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Almeno la storia! Appunto!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
11 luglio 2017 11:20
 
 “Almeno la storia!”. Con questo invito a riflettere sul fatto storico che liberticida era il fascismo (e non la legge sull’apologia del fascismo), si chiude il breve cinguettio di Matteo Renzi di ieri, 10 luglio (ore 12:15).
Il commento si situa, come molti sanno, nel quadro della polemica coi “Cinquestelle” sulla proposta di inasprimento della legge contro l’apologia del fascismo.
Sono convinta che l’apologia del fascismo vada presa sul serio e non mi convince la sua equiparazione a mera “opinione” che non si può processare, per il semplice motivo che, quando vi è incitamento all’odio, siamo di fronte a un’azione molto concreta e non a una semplice idea. Ma non è su questo che voglio soffermarmi qui, limitandomi a segnalare due riflessioni secondo me importanti alla fine di queste brevi noterelle.
 
Piuttosto, a Matteo Renzi voglio ricordare fermamente che la storia del fascismo, da lui giustamente evocata, comprende anche la sindrome dell’isolamento dell’Italia da parte delle allora denominate “nazioni plutocratiche” (Francia e Inghilterra in testa), la qual cosa ebbe certo importanza nello schierarsi suicida dell’Italia al fianco della Germania nazista.
Di questa letale sindrome sento, purtroppo, ben più di un’eco nell’accusa di Renzi rivolta a Dijsselbloem di “avere un pregiudizio anti-italiano”. Quando non ci si vuole assumere le proprie responsabilità (e Renzi, certo, ne ha avute e ancora ne ha su come vanno le cose in Italia), si cerca un capro espiatorio possibilmente all’esterno. E chi, meglio del commissario europeo, già inviso a tutto il centro-destra (Cinquestelle comprese)? Magari, nel goffo tentativo di fare concorrenza a esso, come sta dimostrando anche lo “aiutiamoli a casa loro” che non vuol dire niente, ma rivela molto.
Quindi, caro Renzi, “Almeno la storia!”. Appunto!
  
Per quanto riguarda la questione della pericolosità dell’apologia del fascismo, segnalo due articoli:
il primo con un’intervista ad Amos Luzzatto: "Temo più di tutto l'oblio, il fascismo non è cosa d'altri tempi".
Il secondo nella forma di una riflessione di Mattia Feltri dal titolo “Eia Eia mavalà”.
 
 
 
 
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