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Inverno ferroviario in Toscana
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
30 dicembre 2021 13:05
 
Oltre all’inverno demografico, evocato giorni fa, devo registrare oggi che c’è anche l’inverno ferroviario, almeno qui in Toscana, sulle linee che mi interessano.
Inverno ferroviario, cioè ben tre treni cancellati stamani, alla stazione di Empoli, nell’arco di  mezz’ora, tra le 9:30 e le 10:00 da Firenze e per Firenze (linee di Siena, Livorno, Grosseto, Spezia), più uno in ritardo di 30 minuti, annunciato soltanto quando il treno doveva essere già in stazione. Il tutto su un totale di 7 o 8 treni.  
Poiché la stazione è ancora “presidiata”, vale a dire ci sono degli impiegati, che fanno i biglietti e danno le informazioni del caso, ho chiesto a uno di questi che cosa fosse successo.
Risposta: manca il personale.
Inutile chiedere perché. L’immaginazione mia è corsa al Covid, che ora è il capro espiatorio (e ben gli sta!) di molte cose che non funzionano o non vanno come dovrebbero. E dunque personale malato oppure renitente alla vaccinazione, e quindi sospeso dal servizio. Posso anche pensare che un altro motivo di tale carenza, derivi dal fatto che il personale sano e vaccinato viene dirottato, alla bisogna, sulle Frecce, anche se non sono informata se il macchinista di un treno regionale sia in grado di guidare un treno ad Alta Velocità. Ma, per quanto riguarda i capitreno e i controllori, è chiaro che possono essere impiegati ovunque.
 
Per quanto riguarda i viaggiatori, malcapitati utenti di Trenitalia, INVERNO va a fare spietata rima con INFERNO. Quindi l’inverno ferroviario è per loro un vero e proprio inferno, per alcuni di sicuro con ricadute anche gravi (pensiamo all’appuntamento che salta per una importante visita medica fissata da mesi, ma anche la mancata consegna di documenti o altro ancora – cose che vanno fatte di persona per i più disparati motivi).
Insomma, una situazione decisamente abnorme come quella di oggi, per alcune persone può diventare un dramma o quantomeno la sua anticamera.
 
Non è una buona fine dell’anno, come un tempo era abitudine augurarci (Buona fine e miglior principio!). No, proprio non è una buona fine. Quale sarà, come sarà l’inizio, almeno per le ferrovie, non ho il cuore di immaginarmelo! Ma mi torna in mente il caos del primo gennaio del 2000  – con l’unica differenza che, allora, nella notte di san Silvestro, a Firenze, c’era stato un mega concerto.
 
Nonostante tutto, però, cocciutamente auguro a me e a tutte le persone, che si sono soffermate a leggere queste righe, di avere calma e pazienza, e fiducia nelle nostre umane capacità di resistenza e resilienza.
 
 
 
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