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Il crocifisso simbolo universale? Mah!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
10 giugno 2016 12:03
 
Qualche giorno fa ho letto il testo di una mozione proposta dal Gruppo Lega Nord  in Regione Toscana, in cui si chiede che "nella sala consiliare dell'Assemblea Legislativa sia affisso il crocifisso, quale simbolo universale dei valori di libertà, uguaglianza e tolleranza!".
Incisivo ed estremamente corretto nella forma e nella sostanza il commento dell’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), che scrivono:
“Al di là del fatto che un simile atto viola il principio di laicità connotando in maniera confessionale uno spazio pubblico, è bene specificare che per affermare che il crocifisso è un «simbolo universale» è necessario non considerare la maggior parte della popolazione mondiale. Inoltre, per affermare che è un simbolo di «libertà, uguaglianza e tolleranza» è necessario non leggere la maggior parte delle pagine dei libri di storia”.

Qui desidero solo aggiungere una considerazione che riguarda molte chiese cristiane, altrettanto cristiane della chiesa cattolica.
Ebbene, per la maggior parte di esse, il simbolo che assumono non è il crocifisso (la croce con sopra Gesù morente o già morto), ma semplicemente la croce, nuda e spoglia.
Per una ragione squisitamente teologica: Cristo è risorto! Quindi la croce è rimasta vuota; come, del resto, vuota è la sua tomba, quando le donne la vanno a visitare il mattino di Pasqua, secondo la testimonianza concorde di tutti e quattro gli evangelisti. Fra i quali, il terzo, cioè Luca, ci dà l’annuncio più incisivo; secondo lui, infatti, l’angelo si rivolge alle donne in questo modo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato […]”.

E quindi, proprio rimanendo in una ottica di fede, si potrebbe anche chiedere: perché insistere a raffigurare morto, come crocifisso, colui che è vivo? Certo, è innegabile che la figura sofferente abbia ispirato tanti grandissimi artisti, da Giotto a Brunelleschi e Donatello e Masaccio … E che la figura dell’uomo Gesù sofferente, di più, straziato, possa creare una corrente di empatia con chi si sente, a sua volta, straziato nella carne o nell’anima. Ma non è questo il messaggio evangelico strettamente inteso, secondo la maggior parte delle chiese cristiane.
Comunque, lascio la parola proprio a loro, e precisamente alla chiesa valdese di Milano .

Alla domanda “Cosa pensano i valdesi del crocifisso nelle scuole?” (e potremmo aggiungere: “nelle aule di tribunale”, “nei luoghi pubblici” tout court), loro rispondono così: 

I valdesi ritengono che lo stato debba essere necessariamente laico, e che non debba operare privilegi per nessuna confessione religiosa, nemmeno per quella di maggioranza nel nostro Paese, la cattolica - e non, come si dice spesso genericamente, la "religione cristiana", ritenendo che tutti i cristiani la pensino nella stessa maniera, e anche sul crocifisso abbiano la stessa visione e lo stesso sentire. In Italia infatti si confondono ancora i termini cristiano e cattolico e di conseguenza chi non è cattolico è visto come non cristiano, che si tratti di un evangelico, un ebreo o un musulmano. è un grave errore che dovrebbe essere corretto, ma che anche i media tendono a perpetuare. La chiesa cattolica poi usa come simbolo della fede il crocifisso, mentre la maggioranza di quelle evangeliche solo la croce. Perché, dicono, la vita di Gesù non si conclude con la morte,ma con la resurrezione.  Cristo non è un morto da ricordare, ma una nuova vita da incontrare: ecco perché secondo noi la croce spoglia, senza il corpo del Gesù-uomo sofferente, può essere simbolica, perché ci ricorda meglio anche la divinità di Cristo.  Detto questo, per la maggior parte dei valdesi né la croce né il crocifisso possono essere branditi come un simbolo laico della società occidentale, per quanto con scopi che vengono detti pacifici”.
Mi sembrano considerazioni, su cui la Lega Nord toscana (e non solo essa) potrebbe utilmente e spassionatamente riflettere.
 
 
 
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