testata ADUC
L’irriverente irride alla cultura dell’informazione
Scarica e stampa il PDF
L'irriverente di Vincenzo Donvito
24 gennaio 2019 15:32
 
 Fino a qualche decina di anni fa la cultura, pur se non una nicchia, era comunque sinonimo di pacatezza, pensiero, riflessione, ragionamento con, alla base, ovviamente, l’informazione. Più quest’ultima è diventata di maggiore portata, più la cultura si è diffusa. Un bene. Ma tutte le novità portano con sé anche i contro. In assoluto. Pensiamo alla mobilità stradale: impensabile oggi farne senza, ma quanti morti e feriti in più ci ha portato? Sempre troppi. Ma sembra che “il gioco ne valga la candela”. Tornando al gioco della cultura, la cui candela in assoluto ne vale sempre la pena qualunque la si possa considerare, ci viene comunque il prurito se facciamo mente locale all’attuale binomio cultura/informazione. Non possiamo non rilevare, per esempio, alcuni modi di essere che vengono presentati come culturali ma che, se si cerca di approfondire, rimangono solo in superficie; tipico: una persona che per valorizzare quello che dice fa una citazione (un tempo era solo dal latino, ma oggi il latino è diventata un’infima minoranza) perché presume che la notorietà o la presunta comune valutazione dotta della frase in sé o del suo pronunciante originario, diano peso al proprio pensiero; possibile; ma se in molti di questi casi si prova a chiedere non tanto l’opera di riferimento da cui è ricavata una certa affermazione, ma qualcosa di più su autore, pensiero ed evoluzione e connessioni dello stesso, si trova il vuoto, se non addirittura il baratro. Questo è quello che può accadere con un’informazione a 360 gradi. A nostro avviso si tratta di situazioni che non inficiano, anche con un classico 2+2=4, il valore della informazione totale. Bene.
Una problematica antropologica, nonché umana si pone quando si stabilisce una connessione tra chi produce notizia e chi fa informazione della stessa. Ci addentriamo nei meandri di storie recenti e meno recenti.
Nel primo caso rileviamo che oggi, il consumatore medio di informazioni sia molto edotto sulla moneta CFA (Comunità finanziaria africana adottata in 14 Paesi di questo continente, e connessa alle politiche, non solo monetarie, della Francia) (1): paginate di informazioni ci fanno sapere il come e il perché – storico ed attuale – di questa divisa e della sua omologa CFP in alcuni Paesi francofoni del sud del Pacifico. Informazioni, ovviamente, di vario tipo, più descrittive che denigrative, come hanno cercato di fare i politici del governo italiano che hanno tirato in ballo la divisa africana per alimentare alcune loro opinioni sull’immigrazione e sulla politica in generale dei nostri cugini al di là del Monte Bianco. Curiosi abbiamo letto e continuiamo a leggere, continuandoci a chiedere “perché” (1). A parte quel ristretto numero di viaggiatori “fanatici” delle bellezze di quella parte dell’Africa dove ci sono i Paesi che usano questa valuta, crediamo proprio che un’alta parte degli informandi medi della nostra Penisola, vagamente sapesse di questa moneta.
Il pensiero ci è andato all’indietro, tanti anni fa, quando nella Lega (Leganord all’epoca) imperava il suo fondatore Umberto Bossi. Il nostro ex-ministro all’epoca, per convincerci della giustezza della Padania (qualcuno ricorda l’esistenza di questa espressione?) e che le sue politiche separatiste non avrebbero portato alla fame il sud che dipende dalle ricchezze di centro e nord della Penisola, imbastì una “filippica” sulle bontà del bergamotto in una regione come la Calabria. Fu occasione per cui, i pochi informati che credevano che il bergamotto fosse solo l’essenza di qualche profumo della morosa (i più dotti forse sapevano anche che profumava e profuma una molto famosa e utilizzata varietà inglese di té, earl grey), scoprirono che si trattava di un agrume che aveva in sé le proprietà di limone, arancia e pompelmo e che, a detta del “senatur Bossi” poteva diventare – e non lo era ancora stato, sempre secondo Bossi, per colpa del fatto che l’Italia fosse unita – il filone d’oro della regione Calabria, tanto – fu detto anche questo all’epoca – che avrebbe potuto far appellare quella regione come felix o – per parafrasare gli americani di California – golden.
All’epoca del bergamotto come oggi con il CFA, i responsabili di aver portato all’attenzione mediatica la divisa quanto l’agrume ce l’avevano col colonialismo: nel caso della Calabria veniva evocato quello che aveva portato al di sotto di Grosseto (Roma inclusa) l’assistenzialismo, le Casse per il Mezzogiorno, e quindi alimentato il malaffare e le malavite, etc: nel caso degli Stati africani viene evocato il colonialismo francese e i danni e la miseria che questo provocherebbe in quei Paesi (1).
Nel frattempo, cosa è accaduto?
In Calabria. Il bergamotto continua a non essere (diventato) il fiore all’occhiello della fortuna e portata agroeconomica mondiale di questa regione. La malavita e il malaffare hanno dimostrato di non essere un fenomeno regionale ma transnazionale e nazionale.
Nei Paesi africani con CFA, il Pil di 13 di questi su 14 è cresciuto, nel 2018, mediamente del 4,7%, con punte di 7,4% della Costa d'Avorio (solo la Guinea equatoriale ha numeri negativi). Gli emigrati che a causa del CFA verrebbero ad affollare il nostro Paese (così sostiene chi ha montato la vicenda - 1), sembra che invece continuino a restare lì o ad andare essenzialmente in Francia.
Cosa è accaduto? Sembra proprio che grazie all’informazione ci saremmo dovuti fare una cultura che si basa su fregnacce, montate da chi, nelle scorse settimane, ha cercato di convincerci del complotto mondiale ebraico coi “Protocolli degli anziani di Sion” (2), o dell’inutilità dell’obbligo vaccinale (3), etc.
Per fortuna che, da irriverenti, abbiamo un’alta dose di anticorpi, che cerchiamo di sputare all’esterno mettendo le “birbe alla berlina”. E per concludere non ci resta che dare un plauso alle occasioni che ci vengono fornite. Meno male che c’é l’informazione e, soprattutto, coloro che la producono e la esplicitano. Noi non apparteniamo a nessuna di queste due ultime categorie, ma dobbiamo ringraziare i protagonisti di entrambi, senza i quali chissà che faremmo.

1 – qui una nostra opinione in materia: https://www.aduc.it/comunicato/governo+lega+m5s+guardano+ai+propri+interessi_29081.php
2 - https://avvertenze.aduc.it/irriverente/irriverente+difficolta+istituzionale+lannutti+oggi_29062.php
3 - https://www.aduc.it/comunicato/governo+foa+vaccini_28275.php
 
 
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS