle cause contro la strage di Bologna del 2 agosto 1980 (1). Alcune sono istituzioni, nazionali e locali. Me lo ricordo il 2 agosto 1980. Ero al telefono con un mio collega di Padova, e lui mi disse, ascoltando una radio di sottofondo, qualcosa tipo “sembra ci sia stata una bomba alla stazione di Bologna e una caterva di morti e feriti”. Il resto e’ cronaca di 37 (trentasette) anni fa e degli anni a seguire. Coi colpevoli che sembra siano stati individuati (ma che continuano a dirsi innocenti) e le commemorazioni che ogni anno, alle 10 e qualcosa di ogni 2 agosto, vedono la citta’ di Bologna memore e, puntualmente, i rappresentanti istituzionali nazionali fischiati da chi partecipa al ricordo.
Mi verrebbe voglia di prendere per i fondelli la giustizia ed il suo sistema, visto che siamo qui a parlarne 37 (trentasette) anni dopo. Ma che e’, qualcosa tipo la riapertura del processo a Sacco e Vanzetti? No. Non e’ storia. Non e’ uno spettacolo teatrale che rifa’ il verso giuridico ai grandi processi e ai grandi imputati e condannati e innocenti che sono entrati nella storia. No. E’ l’oggi. Il sei ottobre del duemiladiciassette si e’ tenuta l’udienza preliminare, quindi nei prossimi anni si dispiegheranno le udienze. Ma non me la sento di prendere la giustizia per i fondelli. Poverina -la giustizia- lei non ha anima, non respira, non pensa, non ama, non mangia, non defeca, non soffre, non gode, non viaggia, non riposa, non va la domenica a pranzo dai genitori o dai nonni, non porta i figli a scuola. Non e’ come chiunque di noi, mortali. Non nasce, non cresce, non si sviluppa, non invecchia, non muore. La giustizia “é”, e nient’altro. E’ come l’amore: astratto e onnipresente; un contenitore che va riempito da parte dei senzienti. Ecco, per l’appunto, i senzienti: dall’utente (vittima o protagonista che sia, comunque tutto noi cittadini) agli avvocati, giudici, cancellieri, uscieri, fino ai carabinieri in livrea che controllano chi entra e chi esce dai suoi palazzi e dalle sue dependance. E questi senzienti, ognuno per la funzione che svolge, ci portano all’udienza preliminare di un fatto accaduto 37 (trentasette) anni fa. Una vita. C’e’ anche chi e’ gia’ nonno a 37 (trentasette) anni. C’e’ anche chi e’ morto prima di avere 37 (trentasette) anni. C’e’ anche chi si e’ rovinato la vita, o l’ha rovinata ad altri prima di avere 37 (trentasette) anni.
E chi e’ irriverente? Io che ne parlo, mi dispero, faccio le battute, respiro con piu’ profondita’, mi lambicco il cervello per capire quale iniziativa intraprendere “perche’ cosi’ non si puo’ continuare”, etc.. O e’ irriverente la giustizia? Di certo so che, nel mio immaginario scolastico e da bravo ragazzo che vuole cambiare il mondo, e’ giustizia e non Giustizia. E mi domando: ma lo sanno anche tutti gli altri attori? E ammesso che lo sappiano, che gli interessi, che ne abbiano voglia... sono consapevoli che la giustizia non e’ una sorta di idra che la mitologia ci ha trasmesso, e che alcuni imbecilli credono sia intoccabile perche’ “se la tocchi muori”? E sono consapevoli che sono loro i senzienti che l’hanno riempita si’ da manifestarsi -come oggi, e ieri e domani- 37 (trentasette) anni dopo?

1 - (agenzia Ansa del 06/10/2017) Sono 90 le parti civili ammesse dal Gup Alberto Ziroldi nell'udienza preliminare per Gilberto Cavallini, accusato di concorso nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Ottantasette sono parenti o eredi delle vittime e oltre a loro si sono costituiti la Presidenza del Consiglio, la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna, rappresentato in aula dal consigliere comunale del Pd Federica Mazzoni, con fascia tricolore. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Andrea Speranzoni, Giuseppe Giampaolo, Roberto Nasci, Gianluca Alifuoco, Giovanni Aurilio e Nicola Brigida. Il giudice si è poi ritirato per decidere sulle eccezioni dell'avvocato Mattia Finarelli, difensore di Cavallini, che non è presente all'udienza: tra queste, c'è anche la richiesta di riconoscimento del 'ne bis in idem'. Cavallini, cioé, non sarebbe imputabile perché già processato per le condotte che gli vengono contestate ora dalla Procura, durante il processo sulla Strage in cui fu condannato per banda armata. 
 
 
 
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