Sgomento, e accorato silenzio.
E’ quanto sto provando dal momento che ho sentito alla radio la notizia della tragedia consumatasi nella discoteca di Corinaldo.
Sei morti, cinque adolescenti e una giovane madre di 39 anni, che lascia quattro figli/e, e altri sette feriti gravi ancora in rianimazione, che i sanitari definiscono “in condizioni stabili ma critiche”, questo il bilancio, per ora.
Alle molte vite brutalmente interrotte, quelle dei morti, ma anche quelle dei genitori, nonni, fratelli, sorelle dei giovanissimi, e quelle del marito e dei figli e figlie, un pensiero commosso.
A chi è ancora all’ospedale in “condizione critica” e a tutti i loro cari gli auguri che la vita abbia la meglio, così come ai feriti meno gravi che però porteranno forse per sempre il ricordo lancinante della situazione che hanno vissuto. L’auspicio è che ne sappiano trarre un insegnamento a vivere la vita all’insegna della umana fraternità.
Concludo con le parole di un famoso attore, John Travolta, che ha vissuto lo strazio della perdita di un figlio adolescente. Di fronte a questa esperienza, egli invita tutti a fermarsi, a vivere il rapporto genitori/figli e viceversa con intensità, come se ogni giorno fosse l’ultimo:
“Dobbiamo fermaci ed essere grati per i nostri figli e i figli devono fermarsi ed essere grati per i loro genitori. Perché la vita è molto breve. Trascorrete il tempo con i vostri genitori e i genitori trascorrano il tempo con i propri figli. Trattateli bene perché un giorno loro non saranno più lì …”.