Ci siamo resi conto in questi giorni che alcune associazioni di consumatori si sono lanciate in un business di vendita del loro marchio, e lo hanno affiancato ad alcuni prodotti per stimolare i consumatori ad acquistarli. Fenomeno la cui vastità non ci è nota, ma che conosciamo poiché sono diverse le aziende o associazioni di categoria legate a produzioni o servizi che ogni tanto vengono a chiederci di fare altrettanto. A noi non interessa e gentilmente rifiutiamo. Ma proprio in questi giorni non poteva non sollevare la nostra attenzione una pubblicità dell’olio De Cecco sponsorizzato dall’associazione Altroconsumo, pubblicità che ha dominato intere pagine dei maggiori quotidiani nazionali.
Curiosi di così tanta rilevanza, abbiamo scoperto che esiste anche un marchio di un’altra associazione, Codacons, che grossomodo fa altrettanto.
Poffarbacco, ci siamo detti, queste due associazioni sono anche componenti del Consiglio nazionale degli Utenti (1), quello presso il Ministero dello Sviluppo Economico, dove tra le altre cose vengono diretti da chi dovrebbe essere una loro controparte… va buo’, scelte loro.
Ma ci è rimasto il dubbio: perché noi, oltre a tutto quello che facciamo dovendone dar conto solo a noi stessi e ai consumatori che ci pagano coi loro contributi, non potremmo fare altrettanto (sponsor, non ministero)? E quindi, armonici alla nostra natura irriverente, e memori del fatto che tutta la nostra attività è basata sull’informare i consumatori perché poi decidano cosa sia meglio per loro stessi, abbiamo pensato che avremmo potuto ben spendere il nostro marchio nel cosiddetto settore “pubblicità progresso”.
Ah, un particolare importante per chi si presterà a questa nostra richiesta: non vogliamo soldi :-)

1 - https://www.mise.gov.it/index.php/it/mercato-e-consumatori/associazioni-dei-consumatori/cncu